Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: valewentz    15/11/2015    0 recensioni
Lei ci stava male davvero ma nessuno lo sapeva, lui la amava ma nessuno lo sapeva. Eppure quei due erano la loro vittoria più grande...
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non lo so, esattamente, perché sono qui adesso, dovrei essere sul divano di casa a guardare la mia serie tv preferita e a fare l'asociale come tutti i miei sabato sera. Eppure sono qui, senza averci pensato troppo, mi sono vestita...se si puo' definire vestirsi indossando semplicemente un paio di jeans, una felpa e le mie adidas. Okay i capelli stranamente appena uscita di casa erano decenti ma la situazione in cui sono ora è indescrivibile ed ho il mascara colato. Credo di fare più schifo del solito. Così poi sono uscita di casa e ho preso l'autobus e sono arrivata qui. La partita probabilmente è quasi finita, ma me la sentito di dover venire, glielo avevo promesso. E poi, mi manca incredibilmente tanto. Quella mancanza fisica di cui non ho il controllo, ma anche solo nel pensiero, mi manca, manca tutto di lui. Così questo è il motivo per cui sono qui, devo vederlo giocare, mi basta solo questo. Così mi faccio coraggio ed entro, vengo accolta da una confusione assordante, e provo subito a scendere verso gli spalti più bassi, non voglio farmi notare troppo. Non voglio che lui mi veda. Vengo spintonata e arrivo al cornicione che dava direttamente al campo. Lui stava giocando, e mi fermo, a guardare. Avevo qualcosa nel petto, la sensazione di scendere andare lì ad abbracciarlo a dirli tutte le cose che avrei voluto, ma non posso. La sua squadra ha il possesso palla, e dovo svariati passaggi arriva a lui. Avevo ragione io, me lo sentivo che era bravo, ma non fino a questi livelli. E, senza che me accorgessi, fa canestro. Poi, gira lo sguardo dalla mia parte, pensavo non mi avesse notata dato che aveva rigirato subito la testa, invece si volta ancora e i suoi occhi incrociano i miei. Mi sento percorrere da un brivido, parte dalla mia testa, è emotivo, e scende attraverso la spina dorsale, mi attraversa tutta, sento i brividi. Non riesco a decifrare la sua espressione, sembra quasi un mezzo sorriso. E' durato un'eternità, ma io sarei rimasta lì, guardarlo anche per ore. Poi vedo che guarda in un'altra direzione e vedo che ci sono anche i suoi amici, mio stavano squadrando, ma non potevo stare là, così mi sposto verso di loro. Arrivo e provo a salutare, ma mi esce un suono incomprensibile, stranamente però loro ricambiano. Passarono cinque minuti in silenzio, fino al termine della partita. Avevano vinto, tra l'altro. “Perchè adesso?” Era un suo amico che parlava, sempre con lo sguardo al campo. Mi giro lentamente, e lo so che ho gli occhi lucidi ma provo a restare calma. “Non lo so. Mi mancava terribilmente...” forse qualche lacrima mi deve scappare, per forza. “Credo...credo sia stato un errore, non sarei dovuta finire...io, io vado.” Mi alzo e mi allontano, sento Filippo, il suo amico, che prova a chiamarmi, ma non mi fermo. Passo davanti alle scale che scendono per gli spogliatoi. Sono tentata a scendere, non so però, se gli farebbe piacere rivedermi. Ma decido che non m'importa, o lo faccio adesso o mai più mi dico. Così scendo. Stavo avanzando per il corridoio e vedo una sagoma in lontananza e mi avvicino per provare a chiedere informazioni. Era un giocatore, perché indossava la divisa, proprio quella della squadra di Lui. Mi avvicino e vedo che ha il numero 5 impresso sulla maglia. E capisco, era Lui. “Jacopo…?” avevo già le lacrime agli occhi. Si gira e mi guarda negli occhi, ma non vedo rabbia, vedo delusione. Delusione nei miei confronti, ma non posso fare altro che dargli ragione. “Ehi tu!” Me lo diceva sempre, e l'ha ripetuto, come se nulla fosse cambiato. Scoppio in lacrime, era più forte di me. Lui si avvicina e mi abbraccia, “Dimmi solo perchè sei tornata.” Non me ne ero mai andata io. Avevo dovuto, per il suo bene, facevo male ad entrambi, e non potevo sopportarlo. “Perchè ti amo stupido. Non ho mai smesso di farlo, questa lontananza mi ha distrutta. Sto male se non sei con me. Scusa.” Affondo la testa nel suo petto, avevo smesso di piangere, ma non me ne ero nemmeno resa conto. Mi alza la testa, sapevo cosa stava per fare, volevo essere sua, non mi importava di niente ormai. Metto le braccia attorni al suo collo e lui mi stringe la vita con le sue. Continuo a fissarlo e quando ormai le nostre labbra si stavano per toccare si ferma, “Ti amo e sei stupida per non averlo capito subito.” mi sussurra, poi mi bacia. Eravamo un unica cosa, con un bacio che sapeva di lacrime, sudore, mascara colato, ma soprattutto sapeva di un amore che nonostante tutto avevamo creato. Lo bacio appassionatamente e lui fa la stessa cosa. Stavo bene con lui, per la prima volta, stavo bene con qualcuno. Ci stacchiamo e rimaniamo abbracciati tutto il tempo fino a quando non arriva un suo compagno di squadra a chiamarlo per la premiazione della vittoria. Prima di allontanarsi verso il campo si gira un ultima volta verso di me e mi dice “Perchè tu lo sappia, la mia vittoria di stasera sei stata tu.”
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: valewentz