Ed eccolo lì, in ginocchio sul suo futon, gli occhi azzurrissimi spalancati e fissi.
Fra le mani reggeva tutto ciò per cui si era tanto impegnato, tutto quel che aveva da sempre e soltanto desiderato davvero. Fra le mani reggeva il suo primo preziosissimo santuario.
Ed era stata lei a donarglielo.
Infine, era stata lei..
La prima lacrima scese silenziosa sulla sua guancia destra.

“Alla fine l'hai trovato, vero? Qualcuno di unico e insostituibile.”

Sì, lo aveva trovato.
I singhiozzi iniziarono a scuotergli le spalle, ma nonostante tutto continuò a tenere fra le mani quel dono tanto inatteso quanto significativo. Il suo santuario.
Una volta di più si ritrovò a ringraziare il fato che aveva permesso alle loro strade di incrociarsi quel lontano giorno di bel tempo. Quello in cui lei, ignara del pericolo per sé stessa, lo aveva spinto fuori dalla traiettoria di un camion per le strade del centro. Inconsapevole della sua vera natura.
Gli Dei non muoiono per così poco, in fondo.
E ancor di più si sentì grato per la presenza di Yukine al suo fianco, per il profondo legame che tutti e tre condividevano, anche e soprattutto, in quel momento tanto unico quanto speciale.

“Recidere il legame... ti sta bene, Yato?”

No, non gli era affatto stato bene, ma lì per lì aveva pensato solo alla solennità di una promessa fatta a un'altra Divinità. Una promessa che, per quanto andasse totalmente contro i suoi desideri ed i suoi sentimenti, si era visto in dovere di mantenere. Almeno finché..

“Non voglio.. non reciderlo.”

Quelle poche disperate parole lo avevano portato a sollevare lo sguardo; quello stesso sguardo che ora lui non riusciva a distogliere dalla piccola costruzione in legno che reggeva fra mani tremanti.

“Te l'ho detto.. io voglio passare molto più tempo insieme a te, Yato!”

Quelle parole gli avevano fatto vibrare l'anima.
La stessa anima che ora era sottoposta a quel feroce assalto emotivo. Ogni sentimento presente e passato, ogni più piccola cosa, gesto, parola detta da lei gli aveva provocato una serie di emozioni che ora gli si erano riversate nel petto, scuotendolo e sconquassandolo dall'interno in un assalto tanto feroce da lasciarlo senza alcuna difesa. Il suo orgoglio di Dio era vinto dalla semplicità e dalla purezza di una ragazza umana.
– ..un santuario è la prova dei sentimenti delle persone – la gentile voce di Kofuku si sovrappose per un attimo al subbuglio interiore di Yato e lui si ritrovò a soffocare un'altra serie di singhiozzi, mentre le lacrime ormai stavano cadendo una dopo l'altra sulla candida stoffa del futon sotto di lui.
Quella che aveva fra le mani era senz'altro la prova dei sentimenti di Hiyori.
E, per un attimo, il pensiero che quei sentimenti potessero non essere l'esatta corrispondenza dei suoi gli provocò una fitta al centro del petto che lo fece tremare.. e poi da quello stesso punto si irradiò, l'istante successivo, un'ondata di dolce tepore all'ipotesi che invece potessero esserlo.
Ancora in preda a tutte quelle emozioni Yato, il fù Dio delle Calamità, attorniato dai suoi più cari amici, si lasciò accudire dal suo fidato Yukine ancora una volta, incurante dello spettacolo che stava offrendo loro. A lei.
Perché in quell'unico incredibile momento di gioia assoluta e gratitudine infinita, non poté più negare l'evidenza con sé stesso.
L'aveva trovato, qualcuno di unico e insostituibile.
E quel qualcuno era lei.
Era Hiyori.