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Autore: Ami For a Dream    21/11/2015    2 recensioni
Sono io quello che stai costringendo a danzare, vivere senza controllo è doloroso, mi sembra di non poter respirare, soffoco, si ripete più volte fino a che resta solo la “culla di un gatto”.
Continua a fuoriuscire dalle tue labbra socchiuse, sempre più, riconosco quel sospiro...
Stasera la morte si prende gioco di qualcuno del quale non conosce nemmeno il nome, questa ferita aperta gocciola con un affetto fuori luogo.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Reita, Ruki
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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My life was to love you.

 

 

 

Respiro a fondo alzando lo sguardo dallo schermo del telefono, al vetro della grande finestra. Finalmente è arrivato il vero autunno e non quella sottospecie di prolungata estate, che ha caratterizzato questa stagione. Ormai tutti lo sapranno che non amo il caldo e questa estate, ne ha fatto davvero, ma davvero tanto; fin troppo per i miei gusti decisamente opposti. Non che ami spassionatamente il freddo pungente, ma sicuramente lo preferisco a quel caldo straziante e lacerante che ogni volta mi uccide.

Senza ombra di dubbio, l'estate potrei considerarla come una pace dei sensi per lo spirito, mettendo da parte il caldo ovviamente, quel caldo che ti fa sudare ad ogni minimo movimento, quello che non ti fa dormire la notte o che mi toglie ogni parvenza d'ispirazione. È davvero una tortura per me, non riuscire a scrivere nulla, niente, come se la mia testa fosse un'enorme recipiente vuoto dove ogni minimo rumore è libero di riecheggiare indisturbato. In quei casi provo a camminare in strada, in genere aiuta il mio cervello osservare la città in movimento intorno a me, oppure accendere il televisore e vedere i telegiornali, programmi e qualsiasi cosa possa premere quel tasto che porta in vita il mio lato creativo. Ma davvero il canto delle cicale, incessante e quasi ipnotizzante non aiuta, così come le facce sorridenti delle persone rallegrate dai raggi solari, o quel caldo che mi costringe a cambiare maglia anche quattro volte nel giro di una giornata; no davvero, vorrei fare quattro chiacchiere con chi ha avuto la genialità d'inventare l'estate, non si poteva passare dalla primavera all'autunno?

A quanto sembra no...

Ma ora non è più un problema, i miei occhi restano incantati ad osservare le gocce di pioggia che s'infrangono sul vetro e lentamente scivolano via, ormai troppo stanche per ribellarsi ad ogni cosa e si lasciano trasportare ovunque il mondo abbia deciso. Hm, è proprio di questo che la mia mente ha bisogno per creare, il cielo plumbeo, la pioggia che cade e come ciliegina sulla torta metterei anche un bel mare in tempesta; così avrei tutto ciò che mi occorre per avere un'immagine da cui partire. Spesso mi viene chiesto come scrivo e creo i testi delle canzoni, ma non è un processo facile da spiegare; come potrei tradurre a  parole ciò che la mia mente vede ascoltando un rumore, o i miei occhi cogliere una sfumatura di grigio nel cielo per tramutarla in una sensazione che a sua volta viene trasformata in parole?

Sarebbe un arduo compito il mio in quel caso, far comprendere a chi non comprende già come sia essere così creativi. So che molti dei nostri fan lo capiscono questo processo, ognuno a suo modo ma lo capisce con il cuore, tuttavia, penso che molti di loro non sappiano di cosa parli in questo momento. Va benissimo così; per molti di loro io sono la voce che urla per loro, lo sfogo che non possono permettersi di concedersi nella loro vita reale ed io, sono ben lieto di essere quello sfogo. Loro mi hanno permesso di arrivare qui, dove io posso essere ciò che ho sempre saputo di voler essere “Ruki”, senza di lui io non sarei che un uomo semplice e comune, schiacciato dalla quotidianità e forse senza più speranze per il futuro. Invece sono qui, nei panni di Ruki per una sera ancora, pronto ad incontrare un'altra folla di fan che attende di fronte al palco; sono entrati come sempre con tutta calma, pregustandosi le due ore di spettacolo che inizieranno a breve; tutti insieme sotto lo stesso cielo, ad urlare il nostro disappunto a questo mondo che non ci comprende a fondo. A volte mi chiedo se lo sappiano quanto li ami, quanto il loro supporto per me sia così essenziale, il loro giudizio determinante.

Una mano si posa sulla mia spalla, sposto lo sguardo su Kouyou che si trova in piedi al mio fianco « Tutto bene Taka? » mi chiede, lui è sempre molto attento ai cambiamenti d'umore di ognuno di noi.

Sorrido « Sì, tutto bene, mi ero perso in qualche mondo parallelo » scherzo, ma sa bene quanta verità ci sa in queste parole. La mia testa potrebbe vivere in un mondo fantasioso per giorni, senza bisogno di tornare alla realtà.

« Bene » sorride dolcemente ed io lo ricambio volentieri, il nostro rapporto è così solido che non saprei più vivere senza di lui. È anche grazie a lui se sono diventato Ruki, lui che non ha smesso di credere di poter riuscire a sfondare, lui che mi ha tolto da dietro una batteria per piazzarmi di fronte ad un microfono, ricordo ancora come batteva forte il mio cuore quel giorno; io che non avevo mai provato la sensazione di essere osservato e di essere messo al centro dell'attenzione, ora non potrei farne a meno invece.

Ne sono cambiate di cose nel corso di questi lunghi anni, così tante da mettere paura. Non siamo più ragazzini che giocano a fare i musicisti, ma uomini che amano ciò che fanno per vivere, anche se molti ancora credono che sia un gioco di bambini mai cresciuti.

Osservo Kouyou raggiungere il divano, dove sono seduti Akira e Yutaka, iniziano a parlare ma non mi concentro per ascoltare i loro discorsi, mi soffermo ad osservare invece le loro movenze, i sorrisi che inevitabilmente esplodono quando sono insieme.

Nella stanza entrano ed escono una miriade di persone, ognuna con il proprio compito da portare  termine, se solo una dovesse sbagliare, potrebbe essere compromesso il live e nessuno vuole incappare nella furia del riida; per questo tutti sono molto attenti a ciò che fanno. Sono cosciente che a volte potremmo dare l'impressione di essere persone pesanti ed eccessivamente puntigliose, ma come siamo rigorosi con noi stessi, lo siamo anche con il nostro staff; tutto deve procedere con assoluto rigore, altrimenti sarebbe tutto inutile.

Le dita di Kaolu premono leggermente sul mio mento per farmi voltare, oggi non gli sto rendendo il lavoro facile e me ne dispiaccio « Scusa » sussurro sorridendo.

Anche lui sorride « Nulla Taka, c'è qualcosa che non va? » non so se questa domanda mi si sia stata porta per via di Kouyou, o se davvero dal mio volto traspare qualcosa a cui sto cercando di non pensare. Non voglio che qualcuno lo capisca, non voglio che si veda che non riesca a non pensare a lui.

« No, credo che sono solo impaziente di salire sul palco » con le dita sistemo la stoffa nera della tunica.

« Non manca molto, resisti ancora un poco » poggia il fondo schiena sul ripiano di lavoro, pennello in una mano e mi guarda sorridente.

« Ce la posso fare se mi impegno » rispondo, cercando di celare dietro una maschera ciò che la mia testa vuole.

« Chiudi gli occhi, così finisco di prepararti » torna ritto in pedi e io ubbidisco, vorrei fumarmi una sigaretta, ma fino a che sarò costretto su questa sedia sarà impossibile per me alzarmi, quindi farò il bravo e lo lascerò lavorare.

Vorrei distrarmi in qualche modo, ma con gli occhi chiusi è così semplice per me isolarmi e permettere alla mia mente di vagare indisturbata tra le valli desolate che ho dentro la mia anima. Vedo le ombre del passato muoversi dentro di me e riesco a cogliere l'essenza di ognuna di loro, implacabili e ingorde di bere altro sangue dal mio cuore. A volte le lascio fare, come quando i ricordi mi assalgono la sera, strappandomi il sonno e lasciandomi sveglio e tremante nel letto.

Ci sono stati momenti molto dolorosi nella mia vita, alcuni subiti in prima persona, altri invece solo come spettatore da lontano; ma se qualcuno mi chiedesse quale tra questi sia stato quello che ha inflitto i maggiori danni, non esiterei a rispondere.

Era sera, ed io ero molto piccolo quando sentii alla televisione della morte della povera Furuta Junko, ne fui così straziato che ne scrissi poi una canzone; Taion. Quella fu uno dei momenti più dolorosi della mia vita, scoprire quanto male potessero arrecare gli esseri umani. Kouyou non manca mai di dirmi che sono una persona fin troppo sensibile, che se non imparo a controllare queste emozioni, non smetterò mai di soffrire; ma non è semplice zittire se stessi.

« Douka hidoi yumedato kotaetehoshii, Doredaka sakebi modae kurushimebaii, Douka hidoi yumedato oshiete hoshii, Saigo ni mouichido dake warattemitai »* sussurro.

Tuttavia, non è lui al primo posto e nemmeno quando i miei genitori stanchi di me e dei miei continui “capricci” li chiamavano loro, mi hanno sbattuto la porta di casa in faccia; intimandomi di cambiare atteggiamento o di non tornare in casa loro e di smetterla di considerarli come genitori. All'inizio avevo pensato scherzassero, che presi dalla rabbia del momento avessero esagerato, doloroso fu scoprire invece che non solo erano seri, ma che al mio rifiuto di abbandonare il mondo della musica, avevano deciso di diseredarmi del tutto. Senza un soldo in tasca, senza una casa dove andare, ero disperato ma deciso a non mollare; certo, d'altronde non avrei abbassato la testa per tornare come un cane fedele dai suoi padroni dittatori. No, andai a dormire nel piccolo studio dove usavamo provare, piccolo sporco e freddo, lì rimasi per parecchio tempo, lo rifarei ancora adesso? Ovviamente sì, per arrivare dove sono ora accetterei di gettarmi  nello Stige e nuotare fino a che le braccia non sarebbero troppo stanche per sorreggermi a galla e le sue acque nere, non mi inghiottirebbero nel profondo degli inferi.

Fa molto male ancora ricordare quei momenti, ma cerco sempre di non pensarci troppo.

« Fatto, puoi alzarti ».

Ah per fortuna, Kaolu mi lascia libero di andare, prima di alzarmi però rimiro la sua opera allo specchio, amo come riesce a rendere il mio viso, lo trasforma come un pittore farebbe con i pennelli su di una tela « Grazie » gli dico sincero, lui si limita a sorridermi.

Mi alzo e prendo il pacchetto delle Marlboro, il mio momento tanto atteso è arrivato. Non guardo nessuno e lascio la stanza, l'ultima cosa che noto è Yuu che invece è ancora seduto sulla poltrona sotto le cure della sua hair stylist. Percorro un corridoio che sembra non finire mai, poi finalmente apro la porta antincendio ed esco all'aperto, quella porta da sul retro del locale e il parcheggio del personale, quindi sono tranquillo che non verrò assalito da qualche fan impazzita. Do fuoco alla sigaretta e ne respiro un po della sua essenza, ho provato a smettere ma davvero non riesco a farlo, nonostante sappia i rischi che corro, ogni volta cedo alla tentazione e mi ritrovo a fumare più di prima.

Ma torniamo a noi e al momento più doloroso della mia vita, non lo scorderò mai, impossibile per me farlo; ogni volta è come ricevere una pugnalata in pieno petto e così sarà per il resto dei miei giorni.

Mi chiedo a volte se qualcuno si domandi mai, perché spesso dico ad Akira che è un bugiardo, spesso lo accuso di questo; scherzando, ma forse non del tutto, no?

Beh, tutto risale a qualche anno fa, uno dei periodi migliori che abbia mai vissuto, felice e spensierato, tanto d'aver paura di non riuscire a scrivere i testi per le canzoni. Ma ormai ho imparato che tutto ha una fine e anche quel periodo ha avuto termine, nel modo più tremendo e doloroso in cui potesse trovarlo...

 

 

Odiava dimenticarsi le cose, ma a volte gli capitava e non poteva porvi rimedio quindi tanto valeva calmarsi. Aveva invertito la rotta dell'auto appena gli era stato possibile e aveva percorso la strada a ritroso, non poteva andare a casa senza la cartellina contenente i testi a cui stava lavorando. Con il tesserino aveva fatto scattare la serratura del portone e quasi di corsa, aveva raggiunto l'ascensore entrando al suo interno. Mentre essa saliva verso il quarto piano lui si guardava allo specchio, i jeans neri, una felpa grigia e il cappotto nero a tre quarti aperto, si era sistemato una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio, fischiettando una melodia che lo tormentava da giorni. La lasciava fare, perché qualcosa di lei lo affascinava e sicuramente ne sarebbe sviluppata una buona melodia un giorno, forse.

Camminava lentamente verso lo studio, il lungo corridoio da cui si accedeva ai vari uffici era buio e silenzioso, a quell'ora nessuno vi era più in quel luogo. Ma qualcosa aveva catturato la sua attenzione, sembrava un lento tintinnare, come qualcosa che cozzava leggermente contro qualcos'altro; non riuscendo a capire cose fosse, si era incamminato verso quel rumore. Non sapeva nemmeno il motivo per il quale camminava così lentamente, come se non volesse farsi sentire da qualcuno; successivamente tante di quelle volte si era chiesto se non fosse stato il sesto senso a metterlo in guardia.

Si era fermato in prossimità di una stanza, la porta era spalancata e dall'interno oltre al rumore che aveva in principio catturato la sua attenzione, si erano unite delle voci; erano due uomini senza ombra di dubbio e ansimavano. Da dove si trovava non poteva vedere al suo interno, avrebbe dovuto compiere ancora due passi e voltarsi verso destra per osservare l'interno della stanza; ma non voleva. Aveva riconosciuto troppo bene una delle due voci per riuscire anche solo a respirare, figuriamoci ad entrare per vedere quella scena. Delle lacrime avevano già trovato libera la strada per il suo volto, il dolore aveva cancellato anche una presumibile vergogna a farsi trovare da qualcuno in quello stato.

Alla fine anche lui si era stancato di lui, trovando nel corpo di qualcun altro uno sfogo, un piacere che probabilmente lui stesso non poteva donargli.

Si costrinse a muovere quei passi che lo separavano dalla verità, non era di certo una di quelle persone che preferiva nascondere la testa sotto la sabbia. Anche se dolorosa e straziante, sarebbe stata sempre la verità la sua scelta.

Ne era stato quasi certo al novanta per cento di ciò che si stava consumando all'interno di quella stanza, ma il restante dieci sperava che si stesse sbagliando; purtroppo non era stato così.

Era proprio Akira all'interno di quella stanza, con il chitarrista di una delle altre band che facevano parte della sua stessa agenzia. Il suo ragazzo si stava muovendo dentro l'altro piegato a novanta e con la testa poggiata sul ripiano di legno, la scena gli aveva fatto venire il voltastomaco e per poco non vomitò la cena che poche ore prima aveva consumato con i suoi compagni di band, compreso quel traditore che in quel momento stava scopando con un altro. Colto da un attacco d'ira e dalla sua impulsività, aveva afferrato la collana che portava al collo, tirando con tutta la forza che possedeva e rompendola, provocandosi un dolore lancinante e un livido che lo avrebbe accompagnato per i giorni seguenti ricordandogli quell'istante di follia. Gli occhi fissi sui due che erano ignari ancora della sua presenza, aveva gettato quella collana, simbolo dell'amore che lo aveva legato al proprio bassista, a terra e quella aveva scivolato sul pavimento fino a raggiungere i piedi di Akira.

« O Dio.. Taka... ».

Era rimasto immobile mentre i due si erano separati velocemente e Akira cercava di chiudersi i pantaloni, quasi senza successo vista l'agitazione che lo aveva assalito.

« Non c'è bisogno di disturbare Dio... FERMO! » l'urlo gli era venuto spontaneo per arrestare i passi del biondo, non lo voleva vicino, non voleva ascoltare le sue patetiche scuse, non voleva più nulla da lui.

« Taka ti prego... » il volto contorto di Akira non lo sorprese affatto, ma nemmeno gli aveva fatto tenerezza o pena, in quel momento lo odiava e non era giusto modificare quel sentimento, si meritava tutto il suo odio per quel vile tradimento. Il chitarrista era come un insetto che osservava la scena e partecipava passivamente a ciò che gli accadeva intorno,  per lui non era niente di più che un insetto nauseabondo.

« Non pregarmi, perché non servirà a nulla lo sai... è finita, basta... » aveva voltato le spalle a lui e a tutto ciò che aveva creduto vero e puro sino a quel momento, tutte bugie.

 

“ Odorasareteru no wa

watashinohou ne
kakimidasareru bakari itai
ikigatsumaru youni fukaku

kurushii
kurikaesu “ayatori”

nanimo nokorazu.
Kasaneta kuchibiru kara

kobore dasu
kamiawanu toiki ni kidzuite…
Iku yo no kara

kuri na mo

shiranu hito
sarasareta kizu shitataru

hi aijou.”**

 

Soffio via una nuvoletta di fumo tossico, annerisce i miei polmoni ma libera il mio animo. È ancora doloroso ripensare a quei momenti, mai e poi mai ho sentito distintamente il mio cuore andare in frantumi; tranne quel giorno maledetto. Alcune volte ho pensato che sarebbe stato meglio che io non avessi dimenticato quei testi, probabilmente non avrei mai scoperto i tradimenti, sì, perché non è stata solo una volta, ma questo l'ho scoperto solo molto tempo dopo qual fatto orribile.

Ma il passato non si cambia, no? Quindi tanto vale accettarlo per quel che è ed andare avanti, non che sia stato facile per me superare tutto. Troppe le volte che sono stato sul punto di mollare tutto, troppo doloroso per me continuare a vedere Akira tutti i giorni per lavoro, i suoi patetici tentativi di riavvicinarsi a me. È solo grazie e Kouyou se i GazettE esistono ancora, solo a lui e ai suoi gesti. Mi è stato vicino, mi ha consolato e mi ha costretto a reagire, mi ha fermato varie volte dal mollare tutto, ricordandomi quanto questo sogno fosse mio e non era giusto mollare tutto ed andarmene. È arrivato anche ad attaccare al muro Akira, intimandogli di smetterla di torturarmi a quel modo, che se realmente ci teneva a me, doveva lasciarmi libero di andare e se davvero l'amore tra noi era ancora intatto sarei tornato da lui; non credo di averlo mai ringraziato abbastanza per ciò che ha fatto per me.

Beh, quel giorno non è mai arrivato, io non sono mai tornato da lui  e lui non ha più tentato di tornare insieme a me e mettere a posto le cose. Ci limitiamo a convivere nei momenti in cui il lavoro ci costringe, non so se lui soffra ancora come me, ma se lo fa non lo da a vedere. Ma come vi dico spesso, Akira è un buon bugiardo, sa mentire molto bene.

Lascio lì la sigaretta ormai spenta e ripercorro i miei passi a ritroso. Rientrando nella sala trovo gli occhi di Akira su di me, è bello come non mai, ultimamente lo trovo più bello del solito. Ha fatto crescere di nuovo i capelli e li ha tinti di un bel biondo, non so se gli abbia mai detto che amo quando si fa crescere i capelli in questo modo; forse no, ma ormai non ha più importanza.

« Fammi vedere se ti sei tolto il rossetto per fumare » Kaolu mi si affianca, quasi come materializzandosi tutto d'un colpo, noto gli occhi di Akira saettare da me a lui  e poi tornare freddi al volto del riida che non si è accorto di nulla.

Mi dispiace Aki, ma hai perso ogni diritto su di me da molto tempo ormai, penso, mentre lascio che Kaolu mi conduca verso il ripiano con i suoi attrezzi del mestiere.

« Visto che te lo devo ritoccare, me lo dai un bacio? ».

Sorrido « Ovviamente » acconsento, anche se di consueto non ci lasciamo andare a questo tipo di effusioni di fronte a tutto lo staff, per una volta non farà male a nessuno, tranne ad Akira forse. 

 

The End

 

 

Lo so che ora vorrete linciarmi, avete tutto il diritto di farlo m(_ _)m

perché questa cosa? Non lo so, ieri sera nel lettuccio caldo mi sono messa a pensare e ho immaginato questo, prima Kaolu non c'era nella mia testa, ma poi ho pensato al documentario del World tour e a Kathy (per chi non lo sapesse Kaolu si fa chiamare così, e sia Ruki che Kai si sono riferiti a lui con questo nome) e ho pensato, perché no? Proviamo u.u

Non mi paceeeeeeeee T___T Akira riprenditi Takanori!!! è.é

vabbè, non vi strazio troppo con la mia doppia personalità u.u

Grazie a chiunque sia arrivato sin qui, per me siete importantissimi e se vorrete farmi sapere cosa  ne pensate (anche le parolacce se volete XD) io sarò contenta <3

 

*Tratto da Taion: per favore dimmi che tutto questo è un brutto sogno, quanto ancora devo gridare e ritorcermi dal dolore? Per favore, dimostrami che tutto questo è un brutto sogno, voglio tornare a ridere un'altra volta prima della fine. [ credit: http://visualkei.forumcommunity.net/?t=23648977]

 

** Tratto da Toguro: Sono io quello che stai costringendo a danzare, vivere senza controllo è doloroso, mi sembra di non poter respirare, soffoco, si ripete più volte fino a che resta solo la “culla di un gatto”.

Continua a fuoriuscire dalle tue labbra socchiuse, sempre più, riconosco quel sospiro...

Stasera la morte si prende gioco di qualcuno del quale non conosce nemmeno il nome, questa ferita aperta gocciola con un affetto fuori luogo. [Credit: http://thetheaterofkiss.blogspot.it/2011/09/toguro-gazette.html]

 

 

 

 



   
 
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