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Autore: IllySan    19/11/2015    0 recensioni
Se sotto sotto, ci fossero dei dettagli che nella Serie non ci sono stati esplicitati?
Se i fatti accaduti, abbiano cambiato in qualche modo, il modo di vedere le cose di Laurel?
Questa FF l'ho creata appositamente, per dare un senso alternativo, una spiegazione, delle conseguenze alla storia, dopo la morte di Sara...per questo voglio "dedicare" uno spazio particolare a due donne forti e piene di coraggio che mi hanno ispirato in questa nuova esperienza: a Nyssa & Laurel, battezzate col nome di #Lauryssa.
I fatti riprendono dalla 3 Stagione di Arrow!
Buona Lettura!
Spero di non deludervi.
XOXO
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Dinah 'Laurel' Lance, Nyssa al Ghul, Oliver Queen, Sarah Lance, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nel tardo pomeriggio, nel sotterraneo del Verdant...



<< Buongiorno, abbiamo delle novità? >> Chiese al volo Laurel, entrando spedita nel covo del team.


<< Anch’io sono felice di vederti, Laurel... Comunque si, ho... >> Fece retoricamente Felicity, con ironia,
bloccandosi di colpo quando voltandosi per caso, vide come fosse ridotta l’altra.

<< Che diavolo ti è successo? >> Domandò di rimando, preoccupata, fermandosi da qualunque cosa stesse facendo, per qualche minuto,
e dirigendosi così, verso di essa, dandole la priorità in quel momento:  aveva una bruttissima cera.

<< Niente... Tranquilla... >> Rispose Laurel, liquidandola immediatamente,  allontanandosi dalla bionda,
andando ad osservare gli schermi dei vari pc, dove l’informatica stava lavorando.

<< No, non è niente. Non me la bevo: hai delle occhiaie che si vedono nonostante i tentativi invani di coprirle con kili di fondotinta...
Per non parlare dei tuoi occhi: sono gonfissimi e arrossati.
E questi sono i sintomi del post-pianto... >> Tirò fuori la sua teoria, Felicity,
che per queste cose aveva un naso meglio di un cane da tartufo.

<< ...non ho dormito per la quale, stanotte...tutta qua. >> Disse ancora Laurel, poco convinta di aprirsi con la ragazza...prima d’ora,
loro non avevano avuto quasi niente a che fare, o poco almeno...non abbastanza per sfogarsi come avrebbero fatto due buone amiche.

Ma la verità era una soltanto: Laurel non si fidava più di nessuno, non sapeva se e di chi fidarsi.

<< Sicura? Vuoi...parlarne? So che forse mi starai odiando per la mia troppa... insistenza,
ma... voglio solo farti capire che non sei sola, Laurel...su di noi puoi contare, per quanti litigi, opinioni diverse, metodi differenti,
incomprensioni, etc, ci siano... siamo sempre pronti a sorreggere uno di noi... e tu fai parte della squadra! >> Proferì teneramente Felicity, sincera, avvicinandosi all’avvocato.

Laurel non riuscì ad alzare lo sguardo e incontrare quello della bionda di fronte a lei;
si sentì improvvisamente stupida e debole, così continuò a fissare il pavimento...

<< ...Ho avuto un incubo... Sara! >> Esordì pochi minuti dopo, lasciando di stucco, l’altra.

Felicity non se l’aspettava minimamente e le ci vollero alcuni istanti per metabolizzare...

<< Okay... E ti ha parlato? Come l’hai vista? >> Chiese di più, l’informatica, trovandosi del tutto confusa.
Era sorpresa, esterrefatta...

<< ...Sai Felicity, sembrava tutto talmente vero... Stamani mentre mi preparavo, ho persino pensato di essermelo immaginato...
Sto dubitando di tante cose adesso...addirittura delle persone che mi sono attorno... Ma lei era comunque bellissima, come sempre.
Era...non saprei... Stava bene, almeno fino a quando... >>

<< Cosa?! >>

<< ...Fino a quando non le è apparsa quella macchia di sangue sul petto... all’improvviso.
E’ come si mi fosse morta una seconda volta tra le braccia. >>

A quel punto, Laurel, riuscì ad alzare gli occhi verso l’altra, e finalmente si incrociarono, ma l’avvocato non vedeva quasi niente a causa dei lacrimoni che le avevano invaso quegli occhioni sofferenti.
La voce cominciò a cambiarle, a tremare, a spezzarsi in gola, ed il ritmo dei battiti del cuore si accelerarono di conseguenza.

<< ...Laurel, mi dispiace così... >>, ma Felicity fu interrotta in tempo, permettendo addirittura a Laurel di indietreggiare.

<< Non preoccuparti, è tutto apposto. Mi riprenderò non appena farò qualche ora di sonno affilata. >>
Mentì l’avvocato, abbozzando un sorriso falso come i 4 euro a moneta.

<< D’accordo... >>
Alla bionda non rimase nient’altro da dire; aveva capito l’andazzo, e non si sarebbe messa a competere con la Lance,
non in quel modo almeno...

<< Allora, dove eravamo rimaste? >> Domandò poi, Laurel, fingendo che nulla fosse successo.

<< ...Che oggi te ne torni a casa e ti riposi! >>
Bingo.
Una voce familiare ad entrambe le donne, spuntò inaspettatamente.

 << Eh? >>
Laurel si girò e lo vide.
Chi poteva essere?
Chi poteva usare un tono del genere?
Autorevole e irrevocabile?

<< Ho ascoltato per caso il vostro dialogo e non ci sei d’aiuto così. Devi essere concentrata...e non lo sei. >>

<< Concordo con Oliver. >>
Ribattè Felicity, annuendo convinta e sentendosi potente.

<< Va bene...anche se non mi va a genio, lo farò... ma tenetemi aggiornata. Grazie. >> Rispose senza controbattere Laurel,
per poi uscire di scena.
Non si sarebbe messa nuovamente alla pari di Ollie, si era stancata, ma soprattutto, era stremata giù di suo,
aveva realmente bisogno di recuperare...


[…]
 
 
I giorni passarono e come succedeva sempre nella loro squadra, casi su casi si accumularono tra di loro, mandando ogni membro in confusione:
primo , il caso del maestro di box di Laurel, che tentarono di incastrare, facendolo passare per un serial killer, secondo,
Roy che non era mai abbastanza lucido ultimamente, per via dei residui di Miracuru che lo avevano fatto diventare insonne, e terzo,
Roy che cominciò a sentirsi colpevole e si confessò per l’omicidio di Sara.

Ma Oliver non ci crebbe e così, dopo varie ricerche e test, ecco che Arrow si ritrovò accerchiato da vari membri della Lega degli Assassini,
(di cui si scoprì a far parte anche il suo amico di vecchia data, Maseo), capitanati naturalmente da Nyssa, la quale, in preda allo sconforto
e alla vendetta, diede un terribile ultimatum al Giustiziere:

“o avrebbe consegnato a suo padre, Ra's Al Ghul, l'assassino di Sara, entro 48 ore,
o la setta avrebbe iniziato a sterminare 50 abitanti di Starling City al giorno.”

 
 

[...]
 
 

Nel frattempo però, il periodo Natalizio arrivò, e Laurel, quella sera, aveva deciso di far visita a sua sorella, al cimitero,
portandole appunto, una stella di Natale. (Ricordava benissimo quanto Sara ci andasse matta)
Le raccontò tutti i fatti che le stavano capitando giorno dopo giorno, piangendo ovviamente, lacrime amare, quando improvvisamente,
si sentì richiamare da dietro; si voltò e la vide...

<< Thea! Che ci fai qui? >>

<< Vedo che abbiamo avuto lo stello pensiero...anch’io sono venuta a portare dei fiori a mia madre. Ma tu...con chi stavi parlando? >>
Chiese curiosa, la piccola Queen.
 
<< Con nessuno... a volte vengo qui per rilassarmi... >>
Cavolata.
Rispose la Lance, impaurita e confusa da quella situazione.
Non voleva, non doveva rivelarlo a Thea.
Era una promessa, un patto...non poteva romperlo.
 
<< Anche se Sara è ancora viva? >>
Domandò tranquillamente l’altra, sorridendo, mentre Laurel stava morendo dentro.
Gli occhi le bruciavano e non avrebbe trattenuto le lacrime ancora per molto.
Non ce la faceva.

Boccheggiò un paio di volte prima di riprendersi e scegliere cosa dire.
Ma niente, la sua mente si bloccò, proprio le parole che le si affievolirono in gola.
 
Thea vide la differenza.
Laurel iniziò a tremare.

<< Laurel, non preoccuparti, tranquilla, Sara sta bene! >>
Esordì la ragazza, afferrandole una mano, ma l’avvocato scosse la testa ed indietreggiò.
 
<< Non è vero, Theà. >>
Esordì balbettando.
Ora aveva timore.
Non voleva far del male a nessuno.
 
<< Sara è morta. >>
 
<< Come?... ma di che cosa stai parlando?! >>
 
<< Mentre tu eri via...è stata uccisa... >>
 
<< Per mano di chi? >>
 
<< Non lo so... ma l’ho seppellita qui. >>
 
<< Laurel... lo hai detto a qualcuno? >>
 
<< No... >>
 
<< A tuo padre? Alla polizia? >>
 
<< No... No, Theà, nessuno lo deve sapere. >>
 
<< E perché? >>
 
<< Vedi... l-la vita di S-Sara...era...complicata... e poi se mio padre scoprisse che è morta... sarebbe la sua fine...
Devi promettermi che non lo dirai neanche ad Oliver! >> Disse la Lance, stringendo i denti, ed afferrando le spalle della Queen,
che aveva cominciato a versare qualche lacrimuccia...
 
<< Si, certo, te lo giuro. Hai la mia parola! >>
 
<< Brava, piccola. >>
Fece l’avvocato, tirandola  a sé in un abbraccio, che l’altra subito ricambiò.
 
<< Mi dispiace tanto, Laurel... >>



[...]



Oliver, messo alle strette in quel modo, chiese quindi a Felicity di velocizzare le ricerche sul DNA portatogli da Caitlin,
estratto appunto dalla frecce che uccisero Sara, ma i risultati finali riportarono solo alla scoperta che non c'era nient'altro sopra di esse,
se non il SUO, DNA…
Quello di Oliver.
Esclusivamente quello di Oliver Queen.
E non avevano altro tempo a disposizione per trovare l’omicida.
Rimasero tutti scioccati da tale notizia, e così Oliver inizierà a sospettare che sia stato Malcolm Merlyn, come al solito, a volerlo sabotare,
di conseguenza a mettere il suo DNA su quelle frecce, in modo da incriminarlo di fronte alla Lega...
Non sarebbe stata la prima volta che Merlin mentisse spudoratamente al team.

Grazie ai controlli dell’Argus sui spostamenti aerei, Felicity trovò una pista sensata da seguire,
che riportò ad un atterraggio su una pista privata, partita la sera prima dell’omicidio, da Corto Maltese.
 
Oliver e Roy, dopo aver interrogato e recuperato un video di sorveglianza di quell’aeroporto privato, beh... si poteva dire che il peggio era in agguato dietro l’angolo...
 
Scoprirono tutti insieme, che Malcolm Merlin, si, aveva mentito e che quindi, era tornato a Starling City il 7 ottobre,
ma una sorpresa li ammutolì di colpo: non era da solo...era accompagnato inspiegabilmente da Thea.
 
Cosa ci faceva lei, con Merlin?
Perché Thea non glielo aveva ancora detto?
Che motivo aveva di tenerglielo nascosto?


Il team iniziò a discutere sulle varie possibili opzioni e spiegazioni ci fossero dietro a quel casino, ma la verità che poteva reggere di più fra le altre,
la suggerirono Felicity e Diggle dicendo ad Oliver che a quel punto, molto probabilmente, il DNA sulle frecce sarebbe potuto non essere il suo,
ma bensì quello di un suo parente stretto, alias...Thea.
Oliver non voleva crederci, non ci riusciva, ma dovevano essere obbiettivi davanti ai fatti.
Ma l’unica cosa che poteva dargli la conferma, fù andare successivamente a confrontarsi con sua sorella, in modo più bilanciato, pacifico, (caratteristiche che non sapeva per quanto tempo avrebbe controllato), ma ecco che, la verità che non avrebbe mai voluto sentire, gli si abbatté contro:

<< Oh, Oliver...Io avevo perso tutto ormai, e Malcom era l’unica persona su cui potevo contare...a parte te. >>

<< Io devo solo sapere cosa avete fatto tu e Merlin... >>

<< Ci siamo soltanto conosciuti meglio, tutto qui... >>
Lei continuò a camminare a decorare gli angoli della casa, con nonchalance, mentre lui...
Stava per perdere la pazienza...come poteva essere così... assente? Falsa?
Se non avesse visto con i suoi occhi quelle immagini su quelle riprese, beh...le avrebbe creduto.

<< Un paio di mesi fa, sei tornata anche tu in città, con lui? >>
Domandò crudo e diretto, inchiodando i suoi occhi in quelli della sorella.
Ma niente.
Il vuoto.
 
<< Noo. Ollie ti avrei chiamato se fossi tornata a Starling City, non credi?
Non mi sono mossa da Corto Maltese da Maggio. >>
Di nuovo.
Menzogne su Menzogne.
E in quel momento non potè che incolparsi.
Se in quella storia c’era un vero colpevole da crocefiggere era lui stesso.
Se solo si fosse comportato diversamente fin dall’inizio con la sua famiglia, se avesse detto almeno a loro, la verità su tutto,
se fosse stato sincero, veramente, forse anche Theà avrebbe appreso del buono ed invece... Oliver potè notare solamente quel lato,
quello peggior che aveva...essere appreso da sua sorella...

Quella per Oliver fù peggio di una coltellata, ed ora cosa gli rimaneva da fare per regolare o sistemare quella situazione?

Andò ad “interrogarla”, di nuovo, ma stavolta sotto le vesti del Giustiziere: ruppe la finestra con un calcio ed entrò dentro casa.
Thea finse di essere indifesa per poi lanciarcisi contro, e cominciando un botta e risposta di calci e pugni...
 
Oliver ci rimase, ancora.
Da quando combatteva così?
O meglio, da quando era capace di scagliare colpi?
 
 
[...]
  
 
<< Che strano...ho appesa sentito Thea e mi ha detto di essere stata aggredita da Arrow...ma tu lo sapevi già, vero Oliver? >> Fece Merlin,
entrando silenziosamente e con stile, al Verdant, dove Mr.Queen stava bevendo un sorso di schoct per alleviare il dolore ed i pensieri.
 
<< Sei stato tu! >> Esclamò con tono basso ma roco, Oliver.
 
Malcom annuì.

Ed Ollie non ci vide più nulla.
Lo preso per il collo e lo sbattè sul marmo del bar.
 
<< Avevo giurato di non uccidere più nessuno dopo la morte di mia madre...ma mi sbagliavo! >>

Tempestivamente il cellulare del Giustiziere suonò, segno che gli era arrivato qualcosa.
Malcolm gli suggerì di andarlo a vedere, ed il ragazzo eseguì.
 
L'ex-arciere della Lega tirò fuori il suo asso nella manica, mostrandogli appositamente il video dell'omicidio di Sara...


...

 
Sapere i fatti era un conto, ma vederli con i propri occhi...era un altro.
Il colpevole era proprio Thea.
Senza alcun dubbio.
Ma come aveva potuto?
Era davvero capace di togliere la vita ad una persona?
 
Gli spiegò di averla drogata con una speciale pianta di nome “Potura”, che rendeva le persone mentalmente manipolabili e che poi,
cancellava ogni ricordo dopo la sua assunzione.
Praticamente Thea non se ne sarebbe mai potuta ricordare, niente riguardante a quella sera...mentre era sotto l’effetto di quello schifo...
 
Oliver le provò tutte, a minacciarlo, a controbatterlo ma Malcolm svelò il suo piano, ovvero mettere Oliver di fronte a una scelta:

‘o lasciare che Ra's Al Ghul avrebbe scoperto da solo la colpevolezza di Thea per poi eliminarla,
o altrimenti, per proteggere la sorella, si sarebbe dovuto auto-accusarsi dell'omicidio di Sara,
presentandosi così, davanti al Demonio per un combattimento all'ultimo sangue;
esattamente come previsto dalle regole della Lega degli Assassini, per i colpevoli.’



In caso Oliver avrebbe perso, ovvero, avrebbe perso la vita in combattimento, secondo le famose regole,
tutti i peccati commessi dagli abitanti della città sarebbero stati perdonati, e quindi la Lega avrebbe smesso di cercare Malcolm.  
(...il vero carnefice...)


Oliver tornò alla sua base e, dopo aver salutato Diggle e Roy, parlò con Felicity; lei lo implorò di rompere quella sua promessa di non uccidere più nessuno e di togliere la vita a Ra's Al Ghul, ma Oliver rispose di non sapere se ne sarà in grado, però, in quel momento poteva dire di essere convinto solamente di due cose: la prima; che avrebbe fatto di tutto per proteggere sua sorella, e la seconda, che l’amava...amava la bionda con cui stava parlando esattamente in quell’istante.

Detto questo, Ollie lasciò Felicity senza parole e partì per il suo viaggio.
 
 

[...]

 

Raggiunto Nanda-Parbat, incontrò il Demonio e si consegnò.
Prestabilito il luogo per il combattimento in cima a una montagna innevata, iniziò lo scontro con Ra's; con Nyssa e Maseo in qualità di spettatori.
Quest'ultimo aveva provato a convincere Oliver a dire la verità sulla vera identità dell'assassino di Sara sperando di ottenere il perdono di Ra's,
ma Oliver era ormai deciso a combattere.
Come sempre testardo.

Durante lo scontro Oliver ebbe la peggio contro il capo della Lega che, dopo averlo colpito al collo e averlo ferito ad un fianco con la spada,
lo portò sul ciglio di un precipizio dove gli inflisse il colpo finale trapassandogli il petto con la spada...
Dopo aver recitato la preghiera della Lega, Ra's colpisce Oliver con un calcio facendolo cadere dal precipizio.


In punto di morte rivide il volto del padre e di sua madre, Thea che lo abbraccia appena tornato dopo 5 anni e il suo bacio con Felicity...



[...]
 
 

Il giorno dopo...a Starling City.
 
 
 
<< Ehi, com’è andato l’addestramento oggi? >>
Domandò una voce.
...Quella voce...
Possibile?

Laurel era appena uscita dalla doccia dello spogliatoio, si stava asciugando con l’asciugamano, tranquilla, spensierata,
per una volta dopo tanto... combattere la faceva scaricare, stare bene, ma quella quiete durò poco, perché quando voltò lo sguardo e incrociò
quegli occhi, sentì un fuoco colpirla sulle gote e un’agitazione invaderla completamente...

<< Che diavolo ci fai tu qui? Chi ti ha fatto entrare? >>
Domandò imbarazzata ed impacciata, sbrigandosi a coprirsi.
Sperò di non aver mostrato nulla e di aver fatto in tempo.
 
<< Oh, ti ho spaventata, dolcezza? >>
Fece la nuova arrivata.
 
<< No, mi hai presa alla sprovvista. E’ diverso. Di certo non potevo immaginarmi di vederti qui...senza... così... Senza preavviso. >>
Perché non sapeva come risponderle?
Perché si stava allarmando come mai prima?
Sapeva che non le avrebbe fatto del male...allora qual’era il motivo di quelle reazioni...strane?

<< Se aspetto il tuo invito allora... >>
 
Laurel non la lasciò finire:
<< Perché... lo vorresti? >>

E tutta quella sveltezza?
Da dove le era uscita?
 
<< Mmh... forse, chi lo sa. >>
Rimase vaga l’altra.

<< Beh...Non vedo perché dovrei inviartelo. >>
Tornò acida e sulla difensiva la Lance.
 
<< Comunque...ti vedo meglio... Sbaglio? >>
 
<< Non sbagli... o almeno, si, sono stanca ma vedo anch’io dei miglioramenti. Credo...spero... >>

<< Sto notando che ne sei convinta... >>
La beffeggiò l’altra, e Laurel arricciò il naso e corrugò la fronte, dispiaciuta.

<< Si, lo so, hai ragione, scusa... Io... >>

<< Ora ti scusi? Per così poco?...Sei strana, Laurel. >>

<< Lo so, Nyssa... E’ un po’ di tempo che... non so cosa mi sta succedendo. >>
Se ne uscì l’avvocato, passandosi l’asciugamano più piccolo sui capelli, dandogli una strapazzata.
 
Con quel gesto, visto che la Lance diede le spalle, l’assassina potè godere di un ottima visuale,
che non le dispiacque affatto, ma appena la bionda tornò a guardarla negli occhi, Nyssa dovette distogliere lo sguardo e far finta di niente,
anche se...Laurel notò qualcosa...
 
<< Ehm, io...Io sono qui e se... te la senti... >>
La figlia del Demonio cominciò ad arrossire e balbettare.

<< Tu? Hahaha, no, mi passerà, davvero. E poi adesso proprio non ne ho le forze.
Non riuscirei neanche a...concentrarmi. Comunque tranquilla, saranno i pensieri a farmi questo tipo di effetto... >>
A che cosa stava pensando poco prima?
A fare...COSA?
ODDIO.
Se ne sarà accorta?
Pensò.

<< Okay, va bene. >>
Sibilò la mora con la coda tra le gambe.
Si, era una dura, crudele spesso delle volte, ma anche lei aveva un cuore...

<< Ma ricordati che puoi contare su di me.  Anche se può sembrare strano... Siamo legate in un certo senso, no? >>
 
<< Farò finta di non aver capito il doppio senso...comunque ti ringrazio. >>
Fece acidamente Laurel, beccandosi un’occhiata ed un sorriso malizioso, che evitò e liquidò velocemente.

<< Prego...comunque ero venuta per...darti una notizia... >>
Tornò seria Nyssa, avvicinandosi forse anche troppo a Laurel; che di rimando indietreggiò leggermente e si andò ad appoggiare contro il metallo freddo del suo armadietto.
 
Sussultò per la temperatura.
 
Sia lei che Nyssa si fissarono dritte nelle iridi, rimanendo lievemente con la bocca spalancata.
Col fiato corto.
Tale travolgimento emotivo che si era dimenticata per qualche motivo le si era avvicinata così tanto e quale frase avesse detto per ultima. 
 
<< Ho...pensato... >>

<< Si?... >>
 
Laurel era stata drogata.
Si, sicuramente.
Altrimenti perché stava imbambolata in quel modo, davanti a quella donna?
Che le stava prendendo?
Quelle sensazioni che stava provando da dove provenivano?


L’unica cosa di cui era sicura, era che a breve il suo cuore sarebbe saltato fuori dal petto.
 

“Perdonami, Laurel.
Questo momento non lo avrei mai immaginato così.
Non per dirti questo.
Sarebbe dovuto essere diverso da così.
Perdonami, se puoi.”



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