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Autore: Fede_Silver    16/11/2015    3 recensioni
Dal testo:"Quel giorno quando capii di esser innamorato di te scoprii il tuo nome. Nico. Chissà se hai mai riflettuto sul significato del tuo nome. Colui che combatte per il suo popolo. Chissà se tu non stavi già combattendo per salvare te stesso da quel oblio che vedevo nei tuoi occhi. "
AuCollege!Solangelo
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nico/Will
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Looking for Nico di Angelo





Gli occhi. I tuoi occhi. Quanto sono belli.
Ecco io mi sono innamorato così di te: mi sono innamorato dei tuoi occhi.
Quel giorno ero fermo al bar, quei classici cinque minuti dedicati alla pausa per poi riprendere quella frenetica vita da studente universitario.
Mangiavo un cornetto di quelli integrali con la marmellata accompagnato da un caffè americano bello lungo. Il caffè corto non mi piace, si, ha più gusto, è vero, ma finisce subito, è come comunicare a tutti che in quel luogo stai poco, ecco perché prendo sempre un caffè lungo per comunicare a tutti che ho una bevanda da sorseggiare con calma che non vado di fretta, o almeno non vado di fretta nei miei cinque minuti di pausa.
Beh sorseggiando quel caffè notai quella figura mingherlina all'interno del bar, una persona che non dà nell'occhio; Avevi dei pantaloni neri accompagnati da delle Converse rovinate anch'esse nere e un giubbotto da aviatore per nascondere il tutto, sembrava che in quel bar non ci volevi proprio stare. Poi ti voltasti verso di me e quegli occhi castani contornati da leggere occhiaie mi fecero perdere la testa. Sembravi un creatura così bella ma così fragile e delicata allo stesso tempo con quella pelle pallida e i capelli disordinati.
In quel bar ci rimanesti poco e sperai di vederti ancora, magari tra i corridoi, non solo in quel bar affollato di mattina e desolato di pomeriggio.
Così è iniziata la mia ossessione di andare al bar, solo per vedere te.

Un giorno entrasti con un amico. L'amico era moro con gli occhi verdi seguito poi da una ragazza bionda che doveva essere la fidanzata del moro
Parevi nervoso, a disagio quasi come un terzo incomodo, avevi le braccia al petto e non parlavi molto, ma accennavi solo a qualche monosillabo.
Vidi le tue dita fare ghirigori immaginari sul tavolo mentre aspettavi la tua ordinazione ed ti trovai adorabile.
Dopo qualche tempo capii che quella tua espressione annoiata era la tua espressione di sempre come se qualcosa ti bloccasse dall'essere felice.
Un giorno eri tutto concentrato sul tuo libro ed eri così bello assorto nella tua immaginazione, le palpebre leggermente socchiuse, in quel momento ti vidi beato e assorto per la prima volta.
Mi sorprendevo alcune volte di quanto poco avevi bisogno di parlare, mentre i tuoi amici, soprattutto alcuni, sembravano fiumi in piena, mentre tu annuivi quasi distratto dai tuoi pensieri.
Poi un giorno capii di essere ossessionato da te, eri come una serie tv, sai quelle che guardi un episodio per curiosità e poi ti prendono e vuoi vedere ancora, ancora e ancora? Ecco quelle.
Tu eri come una serie tv e desideravo che essa non finisse mai ma mi sarebbe piaciuto anche entrarci come un nuovo personaggio perdutamente innamorato del protagonista.

Bene quel giorno quando capii di esser innamorato di te scoprii il tuo nome. Nico. Una bellezza. Chissà se hai mai riflettuto sul significato del tuo nome. Nico. Colui che combatte per il suo popolo. Chissà se tu non stavi già combattendo per salvare te stesso da quel oblio che vedevo nei tuoi occhi.
Eri con una ragazza dalla carnagione scura e gli occhi color caramello, un colore bellissimo a mio parere, ma vicino ai tuoi per me sembrava quasi che sfigurasse.
Lì, lo ammetto, mi prese la gelosia, pensavo che fosse la tua ragazza sai?
Mi prese la gelosia perché pensavo che a lei appartenessi e a me no.
Infatti si può essere solo gelosi e non possessivi.
Lei disse il tuo nome e si sedette accanto a te. Tu vedendola sembrasti quasi felice. Felice, quel sentimento che non ti ho mai visto provare da quando ti vidi.
Sorridesti. Il gesto più bello che quel giorno vidi. Eri bellissimo.
Le parlavi quasi sussurrando e notai che gesticolavi leggermente. Lo trovai tenero.
Quello, mi portò ad ammettere di essere innamorato di te ma mi portò una gelosia e tristezza immensa, persi quasi tutta la voglia di presentarmi tutti i giorni al bar per vederti.
Io non potevo farti felice.

Iniziai ad andare sempre più raramente al bar, mi chiedo alcune volte se hai mai notato la mancanza dei miei capelli riccioluti e biondi o se hai sentito la mancanza dei miei occhi celesti fuggire dai tuoi.
Alcuni dei miei amici erano contenti che stessi uscendo da quel rapporto da loro chiamato malato, da quel rapporto che aveva un'unica direzione. La mia.
Un giorno però in quel bar mi ci fermai a pranzo e lì sentii la tua voce chiara e forte non un flebile sussurro.
Eri lì a sedere quando ti chiamarono e udii la tua roca voce parlare nella tua lingua madre. Ho sempre avuto un sospetto che tu non fossi americano, ma ebbi la conferma sentendoti parlare quella lingua così melodiosa.
Dopo i tuoi occhi e il tuo aspetto, mi innamorai della tua voce.
Tutto quello che avevo fatto per starti lontano non era servito a nulla, era stato tutto sfumato da una coincidenza e una stupida chiamata al cellulare.
Avrei voluto vedere il mio filo rosso del destino in quel momento per vedere se alla fine c'eri tu.
Tutto mi portava a te.
Dopo quel giorno non ti vidi più.
Avevo una paura matta che tu fossi tornato in Italia.
Ecco perché volevo dimenticarti: un po' per quella strana ragazza dagli occhi color caramello, un po' per la tua scomparsa improvvisa.
Mi facevo i più brutti complessi. Mi immaginavo te con lei che vi tenevate per mano per le vie di Roma o di Venezia che a detta di tutti è una città romantica.

Ti immaginavo sorridere solo per lei. Beata lei che poteva godersi ogni minima sfumatura del tuo carattere, ogni tua più piccola abitudine. Lei poteva avere il privilegio di stare con te.
Io, come alla fine tutti gli essere umani, sono un vigliacco.
Si un vigliacco che non riusciva a salutarti o a presentarsi a te.
Un codardo che ha paura di un rifiuto.
Un codardo che vuole te ma allo stesso tempo ha paura di te.

Smisi di andare al bar. Definitivamente.

Mi interessai solo allo studio. Ormai vivevo per quello

Studiavo. Studiavo. Alcune volte suonavo la mia chitarra che aveva sempre più polvere addosso, ma poi tornavo a studiare.

Oh che effetto avevi su di me, Nico.

Nico il guerriero di se stesso. Chissà la tua lotta contro i tuoi scheletri nell'armadio come stava procedendo. Chissà se ora i tuoi occhi sanno trasmettere anche altro.
Il tuo nome mi fece pensare al mio.
Will. Il mio nome sta per volontà. Ma non credo mi rappresenti.
Ho avuto le occasioni per venire da te. Fingere che non c'erano più tavoli per esempio, ma non l'ho fatto. Ma dove era la mia volontà per fare una cosa del genere?
Oh potessi tornare indietro.
Che effetto strano può fare una persona solamente osservata mai conosciuta di presenza eh.
Passavano i giorni ed erano sempre più grigi per me.
Un giorno camminando per i corridoi vidi una sagoma piccola e magra come te ma pensai che fosse tutta colpa della mia mente o forse era perché studiavo troppo.
I miei amici cercavano di consolarmi, ma era tutto inutile il tuo pensiero sopravviveva a qualsiasi lavaggio del cervello che mi facevano i miei amici.
Poi arrivò il giorno che cambiò tutto, fece scivolare via la tristezza, ma naturalmente iniziò male.
In una delle mie ridicole pause studio presi la mia chitarra tutta impolverata in mano, deciso a suonare più che mai.
Ma non ho potuto farlo perché al primo pizzicare delle corde una di esse saltò; anche la mia chitarra mi aveva lasciato.
Ma almeno con lei, la mia chitarra, compagna di avventure, non potevo arrendermi così. Allora decisi di andare al negozio di musica.
Mi ricordo ero coperto dalla testa ai piedi perché faceva freddo, molto freddo, che causava rossore al naso l'unica parte del corpo che era scoperta.
La mia chitarra era in spalla e camminavo per la città con la testa bassa.
Arrivai al negozio di musica, era pieno di strumenti, soprattutto pianole e mi ricordai come mi divertivo camminare per il negozio e osservare gli strumenti più particolari.
Beh finalmente arrivò il momento tanto atteso; il ritorno della mia causa di felicità.
Il commesso aveva preso la mia chitarra e gli stava mettendo le corde quindi io potevo girare tranquillo per il negozio proprio come quando avevo tempo di fare tutto ciò che volevo, quando non avevo un ragazzo per la testa.
Beh chiamalo clichè, chiamalo colpo di fortuna ma ti vidi lì, il cappello in testa, la sciarpa rigorosamente nera portata fino al naso.
Avevi messo nel lettore cd un disco di una band rock e in quel momento io decisi che era la mia occasione.
Perché io mi chiamo Will e Will significa volontà e so che questa occasione potrebbe non accadere più. Io so di avere le capacità e la volontà per fare qualsiasi cosa
Mi ricordo che ti dissi di preferire l'album vecchio e non il nuovo appena uscito e tu mi facesti una smorfia poco convinta.
Poi ti dissi di chiamarmi Will e tu puntasti gli occhi castani nei miei e sussurrasti flebilmente il tuo nome. Ti trovai assolutamente tenero.
Ebbi per la prima volta l'occasione di osservarti da vicino, molto vicino: delle ciocche nere spuntavano dal cappello e sembrava così buffo ai miei occhi. Notai la tua mano, che teneva stretta la custodia del cd, le tue dita erano così affusolate e lunghe, erano perfette. Ebbi la possibilità di poter catturare con lo sguardo dell'inchiostro nero sulla tua pelle che sbucava fuori dalla manica del giubbotto da aviatore. I tuoi occhi erano qualcosa di indescrivibile da vicino; il castano sembrava fondersi quasi con la tua pupilla, le occhiaie secondo me ti incorniciavano lo sguardo e sembravi anche così misterioso.

Dentro di me stavo morendo, ma di felicità non pensare male.

 

Passarono i giorni e imparai a seguirti, a essere tuo conoscente, tu imparasti a conoscere il mio lato da scassa palle, come mi hai definito dal giorno dell'incontro in poi, ma ero semplicemente premuroso nei tuoi confronti.
Non potrò mai dimenticarmi quando raccontai del nostro incontro ai miei amici che non volevano crederci ma poi vederci chiacchierare nel corridoio ha fatto cambiare a tutti idea.
Soprattutto non scorderò mai quando mi hai sorriso dicendomi di avere una fantasia fuori dal comune quando affermai che Hazel, ossia la ragazza dagli occhi color caramello, fosse la tua ragazza. Non scorderò mai quel sorriso, ero stata la tua fonte di felicità e tu sei stato la mia.
Tu sei la mia fonte di felicità Nico, anche quando rispondi male, mi punzecchi o fai l'ironico.
Beh volevo solo dirti quanto ti amo Nico e questo è il modo migliore.


 

Tuo Will.

 

 

 

 

Questo lesse Nico di Angelo sul foglio giallognolo piegato malamente e riposto sul cuscino del compagno.
Da quando stavano insieme Will si era sempre sforzato di farlo stare bene e fargli delle sorprese, infatti questo biglietto doveva essere una di queste idee.
“Will, vieni qui” Disse il moro.
Vedendo il biondo entrare nella camera dopo poco gli fece uno dei suoi rari sorrisi e sentì il cuore stringersi a vedere Will così contento.
“Anche io idiota anche io” e lo baciò perché non avevano bisogno di altro.
Nico aveva Will.
Will aveva Nico.




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Ciao a tutti!
Ieri mi è tornata l'ispirazione e non ho potuto non scrivere, so bene di avere ben due storie in corso e non aggiorno da parecchio lo so. Ma spero di riuscire a pubblicare presto i capitoli di entrambe le storie.
Parlo di questa fanfiction beh non so come mi è uscita, e mi scuso se c'è qualche errore grammaticale che non sono riuscita a cogliere :3
mi scuso anche per i possibili OOC
e aggiungo solo: Quanto posso amarli mamma mia li adoro troppo.
Grazie mille se siete arrivati fino a qui!
Alla prossima
Fede_Silver

   
 
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