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Autore: papayasorridente    19/11/2015    5 recensioni
Dio aveva perfettamente programmato tutto. L'anima di Dante sarebbe tornata sulla retta via e Beatrice avrebbe condotto la sua visita al Paradiso. Ma sorge un problema che Dio non avrebbe potuto prevedere.
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Beatrice, Dante Alighieri, Virgilio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Si Fas Est'
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Dio era molto frustrato.  
Insomma, lui aveva detto a mammina, che aveva detto a Santa Lucia, che aveva detto a Beatrice e Rachele… Aveva fatto un gran passaparola per niente.
Ma le intenzioni erano le migliori! Dopotutto se era Dio, era perché le buone idee venivano a lui.
Quando quella piaga di Beatrice (perché l’aveva accolta in Paradiso, perché?) era arrivata nel suo regno, il suo divino cuoricino si era stretto al pensiero del povero Dante Alighieri che l’amava tanto.
Dal suo scranno celeste vedeva quell’uomo di 30 anni, prima di andare a dormire, abbracciare la sua copia dell’Eneide e pregare che Beatrice, il giorno successivo, posasse almeno lo sguardo su di lui. Per anni era andato avanti a struggersi per quella snob montata che lo salutava per educazione e pietà, ricamando sopra a quei pochi cenni, un’appassionata storia d’amore.
A volte Dio, per tutto il Bene che provava per Dantino, si chiedeva come potesse essere tanto ammirato per la sua Vita Nova, in cui aveva racchiuso i suoi  sogni erotici su Beatrice. Beh, pensieri non proprio erotici (sia mai che Dantino sfiori solo la sua donna angelo!) ma sempre sogni erano.
Lui aveva fatto il possibile, manovrando il Caso e facendoli incrociare a fine messa, ma sua Altezzosità donna angelicata, con i suoi modi ‘Guardare e non toccare’, non facilitava proprio l’impresa.
Dannato libero arbitrio, magari potesse utilizzare gli umani come marionette! Anche se Dante non era proprio una bellezza californiana come Ken, almeno Beatrice e Barbie erano antipatiche uguali.
 
Fatto sta che, quando Bice aveva finalmente liberato il mondo dalla sua noiosa presenza, il suo povero Dante, dopo un primo periodo di depressione, in cui aveva letto e riletto il suicidio di Didone e su cui aveva scritto numerose fan fiction, si era dato alla pazza gioia.
Aveva scoperto che esistevano altre donne oltre Beatrice e molto più disponibili di lei e lui e il suo besty Cavalcanti puzzavano notte e giorno come una distilleria. E si lamentava pure che i fiorentini (a detta sua, uno più bastardo dell’altro) non apprezzassero le sue opere!
Dante aveva perduto la retta via e, dato che le Parche gli avevano rivelato che avrebbe scritto una luuuunghissima e gloriosissima opera sulla sua magnificenza, Dio meditò su come liberarlo dal peccato.
Quindi (ormai con Odisseo ed Enea si era abituato agli ospiti vivi) gli aveva concesso di visitare il suo bellissimo e gerarchissimo regno, sì, chiamando Madonna, Lucia e Beatrice.
E quale guida migliore dell’eccellentissimo poeta latino che nell’ecloga IV delle Bucoliche aveva annunciato la sua venuta?! E data l’evidente ammirazione (per non definirla ossessione) che Dante provava per l’autore mantovano, Publio Virgilio Marone gli era parsa un’ottima scelta.
Forse, all’inizio del viaggetto di Dante, il lavoro di Dio era partito male, dato che il suo protetto stava per essere sbranato da animali casuali, ma, finalmente, era comparso Virgilio.
E lì erano iniziati i problemi.
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Sapeva già che Dante idolatrasse il poeta latino (dopotutto dormiva con una copia dell’Eneide!) e forse il fatto che lo seguisse come un cagnolino adorante avrebbe potuto destare sospetti, ma quando il fiorentino iniziò a chiamare la sua guida ‘Dolce duce’, capì che c’era un problema.
Ma mai sarebbe riuscito a immaginare che i due si sarebbero follemente innamorati!
Stava placidamente bevendo thé, mentre Gabriele gli raccontava gli ultimi gossip terrestri, quando il suo best friend forever Lucifero, lo aveva chiamato per dirgli (metà sghignazzando metà masticando Giuda, Cassio e Bruto) che il suo protetto e il latino stavano amabilmente limonando di fronte a lui.
E Luci non era un bel vedere, quindi ignorare la sua orrida presenza per pomiciare era abbastanza allarmante. Il suo dolce Dantino, incapace con le donne e che sapeva solo comporre poesie di dubbio gusto sugli occhi di Beatrice e stalkerare ad oltranza la sua cotta, era, senza nessun preavviso, passato all’altra sponda!
Quando poi Dante aveva fatto una scenata di gelosia a Virgilio dal momento che si era lasciato impudicamente abbracciare da Sordello, il Paradiso intero aveva iniziato a shipparli convulsamente.
E adesso questo.
Beatrice lamentava la propria offesa con ogni santo o angelo che le capitava a tiro (perché l’aveva fatta entrare in Paradiso, perché?) e tutti se la ridevano alle sue spalle.
Quando, dopo due giorni di trepidante attesa, era giunto il momento per sua Altezzosità, di compiere la sua entrata trionfale nell’Eden, accompagnata da angeli, nubi di fiori e vestita in maniera discutibile (rosso e verde insieme? Oh, Dio doveva davvero chiamare Enzo Miccio) e un coro di voci pacchianissimo, Dante l’aveva elegantemente snobbata.
Lui e la sua nuova fiamma stavano ancora cercando di mettere in fila tutte le simbologie del corteo che era loro appena passato di fronte, Virgilio che pazientemente spiegava e Dante che pendeva dalle sue labbra.
Quando Beatrice era apparsa, il fiorentino ascoltava rapito la sua guida, annuendo ad ogni parola, senza aver minimamente percepito la sua vecchia cotta che lo fissava adirata.
“Dante!” Strillò la donzella con voce stridula. L’appellato si riscosse solo perché Bice non l’aveva mai chiamato per nome e stralunato si girò.
“Eh? Puoi aspettare un secondo? Virgi mi stava spiegan-“
“Come osi ignorarmi?” Lo interruppe la donna angelicata. “ Ti ricordo che ti facevi più pare mentali per me che per la morte di Didone! E per di più, tu mi idolatri e proprio quando io mi mostro in tutta la mia immaginifica magnificenza, tu chiacchieri con la tua celebrity crush?”
Dante stava per scoppiare in lacrime ad un così aspro rimprovero e Virgilio (in tutta la sua virilità di Parthenìas) difese l’amato: “Cara Bice, ormai tu non hai più diritti su Dantino. Io e lui ci apparteniamo”, disse guardando sdolcinato il fiorentino.
Beatrice si stava arrabbiando molto (cosa disdicevole per un’anima beata) al che scese dal cocchio per affrontare l’altra anima.
“Per chi è che Alighieri ha scritto la Vita Nova? Chi è che gli rallegrava la giornata con un solo cenno della mano? Chi lo ha salvato dalla depressione con un semplice incontro di fronte a una chiesa? È me che lui idolatra! Tu cosa hai fatto per lui?”
La sassy queen che era Virgilio si palesò: “Beh, io ho scritto l’Eneide. Che è e sempre sarà l’opera epica annoverata tra i capolavori omerici. Non mi pare che tu abbia composto le Argonautiche, quindi non disturbarti a fare a gara di magnificenza, perderesti.”
Bice rimase senza parole. Dante batté il cinque all’amato e i due ritornarono a confabulare, ignorando la beata, che come ultima spiaggia, invocò Dio.
Sua Altezza Celeste, Reggente del regno oltremondano e Creatore sommo del cielo e della terra e al momento molto seccato, apparve in uno sbuffo di brillantini.
“Pace in Eden alle anime con intenzioni omicide” Esordì, rimproverando Virgilio e Beatrice, che misero il broncio.
Dante era scioccato: “Tu-tu sei… Oddio! Seriamente, o mio dio!” e si prostrò a terra, salmodiando il pater noster.
Dio non aveva tempo per le preghiere imparate a memoria, aveva una questione seria da risolevere lui!
“Sì, sì, chiamami pure Papà, basta che ti alzi da lì” disse  a Dante. “E quanto a voi due”, aggiunse guardando Virgilio e Beatrice, “Ditemi qual è il problema.”
“Lui mi ha rubato l’ammiratore!” piagnucolò Bice.
Dio la liquidò con un gesto della mano. “Tu ami davvero Dante?” Chiese al mantovano.
Il poeta annuì e Dio chinò gravemente il capo. Cosa fare? Non poteva dividere quell’adorabile coppia, dopo tutte le sofferenze amorose che aveva sofferto il fiorentino a causa di Bice!
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Dio ci aveva rimuginato per ore. Aveva lasciato gli innamorati nell’eden a parlare delle loro cose da nerd poetici, mentre camminava su e giù nel suo ufficio.
“Ehi Papà!” lo salutò Castiel, uno dei suoi figli preferiti, “Cosa ti affligge?”
“Castiel, ho bisogno del tuo consiglio”, disse Dio. “Tu sei mai stato innamorato?”
L’angelo arrossì e annuì: “Perché me lo chiedi?”
“Vedi, uno dei miei scrittori preferiti ha preso una cotta per un essere umano vivo e io proprio non voglio dividerli così, lasciandoli in due mondi separati. Cosa potrei fare?”
Cas ci pensò su: “Beh, Dante non avrà un futuro molto felice, lo esilieranno dalla sua amata Firenze e… Oh no! Se gli permetti di restare con Virgilio, non potrà comporre quel glorioso poema in cui elogia il tuo regno!”
Dio scrollò le spalle: “Meglio così, già gli studenti del futuro dovranno tradurre l’Eneide, saranno meno stressati togliendo la Commedia dal loro programma.”
L’angelo aggrottò le sopracciglia:”Allora avrei una soluzione…”
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Dante era comodamente sdraiato sul lettino da spiaggia, mentre Virgilio gli spalmava la crema solare. Omero ormai parlava da ore della bellezza di Calipso che lo guardava male dalla sua sedia a sdraio, mentre Teocrito aggiungeva aneddoti casuali sulla terra dell’Arcadia.
Tante chiacchiere poetiche e mare cristallino. Non si stava poi così male nelle Isole dei Beati.
 
 
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