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Autore: Ale78    15/11/2015    3 recensioni
La mia storia racconta ciò che immagino sia potuto accadere dopo che Daryl raggiunge la strada sterrata alla ricerca di Beth e vede una macchina poco illuminata che si allontana. Ricordo le grida strazianti del personaggio mentre chiama il suo nome. consapevole che non potrà raggiungerla e probabilmente non la vedrà più. Da qui ci ho ricamato un po' sopra... staremo a vedere.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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32- Soli – parte 2

 

Beth

 

I mesi passarono senza scossoni. 

Effettivamente ciò che all’inizio era solo un sospetto, fu confermato dalle analisi successive. La dottoressa Morton mi tenva sotto stretto controllo medico, ma era soprattutto il mio umore a turbarla. 

Era passato troppo tempo da quando ero stata liberata da Terminus, e ancora, non avevo avuto nessuna notizia tangibile che Daryl stesse bene, o almeno, che fosse vivo.

 Rick era sempre più nervoso e lo si poteva notare da ogni suo gesto. Anche Carl, che di solito tendeva a non giustificare il padre, anche nelle decisioni più difficili, forse proprio perché era nella fase della piena ribellione adolescenziale, pur iniziando a stancarsi del nervosismo palpabile di Rick, cercava di essere paziente.

 

Un’uggiosa mattina, però, a strapparmi dai miei pensieri cupi, ci pensò Maggie, piombando con Carol alla mia casetta. 

 

-Ora mi hai proprio stufato! – Esordì mia sorella armata di scopa e spolverino. – Ora alzi il culo da quella poltrona e ci dai una mano a pulire.  Sei incinta, non morta.  A parte il fatto che non appena vedrò Daryl dovremmo discutere parecchio riguardo quello che è successo…

 

-Maggie…- tentai di protestare.

 

-No, niente Maggie. Non gli permetterò mai di…

 

-Maggie….

 

-Fammi finire, sorellina. – mi zittì lei, decisa.- Non permetterò mai a quel furfante di non tornare da te, non dopo, essersi sacrificato a quel modo restando laggiù, e poi, proprio ora che diventerò zia…

 

Le lacrime mi arrivarono agli occhi molto prima che potessi fermarle. Fu a quel punto che Carol mi abbracciò stretta e mi chiese se volevo un the.
 

- Non puoi continuare a restare rintanata in questa casa, come una reclusa. Nemmeno Daryl sarebbe d’accordo se lo sapesse…

 

Cercai di ricompormi, ricacciando indietro le lacrime, e scoprii a quel punto, che avevano organizzato una sorta di festicciola a casa mia, perché, poco dopo, bussarono alla porta Rick, Carl e Judith. 

La sera trascorse trnquilla. Sean era un asso con la chitarra e Glenn, tornato dalla ronda serale, dopo che le porte furono chiuse e le sentinelle piazzate, ci raggiunse per completare un quadretto già, di per sé idilliaco, considerando i tempi in cui vivevamo. 

Solo una piccola cosa stonava terribilimente, un solo, piccolo, trascurabile particolare: Daryl non era con noi, anche se, conoscendolo, se ne sarebbe stato rintanato in un angolo a osservare tutto come un gatto, in lontananza. 

 

Daryl

 

Subito dopo la partenza di Beth, diedi di matto. 

Credo di avere cercato di aggredire buona parte dei sorveglianti e, in almeno due occasioni, Dustin stesso, quindi fui abbandonato in compagnia di me stesso, all’interno di un recinto, all’aperto, con una baracca, semi diroccata, come casa. 

La notte faceva davvero freddo, ma nulla in confronto, a quel senso di vuoto che sentivo dentro a ogni respiro.  

Mai, in vita mia, mi ero sentito così solo e indifeso.

Ero disarmato e completamente circondato da zombi famelici, oltre che prigioniero di una banda di stronzi, ma in quelle ore, niente mi avrebbe turbato più di tanto. 

Se la recinzione fosse stata abbattuta, forse sarebbe stata una liberazione per tutti.  

Amaral, era l’unica cui era permesso avvicinarsi – forse perché, i miei carcerieri, non mi ritenevano tanto pazzo da aggredire una donna indifesa, ma solo per portarmi i pasti.
In più di un’occasione tentò di scambiare qualche parola con me, ma io non la degnai mai, del minimo sguardo. 

Non ricordo neppure se, in quelle maledette ore, avessi mangiato o ricordato, di bere dell’acqua. 

Dormivo per brevi periodi, in cui più che riposare, oscillavo fra gli incubi e la veglia, senza davvero essere mai solo in uno stato preciso.  Il freddo era la mia sola compagnia. 

Non ho grandi riminiscenze di ciò che accadde, ma una mattina mi risvegliai nel letto che avevo condiviso con Beth, mezzo svestito, con una flebo in un braccio e talmente rincoglionito che non avrei saputo dire se fossi stato sveglio o no.

 

-Bentornato fra i vivi. – mi disse una voce cha associai subito a Stewart, pur non riusciendo immeditamente ad aprire gli occhi.

 

Cercai di alzarmi e strapparmi l’ago che era conficcato nel mio braccio, ma, non appena cercai di alzare la testa, un capogiro mai provato prima, mi fece vomitare nel vicino cestino.

 

-Calma e sangue freddo, Daryl. – mi ammonì, senza troppa convinzione, Stewart - Sei rimasto svenuto per tre giorni, dopo che Amaral ti ha trovato. Il tuo sciopero della fame e della sete, stava per dare i suoi frutti, ti ho preso per i capelli, questa volta. 

 

Lo osservavo stranito senza davvero capire le sue parole. 

 

-io non ho tentato di uccidermi...-   farfugliai senza passione, e per la prima volta, non riconobbi la mia voce, dopo tanto che non la risentivo. - Credo fossi solo un tantino a terra…

 

-A terra, Daryl? – Stewart mi puntò gli occhi addosso.- Dopo che Dustin ti ha fatto portare nel recinto – Ti sei chiuso in un mutismo cocciuto e ostinato per giorni, rifiutando cibo, acqua o anche solo di parlare con qualcuno. Ti rintanavi, come una sorta di orso, sotto una tela cerata all’imbrunire e non ne uscivi che a giorno inoltrato. Non comunicavi più nemmeno a grugniti, e questo se mi permetti, è troppo anche per te.

 

Lo guardai senza realmente capire cosa mi stesse dicendo. Giorni? Non ricordavo di averci passato molto in quel posto e perché diavolo, poi, mi sentivo così rintronato?

 

- Cosa mi hai dato? Non mi sento…

 

-Sei sotto clorpromazina. – confessò, colpevole.

 

Lo continuai a squadrare neutro, non riuscivo a processare le informazioni in maniera coerente. 

Qualcosa dentro di me diceva che a quella risposta, avrei dovuto incazzarmi di brutto e, magari,  spaccargli la faccia, oltre che gli oggetti intorno, ma non riuscivo a mettere assieme pensieri e azioni. 

Era quasi come quando ero sotto l’effetto…

 

-Vuoi dire che mi ha drogato? – chiesi come in un sogno.

 

-Calma Daryl. Sei sotto l’effetto di uno psicofarmaco, è vero, ma ho dovuto farlo per evitare che il tuo torpore diventasse qualcosa di molto piu serio.

 

-Mi hai drogato?!...– continuai a ripeterlo come se, dicendolo più volte, avrebbe fatto cambiare la reale portata della situazione. Man mano che valutavo la cosa, la rabbia che provavo dentro cresceva, e insieme a essa, anche la frustrazione per la situazione stronza n cui mi trovavo, senza contare che ci avevo messo parecchio per liberarmi da quella merda, e ora, ritrovarmela in corpo e nemmeno per mia volontà, era allucinante. 

 

-Voglio essere lucido. – asserii deciso. – Con tutta la merda che c’è in giro ora, non voglio che i miei riflessi e con essi la mia vita, dipendano da una stronzata di psicofarmaco scaduto…

 

-Calma Daryl, sto lavorando anche a quello, la flebo che hai nel braccio dovrebbe aiutarti a smaltire gli effetti della torazina, anche se…

 

-Se? – chiesi cercando di restare concentrato.

 

Stewart si avvicinò con circospezione. Aveva paura di me, anche se non ne capivo esattamente il motivo. 

 

-Resti fra noi – disse avvicinandosi – Gli ordini di Dustin riguardo a questo, non sono stati disintossicarti, ma sinceramente, trovo alquanto ingiusto tenerti legato a questo posto a causa di una dipendenza.  Ti avverto però che sono mesi che ti sta facendo somministrare la torazina nel cibo, quindi sarà una cosa lunga. 

 

Mi soffermai su quelle parole per un momento. 

 

- Perché? 

 

Stewart mi fece cenno di sdraiarmi e misurò la temperatura, facendomi cenno di tacere. In quel momento notai Amaral con un vassoio che stava avanzando verso di noi.

 

- Come sta il nostro malato questa mattina? – chiese lei, poggiando il vassoio su un tavolo, e passandomi una mano fra i capelli. 

Era un gesto confidenziale e troppo intimo, infatti mi feci indietro, come scottato,  mostrando la mia stizza e il mio disappunto.

 Lei si ritrasse guardandomi senza capire, e si rivolse a Stewart. 

 

-Credevo che con quello che gli viene dato, non avesse più certi…sbalzi di umore…

 

-Quello che gli somministriamo, cara Amaral, non è la soluzione a tutti i mali, e comunque, non potete pensare che lo intossichi, solo per permettervi di avere più controllo su di lui. 

 

Lei lo fissò allarmata e si voltò verso la flebo accanto al letto.

 

-Rilassati – la tranquillizzò il dottore – Sto continuando a somminstrargli le dosi stabilite, ma ci vuole tempo. Daryl non è nuovo a certe sostanze e la sua resistenza, diciamo che è più forte di quella di altri. 

 

Lei assentì e fece per andarsene, ma prima di uscire – Ricorda che Dustin verrà a trovarlo prima di notte, non lo fa impazzire l’idea che siate confinati in questa parte del campo per due giorni interi, ma dato che le riparazioni alla zona ovest vanno fatte…

 

-Aspetteremo Dustin e i suoi ordini con impazienza, ora però lascia che finisca di visitarlo e assicurati che giù in cucina ci sia cibo a sufficienza. Non vorrei trovarmi qui dentro circondato da zombi per più tempo del necessario e senza le provviste. Lui non è in grado di alzarsi lo vedi anche tu e di certo non è armato ed io sai bene che non sarei in grado di sopravvivere, se qualcosa andasse storto…

 

Amaral assentì alle richieste di Stewart e mi fece un mezzo sorriso, che io non ricambiai.

 

Aspettammo che la porta de piano di sotto venisse sprangata, e finalmente immaginai che arrivassero delle risposte, che non si fecero attendere. 

 

-Ti hanno iniziato a somministrare la torazina poco dopo che Ming ti aveva visitato. Tuo padre, dopo la chiacchierata con Beth, si è reso conto che sarebbe stato troppo rischioso farti condizionare, e in più non avrebbe avuto ciò che voleva, quindi ha pensato di darti una cosidetta calmata, con questo metodo. Sto cercando di disintossicarti da quando l’ho saputo, ma solo il tuo tracollo dell’altro giorno mi ha dato la scusa per iniziare la terapia disintossicante in maniera più aggressiva.

 

- Perché dovresti volere aiutarmi, ora? 

 

- Non è facile da spiegare ma, se all’inizio, ho seguito Dustin perché credevo davvero fosse un’anima illuminata, che avrebbe potuto aiutarci a sopravvivere in questo mondo capovolto, dopo averlo visto all’opera, soprattutto dopo averti ritrovato, mi ha fatto riflettere.  Beth, una volta, mi ha detto, che era un uomo pericoloso, ho sempre saputo che non era un uomo giusto, questo si, ma l’ho anche  sempre giustificato, forse perché ritenevo che la mia pelle valesse qualche piccolo sacrificio,  ma quello che ha fatto di recente, mi ha fatto aprire gli occhi su parecchie questioni. Garreth aveva ragione, e se riesco a rimetterti in piedi con una disintossicazione lampo, potremmo anche provare ad andarcene di qui. 

 

Lo guardai senza realmente capire cosa stesse dicendomi. Possibile che avesse compreso la gravità della cosa? 

 

- Stanno per fare delle riparazioni necessarie nella parte ovest di Terminus, ciò significa maggiore controllo, ma anche vaganti in giro e possibilità di incidenti, e una possibile e reale, via di fuga per noi.

 

 

-Noi chi, Stewart? 

 

-Bhe tu ed io. Garreth, forse, quando si convincerà che Amaral non lascerà mai Dustin…

 

-Perché dovrei aiutarti? Magari mi stai solo facendo cadere in una trappola… 

 

-E’ vero. Tu più di chiunque altro, avresti ragione di dubitare del mio operato, tanto più che non ci sono garanzie sulla riuscita del piano, e io, tutto sono, tranne che un combattente. Se – e dico se- riusciremo ad andarvene da Terminus illesi, potrai avere la tua risposta e saprai se hai fatto bene a fidarti, ma fino a d allora… Dovrai sforzarti di avere fiducia in me. Pensi di potercela fare? 

 

Valutai per un momento la sua proposta. Era davvero rischioso fidarsi di lui, ma cos’altro mi restava d fare? 

 

-Inutile ricordarti, - aggiunse con fare distratto-  Che se il nostro tentativo dovesse fallire, o veniamo sbranati dai vaganti, oppure io sono morto comunque, ma anche tu non la passerai liscia…

 

-Come pensi di rimettermi in piedi in meno di trentasei ore?

 

-Bravo ragazzo. – mi rispose Stewart con un sorriso avvicinandosi per darmi una pacca sulla spalla. 

 

Lo sgaurdo che gli scoccai, dovette farlo riflettere, tanto che si bloccò e iniziò a spiegarmi il suo intricato piano.

- Ti avviso che non sarà per niente facile. Ho dovuto arrangiarmi e studiare un po’ di biochimica molecolare come se fossi in campeggio…E non avevo un laboratorio a mia disposizione, quindi ho dovuto arrangiarmi…

 

-Stewart…- lo fermai – Confido nel fatto che tu sappia cosa stai facedo. Rimettimi in piedi, e fa in modo che questa merda non mi rallenti troppo, dopo di che facciamo l’unica cosa sensata che potremmo fare. Mi serve un’ arma, o almeno, un coltello. 

 

-Questa può essere di tuo gradimento? – mi rispose il medico, mostrandomi la mia balestra oliata e perfettametente funzionante. 

 

-Come diavolo….? Come hai fatto ad avere la mia…

 

-Diciamo che Gareth sa che ruote ungere per avere ciò che gli occorre. 

 

-Di Gareth ti fidi? 

 

-Vuoi la verità? Non mi fido di nessuno di voi. Lui è stato il braccio destro di Dustin per troppo tempo, perhè io, ora,  possa scordare cosa ha fatto e di cosa sia capace, e tu… bhè se la mela non cade mai troppo lontano dall’albero, tu al posto mio saresti tranquillo? Potresti sgozzarmi e darmi n pasto ai vaganti non appena fuori…ma, mi fido di Beth, questo si e, se lei ha riposto sempre tanta fiducia in te, un motivo deve pur esserci, non credi? Io ero un ricercatore universitario ed ero pagato per analizzare le cose in maniera logica. La logica- in questo frangente- mi dice che di qualcuno devo pur fidarmi e se questo qualcuno sei tu…spero che il mio cervello abbia colto le giuste connessioni, altro non posso dirti al momento. 

 

-E sia, Dottore. – gli dissi alla fine – Tentiamo di fidarci l’uno dell’altro, per ora…quanto a Garreth…se dovesse diventare un problema, me ne occuperò a tempo debito.

 

Stewart, a quel punto, mi porse la mano destra e io gliela strinsi.. Era un gesto strano per me, che non mi apparteneva, ma in quel momento mi sembrava la cosa più giusta da fare.  Forse Beth aveva ragione, forse, stavo crescendo davvero…

 

-Alle 17.00 Dustin verrà a farti visita, poi saranno aperti i recinti intorno alle 18: 15 e da quel momento, saremo isolati per quasi trentasei / quarantotto ore. Sempre che tutto vada secondo i piani…

 

Mi girava la testa, ma tentai di restare concentrato. – Oltre ai soliti non morti al di fuori del recinto del giardino, cosa ci dobbiamo aspettare? 

 

-Le torri di guardia resteranno attive per tutta la durata delle riparazioni. Dustin su quello è stato tassativo. Due uomini si daranno il cambio per ogni torretta. Solo quella di nord est dovrebbe, però, risultare un problema per i nostri progetti.

 

-Sputa il rospo. 

 

-Jake. Lui sarà di vedetta su quella stramaledetta torre, e considerando che, fra di voi, non corre una grande stima…. Come dire…

 

-Cercheremo di passare inosservati allora. Quanto conti ci vorrà perché io sia in piedi? 

 

-Difficile dirlo, ora ti convieme riposare. L’infusore della flebo non andrà più in fretta di così, ma tu hai bisogno di rimetterti in forze. Ti sveglierò io quando sarà pronto il pranzo. AH…Daryl?!

 

-Si?.

 

-Quando Dustin sarà qui, io gli dirò quelllo che vuole sentirsi dire, e cioè che sto continuamdo a propinarti la torazina…lui crede che in quella flebo …

 

-Ho capito. Non dovrò dare in escandescenza, ma non potrò nemmeno fare come se nulla fosse. Tranquillo, con mio padre risultare sgradevole, è un vanto…

 

La visita di Dustin non si fece attendere, anche lui, come le tragedie, erano sempre annuciate.

 

-Stewart! Quali notizie mi porti, - disse l’uomo a cui dovevo la vita, senza degnarmi di un solo sguardo.

 

-Signor Dixon. – salutò con deferenza il mio recente alleato.- Procede tutto secondo i piani. In realtà anche meglio, questo pit stop forzato che ha creato Daryl, bhè ci ha permesso di intensificare la cura.

Lo sguardo d’intesa che si scambiarono, fece quasi vacillare la mia alleanza, ma restai in parte. 

 

-Come stai, Figliolo? – chiese Dustin a un tratto rivolgendosi a me.

 

Lo squadrai duro. Quella sarebbe stata la mia unica risposta e, alla fine, quello che abbassò lo sguardo per primo, fu lui.

 

-Ottimo umore, quindi. – commentò rivolgendosi a Stewart. – Bene. Sfrutta bene queste trentasei ore, dottore. Qua dentro sarete al sicuro, certo sarebbe stato molto meglio se ti fossi organizzato per gestire le cose dalla sala operativa, ma sono certo che filerà tutto liscio. A proposito, Daryl, so per certo che la tua amichetta sta bene. Una squadra ha incontrato il cinese in ricognizione l’altro giorno e ….

 

-Coreano.

Dustin mi squadrò senza capire. – Glenn è coreano, non cinese. 

 

L’uomo che sarebbe dovuto essere stato un padre per me, almeno fino a quando ne avevo avuto bisogno, mi guardò come se non mi avesse mai visto davvero, e io capii, per la seconda volta nella mia vita, quanto dovevo essere stato coglione per gran parte della mia vita. 

 

Dustin scosse il capo e senza degnarmi di una risposta, inforcò la porta. 

 Ora Stewart e io eravamo davvero soli. 

 

   
 
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