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Autore: Giuls11    17/11/2015    1 recensioni
E poi c'è Sam. Ci sono troppe cose ancora da dirsi. Troppe cose mai dette, o dette solo con lo sguardo. Cose dette tra le righe, dette con i gesti, dette troppo spesso anche coi silenzi. (dal testo)
"You’re in a car with a beautiful boy, and you’re trying not to tell him that you love him, and you’re trying to choke down the feeling, and you’re trembling, but he reaches over and he touches you, like a prayer for which no words exist, and you feel your heart taking root in your body, like you’ve discovered something you didn’t even have a name for." (R. Siken)
Ambientata poco prima del finale della 3 stagione.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione
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Note:
- La storia è scritta in italiano ma i dialoghi, come sempre in quello che scrivo, sono in inglese. La ragione è semplicemente che quei personaggi li "conosco" in inglese, è la loro lingua originale e scriverli in italiano mi risulta più difficile, oltre che meno autentico.
- Detto ciò, vi ringrazio in anticipo per il vostro tempo e vi auguro buona una lettura.
Spero di ricevere i vostri onesti pareri nelle recensioni.
Giuls.




 


You’re in a car with a beautiful boy, and he won’t tell you that he loves you, but he loves you. And you feel like you’ve done something terrible, like robbed a liquor store, or swallowed pills, or shoveled yourself a grave in the dirt, and you’re tired. You’re in a car with a beautiful boy, and you’re trying not to tell him that you love him, and you’re trying to choke down the feeling, and you’re trembling, but he reaches over and he touches you, like a prayer for which no words exist, and you feel your heart taking root in your body, like you’ve discovered something you didn’t even have a name for.” (R. Siken)
 

 

Something you didn't even have a name for.

 

Hanno appena finito una caccia, l'ennesima caccia.

Sono in macchina, entrambi stanchi, entrambi che cercano di sopprimere l'angoscia che ormai li accompagna sempre, che li segue come un'ombra e li schiaccia come un peso. Cercano di celarla, sia all'altro che a se stesso, nella vana speranza che svanisca. Ma sanno bene, i Winchester, che non accadrà. Loro fedele compagna di viaggio, l'angoscia resterà in quella macchina, appollaiata sui sedili di pelle, impregnando l'aria e ogni cosa, ogni sospiro, ogni gesto nervoso di Sam che si strofina le mani, tamburella con la gamba, si lecca le labbra.

Sono settimane ormai che non ne parlano. Sam ci ha provato, certo, Sam ha tentato di affrontare quella paura, quel silenzio, quella tacita censura; ha iniziato miliardi di volte lo stesso identico discorso.

 

«Dean, look, we'll figure it out. We always do. You can't give up. I've been working on a new lead and I think it's the right one».

Dean, all'inizio, non lo lasciava parlare. Iniziava ad urlare non appena capiva dove Sam volesse andare a parare, lo metteva a tacere con forza, sfogando la rabbia e trattenendo nel cuore la paura. Paura di dirgli che no, questa volta non avrebbero trovato una soluzione e no, non avrebbero potuto abbracciarsi forte quando tutto sarebbe finito.

Questa volta, Dean lo sapeva, sarebbe finita e basta. Era terrorizzato, non vedeva via di scampo, e piano piano la rabbia e la voglia di gridare, erano scivolate via, lo avevano abbandonato lasciandogli solo fragilità, desolazione, e una voglia straziante di lasciarsi andare ad un pianto accorato e liberatorio.

Così un giorno Sam, che credeva che Dean lo avrebbe interrotto da un momento all'altro, urlandogli addosso, cominciò il solito discorso. Pur non sperandoci più, Sam continuava a provare, perché non poteva non farlo, non poteva lasciare andare, non poteva arrendersi. Quella volta Dean non urlò. Sam parlava di una nuova possibile pista, qualcosa che aveva a che fare con un rito pagano. Dean non aveva più la forza di gridare, era solo stanco, e mentre Sam era nel mezzo di una spiegazione, Dean sussurrò sommessamente «Stop». Sam si interruppe, si voltò verso suo fratello: vide uno sguardo implorante, stanco, provato. Rispose, Sam, con uno sguardo leggermente deluso, e tuttavia pieno d'amore. «Please, Sammy, that's enough. I can't do this anymore», aggiunse Dean con un filo di voce.
Allora Sam aveva annuito leggermente, e aveva lasciato che calasse il silenzio. Un silenzio pesante, assordante, che riempiva l'Impala e rendeva soffocante ogni istante passato lì dentro.

 

Dean guida e guarda la strada. Sembra concentrato ma non lo è affatto. Non sulla strada almeno. È impegnato a fare qualcos'altro, sta provando con tutte le sue forze a non parlare. Come vorrebbe rompere questo silenzio Dean. Vorrebbe dire che ha cambiato idea, che forse, ora, vuole parlarne. Vorrebbe dire che è terrorizzato, che non vuole morire, che non è pronto. Ci sono ancora troppe cose da fare, c'è il lavoro, ci sono persone da salvare, città da visitare, creature da scoprire, mostri da sconfiggere.
E poi c'è Sam. Ci sono troppe cose ancora da dirsi. Troppe cose mai dette, o dette solo con lo sguardo. Cose dette tra le righe, dette con i gesti, dette troppo spesso anche coi silenzi. Dean aveva sempre pensato che andasse bene così, che in fondo entrambi sapevano, che non fosse necessario dirle a voce alta perché diventassero più vere. Lo erano già. C'erano cose che erano sempre state lì, sempre state reali, pur senza essere mai state dette. Improvvisamente, però, non sembra più così. Improvvisamente, Dean, sente l'impellente bisogno di lasciarsi andare, di essere sincero. Deglutisce, nervoso. Non saprebbe che cosa dire, da dove cominciare.

 

«So.. another hunt is over, another town has been saved». Dean sorride, mentre tenta di rompere il ghiaccio.

«Yep». Sam è stanco, non ha voglia di parlare, specialmente perché sa che sarebbe una conversazione inutile, vuota, che ignora il grande problema, le tante questioni che andrebbero davvero affrontate.

«We kicked some asses, right?». Dean dà un leggero colpo all'acceleratore, e continua a sorridere. È un sorriso che tenta di mascherare la tensione. Ancora nessuna risposta arriva da Sam.

Dean riprende: «Well, mostly I did. You were too busy shaking your pretty Disney princess hair». Un po' di sarcasmo, lo scudo difensivo preferito di Dean.

Sam sorride. O almeno, quella curva leggera sulle labbra di Sam, a Dean che lo guarda con la coda dell'occhio, speranzoso, sembra l'accenno di un sorriso.

«Oh really? From what I remember.. and please, correct me if I'm wrong, this pretty Disney princess saved your lame ass from that thing back there!»

«What?! Okay, first of all, you didn't 'save' me. I was gonna handle it»

Sam ride. «Yeah, sure Dean, you were totally in control!»

«Bitch»

«Jerk»

Quanta malinconia dietro questo scambio di parole, un tempo pronunciate con tanta spensieratezza. E quanta dolcezza si avverte nelle loro voci spezzate, tremanti, flebili. E' il loro modo per dirsi “ti voglio bene”. E adesso, è anche tutto ciò che gli è rimasto di un tempo che sembra passato da secoli: il tempo in cui, finita una caccia, una volta saliti a bordo dell'Impala, si abbandonavano completamente (seppure solo fino alla caccia successiva) a quella sensazione di serenità, di appagamento, di orgoglio. Il tempo in cui tutto era più semplice. Il tempo in cui, Dean se ne accorge solo ora, aveva sentito di essere... felice. Non lo aveva mai ammesso prima, né a se stesso né a nessuno: si sente stupido a pensare che, in quella vita, così spietata e così cruenta, e con quella consapevolezza che lui ha, e che manca ai più, che il mondo è pieno di orrore e malvagità... lui si era sentito felice. Eppure, in quella macchina, con suo fratello al suo fianco, Dean era stato felice perché era completo, non aveva mai sentito il bisogno di nient'altro.

Sam sorride. Per un attimo, il suo cuore è più leggero.
 

Don't leave me”, pensa Sam, “don't you see? This is the clostest to happiness we'll ever be, but it feels pretty good, doesn't it?”. Il sorriso di Sam lentamente lascia il posto ad un'espressione cupa. L'aria torna pesante.

 

For God's sake Sammy, why do you have to do that?! Why can't you just enjoy the moment..? Hell, I know it's not much but we'll have to make it enough. I wish it didn't have to be like this but it is. So please, would you smile a little longer?” Dean pensa tutto questo, ma non lo dice. Non riesce, non riesce ad aprirsi come vorrebbe, e d'altronde sembra che Sam non abbia molta voglia di dialogare, non più. Ora Dean vuole parlare, e odia se stesso perché è colpa sua, è colpa sua e del suo aver rifiutato ogni precedente tentativo di Sam di affrontare la cosa.
I don't wanna leave you, little brother”, Dean vorrebbe dire, “And I'm scared. I'm terrified and I don't know what to do”.

Sam guarda fuori dal finestrino, il suo viso è sfuggente.

Dean vorrebbe sapere cosa sta pensando. Gli batte forte il cuore in petto e non riesce più a sopportare quel silenzio dannato.

 

«Sam...»

Sulle labbra di Dean quel nome suona come una dolcissima e dolorosa richiesta d'aiuto, Sam lo avverte. Un sussurro, una debole emissione di fiato che suggerisce paura, amore, tristezza, rammarico; una tenera preghiera che attende speranzosa di essere risposta.
Quando nessuna risposta arriva, Dean sente il suo stomaco annodarsi. “I can't lose you, Sammy. Not yet”, pensa Dean.
«Don't do that to me, Sam», è ciò che invece Dean dice a voce alta.

Silenzio, ancora silenzio.

«Damn it Sam, look at me!»

Sam si volta, finalmente. Una lacrima amara gli sta solcando il viso.
 

I love you, Dean. You know that? I mean, not the way I should. I love you so much that I... can't breathe, I... it consumes me! I've built my life around you. But it's not just that: I've built my whole self around you. Like some kind of creeper, you know? And now... I feel like I'm just some extention of you, I mean... I'm not even sure where you end and where I begin. At first it was kinda scary. I mean, really scary. I got used to it. I got used to the idea that I simply do not exist without you. I am literaly nothing without you, Dean. So yeah, it's hard to accept that I'm gonna lose you. 'Cause I'm gonna lose everything! And I don't buy it, not for a second, that you're okay with giving up, 'cause I know you're not! This whole “I don't wanna talk about it - I've accepted that it's over - I've made my peace with it”... bullshit! That's what it is. You don't wanna leave me, I know that. But if you keep pushing me away, you will. 'Cause then it'll be too late. And I love you, you selfish bastard, and I can't let go! I love you, and I whish I could say it out loud, shit! But I can't! What would you say, “me too, brother”? Well no, Dean, that's not what I mean! I mean that I love you, not the way mum loved dad, 'cause I love you more. How do I know that? All I know is that it's phisically impossible to love anyone more than I love you. That's how I know. I love you every second, I always have, and every day I spend with you, in this car, I grow to love you more. So please Dean, tell me you wanna fix this, tell me you're scared and you wanna fight, and we'll get back looking for answears."

 

Dean aspetta, invano, che Sam dica qualcosa. Lo guarda, guarda quella lacrima sul suo viso. E la odia. La odia con tutto se stesso, e vorrebbe asciugarla con la sua mano. Non lo fa. Non riesce a reggere quello sguardo, non riesce a reggere quel silenzio. Torna a guardare la strada, e accelera.

 

"I love you, Sam. I never told you cause it's wrong, and fucked up. But it's true. It's the most real thing I've ever felt, I know now. Not that I didn't know before, it's just that now I'm gonna lose you and it feels so stupid not to say it out loud. It's so strong, Sammy, it's so strong. I feel it in every inch of my body, every inch of my heart, every inch of my soul. That's why I sold it. That's why I had to do it. I had no choice, you see? You were gone and I couldn't live. God, Sammy, I need to tell you. I love you. Why can't I just say it? I love you so much. You're the only thing that keeps me... me. And I know I'm gonna love you till the last day of my life, till my last breath. I only wish my last day were not to come so soon."

 

Il respiro di Dean è irregolare, un dolore acutissimo gli attanaglia il cuore.

Sterza all'improvviso, si accosta rapidamente a un lato della strada, frena bruscamente.

Sam vede suo fratello tremare: le mani poggiate sul volante, grandi e forti, tremano, sembrano così piccole e fragili ora; il labbro inferiore, solitamente beffardo e ridente, trema.

"I'm scared. I don't want to leave you. I don't want to die. I love you. I'm sorry. Stay with me. I'm scared. I love you."

Rimbombano nella testa di Dean pensieri pregni di disperazione, che scalciano e lottano per uscire fuori, ma non riescono.

La mano destra di Sam raggiunge sul volante quella di Dean. Un tocco leggero, ma deciso. Un tocco caldo che arriva fino alle ossa. E lentamente il respiro di Dean si fa più regolare, la testa si svuota, è meno pesante, meno confusa.

Volta il capo verso il fratello, per incontrare i suoi occhi. Tutto si fa più chiaro. Con la mano di Sam sulla sua, con gli occhi di Sam fissi nei suoi, tutto è semplice.
Dean vede suo fratello avvicinare l'altra mano al suo viso, e poi la sente poggiarsi sulla guancia. E' a casa. Chiude gli occhi e si lascia cullare da quel tocco che dice tutto, tutto quello che non sanno dirsi. Tutto quello che hanno voluto dirsi per una vita, tutto quello che hanno cercato di non dirsi, tutto quello che avrebbero voluto gridare, ora è lì, e non ha bisogno di parole. E' lì nel calore della mano di Sam che sembra trovarsi nel punto esatto in cui avrebbe sempre dovuto trovarsi, è nelle loro dita intrecciate sul volante, nelle loro fronti che ora combaciano, trovando finalmente ristoro dalla fatica e pace dal dolore, nelle lacrime che Dean non trattiene più e che corrono libere bagnandogli le guance, nell'amore con cui Sam le asciuga, nei respiri che si fondono. E' lì, quel qualcosa per cui Dean non aveva mai trovato un nome e per cui Sam non l'aveva mai neppure cercato, in un silenzio che non è più un fardello, ma la melodia più dolce del mondo. E' tutto lì, in quella macchina, in quei sedili, in quei centimetri. E' tutto lì, concentrato in quei secondi, a cui Sam si appiglia forte cercando di farli durare in eterno, e in cui Dean prega il Cielo di poter morire così, ad un soffio dalle labbra di suo fratello, col respiro finalmente calmo, col cuore finalmente in pace.
In quelle parole che restano mai dette, Sam pensa di non averlo mai amato così tanto, Dean sa che mai lo amerà più di così.

 

E' mezzanotte, manca un giorno.

  
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