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Autore: Inevitabilmente_Dea    17/11/2015    1 recensioni
Elena si ritrova nella Radura. Sola. L'unica ragazza in mezzo ad un branco di Radurai. Non ricorda nulla del suo passato, se non il suo nome. Tuttavia inizia a fare sogni strani, che ogni notte puntualmente arrivano a spaventarla.
La ragazza stringerà amicizie, ma qualcuno sembra non volerla tra i piedi. Eppure ogni volta che lei avrà bisogno di conforto, Newt sarà al suo fianco. Amore o amicizia? Sta a voi scoprirlo...
Buona lettura.
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Minho, Newt, Nuovo personaggio, Thomas, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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"Cavoli é veramente una ragazza!" urlò qualcuno.
"Ed é armata. Ora capisco perché lei é la prima. Spero sia anche l'ultima." ribadì qualcun'altro.
"Ehi io vi sento!" affermai arrabbiata.
Una mano mi si appoggiò sulla spalla.
"Ora usciamo di qui, ok?" 
Mi girai e vidi il biondino che mi sorrideva gentile. Una maschera che indossava per farmi cadere nella sua trappola o semplicemente un sorriso per tranquillizzarmi?
Gli puntai nuovamente il pugnale alla gola e lui tolse la mano dalla mia spalla.
"Ti avevo detto di non muoverti." dissi con voce ferma.
Sentii un rumore sordo alle mie spalle. Prima che potessi girarmi, mi sentii sollevare in aria.
Mi ressi alla prima cosa che trovai abbandonando a terra il pugnale.
Non mi sentivo stabile sopra... Sopra cosa?
Alzai lo sguardo. Qualcuno doveva avermi presa in spalla e mi stava trascinando fuori dalla gabbia.
"Scusa ma non posso permetterti di fare a fette uno dei migliori Radurai." disse con voce profonda.
"Lasciami!" ordinai scalciando all'aria.
Continuai a tirare pugni e calci senza peró smuoverlo di un millimetro.
Finalmente, dopo essere saltato agilmente fuori dalla gabbia, mi mise a terra.
Ora é il tuo momento. Ora o mai piú. Corri! Pensai scattando in avanti senza una meta. 
Iniziai a correre e vidi davanti a me delle mura enormi che prima non avevo notato. Peró c'era un uscita. Ero diretta lì. Dovevo andarmene da quel posto.
Corsi per qualche secondo prima di voltarmi.
Tutti gridavano parole indefinite, ma nessuno si muoveva per rincorrermi. 
Mi rigirai velocemente e solo all'ultimo momento vidi che, se avrei continuato a correre, sarei andata a sbattere contro un ragazzo che se ne stava fermo con le braccia incrociate ad intralciare la mia corsa.
Ormai era troppo tardi per rallentare. Tentai di frenare, ma mi scivoló il piede e gli andai a finire goffamente addosso.
Sentii subito una fitta alla faccia. Mi sembrava di essermi spaccata il naso. 
Ma il petto ce l'hai di marmo?! Pensai cadendo a terra e trascinando anche lui con me.
Mi raggomitolai su me stessa premendo entrambi i palmi sul naso come per non farlo cascare.
Mi girai verso il ragazzo che avevo atterrato.
Era, come me, steso a terra dolorante e si massaggiava il petto con una mano.
Guardai nuovamente l'apertura: non era molto distante da dove mi trovavo.
Riguardai il ragazzo steso ancora a terra. Forse avevo ancora una possibilità.
Scattai nuovamente in piedi e corsi verso l'uscita. Ma dopo alcuni passi, qualcuno mi afferrò la caviglia facendomi cadere a terra un'altra volta.
Riuscii per miracolo a non sbattere la testa, ma la caduta mi aveva tolto il respiro del tutto.
Mi sentii trascinare all'indietro. Mi aggrappai inutilmente ai ciuffi di erba che trovavo qua e la.
Girai la testa di scatto: il ragazzo, ancora a terra, mi stava tirando verso di lui con una sola mano.
Una volta arrivata al suo pari si mise sopra di me per bloccarmi.
Si sedette sopra il mio bacino, incatenando le sue gambe alle mie, e mi bloccó i polsi sopra la testa.
Quest'ultima era l'unica cosa che riuscivo a muovere, ma girava su se stessa senza fine.
"Calmati!" mi gridò in faccia.
Chiusi gli occhi, temendo quello che potesse farmi.
Ma non successe niente. Aprii gli occhi e notai che il ragazzo stava guardando verso le mura. Girai il volto anche io e vidi due ragazzi correre fuori dall'uscita. Uno si fermò a riposarsi stendendosi a terra, mentre l'altro si avvicinò a noi con una corsetta leggera. Da vicino notai che doveva essere asiatico.
"Ehi Gally. Chi é arrivato di nuovo? Spero che non sia una palla di lardo come Chuck." disse senza notarmi neanche.
Il ragazzo sopra di me, che sembrava chiamarsi Gally, mi rivolse un cenno del capo. 
L'asiatico abbasó lo sguardo e poi, quasi non credendo a quello che aveva appena visto, si stropicció gli occhi e si inginocchió accanto a noi.
"Una... R-ragazza?" chiese quasi impaurito.
"Certo che siete proprio perspicaci." dissi ironica.
"Che bel caratterino. Ma da quanto é arrivata? Noi velocisti siamo rientrati prima per non perderci il nuovo arrivo." continuò ignorandomi.
"Da pochi minuti." disse Gally sistemandosi nuovamente sopra di me.
"E voi gli permettere di starle addosso così? Gally non ti facevo così testapuzzona." disse rivolgendosi a qualcuno dietro di noi.
Alzai il capo e vidi che nel frattempo la massa di ragazzi che prima mi fissava a bocca aperta, ora ci aveva accerchiato curiosa.
Perché nessuno faceva niente per aiutarmi?
Il ragazzo biondo, che era con me nella gabbia, sembrò avermi letto nel pensiero, perché si fece avanti e poggió una mano sulla spalla di Gally.
"Ora direi che é abbastanza Gally. L'hai fatta sanguinare." disse con voce calma.
"Newt stai zitto, e poi non é colpa mia. Lei mi é venuta addosso. Se non la fermavo io a quest'ora sarebbe morta."
Trasalii a quelle parole. Morta? 
"Penso che abbia comunque imparato la lezione. Forza alzati." disse facendolo quasi sembrare un ordine.
Gally si alzò da me lasciandomi finalmente respirare.
Il ragazzo biondo mi porse la mano per aiutarmi ad alzare le mie chiappe da terra.
La presi ancora incerta e lui mi tiró su senza fatica.
"Piacere io sono Newt." disse stringendomi la mano.
"Piacere io sono..." mi interruppi.
Io chi sono?
Per quanto mi sforzassi non riuscivo a ricordare il mio nome. Andai in panico.
Ho veramente sbattuto la testa così forte da non ricordarmi?
Newt, leggendomi nel pensiero per una seconda volta, mi diede una pacca sulla spalla.
"Tranquilla, nessuno si ricorda il proprio nome quando arriva. Ti verrà in mente tra qualche giorno, se sei fortunata oggi stesso." affermò.
Annuii senza capire. 
"A proposito: ti sta sanguinando il labbro." aggiunse.
Portai le dita alla bocca e pulii le gocce di sangue che la ricoprivano.
"Allora sei una ragazza." disse l'asiatico che fino a pochi secondi prima era rimasto in disparte a guardarmi.
Annuii lievemente.
Ma quante conferme devono avere per capire che non sono un maschio?!
"Io sono Minho." disse sistemandosi i capelli. "Se hai bisogno di qualsiasi cosa chiedi senza esitare."
Poi si avvicinò al mio orecchio e sussurró: "Qualsiasi cosa." 
Trasalii leggermente e sbiancai in volto. 
Poi, senza distaccarsi, si mise a fissare qualcosa addosso a me.
Newt gli prese il mento e lo costrinse a guardarlo negli occhi.
"Bada bene a dove guardi!" disse a denti stretti. E poi rivolgendosi a me quasi imbarazzato:"E tu... Allaccia meglio la..." tossì e arrossì leggermente. "La maglia."
Guardai in basso e vidi che i bottoni della mia maglia erano saltati, lasciandomi scoperto metà del seno.
Arrossii e mi coprii con le mani.
Dopo alcuni attimi di silenzio imbarazzante, Newt urlò agli altri:"Forza, voi tornate al lavoro! Le presentazioni avverranno dopo!" 
Tutti si dispersero in direzioni diverse.
"Allora a dopo, piccola ragazza." disse Minho passandomi accanto e scompigliandomi i capelli.
Roteai gli occhi al cielo.
Odiavo i soprannomi, ma odiavo soprattutto che qualcuno mi toccasse i capelli per arruffarli.
"Lascialo perdere." disse Newt accorgendosi del mio gesto. "So che avrai mille domande da farmi, ma prima ti ci vorrebbe una doccia. E anche dei vestiti, diciamo... Adatti, per stare in mezzo a dei ragazzi." sembrò imbarazzato nel dire l'ultima frase, ma feci finta di non notarlo.
Mi indicò un piccolo edificio alle nostre spalle e mi disse che dovevo sbrigarmi se non volevo le docce infestate di maschi sudati che avevano appena finito di lavorare.
Mentre mi incamminavo mi disse che andava a prendere una delle sue maglie pulite e poi mi raggiungeva.
Specificó diverse volte che non intendeva raggiungermi sotto la doccia, ma mi avrebbe aspettata fuori.
Lasciai fuggire una risata mentre mi avviavo alle docce. 
I maschi sono tutti così?
Mi spogliai velocemente ed entrai nella doccia ad una velocità sorprendente.
Aprii il getto e dovetti trattenermi dall'uscire a gambe levate dalla doccia. L'acqua era congelata.
In dieci minuti mie ero già lavata tutta ed ero pronta per uscire, quando sentii dei passi davanti alla mia doccia.
Mi bloccai e tenni ferma la tenda davanti a me.
"C-chi é?!" chiesi preoccupata.
"Sono Chuck... Newt mi ha detto di portarti i suoi vestiti. Lui non voleva entrare." disse ridendo.
"Puoi appoggiarli e uscire senza sbirciare, per favore?" chiesi con voce tremante appiattendomi sempre piú alla parete.
"Certo! Per chi mi hai preso? Non sono una testapuzzona come gli altri, io! Avrò si e no tredici anni!" disse muovendosi - sperai verso l'uscita.
Non sentii piú nessun rumore e così, dopo aver controllato che tutto fosse deserto, uscii e mi coprii velocemente con un asciugamano. Lasciai che i capelli mi cadessero bagnati sulla schiena. 
Mi sopresi di vederli così lunghi. Mi arrivavano fino al fondo schiena. Erano neri come la pece.
Mi infilai la biancheria intima e poi i pantaloncini che indossavo appena arrivata.
Notai una maglia marrone accanto ad una pila di asciugamani. Doveva essere la maglia di Newt. 
La spiegai e la misi senza esitare. 
Mi meravigliai del buon profumo che emanava: era dolce, ma allo stesso tempo deciso. 
Chissà se anche Newt fa questo odore.
Scacciai quel pensiero dalla testa. E prima di uscire mi guardai abbassando lo sguardo.
La maglia arrivava a metà coscia e sembrava che non indossassi i pantaloni.
Il che peggiorava la situazione precedente, anziché migliorarla.
Uscii lentamente dalle docce e notai Newt appoggiato comodamente alla parete.
Lui incrociò il mio sguardo e poi arrossì.
"Non é che hai anche dei pantaloni?" chiesi imbarazzata.
Lui mi alzò la maglietta e io indietreggiai lentamente chiedendomi il motivo di quel gesto.
"Hai i tuoi pantaloni." affermò.
"E se non li avessi indossati, al momento?!" chiesi scocciata.
Lui fece spallucce grattandosi la testa imbarazzato.
"Se ti prestassi i miei resterei in mutande io." disse ridacchiando.
Risi anche io per educazione, ma l'idea di vedere un ragazzo solo in mutande mi imbarazzava. Parecchio.
"Ora che sei pronta ti mostro la radura. Toccherebbe ad Alby, ma dopo averti presa in braccio e aver visto come hai reagito, non voleva rischiare la vita restando solo con te."
Risi sul serio questa volta. 
"Davvero ho spaventato dei ragazzi robusti come voi?" mi uscì.
Doveva restare solo un pensiero, cavoli.
Lui accennó una risata, ma non rispose.
Probabilmente era sconcertato tanto quanto me.
Insomma, pochi minuti fa gli avevo puntato un coltello alla gola e ora lui se ne stava qui, a parlarmi tranquillamente.
Pensai che saremo diventati buoni amici. 
Sicuramente aveva coraggio da vendere. Ridacchiai.

   
 
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