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Autore: _Atlas_    21/11/2015    4 recensioni
"Mi hanno dato anche del Leonardo da Vinci contemporaneo, se questo può alleggerirle la serata" aggiunse.
"E' assurdo" commentò Pepper dopo un lungo minuto di silenzio.
"Come? Sì lo so, io non dipingo" concordò Tony pensando all'ultima volta che aveva avuto una conversazione simile.
"No, voglio dire...tra tutti, da Vinci è quello che la rappresenta meno"
L'uomo la guardò interessato "Davvero? E chi mi rappresenta, secondo lei?"

[Pre-Pepperony]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia - Pepper - Potts
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La teoria dei colori
 
 
 
 
 
 
 
Virginia raccolse gli ultimi documenti della giornata nella sua cartellina, sistemandoli in una borsa più grande che poi mise in spalla.
Sospirò profondamente pensando che, nonostante tutto, preferiva quel genere di stanchezza all'ansia che negli ultimi tre mesi non le aveva mai dato tregua.
Diede un ultimo sguardo alle imposte del soggiorno, perdendosi qualche attimo nel panorama notturno senza orizzonte, in cui cielo e mare sembravano essere una cosa sola.
Il silenzio da cui era avvolta le ricordò che erano almeno dodici ore che non incrociava per la villa il suo capo e sebbene non potesse considerare la cosa atipica, in un momento come quello pensò che avrebbe fatto meglio ad assicurarsi che ogni cosa fosse al suo posto.
Scese le scale che portavano al laboratorio e digitò il codice d'ingresso, aspettandosi di essere accolta da qualche rumorosa rockband.
Trovò invece il silenzio più assoluto, teso e sinistro che la mise subito in allarme.
Riuscì a tranquillizzarsi solo quando riconobbe una sagoma familiare a bordo di una Cadillac Eldorado decappottabile, in fondo al laboratorio.
Si avvicinò con cautela, prendendo atto di quello che quasi sicuramente doveva essere lo stato d'animo dell'uomo al momento. Dieci anni di lavoro le erano serviti, tra le altre cose, a capire che Tony Stark era un essere umano come tutti e che anche lui, in quanto tale, aveva bisogno dei suoi momenti di riflessione.
Tuttavia l'espressione che lesse sul suo viso la convinse a non girare i tacchi e a lasciarlo ai suoi pensieri.
«Dov'è diretto?» chiese abbozzando un sorriso.
Tony si riprese velocemente dallo stato di trance in cui era entrato e dopo aver cercato di nascondere lo stupore iniziale, fece spallucce e ricambiò il sorriso alla giovane.
«Non so, verso qualche galassia, probabilmente...»
«Così lontano?»
«Non credo che faccia molta differenza» mormorò tornando serio.
Pepper si accigliò per qualche istante, poi aprì lo sportello dell'auto e si accomodò sul sedile accanto.
«La fa, invece» rispose con fermezza colpendo al centro il bersaglio della conversazione.
Tony sospirò, indeciso se essere più irritato o lusingato dalla consueta abilità della donna di leggergli la mente; infine optò per la seconda, ignorando per una volta l'arroganza e buttandosi invece a capofitto in una conversazione che sperava poter concludere al più presto.
«Non è quello che sembra. Nessuno si aspettava il mio ritorno, non è vero?» chiese e Pepper sentì su di sé il peso del suo sguardo.
«Lei è tornato, è questo che conta» disse sperando di sviare il discorso. Non era abituata ad affrontare con lui quei discorsi e sentire una nota malinconica nella sua voce la faceva sentire a disagio.
«Non so quanto possano essere felici di riavere in patria un mercante di morte.»
«È questo che pensa di essere? Un mercante di morte?»
Tony alzò le spalle, indifferente «Mi hanno dato anche del Leonardo da Vinci contemporaneo, se questo può alleggerirle la serata» aggiunse con un lieve sorriso.
«È assurdo» commentò Pepper dopo un lungo minuto di silenzio.
«Come? Sì lo so, io non dipingo» concordò Tony pensando all'ultima volta che aveva avuto una conversazione simile.
«No, voglio dire...tra tutti, da Vinci è quello che la rappresenta meno.»
L'uomo la guardò interessato.
«Davvero? E chi mi rappresenta, secondo lei?» chiese incuriosito e riuscendo, con solo quelle parole, a mettere in imbarazzo la sua assistente.
«Non saprei...»
«Avanti, sono curioso...»
Pepper ignorò l'improvviso calore che le raggiunse il viso e si schiarì la voce «Lei è come...un dipinto di Kandinsky, direi.»
«Kandinsky?»
«Esatto.»
«Mai sentito. Aspetti, mi ha appena detto che sembro un dipinto?» chiese sconcertato.
«Sì...voglio dire, NO! Che cosa ha capito...» si allarmò la donna diventando, se possibile, ancora più rossa.
«Avanti, non si imbarazzi!»
«...non è quello che volevo dire...»
«No no, io l'ho sentita...»
«...lei ha frainteso tutto.»
«Sia più chiara, allora. Anche se...»
«Si tratta di pittura astratta, Tony. Kandisky non ha mai dipinto persone nella sua vita» riuscì infine a precisare Pepper.
«Ah» realizzò quindi l'uomo «Peccato. E dunque?»
«Dunque cosa?»
«Perché Kandinsky?»
 
Pepper si sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, nuovamente a disagio.
«Beh...lui si dedicò moltissimo allo studio dei colori e applicò le sue teorie nei dipinti, quasi sempre pieni di figure geometriche.»
Si fermò un istante, indecisa se continuare o meno data l'importanza delle parole che sarebbero seguite; volse un ultimo sguardo all'uomo e infine decise di procedere.
«Kandisky dava un significo quasi filosofico ai colori e spesso li accostava, pur essendo contrastanti fra loro...»
«Per esempio?»
«...per esempio associava il giallo alla follia vitale, all'eccitazione e spesso lo accostava al rosso, che è invece un colore più caldo e irrequieto ma più meditativo. Oppure il blu: a seconda della sua intensità poteva rappresentare qualcosa di più drammatico o piacevole e delicato.»
«E gli altri colori?»
«Sono delle combinazioni di questi che ho appena elencato. In più ci sono solo il bianco e il nero, che sono legati l'uno all'altro sebbene siano diversi. Il nero è la mancanza di luce, un non-colore che ricorda il silenzio e la morte. Il bianco è simile, ma rappresenta un silenzio di rinascita, una potenzialità» concluse.
Tony annuì distratto, prendendosi qualche momento per ragionare sulla spiegazione, dopodiché tornò a guardare la giovane.
«Lei crede che mi rappresenti?»
«È quello che penso, sì.»
L'uomo non rispose, completamente immerso nei suoi pensieri e con sorpresa afferrò una mano di Pepper stringendola nella sua e accarezzandola lievemente. Sperava che non si tirasse indietro, che capisse quel gesto così strano e soprattutto il bisogno di avere qualcuno che lo appoggiasse.
Un suo rifiuto sarebbe stato come una pugnalata al petto in un momento come quello.
«Mi è mancato moltissimo in questi mesi, sono felice che sia tornato sano e salvo» la sentì mormorare timidamente e all'improvviso si sentì più leggero, come se qualcuno lo avesse appena ripulito da tutti i peccati commessi in passato.
«Grazie, Pepper.»
Lasciò andare la sua mano e respirò profondamente, riempito da una nuova sensazione dentro di sé. Poggiò le mani sul volante della macchina e poi mise in moto.
«Allora...dove la porto, signorina?»
«A casa, signor Stark.»
 
   
 
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