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Autore: 7vite    20/11/2015    1 recensioni
Dato che il manga si è bruscamente interrotto, lasciando tanti quesiti irrisolti e sollevando parecchi dubbi ho deciso di continuare la storia a modo mio.
Nella mia FF le storie di tutti i personaggi s'intrecciano in un vortice di emozioni e paure, restando quanto più possibile IC.
Hachi sarà impegnata con la ricerca di Nana, fuggita subito la morte di Ren.
I Blast si scioglieranno ed i membri del gruppo intraprenderanno strade diverse, ma non per questo metteranno un punto alla loro amicizia.
Dall'altro lato i Trapnest subiranno lo stesso destino: Reira sarà tormentata da un segreto inconfessabile che le cambierà la vita e Takumi per proteggerla farà diverse rinunce, esternando finalmente il suo lato migliore.
La storia si susseguirà alternando presente e futuro (4 anni dopo) e ogni capitolo verrà raccontato attraverso il punto di vista di qualcuno.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nana Komatsui, Nana Osaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hachi

Nana, ti riconosci nella persona che sei adesso?

 
       

***

-Stop! Buona. Accidenti Shin, non sapevamo che nascondessi anche il talento teatrale, c’è qualcosa che non sai fare?-
Esclamò il cameraman, allontanandosi dalla sua apparecchiatura.
Il regista era profondamente sorpreso e soddisfatto. Aveva sperato con tutto il cuore che quel ragazzo fosse tagliato per la cinepresa, lo voleva a tutti costi nel suo film, se non altro per approfittare delle milioni di fan che desideravano solamente rivederlo sulla cresta dell’onda. Shin sarebbe stato un’ottima fonte di guadagno, ne era certo. Il suo provino aveva superato di gran lunga le aspettative. C’era da lavorarci, quello sì. Possedeva già ottime caratteristiche, quali il carisma, la capacità di improvvisazione e la disinvoltura col quale si muoveva di fronte all’obiettivo, e questo facilitava il lavoro, ma non aveva ancora ben chiaro il concetto di “denudarsi” di fronte alla videocamera. Le espressioni facciali, la postura e il timbro della voce erano spesso in concomitanza tra loro, il personaggio che Shin interpretava era del tutto naturale. Aveva un unico difetto: non si spogliava. Sembrava che fosse avvolto da un alone, una pellicola, qualcosa che lo rendeva poco nitido, ma al momento questo non aveva grande importanza. Il regista era sicuro di poter scavare dentro il ragazzo, di poterne tirare fuori un ottimo attore. Per il momento, il suo bel visino, la fama di cui godeva già e il suo trascorso in galera gli avrebbero assicurato un rialzo degli ascolti.
Aveva anche deciso di modificare leggermente il copione, in modo da lasciargli più spazio. Non lo avrebbe pagato molto, almeno per il momento, o si sarebbe subito montato la testa. Sapeva bene come funzionava il cervello di quelli lì, gli davi un dito, e si prendevano tutto il braccio. Shin era scaltro, non avrebbe tardato a capovolgere la situazione a suo vantaggio se si fosse reso conto del potenziale che possedeva. No, andava un po’ scoraggiato.
-Suvvia, non esageriamo. Non è male, c’è da riconoscerlo, ma non credo che sia così talentuoso. Ho visto provini migliori. Ad ogni modo, sei sicuramente superiore a quelli che si sono presentati, quindi potresti anche ottenere la parte Troppo facile gareggiare così. Beh, come si dice in questi casi: le faremo sapere, signor Okazaki.-
Shin gli lanciò e lo stesso sguardo intenso che aveva rivolto alla videocamera poco prima, e il sorriso beffardo sulle sue labbra sembrava dire “accetto la sfida”. Una gallina dalle uova d’oro.
 
 
***
-Cos’hai intenzione di fare quando verrai dimessa dall’ospedale?-
Domandò Hachi, spostando le tende verso l’esterno, rendendo la stanza d’ospedale più luminosa.
-Tornerò a casa di mia madre. Non ho altra scelta.-
Ciò che avrebbe voluto chiederle in realtà era “cos’hai intenzione di fare con Ren?” ma le sembrò poco ortodosso porre la domanda in maniera così diretta.
-Ah. Come l’ha presa, a proposito?-
Reira sorrise.
-Ci credi se ti dico che non se ne è neanche resa conto? Mi è bastato indossare magliette larghe per nascondere la pancia, mia madre non si è mai accorta di nulla. Non è esattamente un’acuta osservatrice. Ha giustificato l’aumento di peso come “reazione alle medicine” che, detto tra noi, non ho neanche mai preso.-
-Ma… E come farai con Ren?-
Beh, a quel punto non poteva non domandarlo. Reira la guardò dritto in mezzo agli occhi, con un’espressione indecifrabile.
-Ren rimarrà con voi.-
Tacquero entrambe. Hachi si sforzò di leggere lo sguardo della ragazza. Era triste? Spaventata? O semplicemente confusa?
-Hai cambiato idea, riguardo all’adozione?-
-No… Certo che no, è solo che mi chiedevo se è davvero ciò che tu vuoi.-
Reira abbassò gli occhi, e adesso il suo stato d’animo era abbastanza chiaro.
-Voglio solo il meglio per lui. Io non sono in grado di crescere un figlio, me lo sento. Ho paura di prendermi delle grandi responsabilità, temo di non riuscire ad esserne all’altezza.-
Hachi si avvicinò alla ragazza e le prese la mano nella sua.
-Reira, nessuno di noi è perfetto, tutti commettiamo degli errori. Credi che io non abbia paura? Ne ho, e anche tanta. La maternità non è mai facile per nessuno. Mi terrorizza l’idea di fare un passo falso che potrebbe rendere mia figlia infelice, e allora ogni giorno cerco di fare del mio meglio. Satsuki mi sprona. L’arrivo di un figlio è una sfida, certo, ma di quelle che tirano fuori il meglio di te. Io mi sento una persona nuova. E poi sai? Quando diventi mamma, smetti di essere sola. Almeno, per me è così.-
Hachi guardava un punto impreciso sul pavimento, e Reira abbassò la testa in direzione di suo figlio. Il piccolo bambino biondo dormiva profondamente. Aveva scoperto di amare guardarlo dormire, o tenerlo tra le braccia, respirando intensamente l’odore della sua pelle. Le piaceva accarezzare la testa ovale, ricoperta da fini filamenti dorati. Quando Ren piangeva, se lo portava al petto e lo dondolava. Dopo pochi minuti lui smetteva, si stringeva al suo seno e rimaneva così, sereno.
Aveva sentito dire che i bambini riconoscono il battito del cuore della madre, perché sono stati abituati a sentirlo per ben nove- in questo caso sette- mesi. Forse per questo Ren si quietava quasi all’istante.
Ma lei non poteva crescerlo, perché ogni volta che lo guardava le tornava in mente Shin. Anche se quella creatura era troppo piccola per avere dei lineamenti facciali già definiti, Reira riusciva a vedere i tratti di Shin ovunque. Negli occhi grandi, nel naso piccolo e centrale, nelle labbra fini. Si chiese cosa vedessero le altre persone, quelle che non avevano Shin stampato a fuoco nella memoria.
Non poteva crescere quel bambino. Doveva, almeno per una volta, smettere di fare l’egoista e pensare al bene di qualcuno che non fosse sé stessa.
-Nana, non lo voglio perché per lui non provo nulla.-
Fu come se qualcuno le scagliasse addosso una pietra.
 
***
 
-Il figlio di Takumi e Reira? Incredibile.-
Era raro che Miu si sconcertasse per qualcosa, solitamente non lasciava che le emozioni avessero la meglio su di lei, quella notizia doveva averla veramente sconvolta.
-Già, non me lo spiego neanche io. Insomma, sì Reira ha sempre nutrito dei sentimenti piuttosto forti nei confronti di Takumi, ma credevo che lui non fosse mai stato interessato a lei, in quel senso.-
-Sì, conosco le vostre teorie. So anche però che Takumi è un incallito donnaiolo.-
-Già, ma Reira…. Insomma, ha rischiato di compromettere l’equilibrio dei Trapnest.-
-Stai davvero pensando alle sorti del gruppo?-
-Cosa vuoi farci? Sono un ex musicista anch’io.-
-Ad ogni modo, la cosa che più mi sorprende è la reazione di Nana.-
-Se ci rifletti bene, in fondo non è così strana.-
Yasu si portò le mani dietro alla nuca.
-Nana è una ragazza un po’ vecchio stampo, crede fermamente ai valori del matrimonio e della famiglia. E poi, immagina il dispiacere che darebbe ai suoi genitori, se si separasse da Takumi dopo appena un paio di mesi dal matrimonio. Rimarrebbe da sola, e con una figlia oltretutto.-
-Non mi dirai che pensi che Nana resti con Takumi solo per una sua convenienza.-
-No, non lo penso. In realtà credo che gli ideali di Nana siano più forti del suo orgoglio, tutto qui. E’ solo che mi spiace per lei, e per tutte le gatte da pelare che le sono state date in questi ultimi mesi. E’ una brava ragazza, Nana, solamente un po’ svampita.-
-Sono d’accordo con te. E’ semplicemente troppo buona, con alcune persone ci vorrebbe un bastone di legno.-
-Ad esempio con me?-
-Eh? No, ma cosa c’entri tu?-
-Non lo so, volevo solamente togliermi dei dubbi.-
-Ad ogni modo, sarà meglio che adesso torni in hotel e ti lasci lavorare in santa pace. Ci vediamo domani.-
Miu sollevò la sedia dolcemente e fece per alzarsi. Yasu le bloccò la mano.
-A proposito. Sai Miu? Questa cosa non ha senso. Ci vediamo solamente un paio d’ore al giorno, tu vieni a trovarmi, pranziamo insieme e poi te ne vai, se tutto va bene ci sentiamo al telefono e ci rivediamo l’indomani.-
Miu lo fissò in silenzio, non era certa di dove volesse andare a parare.
-E quindi? Cosa c’è di così sbagliato?-
-Niente, affatto. E’ solo che mi chiedevo… E se ti trasferissi nel mio appartamento?-

                                                                 
***
-Shin, sei stato fantastico!-
Misato aveva assistito al provino ed era entusiasta di quella performance.
-Tu dici? Il regista mi sembrava poco convinto.-
Rispose Shin scettico, accendendosi una sigaretta.
-Naa, quella è tutta tattica. Fidati di me, gli sei piaciuto!-
-Tu dici?-
-Ne sono sicura.-
-D’accordo, ti credo.-
Disse infine, sorridendo.
-Allora, Misato, facciamo un patto. Se ottengo la parte, ti porto fuori a cena.-
-Ci sto, ma solamente se posso scegliere io il ristorante.-
-Andata!-
Shin le porse una mano, e la ragazza l’afferrò energicamente. Si sorrisero reciprocamente.
-Sai cosa? Se tu diventassi un attore, io vorrei tanto farti da agente.-
-Attore? Suvvia, Misato, si tratta di una comparsa in un film di basso budget, non credi di volare un po’ troppo in alto con la fantasia?-
-E tu non credi d’essere un po’ troppo pessimista invece? E se questa parte fosse il trampolino di lancio? Ci hai mai pensato a questo?-
-No, non ci ho affatto pensato.-
-Visto? Sei sempre il solito cinico, perché devi essere sempre così cupo?-
-Perché quando ci si creano delle aspettative e queste non si realizzano, il colpo è più duro. Quando tieni tanto ad una cosa, hai troppo da perdere. E’ meglio non farsi delle illusioni, prendere la vita così come viene, consapevoli che tutte le cose belle sono destinate a finire… O a non iniziare.-
Misato s’immobilizzò. Non le aveva mai parlato in quel modo. Cosa c’era nel passato di quel ragazzo che lo rendeva così sprezzante nei confronti della vita? Lei era piuttosto realista, e nonostante la sua vita non fosse sempre stata rose e fiori, le piaceva di tanto in tanto abbandonarsi ad attimi di felicità e positivismo. L’indole negativa di Shin le sembrava eccessiva, specialmente per un giovane di quell’età. Promise a sé stessa che avrebbe fatto qualcosa per cambiarlo, per dimostrargli che il mondo non era affatto tutto nero.
Decise che l’avrebbe salvato.

***
Il sole stava tramontando quando Ren iniziò ad emettere dei lamenti. Aveva fame, presto avrebbe iniziato a piangere. Reira lo sollevò dalla sua culla e lo sdraiò tra le sue braccia. Si avvicinò alla finestra e iniziò ad allattarlo. Il bambino cercò il suo seno alla cieca, quando lo trovò si calmò. Reira sentì i muscoli del suo piccolo corpo rilassarsi.
Si chiese se in effetti fosse davvero lei la responsabile, o semplicemente il nutrimento che stava finalmente arrivando nello stomaco vuoto.
Rimase in piedi di fronte alla finestra per tutto il tempo della poppata, rifiutandosi di guardare il bambino dritto in faccia.
-Ah, i figli.-
Sospirò un’infermiera che era appena entrata nella sua stanza.
-Non si è mai realmente completa senza. Voglio dire, sì ci sono donne che vivono felici anche senza, ma semplicemente perché non hanno mai provato la gioia di tenere un pezzo della loro carne tra le braccia.-
-Un pezzo della loro carne?-
-Sì, insomma, si fa per dire, alla fine non si tratta di carne, ma di cuore. Questo diavoletto qui si è fatto spazio nel suo corpo, giorno dopo giorno, mese dopo mese. Mia figlia è stata il mio primo vero amore. Fino ad allora avevo creduto di aver amato intensamente solo mio marito, ma mi sbagliavo. Madri e figli si amano sin dal primo sguardo. Questo piccoletto qui è una benedizione, mi creda. Noi donne siamo così fortunate, siamo state create in modo da poter donare la vita. Li facciamo nascere, li cresciamo, li educhiamo e insegniamo loro come stare al mondo. E, anche se un giorno loro prenderanno la loro strada, resteranno per sempre nel nostro cuore. Il figlio è la gioia più grande di una donna, a mio parere. Posso vederlo, a proposito?-
Reira non ebbe il tempo di rispondere, che l’infermiera stava già toccando la testa del piccolo Ren.
-Che amore di bambino, un capolavoro! C’era da aspettarselo dopotutto, lei è una donna veramente bella.-
-Cosa? Trova che mi somigli?-
-Ma è naturale! I suoi stessi occhi grandi, il nasino piccolo piccolo che sembra quello di una bambola di porcellana, e le labbra sottili ma ben definite. Potrebbe lasciarlo in nurseria di là, e chiedere a qualcuno di indovinare quale sia il suo fra i tanti, e quello non avrebbe alcuna difficoltà. Adesso, mi scusi, ma devo continuare il mio giro, le ho già rubato fin troppo tempo.-
La donna si allontanò con passo svelto, alzando la voce per fermare uno dei medici che passeggiava in corsia. Reira abbassò lo sguardo e guardò di nuovo Ren. Studiò per bene i tratti somatici del bambino, e quasi non scoppiò in lacrime quando, per la prima volta,  ci si riconobbe.
 
 
 
  
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