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Autore: Rota    18/11/2015    1 recensioni
Capita per uno sbaglio di Makoto, che interpreta male le parole di Haruka, che il giovane Nanase venga scelto come campione per la scuola Iwatobi al Torneo TreMaghi che coinvolge le tre grandi scuole acquatiche del paese.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*Autore: Rota
*Titolo: Open up your heart, and just let it begin
*Fandom: Free!
*Personaggi/Pair: Haruka Nanase, Un po' tutti/ MakotoxHaruka, più vari accenni ad altro (tipo SouRin, MomoTori e KisuGou)
*Generi: Romantico, Generale
*Rating: Giallo
*Avvertimenti: Au, Shonen ai, What if...?
*Partecipa alla Challenge "Il gioco dei fandom" indetto da ,Bad A p p l e sul forum di EFP
*NdA: Titolo e lyrics sparse da “Unconditionally” di Katy Perry, che per me è tipo il testo sacro della MakoHaru (se volete vedere un bel video a proposito ecco qui, faccio anche pubblicità: https://www.youtube.com/watch?v=TBCygq9Ntgw )
Il protagonista della mia storia è indubbiamente Haruka e il solo Haruka, ma io sono una persona molto romantica e avevo bisogno comunque di descrivere la cosa in un'ottica di ship, pardon me. La MakoHaru mi spaventa un po', perché pur essendo mia OTP non ci ha mai scritto sopra, e quindi non ho idea di cosa sia venuto fuori xD Detto questo.
Non ho mai neanche scritto una HP!Au in tutta la mia carriera da ficwriters. C'è stato un colpo di fulmine per quanto riguarda il Torneo Tremaghi, e quindi ho voluto fare un mio personale Torneo, tutto acquatico xD
Spero sia una buona lettura (L)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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*Open up your heart, and just let it begin*

 

 

 

 

 

1. Capitolo uno

-

Oh no, did I get too close oh?

Oh, did I almost see what's really on the inside?

 

 

 

L'ennesima ventata piena di salsedine lo distoglie dai pensieri che lo hanno rapito per pochi istanti, conducendolo in un luogo ben più lontano di quello: gli scompiglia le ciocche ribelli dei capelli, che vanno a finire ovunque e frustano con morbidezza un po' ispida le palpebre ancora chiuse. Respira piano, ascoltando il rumore delle onde che si infrangono sulla pietra dura, e quando apre gli occhi nota come il sole sia finalmente sbucato dall'ammasso di nuvole biancastre appeso nel cielo.
La spuma bianca del mare brilla e i riflessi rimbalzano sulla superficie increspata dell'immensa distesa d'acqua. Persino qualche pesce, un poco più temerario degli altri, risale fino a farsi vedere, nei suoi colori scuri e negli occhi attenti a movimenti sconosciuti; in un colpo di pinna veloce, torna dove la luce fa fatica a raggiungerlo, per andare chissà dove. Un gabbiano passa con la propria ombra sulla sua testa e garrisce al proprio storno un ordine preciso, tale da far virare tutti i suoi compagni verso destra, nella direzione della terraferma tanto ambita, e una spiaggia che possa farli riposare dopo un lungo e faticoso viaggio.
Un piccolo granchio striscia lungo il profilo del suo piede nudo, senza offendere la pelle con una delle sue piccole chele. Il ragazzo abbassa piano lo sguardo, per nulla allarmato di questo leggero solletico: adocchia la piccola creatura mentre si dirige verso una pozza di acqua tra le pieghe della roccia, dove potersi bagnare e refrigerare adeguatamente. Sabbia bianca sporca le sue zampe, quando alla fine trova il posto perfetto per riposare.
Quell'angolo nascosto di mondo è pieno di una vita pura e incontaminata, che ha fatto dell'affinità con l'elemento dell'acqua la sua vitalità e la sua sopravvivenza più reale e concreta.
Questa volta un'onda lo bagna, lungo il fianco, e gocce fredde si appiccicano al suo braccio destro e alla sua spalla, facendogli provare poco più di un brivido. Pensa che sia arrivato il momento di tornare.
Si alza lento, sullo scoglio che lo ha ospitato fino a quel momento. Percorre con piedi scalzi la distanza di qualche metro, saltellando da una pietra all'altra: sul suolo fermo, le sue movenze non sono mai state troppo raffinate, e si ritrova come sempre con un equilibrio imperfetto a ballare tra punte acuminate delle rocce e piccoli crateri che sarebbero capaci di inghiottire interamente una sua gamba.
La scogliera si sgretola in una bassa spiaggia di sassi lunga giusto due passi, da quel lato, così che le onde si stendano su una superficie più orizzontale e non diventino tutte bianche. Quel giorno, il mare è tranquillo e lo lascia fare come meglio crede.
Haruka è subito in acqua, tutta la sua essenza freme di estasi. Comincia a muovere i piedi e le gambe, quasi avesse una pinna lucente al posto di quelle terminazioni troppo terrestri; le braccia si muovono un poco in ritardo, morbide di una tranquillità che non mette alcuna agitazione. Riemerge solo una parte del viso, dal pelo dell'acqua, per prendere quel poco di ossigeno necessario.
E poi di nuovo giù, immerso nel blu perfetto dell'acqua.

 

 

Superata la residenza del professor del bagnino Sasabe, una piccola dimora in legno che indica l'esatto punto in cui la proprietà di Iwatobi finisce e inizia la terra dei babbani, si stende per un tratto ben cospicuo la spiaggia della scuola dove durante i pomeriggi delle belle giornate, in quasi tutte le stagioni, gli studenti della scuola passano la maggior parte del loro tempo in una vivacità tipica della loro giovinezza. C'è diverso rumore, un odore diffuso di plastica e cotone caldo, e sullo sfondo i colori chiari e bruni della natura costiera. Qua e là, cespugli ormai spogli delle proprie bacche gustose.
Il ragazzo emerge appena un poco più lontano da quel gruppo di compagni che sta giocando con un pallone d'acqua, creato apposta per l'occasione: racchette e improperi più o meno coloriti si muovono alla stessa velocità, e fanno ugualmente danno – qualcuno cade di schiena, di schianto, e si ritrova il naso e la bocca pieni di acqua e sale ancor prima di essere riuscito a chiudere gli occhi.
Il ragazzo fa un incantesimo veloce che gli asciuga la pelle e i capelli, e recupera i propri vestiti da una sacca posta sotto una pietra liscia, sottile appena due dita, che ignorata da tutti ha sempre fatto da protezione agli oggetti che non può portarsi in acqua. La divisa scolastica è presto messa, e con le dita infilate nelle scarpe Haruka comincia a salire il sentiero di sabbia verso la scuola: deve girare la punta morbida della bassa duna per vedere il complesso di rocce che formano l'entrata principale e lo fa come sempre senza troppa fretta.
Ogni tre passi, il suo piede affonda nella sabbia soffice.
Un gruppo di ragazzi che non ha mai visto, con abiti troppo pesanti per quella stagione e quel luogo, lo vede arrivare e si stringe ai lati del piccolo sentiero. Il più temerario di tutti lo ferma con un sorriso grandissimo e una voce particolarmente squillante: agita il braccio anche quando gli è davvero vicino.
-Ehi! La spiaggia è da questa parte, vero?
Haruka si ferma giusto abbastanza per notare quanto appariscenti siano i suoi capelli; fa un solo cenno del capo, e sembra che quello basti. L'altro ragazzo urla la propria felicità, e si stringe al vicino più basso.
-Ai-senpai, hai visto? Possiamo andare a nuotare!
Il disagio del ragazzo è evidente, ma non intrattiene di più Haruka, che continua nel proprio tragitto. Ci sono altri ragazzi sconosciuti, prima di giungere a destinazione, e nessuno lo ferma di nuovo.
I suoi occhi di mago vedono la grande porta incastrata nella scogliera scavata nella roccia più dura, assieme alle due grandi statue di sirena che affiancano gli stipiti verticali di legno scuro.
Si rimette le scarpe con piedi asciutti, e quindi entra finalmente nella scuola.

 

 

Haruka sa bene quale sia la reputazione che gira di bocca in bocca a proposito della Scuola di Magia e Stregoneria Acquatica Iwatobi, perché in un villaggio discretamente piccolo come quello in cui ha sempre vissuto è difficile non fare i conti con l'opinione comune. Rispettabile, antica, prestigiosa, protetta da mostri marini temibili: tutto ciò che uno studente potrebbe desiderare per costruire adeguatamente la propria carriera. Con un ottimo corso di trasfigurazione, probabilmente il migliore e più rinomato di tutta la regione, è in diretta competizione con le scuole importanti del paese per i corsi di formazione Auron per la Guarda Nazionale; il corso di Cura delle Creature Magiche ha vantato in passato spedizioni negli abissi e l'addestramento dei Cavallucci Marini Giganti che corrono nelle competizioni internazionali ancora in tempi recenti, con vecchi studenti iscritti negli albi dei vincitori più conosciuti di sempre; il suo corso di Astronomia è l'unico collegato a una materia raffinata quanto complessa come Basi di Navigazione Magica, che pur rimanendo un corso facoltativo è tra i più seguiti dell'intera proposta didattica.
Abbastanza grande da poter sopportare l'iscrizione di più di seicento studenti, offrendo loro vitto e alloggio per la maggior parte dell'anno solare, con classi ampie e caratteristici spazi aperti, ben tre biblioteche e uno stadio grande di Quidditch Acquatico.
Qualcosa di diverso, però, ha catturato l'interesse del ragazzo, ancora prima di verificare effettivamente la veridicità di tutte queste dicerie, ed è un particolare che per i più sarebbe stato insignificante. Quando Haruka Nanase ha visto per la prima volta il mare in cui tutto l'edificio scolastico era immerso, e quel tratto di costa sottile e magnifico che la collega, a stento, con il resto del mondo, ha potuto capire in un lampo soltanto di essere predestinato a quel luogo, in ogni singola parte della propria persona.
Lo vede ancora, oltre il vetro con cui le finestre di ogni corridoio e di ogni stanza proteggono dalla forza soffocante delle onde lui e tutti gli altri studenti dell'edificio: riflessi di vita blu e azzurra che si scontrano e si rimescolano in un movimento seducente senza fine. Quante volte, durante le lezioni scolastiche, s'è perso a guardare il niente, affascinato e attratto da quell'elemento così nobile.
Con passo celebre, percorre il lungo corridoio che collega lo stesso ingresso principale alla sala delle assemblee, dove il preside della scuola tiene di solito i discorsi delle cerimonie più importanti; in quei giorni, la grande stanza è arredata diversamente, e tutte le sedie e tutti i tavoli messi altrove, così da far risultare l'imponenza reale del luogo. Quando Haruka vi passa davanti, ci sono un paio di ragazze in un angolo lontano, e un ragazzo solo che corre via; gli importa davvero poco.
Si accorge di avere il respiro accelerato quando non riesce più a correre come prima. Allora torna a camminare più o meno piano, dovendo per forza soffermarsi più del dovuto davanti al portone aperto.
Il Pozzo dei Desideri, che raccoglie tutte le nomine per i campioni al Torneo Tremaghi, offre la sua bocca a chiunque voglia proporsi. Molti studenti dell'ultimo anno si sono già fatti avanti, soltanto qualche sprovveduto del penultimo ha osato tanto. Ma a lui interessano poco le cifre e le percentuali: rimane più che altro incantato per un lungo istante dal bagliore lucente nel quale è immerso, e la base di pura illusione che lo fa spuntare dal nulla e lo lascia lì, in bilico, senza mai farlo cadere. Che sia un oggetto magico di enorme potenza è evidente, ma sentire questa potenza addosso fa un altro tipo di effetto, e la sua sensibilità è piuttosto acuta in questo.
Può vedere un ragazzo che prima non ha visto farsi avanti, piuttosto sicuro di sé: ha scelto un momento di calma e di tranquillità per compiere il proprio gesto, forse nella speranza che poche persone lo potessero vedere. Con la bacchetta già tra le dita, entra nel Cerchio della Proposta e crea senza esitazione una piccola bolla con all'interno il proprio nome che brilla. La fa volare in alto, finché non è ad un'altezza tale che il Pozzo la possa risucchiare: c'è una luce che riemerge dalle sue profondità e si affaccia dai bordi di pietra, come se stesse ringraziando per la proposta. Il ragazzo sorride, scoprendo i denti appuntiti, e abbassando gli occhi capita con lo sguardo sulla persona di Haruka.
Lui fa un passo indietro, e riprende a camminare per dove era inizialmente diretto.

 

 

Makoto rimane seduto al proprio posto, anche quando alza lo sguardo e lo vede entrare nella sala comune della sezione. Gli sorride appena, stanco di ore di studio – le dita scivolano fuori dai capelli già arruffati, ad abbassare gli occhiali premuti contro la base del naso, su cui hanno lasciato un'impronta ovale e appena poco rosata.
Si concede volentieri due minuti di pausa per salutarlo e per guardarlo mentre prende posto davanti a lui, alla scrivania a cui è seduto.
-Haru, ben arrivato.
Altre persone nella stanza sono occupate nella medesima mansione del prefetto della sezione Denim Delfino, e soltanto alcune di esse alzano gli occhi a scorgere il leggero movimento del mantello del nuovo arrivato, che con un gesto si scopre la già coprente divisa scolastica. Appende la propria borsa al bracciolo della piccola poltroncina, senza prelevare alcunché.
Si sporge appena verso l'altro, indicando con un minimo gesto del capo una delle tante pergamene disperse davanti al ragazzo.
-Sei già andati avanti con la ricerca?
Il suo tono di voce ha perso, nel tempo, l'irritazione dell'inizio della settimana, quando la professoressa di Erbologia Sottomarina ha assegnato loro un progetto da terminare assieme, circa la ricerca riguardo un'alga superiore a loro scelta, ignorando chiaramente tutta la smania dei propri studenti riguardo l'evento principale e più importante dell'anno.
Tutta la scuola è in fermento, dal primo giorno di lezione. Vedere tutti quegli studenti stranieri in giro è piuttosto eccitante, condividere con loro momenti di relax e persino qualche studio ancora di più. La competizione è molto sentita, ma non abbastanza da reprimere la curiosità e l'attenzione reciproche.
Molte delle loro compagne si sono mostrate chiaramente interessate ai ragazzi della Samezuka, che emergendo dalle profondità marine risultavano alla fantasia suscettibile dei giovani più simili nei tratti a pesci bizzarri, e per questo esotici e alquanto affascinanti. Ma non erano state le uniche a farsi vedere così partecipative.
Makoto si perde tra i fogli di pergamena pieni di inchiostro, cercando sopra e sotto i tre grandi volumi aperti che ha a portata di mano. Sembra un po' confuso: ha lavorato per troppo tempo, chiuso in quella stanza.
-Non più di tanto. Ho copiato in una bella copia quello che abbiamo fatto ieri, e ho aggiunto un paio di considerazioni.
-Uhm.
Haruka distende il busto sulla superficie orizzontale, socchiudendo appena gli occhi. Dopotutto, è gradevole anche il suono della penna che gratta la carta, e Makoto parla con un tono di voce morbido, per nulla invadente.
-Dovresti studiare un poco, Haru.
-Domani non abbiamo lezione.
La risposta è pronta, e per un attimo ammutolisce il prefetto.
L'estrazione dei campioni delle tre scuole, come la pesa delle bacchette dei campioni stessi, è un evento davvero importante, così tanto da far cessare per un'intera mattinata tutta l'attività scolastica.
Makoto però non demorde, e lo infastidisce con la punta morbida di piuma della propria penna, proprio vicino al naso.
-Se studi quello che dovresti studiare domani, domani pomeriggio sei libero.
Sogghigna poco quando Haruka alza gli occhi e lo guarda, piuttosto contrariato: ha ottenuto la sua attenzione, pur con un grugno a completare l'espressione sgradevole. Arriva a rubargli di mano la penna, per farsi guardare in viso.
-Non sei agitato?
Makoto impiega qualche secondo per rinunciare ad avere subito la propria penna, e sospira forte – una ragazza alza gli occhi su di loro, e vedendo che non fanno altro rumore eccessivo torna alla propria occupazione.
Il ragazzo alza le spalle, con un'espressione che è vaga in modo costruito.
Gli ha confessato da giorni di aver messo una bolla nel Pozzo dei Desideri.
-Non particolarmente.
-Davvero?
Haruka non è stupido: si accorge di tutto quello che riguarda l'altro, sempre. E Makoto è costretto a farne i conti, tanto che ricambia il suo sguardo e sorride, si confonde, arriva a contraddirsi da solo.
È piuttosto tenero, per quanto sia grande il doppio di lui.
-Sono emozionato. Forse. Sì, tantissimo. Però cerco di pensare ad altro.
Gli ruba all'improvviso la propria penna dalle mani, sporgendosi velocemente nella sua direzione e prendendolo alla sprovvista. Sorride vittorioso, e ancora con le guance un poco rosate sventola il proprio trofeo.
-Studiando, per esempio.
Haruka sbuffa e torna con la testa contro il tavolo, sbattendo la fronte sul legno per la velocità del gesto.
-Non capisco come mai tu ti stia impegnando tanto.
Lo guarda mentre si massaggia piano, senza trattenere un sorriso alquanto divertito. Nonostante questo, abbassa gli occhi sulle proprie pergamene, e torna finalmente a ricopiare la ricerca, tra inchiostro nero e movimenti veloci di piuma.
-Il Torneo Tremaghi cade una volta ogni tre anni. La possibilità di far carriera nelle università magiche sarà soltanto una, per tutti noi. Non ho intenzione di sprecarla.
-Potrei quasi ammirarti, se non fosse così impegnativo.
-Non cambi proprio mai.

 

 

***

 

 

Qualcosa, che un secondo dopo identifica come un ragazzo di fretta, gli urta la spalla nel correre e senza neanche voltarsi per chiedere appropriatamente scusa continua a zigzagare nel corridoio superando una buona quantità di studenti per riuscire a raggiungere prima il traguardo tanto desiderato. Sparisce nella folla dei mantelli qualche metro più in là, ma è la voce di Nagisa a distrarlo con forza.
-Haru-chan, Haru-chan, forse non riusciamo a entrare!
Troppa gente ammassata all'esterno della sala delle assemblee: c'è soltanto un piccolo corridoio sottile, come una vena stanca, che fa passare una lunga fila interminabile di persone. Per quanto si riesce a vedere, sono i ragazzi dell'ultimo anno della sezione Cobalto Balena.
Rei, compresso dalla folla, non può far altro che urlare per cercare di farsi sentire dai propri amici, anche se questi restano a pochi metri di distanza da lui.
-Hanno ammesso in sala solo gli studenti degli ultimi anni. Noi non potremmo comunque entrare, Nagisa-kun.
-Eh? Ma non è giusto!
Le proteste del ragazzo biondo sono così alte, persino più del vociare generale, che in molti si voltano a guardarli mentre continuano a bisticciare.
-La scuola di Iwatobi non ha un'aula così grande da farci entrare tutti! E se ti fossi svegliato prima e avessi fatto colazione più in fretta forse saremmo arrivati in tempo per prendere due posti!
-Rei-chan, sei cattivo!
Gonfia le guance e ha un principio di pianto ai lati degli occhi che difficilmente verrà via. Makoto avrebbe anche parole adatte a sedare il litigio, ma il tempo è già davvero poco e né lui né Haruka possono perdersi l'estrazione.
Li saluta con una mano, facendosi largo tra gli altri studenti – Haruka è con lui, stretto al polso dalle sue dita. E per un istante, i due ragazzi più giovani scordano le loro controversie.
-Noi entriamo, ci uniamo alla nostra classe.
-A dopo!
-Incrociamo le dita per te, Makoto-senpai!
-Grazie!
Devono spingere un po', ma alla fine i due riescono a raggiungere la propria destinazione.
I posti a sedere allestiti all'interno della grande stanza non sono stati divisi per le tre scuole, così da costringere gli studenti a mescolarsi in un marasma generale e disomogeneo. Divise nere, bianche e rosse tutte sparse. Makoto individua un gruppetto di compagni di classe, e si dirige il più velocemente possibile in quella direzione trascinando con sé Haruka.
Sullo sfondo, oltre il palco dove si trova il giudice di gara che procederà con l'estrazione, si vedono i presidi e gli insegnanti di tutte e tre le scuole, in abito elegante: formeranno la giuria che deve giudicare ogni prova, e già ora mostrano più della dovuta attenzione.
Ci sono fermento e agitazione, un po' ovunque, e il chiacchiericcio concitato si ferma nel momento stesso in cui il giudice inizia ad aprire bocca: ogni sillaba e ogni lettera si espande in un silenzio tombale e sembra risuonare per tutti i corridoi dell'edificio scolastico, come un'onda.
Il discorso di apertura è del tutto formale e abbastanza veloce, di rito; pochi ammiccamenti o fronzoli, l'uomo parla da burocrate pratico di prove, punteggi, premi, eventuali danni e risarcimenti ai partecipanti. I veri festeggiamenti di inizio torneo si faranno una volta saputi i tre campioni, da quella sera stessa in poi.
Alza quindi la bacchetta, e recita la formula appropriata: il Pozzo comincia a tremare e dalla sua bocca fuoriesce fumo opalescente.
Tutto può finalmente cominciare.

 

   
 
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