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Autore: winnie343    17/11/2015    3 recensioni
Il ritorno alla NYADA segna per Rachel un nuovo inizio, l'ennesimo. Il ritorno a New York le porta l'incontro con l'amore: un nuovo vecchio amore. Impegnata a fronteggiare, nuovamente, la sua insegnante di danza Cassandra e il suo assistente Brody (nonché suo ex), Rachel dovrà vedersela con i suoi sentimenti per Jesse e con il ricordo ingombrante di Finn. Goodbye Finn, Hello Jesse.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brody Weston, Cassandra July, Jessie St. James, Kurt Hummel, Rachel Berry | Coppie: Jessie/Rachel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo VI

Spalla a spalla, guancia a guancia



Heaven, I'm in Heaven
and my heart beats so that I can hardly speak
and I seem to find the happiness I seek
when we're out together dancing Cheek to Cheek.




Si svegliò dopo un paio di ore che il film era finito e non riuscì più ad addormentarsi.

Sentì Kurt e Blaine rincasare verso le due, ma non uscì per chiedere come era andata e quando il suo amico la chiamò, non rispose.

I pensieri non la lasciarono in pace per tutte le ore notturne.

Uscire con Jesse è tradire Finn. Pensare a Jesse è tradire Finn. Gioire per il successo di Jesse è tradire Finn.

Non aveva alcun dubbio che fosse stato strepitoso, era inevitabile che il successo prima o poi lo incontrasse, ma lei non era destinata ad incontrarlo. E se per un errato calcolo ciò fosse accaduto, avrebbe dovuto evitarlo.

Questo è quello che farò. Mi impegnerò ad evitare di incontrare Jesse St. James.

La mattina arrivò troppo tardi e Rachel la accolse di cattivo umore. Quando bussarono alla porta attese invano che uno dei suoi coinquilini andasse ad aprire, ma quando bussarono ancora comprese che avrebbe dovuto farlo lei.

Quando si trovò di fronte il volto sorridente di Jesse, l’istinto fu quello di chiudere la porta.

Evitare di incontrare Jesse.

Ma non riuscì ad essere così veloce. Il ragazzo bloccò la porta e le porse un sacchetto profumato.


- La tua colazione.

- Non c’era bisogno.

- Kurt mi ha detto che stavi male.

- E’ vero … molto male.

- Sono venuto a soccorrerti.

- Avrai un milione di cose da fare ora che sei diventato famoso.

- E’ ancora troppo presto per firmare autografi. Ho pensato allora di venire a salvarti.

- Salvarmi? Da cosa?

- Da te.


Rachel sorrise involontariamente. Quanto bene la conosceva Jesse? E quanto aveva intuito e compreso del dramma che stava vivendo? Dal modo in cui la stava squadrando, forse tutto.

Jesse le preparò il latte e le apparecchiò la tavola. Si muoveva come se fosse stato già mille volte lì e Rachel si abituò immediatamente a quella intimità.

E’ così facile abituarsi a te.

Gli chiese dello spettacolo. Volle sapere tutto, emozioni, applausi, interpretazioni. Sviscerò l’argomento in lungo e in largo e quando fu soddisfatta delle risposte sorrise affermando:


- Avrei dovuto esserci.

- Avresti assistito ad un grande spettacolo.

- Non potevo.

- Non volevi.

- Stavo male.

- E ora?

- Sto bene.


Jesse si sedette accanto a lei e dopo averle accarezzato la guancia, con entrambe le mani le afferrò il viso e la baciò, ricevendo in cambio stupore. Rachel si scostò e fuggì nella sua stanza.

Non sono una traditrice.


- Non posso.

- Non vuoi.

- Vorrei, ma non posso.

- Dovresti.


Non chiuse a chiave e Jesse entrò. Non ascoltò la sua supplica e afferrandole nuovamente il volto tra le sue mani, la baciò, ricevendo in cambio passione e calore.

Incoraggiato, la adagiò sul letto, raggiungendola. Le labbra di Rachel sapevano di pesca e la sua pelle di mandorle: un elisir inebriante. Jesse la assaporò voracemente, pensando di non aver mai mangiato nulla di più delizioso. Rachel lo lasciò fare, troppo debole per opporre resistenza.

E’ la stanchezza per non aver dormito.

Jesse si staccò da lei con il dubbio che forse stava correndo troppo.

Rachel lo seguì e lo catturò.

E’ colpa delle tue labbra, non sono io che vorrei.

Le labbra di Jesse sapevano di cedro e lei adorava quel sapore, così rinfrescante e amaro. Lo strinse a se, assettata.

Jesse si convinse di non aver sbagliato e ricominciò a baciarle la pelle, seguendo il corso delle spalle. Quando si rese conto che la pelle scoperta era troppo poca per saziarsi, le sfilò la maglietta.

Ma poi qualcosa cambiò. Lui cambiò.

Si scostò da lei, confuso e imbarazzato.


Non così, non dopo quello che ho letto.


- Scusami.

- Perché ti scusi?

- Io. .. devo andare.

- Perché?


Jesse non aggiunse altro. Sorrise. Le diede un bacio sulla guancia e se ne andò, lasciando Rachel senza parole.

Perché?

Poi guardandosi allo specchio comprese. Il nome inciso sulla sua pelle: era quello che aveva fatto scappare Jesse.



***



Finn”.

Quattro lettere che lo avevano perseguitato per anni. Era convinto di aver superato il problema, ma si era sbagliato. Non era della reazione di Rachel che si doveva preoccupare, ma della sua.

Lo sai quanto era importante per lei.

Saperlo andava bene. Non poteva certo pensare di cancellarlo dai suoi pensieri. Leggerlo, però, faceva un altro effetto. L’idea di dover convivere con quel nome e di doverlo vedere in un momento così intimo non poteva sopportarla.

Era troppo anche per i suoi sentimenti.

Non posso.

Girò per le strade di New York in cerca di un motivo per continuare a sperare e si ritrovò nel tardo pomeriggio a festeggiare senza averne voglia il successo dello spettacolo con il resto della compagnia.

La sua capacità di annuire pur non ascoltando neanche una parola avrebbe potuto fruttargli un Tony Award. Nessuno di accorse di quanto fosse distratto e disperato.

Ma io si. Io lo so quanto sono disperato e disilluso.



- Ehi St. James!

- Che cosa vuoi Hudson?

- Come avrai capito, Rachel ha scelto me. Me! Perciò lasciala in pace e sparisci.

- Pensi veramente di riuscire a renderla felice?

- Certo. Io la amo e non le farò mancare nulla.

- Lei ha bisogno di volare, Finn e tu non sei in grado di fornirle le ali che le servono.

- E tu pensi di avere questa capacità? – il sorriso del ragazzo diventa spavaldo.

- Io posso aiutarla a diventare la diva che merita di essere. Tu non hai la benchè minima attitudine e non comprendi fino in fondo quanto immenso sia il suo talento.

- Ma conosco lei e so quello di cui ha bisogno.

- Veramente ?– questa volta è Jesse a sorridere

- Si … veramente! Lei ha bisogno di un posto a cui tornare. Non ha bisogno di altro. Lei ce la farà da sola a trovare le sue ali per raggiungere la vetta, ma quando l’avrà raggiunta le servirà un posto dove tornare e quel posto sarò io.



Allora Jesse la trovò la cosa più ridicola che avesse mai sentito. Pensò a quanto stupido fosse Finn e a quanto potesse essere inadeguato per un gioiello prezioso come il talento di Rachel. Ma evidentemente si sbagliava. Rachel sapeva esattamente quale strada percorrere per raggiungere il successo. Era inevitabile l’incontro con la vetta più alta, era solo una questione di tempo. Quello che non aveva era un luogo dove tornare.

Ce l’ha un luogo. Il Glee Club. Lima.

In ogni caso non sarebbe mai potuto essere lui il luogo a cui tornare, perché quel posto sarebbe appartenuto sempre a Finn, vivo o morto che fosse.

Se l’è tatuato perfino sulla sua pelle.

La frustrazione prese il sopravvento e Jesse, consapevolmente, decise di rovinare tutto.

Se deve essere melodramma, che lo sia fino in fondo.

Si guardò intorno e trovò la ragazza che avrebbe utilizzato per perdere Rachel. Era una biondina.

Mai con le more.

Aveva un ruolo minore nel musical, ma era bella abbastanza e soprattutto era innamorata di lui.

Le si avvicinò sussurrandole parole carine all’orecchio. Quando voleva sapeva conquistare in meno di cinque minuti.

La ragazza lo seguì nel retro, e dopo essere entrati nel bagno delle donne gli si offrì. Jesse, senza baciarla sulle labbra, la catturò.

Non voglio confondere il sapore di pesca.

Cominciò a spogliarla, mentre lei si avvinghiò a lui. Ma prima che si slacciasse i pantaloni, qualcuno li interruppe.


- Sei un idiota St. James.


Jesse si voltò ad osservare la ragazza latina che, uscita da uno dei bagni, aveva cominciato a lavarsi le mani guardandoli attraverso lo specchio.

La biondina si accoccolò a Jesse, fingendo vergogna, ma il ragazzo non se ne curò, troppo preso a collocare quel volto nei suoi ricordi.

Santana! Come ho fatto a dimenticarmi di lei.

Era la sostituta della protagonista. Questo se lo ricordava. Eppure non era mai riuscito a riconoscerla fino a quella sera.

Ma possibile che tu sia così maledettamente preso da te stesso?

La verità era che era arrivata dopo il giorno di pioggia e da allora tutti i suoi pensieri erano stati per Rachel.

Stupido. Maledetto stupido.

Ora che era sulla strada per perdere Rachel si malediva per ciò che aveva fatto.

Santana, dopo essersi asciugata le mani, lo afferrò per la camicia, strappandolo alla biondina.


- Vieni via con me.


Jesse non oppose alcuna resistenza. In fondo non era pronto a perdere Rachel. Perciò la seguì.

Uscirono per le strade di New York e passeggiarono, senza una meta precisa, almeno questo era quello che pensò Jesse.

- Mi dici perché sei così stupido?

- Cosa?

- Stupido. Hai Rachel e ti butti via con quella.

- Io non ho Rachel.

Nessuno può avere Rachel. Solo Finn, ma lui è morto

Santana alzandosi il colletto del cappotto, sospirò. Si bloccò e voltandosi verso di lui gli afferrò il volto con le sue unghie laccate:


- Ecco perché mi piacciono le donne. Voi uomini siete troppo stupidi per essere amati. Tu sei l’unico che può avere una possibilità con Rachel.

- Lei ama Finn.

- Finn è morto. – un tremore nella sua voce, ma solo quello, niente lacrime.

- Si, ma lei lo ama ancora.

- Lei lo amerà sempre. E’ il destino di tutti quelli morti: essere amati nonostante i difetti e i dolori che ci hanno dato. Se riesci ad accettare questo, riuscirai ad avere anche lei.

- Non so se riesco ad accettarlo.

- In questo io non posso aiutarti. Ma prima di saperlo evita di scoparti la prima incontrata. Potresti non avere più la possibilità di decidere.


Santana gli diede un buffetto sulla guancia. Jesse abbassò la testa, sorridendo e la ragazza pensò per un istante che per lui avrebbe potuto fare un’eccezione.


- Io sono arrivata St. James.

- Abiti qui?

- Abitiamo qui … io e mia moglie.


Jesse sorrise nuovamente e la lasciò andare. Lasciò andare anche l’idea di giocarsi Rachel ai dadi e decise di rimandare ogni decisione al giorno dopo.

In fondo domani è un altro giorno.

Ma quella decisione lo aspettava davanti la porta del suo appartamento. Aveva la forma di una Rachel vestita con una gonna troppo corta per non cadere in tentazione e di un cappotto che non aiutava a comportarsi bene. L’eccitazione di Jesse aumentò.

Questa sera finirà male. Finirò male.


- Ciao Jesse.

- Ciao Rach.

- Mi fai entrare?

- Vuoi veramente?

- E tu?


Il ragazzo aprì la porta e Rachel si sentì a casa. Tutto in quell’appartamento la conquistò. I colori, gli spazi, il disordine. Ogni angolo colorato o nascosto le parlava di Jesse e così si sedette sul divano e si lasciò avvolgere dal suo odore.

Jesse le offrì un tè ed attese che qualcosa accadesse. Era troppo perso negli occhi e nei capelli della ragazza per opporre qualsiasi resistenza.


- So perché sei andato via. E’ il tatuaggio. Il nome di Finn sulla mia spalla.

- Pensavo di essermelo lasciato alle spalle, non di trovarmelo nuovamente sulle tue.

- Quando l’ho fatto ho pensato che sarebbe stato carino averlo sempre al mio fianco, discretamente.

- Comprendo le tue motivazioni.

- Ma sei arrabbiato.

- Non sono arrabbiato. Sono scoraggiato.

- Qualcosa riesce a scoraggiarti? – Rachel sorrise.

- Oltre a te?

- Jess io – la ragazza tornò seria – non posso negare di amarlo e ogni volta che sono con te mi sembra di tradirlo.

- E’ per questo che non sei venuta alla prima?

- Troppa intimità. Troppa gioia.

Ho capito che se fossi venuta alla prima mi sarei perdutamente innamorata del tuo talento. Di te.

- Non pensi di meritarla?

- Non con te.

- E con qualcun altro si? Magari con il tuo amico … Sam.

- Con qualcun altro sarebbe facile. Non è te.

- Quale è la differenza?

- Finn aveva paura di te. Non di Sam, né di qualunque altro. Solo di te.

Ecco la differenza.


Jesse sorrise.


- Allora non è così grave.

- Riuscirai a sopportare il suo nome?

- A patto che un giorno in qualche centimetro del tuo corpo ci sia anche il mio.


Jesse si sedette sul divano e Rachel si accoccolò sulla sua spalla e gli chiese di accendere la tv. Su un canale davano un vecchio film con Rita Hayworth e Fred Astaire


  • Una volta ho letto un’intervista di Fred Astaire in cui affermava che la partner migliore con cui avesse mai ballato era stata Rita Hayworth.

  • Veramente?

  • Già. Incredibile, vero? Tutti pensano che fosse Ginger Roger.

  • Vuoi dire che tu sarai la mia Rita Hayworth? – Rachel sorrise

L’importante è non fare la sua fine


Jesse non rispose. Si rilassò sul divano e invitò Rachel a fare altrettanto. La ragazza, dopo poco, si addormentò.

Il ragazzo soffrì le pene dell’inferno per tutta la notte, inebriato dal profumo di mandorle ed eccitato dal contatto con la sua pelle, ma la lasciò dormire.

Era troppo presto per provare ad amarla seriamente.






Dopo secoli … e sono veramente secoli .. finalmente sono riuscita a postare un nuovo aggiornamento. Scusate … ho avuto molti problemi e poche possibilità di scrivere. Speriamo che sia finita. Spero anche che il nuovo aggiornamento possa dare soddisfazione sufficiente a chi non si è rassegnato a leggere questa storia. Un abbraccio a tutti.

  
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