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Autore: Ayumu Ena    18/11/2015    3 recensioni
Ti saluta, fa un cenno con la mano e sorride, regalandoti un altro pezzetto di quella felicità che la caratterizza sempre. Rein si allontana e sulla soglia della porta la guardi scendere le scale, gradino dopo gradino, passo dopo passo, ed è osservando la sua figura che senti qualcosa nel petto, come una scheggia di vetro che si stacca ma non procura sollievo, solo dolore. È una sensazione strana, non la solita che provi quando lei se ne va; è fredda e sa di morte.
{Shade Centric, Shade/Rein | Modern!AU | 783 parole}
▪ Terza classificata e vincitrice del Premio IC al contest "Uno sguardo vale più di mille parole" indetto da Himeko Kuroba sul forum di EFP.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rein, Shade
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Lei dorme nei tuoi ricordi


È un ultimo sguardo quello che ti lascia, ed è così luminoso che quasi devi coprirti gli occhi, ma non lo fai perché vuoi ricordarli tutti, dal primo all'ultimo. Per qualche secondo, forse anche per un paio di minuti, le tue iridi prendono il colore acqua-marina che ha sempre caratterizzato quelle di lei. Rimani incantato da tanta bellezza che quasi ti dimentichi di sbattere le palpebre poiché rischi di non vivere a pieno quel momento. Ciò che la circonda quasi scompare, è tutto sfuocato e tu non sei mai stato uno che ha bisogno degli occhiali ma, adesso, non sei sicuro di vedere bene. Ti incanti in quelle pozzanghere limpide e lei preoccupata dal tuo silenzio ti chiede se va tutto bene, annuisci ma sei ancora immobile, quasi pietrificato dai molteplici sentimenti che ti attraversano il cuore. E batte forte, ad un ritmo quasi sconosciuto, tuttavia non te ne sorprendi: lei è così.
Ti saluta, fa un cenno con la mano e sorride, regalandoti un altro pezzetto di quella felicità che la caratterizza sempre. Rein si allontana e sulla soglia della porta la guardi scendere le scale, gradino dopo gradino, passo dopo passo, ed è osservando la sua figura che senti qualcosa nel petto, come una scheggia di vetro che si stacca ma non procura sollievo, solo dolore. È una sensazione strana, non la solita che provi quando lei se ne va; è fredda e sa di morte.
Ti affacci al balcone e vedi la ragazza che ami passeggiare felice verso il ristorante di fronte insieme alla sorella; il cielo sopra di te si è ritirato già da qualche ora e il manto scuro che lo ricopre saluta chi è al sicuro nelle case, e dice addio a chi il destino ha riservato la sua ultima notte. Quando scompaiono dentro al locale, ti ritiri nel salotto e accendi la televisione nella speranza di trovare qualche film interessante. La porta cigola quando tua madre rientra dal lavoro e come suo solito ti chiede se hai salutato Rein da parte sua; anche questa volta, però, te ne sei completamente dimenticato.
Passi un'ora in cui continui a cambiare canale, soffermandoti su qualche programma di tanto in tanto, così annoiato e stanco spegni quella scatola di plastica, appoggi il telecomando sul divano e sospiri, quasi sbuffando. Poi, uno, due, tre, quattro, cinque spari e un susseguirsi di urla, vicine, troppo vicine. Corri sulla terrazza e quasi cadi a terra per aver urtato il divano con il bacino, ma riesci a ritrovare l'equilibro e quando l'aria autunnale ti punge la pelle è crudele la realtà che dipinge le vie della metropoli. C'è così tanta confusione che quasi temi di diventare sordo e vorresti capire cosa sta succedendo, anche se in cuor tuo la situazione è perfettamente chiara. Per un attimo credi persino di essere in un sogno, o un incubo, ma sai anche che questa è la vita vera, nessuna illusione. Un'altra serie di colpi ti sveglia dai tuoi inutili pensieri e muovi la testa in direzione di quel rumore acuto: proviene da quel ristorante.
Riversi al suolo, ai piedi dell'entrata, ci sono dei corpi. Ti sporgi più che puoi e speri di non vedere quella chioma azzurra; infatti non la scorgi e la tua anima può rilassarsi un istante. È viva!, grida una voce dentro di te. Ti precipiti verso la porta ma due braccia amorevoli, dalla presa ferrea, ti stringono così forte che cadi sul pavimento insieme alla donna al tuo fianco. Cerchi di lottare, dimenandoti, ma è inutile, tua madre non ti lascerà andare là fuori, non può perdere anche te. Cominci a sentire il freddo del marmo sotto i tuoi piedi e tra urla agghiaccianti, famiglie distrutte e corpi vuoti, serri le palpebre aspettando l'indomani.
La mattina porta silenzio quando scivola nelle case delle persone, tutto tace, le anime sdraiate sull'asfalto sussurrano qualcosa – forse cercano di comunicare qualcosa a coloro che piangono la loro morte. Come questi ultimi, anche tu sei già lì davanti a tutta quella distruzione. Le ginocchia sbucciate dai ciottoli grigi non ti fanno male, anzi sei disposto a rimanere al suo fianco per ore. Non fai altro che guardare i suoi occhi, o almeno ci provi visto che sono spenti, vitrei. È uno sguardo non ricambiato, ma nonostante tutto continui a fissare sempre lo stesso punto: le sue iridi. E poi, come è successo un giorno fa, cominci a vedere appannato; le lacrime ti bagnano le guance, qualcuna cade sui pantaloni, qualcuna al suolo e poi su di lei quando la stringi fra le tue braccia – indipendentemente dai continui richiami della polizia che ti invitano a non toccarla. Ti alzi quando ancora stai piangendo e lanci un'ultima occhiata a Rein, anche se ormai tutto è vano.


NOTE DELL'AUTRICE
Saranno 5 mesi che non pubblico su questo fandom e volevo inserire questa storia nella raccolta, poiché è nata come una flash, ahimè mi sono sbagliata e ho finito con lo scrivere un OS, un po' corta ma pur sempre una OS. È in merito a ciò che è successo a Parigi che mi è venuta in mente, ma la città a cui faccio riferimento non deve essere necessariamente Parigi. Queste cose non succedono solo lì purtroppo, quindi volevo solo esprimere il dolore che si prova quando si perdere qualcuno – in questo modo poi.
In questa frase “Cerchi di lottare, dimenandoti ma è inutile, tua madre non ti lascerà andare là fuori, non può perdere anche te.” la madre si riferisce al padre di Shade che, appunto, nell'anime non compare; volevo precisarlo perché magari non è così scontato. Alcune ripetizioni all'interno del testo sono volute poiché vogliono rimarcare certe emozioni forti che il protagonista sente. Ahn dimenticavo, l'ultima frase quando dico “[...] è tutto vano.”, mi riferisco al fatto che Shade spera ancora di vedere brillare gli occhi di Rein, ma ormai è tutto finito, non c'è più niente. Il tema dello sguardo è presente all'inizio in una scena felice e alla fine, seppur si tratti di uno sguardo non ricambiato, in una scena drammatica/triste. Ora, non so se ho rispettato al meglio il tema, diciamo che ho preferito farlo mio. Comunque vedremo così dirà la giudiciA Himeko! ^^ Ora scappo a studiare Storia della Filosofia, adios!
Ayumu
   
 
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