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Autore: Eiry    20/11/2015    1 recensioni
Una nuova minaccia incombe sulla terra, e Stark decide di reclutare un nuovo membro per aiutarlo a capire le intenzioni del consiglio. Si tratta di Iris, una scienziata dello Shield amica di Bruce Banner. La ragazza non solo si rivelerà un ottimo aiuto ma sarà decisiva nella lotta contro la vendetta di Thanos.
Genere: Avventura, Guerra, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bruce Banner/Hulk, Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Iris è una di quelle ragazze che amano la solitudine la maggior parte del tempo. Le piacciono le persone, le piace aiutarle, ma non si sente mai del tutto a suo agio in compagnia.
E’ come se fosse costituita di un elemento sconosciuto che respinge tutti gli altri. Se avesse dovuto definirsi parafrasando si sarebbe detta una spiga d’orzo in mezzo ad un campo di granturco.
Iris è anche una di quelle ragazze che non fanno mai le cose ben fatte, nonostante le più che onorevoli intenzioni.
C’è sempre qualcosa di profondamente sbagliato alla fine, qualcosa che complica tutto, anche le cose estremamente semplici.
Per questo adesso si trova a lavorare per lo SHIELD, quando il suo obiettivo era diventare una ricercatrice di successo.
Vuole fare scoperte che rendano il mondo migliore, che lo cambino. E lo fa, certo, ma non nel modo in cui l’ha immaginato.
Lavorare per una simile organizzazione spesso ha più pro che contro, e anche volendo, non sarebbe più riuscita a tirarsene fuori.
Sospira, passandosi una mano fra i capelli palesando la stanchezza che le grava addosso.
“Ancora qui? Ma te li pagano gli straordinari bellezza?”
Si volta, sorridendo vagamente esasperata verso l’uomo appena entrato. Sta sgranocchiando noccioline, noncurante, ma le occhiaie pronunciate tradiscono la sua stanchezza.
“E a lei li pagano signor Stark?” ribatte conscia della risposta. Fury è nervoso. E quando Fury è in quello stato di inquietudine a nessuno è concesso riposare, ne reclamare gli straordinari. D’altronde uno come Tony Stark non ha certo bisogno di soldi. Lei invece sì, dannazione.
Cerca di non pensare alle bollette in ritardo, o alla retta dell’università da saldare, e torna a concentrarsi sui suoi calcoli.
“Nah, la mia ricompensa è il bene superiore” risponde sedendosi di fronte a lei, i piedi poggiati sulla scrivania. Cerca di ignorare il suo sguardo insistente poi decide di abbandonare definitivamente il suo lavoro.
“Che c’è?!” sbotta, sforzandosi di non essere troppo brusca.
“Mi chiedo perché una ragazza bella e intelligente come te passi tutto il suo tempo chiusa in un laboratorio. Questo… dovrebbe essere vietato da qualche legge”
“Semplice signor Stark, per il bene superiore”
Ride, pressando la schiena contro la sedia, portando leggermente indietro la testa. “Sei anche simpatica. Com’è che non abbiamo mai chiacchierato prima?”
“Perché lei non viene mai quaggiù. A proposito… cosa ci fa quaggiù?”
“Cercavo il Dottor Banner”
“Oggi Bruce non è venuto al lavoro” spiega, non potendo nascondere una certa preoccupazione. Conosce bene il dottore. E’ davvero strano che non sia venuto.
“Oh… noto una certa preoccupazione… non è che abbiamo un debole per il caro dottore…”
Arrossisce, guardando l’uomo con disapprovazione. “Bruce ed Io siamo amici” spiega “non è da lui mancare al lavoro”
“Parla molto di te” le racconta alzandosi, appallottolando il sacchetto vuoto e gettandolo nel cestino, facendo centro. “che ne dici di accompagnarmi a trovarlo…?” blocca la frase a metà, facendo un’espressione concentrata come a voler ricordare qualcosa.
“Iris, mi chiamo Iris” comunica annuendo, sfilandosi il camice e gettandolo con noncuranza sulla scrivania.
E’ un po’ nervosa all’idea di andare con Stark, ma infondo è stato gentile a proporglielo. Il Dottore ha un monolocale in periferia, che utilizza unicamente per dormire. Quando lo va a trovare c’è a malapena lo spazio per sedersi. Si chiede come faranno a stare in tre in quel posto, ma è solo una preoccupazione passeggera, mentre il dubbio che Bruce possa aver avuto una crisi le stringe la bocca dello stomaco.
Lei non ha paura di Hulk.
Non è quello, il punto. Il punto è che ogni volta che appare senza il consenso del Dottore, lui si chiude in uno stato di tacita depressione e Iris non sopporta proprio di vederlo in quello stato.
“A cosa pensi? Non ti facevo così silenziosa…”
Alza lo sguardo, puntandolo sul moro al volante sentendo una leggera fitta di ansia. “Guardi la strada” prega, aggiungendo “mi perdoni. Sono solo preoccupata”
“Starà benone. Bruce tende a fare il melodrammatico. Sai tutta quella storia del mostro, eccetera eccetera. Scommetto che ti sei fatta coinvolgere. Lui è quello che è, dovrebbe imparare ad accettarlo. Non puoi controllare qualcosa che rifiuti di prendere in considerazione”
“Non parlerebbe così se fosse al suo posto. Lei indossa una semplice armatura, non è la stessa cosa”
“No, certo” conviene pacato, gli occhi fissi sulla strada. “ma Hulk non è nient’altro che una parte di Bruce e gli ha salvato la vita un sacco di volte”
Decide di lasciar stare, volgendo lo sguardo al finestrino osservando i palazzi sfrecciarle davanti agli occhi. Si chiede a quanto stiano andando e decide di non volerlo sapere. Arrivati scende dall’auto e alza lo sguardo verso la finestra. La luce è accesa realizza con sollievo, e solo in quel momento torna a dare attenzione al suo insolito accompagnatore seguendolo su per le scale. Suona alla porta ma non c’è alcuna risposta così ritenta, anche se sa che non avrà successo nemmeno questa volta.
Il sospiro di Stark è quasi esasperato.
Le fa cenno di scostarsi e bussa con forza urlando ignaro del regolamento di condominio, e della buona educazione. “Bruce apri la porta dai! Ci stiamo gelando qui fuori! C’è la tua collega carina, è venuta fin qui per te. Ti ricordo che ho le chiavi, e non vorrei proprio aprire e trovarti impresentabile, specialmente perché c’è una donzella, e…”
Si interrompe perché la porta si apre, e la faccia stralunata di Bruce appare dall’uscio. Fa scivolare lo sguardo da Stark a lei e viceversa, imperscrutabile. “Siete venuti insieme?”
Sembra sorpreso. Beh, conoscendola chiunque ne sarebbe rimasto stranito. Lei non è il tipo di ragazza che accetta un passaggio da uno come Tony Stark nemmeno quando c’è di mezzo un amico comune. Sorride, cercando di apparire disinvolta.
“Sì, eravamo preoccupati. Non è da te mancare al lavoro”
“Io non ero preoccupato” la contraddice il moro porgendo al Dottore un plico. “mi serve che tu dia un’occhiata a questi”
Bruce afferra i fogli fissandoli assorto, infilandosi gli occhiali. “Entrate” dice precedendoli. Iris fa per seguirlo ma si ritrova in una buffa danza con Stark, nella titubanza di chi dovesse entrare per primo. Sente le guance prendere fuoco e si scosta nervosa, dicendo “Scusi, vada per primo”
“Prima le belle ragazze. Dammi del tu, non sono così vecchio”
Scruta quegli occhi castano scuro, chiedendosi cosa significhi quel perenne sorrisetto sornione che gli vede stampato in faccia. Spera che davvero non creda che lei si sia presa una cotta per Bruce perché non è così. Lei adora Bruce. E’ sempre così gentile, così premuroso… è come un padre. Lei non ha mai avuto un vero padre. Scuote appena il capo ordinandosi mentalmente di finirla ed entra, ritrovandosi in quella famigliare stanza rettangolare.
Bruce è seduto sullo sgabello vicino al bancone stile bar, che poi sarebbe il tavolo/scrivania/tavolo da lavoro di casa sua. Legge concentrato, gli occhi scuri che scorrono da sinistra a destra e viceversa, veloci. Si siede sul letto in silenzio osservando Stark entrare e poggiarsi distrattamente contro il muro, braccia conserte. “Non credo sia un buon segno” dice gli occhi fissi sull’amico.
“Thor si è fatto sentire?”
Thor. Il Dio del tuono. Tutte le volte che lo sente nominare la sua parte razionale emette uno sbuffo di incredulità.
Da quando lavora allo SHIELD si è trovata spesso a doversi ricredere. Ha perso molte certezze, e si è abituata a credere che tutto sia possibile, ma l’idea di un Dio capace di controllare i tuoni, alieno e immortale è davvero troppo per la sua indole razionale.
“Non ancora”
“Iri, potresti darci un’occhiata?”
Alza lo sguardo, tornando al presente, fissando l’amico stranita. “Io?”
Sorride, sfilandosi gli occhiali con lentezza. “Sì, tu. Mi farebbe piacere una tua opinione a riguardo” risponde pacato alzandosi e andandole incontro. Le poggia i fogli in grembo e lei abbassa lo sguardo sentendo il cuore impennarsi per l’emozione e l’ansia.
Quei calcoli erano i più sensazionali che avesse mai visto e anche i più preoccupanti. “Questo tipo di radiazione non è affatto naturale. Qualcosa interferisce con il nostro equilibrio, qualcosa di più potente dell’inflazione, se distorce in questo modo l’elettromagnetismo. Qualcosa come il tesseract” comunica, anche se sa che il collega lo sa perfettamente.
Si chiede perché voglia coinvolgerla e non può impedire a se stessa di provare un po’ di sospetto. Lei non fa parte del progetto Avengers. Lei è una normale scienziata, almeno da contratto e non è certa di poter aver accesso a quelle informazioni. Perché fargliele visionare?
Alza lo sguardo sul dottore, seria. “Sei strano. Perché chiedere il mio parere su un’anomalia che sei perfettamente in grado di identificare?” chiede senza girarci troppo intorno.
Lui allarga impercettibilmente lo sguardo, preso in contropiede, poi le sue labbra si piegano in un leggero sorriso, più di circostanza che altro.
“Credevo potesse interessarti”
“Non sono autorizzata a visionare i dati del progetto Avengers”
“Quelli non sono del progetto. Vengono da casa mia” interviene Stark avvicinandosi. “Bruce, non mi avevi detto che era così brava”
Si alza, sentendo un nervosismo che non desidera esternare. Non vuole condividere con loro le sue riserve sugli Avengers, o meglio, le sue riserve sul consiglio e su Fury. Vuole solo esserne lasciata fuori.
“Io… ho fame. Credo che andrò adesso. Sono contenta che tu stia bene… mi hai spaventata” dice, già di spalle, diretta verso la porta.
“Aspetta…”
E’ Stark a parlare mentre a passi svelti cerca di raggiungerla. Si ferma, voltandosi in attesa. Il moro le sorride ammiccante. “Se hai fame, possiamo andare a mangiare qualcosa tutti insieme. C’è un bel posto qui vicino. Vorrei farti una proposta”
Fa per rispondere ma Bruce la precede dicendo “E’ un’ottima idea, anche io muoio di fame”
Sospira, cedendo, dicendosi che infondo una cena non può fare alcun danno. Inoltre ha per davvero fame. E’ dalle due del pomeriggio che non mette qualcosa sotto i denti.
Si trova in un ristorante piuttosto sfarzoso adesso e si sente come un pesce fuor d’acqua. Guarda le sue converse, salendo fino alla maglietta rappresentante la tavola periodica.
Non vuole nemmeno pensare ai suoi capelli, proprio no, perciò fa un leggero sorriso al miliardario chiedendo. “Che genere di proposta?”
“Mi sembra di intuire che non sei una grande fan di Fury e credimi, non lo sono nemmeno io. Tendo a essere piuttosto diffidente specialmente quando si tratta di un’energia ad alto potenziale bellico come il tesseract”
“Il tesseract è stato riportato su Asgard, no?” domanda e il suo interlocutore le lancia uno sguardo carico di significato.
“Sì. Ma tutte le armi che lo SHIELD ha creato grazie alla sua tecnologia sono funzionanti. Fury si è rifiutato di distruggerle, o meglio, il consiglio ha vietato a Fury di farlo. Così ci ritroviamo con circa un migliaio di prototipi che al loro interno contengono buona parte di quell’energia e sappiamo tutti come si comporta in caso di attivazione. Come sappiamo che possono essere rintracciate a distanza. E anche controllate, all’occorrenza”
“L’energia di quelle armi è insufficiente ad aprire un portale” dice, aggrappandosi a quella confortante quanto labile certezza.
“Questo non possiamo saperlo. Quei picchi di radiazione sono stati riscontrati proprio nei pressi della nostra base in Arizona, che guarda caso è dove sono state depositate le armi” si stravacca sulla sedia, addentando un grissino. “coincidenza? Non so tu, ma io non credo alle coincidenze”
“Avete avvertito Fury dei picchi?”
“No. Appena Jarvis ha rilevato i dati mi sono precipitato da Bruce per una consulenza. E ho trovato te. E nemmeno questa è una coincidenza”
Corruga le sopracciglia castane, stranita. “Chi è Jarvis?”
“Il mio maggiordomo” risponde con indifferenza, usando il grissino come fosse un sigaro. Nella mente di Iris si forma l’immagine di un maggiordomo stile Alfred, e non può fare a meno di comparare il miliardario al supereroe dei fumetti e sente una risata solleticarle la gola.
La sopprime, dicendosi che deve fare la persona seria anche se guardando l’uomo seduto di fronte a lei la parola serietà le sembra davvero forte.
“Potresti lavorare anche per me, privatamente. Sto progettando una fonte di energia pulita e inesauribile. Scommetto che è un progetto molto più esaltante che elaborare dati statistici di dubbio impiego”
Annuisce ancora prima di realizzarlo e Tony sorride trionfale, afferrando il bicchiere di birra scura. “Bene. Adesso che sei una mia dipendente posso parlare liberamente” afferma in tono furbo, per poi voltarsi verso Bruce. “credo che il mostro brutto e cattivo con cui Bambi si era alleato, stia tramando di attaccare la terra, e di vendicarsi”
Iris sente i polmoni svuotarsi per la sorpresa e la paura, mentre i suoi occhi si fissano in quelli dell’amico, in attesa della sua reazione.
Ricorda gli eventi di appena un anno prima e spera di non trovarsi mai più in una città invasa da alieni rettiliani e crudeli, bloccata sotto un cumulo di macerie della metro, senza sapere se ce l’avrebbe fatta o meno.
Aveva detestato quel senso di impotenza e terrore, e l’idea che quell’inferno potesse ripetersi…
“Intendi… dire che i Chitauri stanno tornando?”
“Tu hai ricevuto l’addestramento da agente, vero?”
Si chiede se sia una domanda o un’affermazione e si chiede che importanza possa avere. “Si. Sono stata addestrata per un anno e mezzo ma poi ho chiesto di far parte del reparto di ricerca”
Adesso gli occhi di Stark sembrano dire molte cose e sembrano più consapevoli di quanto l’uomo voglia palesare e Iris capisce una cosa così ovvia che si sente una stupida per non esserci arrivata prima.
Tony sapeva che Bruce non era al lavoro. Era andato in ufficio per cercare lei.
Perché il miliardario non crede alle coincidenze e ha bisogno di un membro neutrale. Di una spia nella sezione scientifica, e di un alleato.
E Bruce deve avergli parlato di lei.
Istintivamente sposta lo sguardo sull’amico, leggermente ammonitrice. “Avevate programmato tutto?!”
“Non potevamo correre il rischio di avvicinarti in ufficio.” le spiega il dottore calmo, sorridendo alla cameriera che è arrivata con le loro ordinazioni.
“Doveva sembrare un incontro casuale, e dovevo fare in modo che mi seguissi. Fury non si fida di me” continua Stark, solo dopo la scomparsa della cameriera.
Adesso non è più tanto sicura. Non vuole trovarsi tra lo SHIELD e la Stark Corporation non vuole essere una spia.
“So cosa pensi. Ma non ti avrei coinvolta, se non fossi quasi certo che qualcosa non quadra. E tu sei l’unica di cui mi fidi”
“D’accordo. Cosa devo fare?”
“Solo il tuo lavoro, e tenere gli occhi aperti” risponde Tony tagliando con calma la sua pizza. “tu possiedi molte più informazioni di Bruce e sei in contatto con i laboratori interni. Se noti qualcosa di strano non devi fare altro che dircelo”
Si trova ancora una volta ad annuire, per poi iniziare a mangiare. Forse è quello che aspetta da una vita, la svolta decisiva. Con la Stark Corporation potrebbe fare cose davvero utili, giuste.
Resta silenziosa, ascoltando i due scherzare amichevolmente. E’ stupita della loro amicizia. Sono così diversi che quasi non ci crede che possano andare d’accordo. Stark sa essere così irritante alle volte… e Bruce così facilmente irritabile…
Però sembra che gli faccia bene l’amicizia del miliardario. Sorride di più, in sua compagnia, sembra felice. Discutono di cose futili come se la minaccia di un attacco alieno fosse improvvisamente priva di importanza, come se ci fossero abituati.
Quel pensiero le da una fitta ma la ignora continuando a mangiare la sua margherita anche se lo stomaco è davvero poco collaborativo.
Arriva l’ora di tornare a casa ed è quasi sollevata. E’ stanca, e vuole elaborare la serata, ragionarci lucidamente a mente riposata, l’indomani mattina.
Stringe il dottore in un abbraccio e sorride al suo nuovo ‘capo’. “Buonanotte”
“Quasi dimenticavo, tieni. Per qualsiasi cosa chiama. E’ un contratto illimitato”
Fissa l’i-phone nelle mani di Stark, assorta. Pure il cellulare aziendale, fantastico.
Lo prende sorridendo. “D’accordo allora… a presto. Ci vediamo domani, Bruce” e detto questo si volta, cercando di ricordare quale strada portasse alla metro ma si sente afferrare.
“E’ tardi, resta da me”
Il versetto idiota di Stark le fa andare il sangue alle guance. “A me non chiedi mai di restare la notte” si lamenta, sornione e fintamente offeso.
“Perché tu russi” ribatte tranquillo il Dottore per nulla turbato, evidentemente abituato alle battutine maliziose e sarcastiche.
“Vabbè, vi lascio alla vostra intimità” dichiara salendo in macchina, marcando l’ultima parola volutamente. Si volta, e dopo un ultimo sorriso parte a tutto gas, decisamente oltre il limite consentito.
   
 
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