Serie TV > Sherlock (BBC)
Ricorda la storia  |       
Autore: xX__Eli_Sev__Xx    22/11/2015    2 recensioni
«Sei sicura di volerci andare?» chiese Mycroft. Aveva tentato di farle cambiare idea, ma lei non aveva sentito ragioni. D’altronde, come gli aveva ricordato lei stessa, era stato lui a prometterglielo tanto tempo prima. L’uomo ricordava ancora quel giorno e adesso se ne rammaricava perché il tempo era passato troppo velocemente.
«Mycroft, me lo avevi promesso.» gli ricordò puntandogli l’indice contro anche se non suonava per niente come una minaccia.
«Lo so, ma-»
«Perché non dovrei andarci?» chiese perplessa poggiando la schiena alla sedia e sprofondando nel morbido cuscino che rivestiva la poltrona.
Lui sospirò. «Sherlock non è la persona adatta ad avere rapporti con-»
Lei lo interruppe «Nemmeno tu.»
«È diverso.»
Fu il turno di lei di sollevare le sopracciglia. «Non è vero.» affermò «Siete simili. Più di quanto credi.» fece notare.
Mycroft scosse il capo. «No. Non ci somigliamo per niente.»
«Come vuoi. Ma questo non mi farà cambiare idea.» sorrise ancora. «Comunque ero solo passata per dirti che se avessi voluto cercarmi mi avresti trovata là.»
Mycroft annuì. «Se è quello che vuoi.»
«Sì, è quello che voglio.»
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Here without you
 

Nuovi arrivi

 La ragazza avanzò lungo il corridoio. Stava seguendo un dipendente di Buckingham Palace attraverso l’intrico di corridoi e stradine, anche perché se avesse dovuto orientarsi da sola non sarebbe sicuramente arrivata a destinazione entro la giornata. Il palazzo era enorme, meravigliosamente decorato da intarsi d’oro, da quadri bellissimi, da ogni tipo di fiore e la mobilia sembrava uscito da un film sull’epoca vittoriana.
 «Siamo arrivati.» annunciò il ragazzo voltandosi verso di lei. Quando gli aveva chiesto di accompagnarla all’ufficio del signor Holmes, Michael non aveva esitato nemmeno per un momento. Era davvero una ragazza attraente: occhi grigio-azzurri, capelli neri lunghi fino alle spalle – in quel momento raccolti in uno chignon, con l’unica eccezione di due boccoli che le ricadevano delicatamente lungo il volto incorniciandolo – alta, dal viso sottile e dai tratti delicati… una ragazza mozzafiato, che non doveva avere più di vent’anni.
 «Grazie.» disse lei osservando la porta su cui era stampato a caratteri semplici il nome MYCROFT HOLMES.
 Michael le sorrise e dopo averla salutata si allontanò volgendosi indietro ancora una volta per osservarla, sperando che lei non se ne accorgesse.
 La ragazza bussò alla porta, sapendo che l’avrebbe trovato. Le avevano comunicato che aveva appena concluso una riunione e che avrebbe potuto riceverla.
 Dall’interno risuonò la voce profonda e melliflua di Mycroft. «Avanti.»
 Lei girò la maniglia ed entrò sorridendo.
 L’uomo seduto alla scrivania sollevò lo sguardo dalle carte che stava compilando e sollevò un sopracciglio. «Ti aspettavo per domani.» sopra ogni cosa, Mycroft odiava le sorprese e qualsiasi cosa turbasse la quiete della sua esistenza.
 «Sono riuscita a partire prima.» replicò lei avanzando. Credeva che gli avrebbe fatto piacere rivederla, ma ovviamente lui non sembrava contento. Non ci fece molto caso, era abituata al suo comportamento ambiguo.
 Il signor Holmes fece spallucce e le indicò la sedia. «Accomodati.»
 La ragazza annuì, si sedette, poggiò lo zaino ai suoi piedi e attese.
 «Dove sono i tuoi bagagli?» domandò lui intrecciando le mani sulla scrivania e incrociando gli occhi di lei.
 «In viaggio.» sorrise.
 L’uomo non accennò un sorriso e nemmeno annuì. «Sei sicura di volerci andare?» chiese Mycroft. Aveva tentato di farle cambiare idea, ma lei non aveva sentito ragioni. D’altronde, come gli aveva ricordato lei stessa, era stato lui a prometterglielo tanto tempo prima. L’uomo ricordava ancora quel giorno e adesso se ne rammaricava perché il tempo era passato troppo velocemente.
 «Mycroft, me lo avevi promesso.» gli ricordò puntandogli l’indice contro anche se non suonava per niente come una minaccia.
 «Lo so, ma-»
 «Perché non dovrei andarci?» chiese perplessa poggiando la schiena alla sedia e sprofondando nel morbido cuscino che rivestiva la poltrona.
 Lui sospirò. «Sherlock non è la persona adatta ad avere rapporti con-»
 Lei lo interruppe «Nemmeno tu.»
 «È diverso.»
 Fu il turno di lei di sollevare le sopracciglia. «Non è vero.» affermò «Siete simili. Più di quanto credi.» fece notare.
 Mycroft scosse il capo. «No. Non ci somigliamo per niente.»
 «Come vuoi. Ma questo non mi farà cambiare idea.» sorrise ancora. «Comunque ero solo passata per dirti che se avessi voluto cercarmi mi avresti trovata là.»
 Mycroft annuì. «Se è quello che vuoi.»
 «Sì, è quello che voglio.» confermò. Si alzò in piedi, prese lo zaino e se lo mise in spalla. «Adesso devo andare, il taxi sarà già qui.» spiegò «A presto, Mycroft.» lo salutò.
 Quando vide che l’uomo non accennava a replicare, fece il giro della scrivania, si chinò e poggiò le labbra sulla sua guancia scoccandogli un bacio.
 Mycroft si irrigidì e non fece altro che guardarla uscire dall’ufficio.
 
 Il taxi si fermò esattamente davanti al 221B di Baker Street. La ragazza pagò il conducente e scese dall’auto con lo zaino in spalla. Il taxi ripartì e lei avanzò verso la porta in legno nero.
 Suonò il campanello.
 Alcuni bambini stavano giocando sul marciapiede e quando la videro la salutarono. Lei ricambiò con un sorriso e li osservò allontanarsi. Dopo aver atteso qualche secondo, una donna dall’aria gentile aprì la porta e comparve sulla soglia. Aveva le labbra color ciliegia e i capelli biondo chiaro e riccioluti.
 «Salve.» salutò con voce amichevole e squillante. «Posso aiutarla, signorina?» chiese cordiale.
 La giovane sorrise. «Sì, stavo cercando Sherlock Holmes.» affermò e poi sorrise «Abita qui, vero?» forse lei era la padrona di casa, ma era sempre meglio essere sicuri.  
 «Ah!» esclamò la donna «Deve incontrarlo per un caso?»
 «Più o meno.» rispose vaga.
 «Prego, entri.» la invitò scostandosi. «La accompagno.» le indicò le scale e le fece strada.  «Io sono la signora Hudson.» si presentò «La padrona di casa.»
 «Tanto piacere.» replicò vedendo confermate le sue supposizioni.
 Quando arrivarono davanti ad una porta dipinta di verde, si fermarono e la signora Hudson bussò delicatamente.
 «Chi è?» risuonò dall’interno.
 La donna aprì la porta ed entrò. «Ragazzi, c’è una cliente per voi.» annunciò.
 «La faccia entrare, signora Hudson.» replicò una voce calda e maschile.
 La donna si voltò e sorrise alla ragazza. «Prego, signorina, si accomodi.»
 «Grazie.» rispose e quando la padrona di casa si scostò, lei avanzò e varcò la soglia dell’appartamento sentendo la porta richiudersi alle sue spalle.
 Un uomo era seduto al tavolo intento a lavorare al computer, ma di Sherlock non c’era traccia. La luce penetrava dalle finestre illuminando l’ambiente caldo e accogliente.
 «Salve.» salutò lei.
 «Buongiorno.» salutò l’uomo alzandosi dalla sedia. «Possiamo aiutarla?» domandò.
 Lei sorrise. «Sì.» rispose «Stavo cercando Sherlock Holmes.» affermò, poi lo osservò meglio: aveva capelli biondi e occhi blu, un’aria cordiale e disponibile, perciò sicuramente era abituato a lavorare a contatto con le persone. Probabilmente era un’insegnante o un medico, dedusse, ma la camminata e la postura suggerivano che avesse ricevuto un addestramento militare. Un leggera zoppia, infine, suggeriva che fosse in congedo. Un medico militare in congedo, perfetto per tenere a bada Sherlock. Usa il plurale, perciò lavorano sicuramente insieme ai casi, si disse.
 «Oh, certo. È in cucina.» replicò l’uomo. «Sherlock!» lo chiamò sporgendosi verso la stanza.
 Lei intanto si voltò e osservò la stanza: era disordinata – anche se lei sapeva bene che Sherlock aveva un ordine tutto suo – sulla parete a destra c’erano dei fori di proiettile, che poi erano stati uniti come i punti dei giochi di enigmistica per formare la sagoma di una faccia sorridente. Contro la parete a destra c’era un divano e proprio davanti un tavolino da caffè, sulla parete di fondo – tra le due finestre – era stato posto un tavolo su cui era sparpagliata una moltitudine di scartoffie, due computer e arnesi vari. A sinistra, davanti al camino – nel quale scoppiettava un allegro fuocherello – c’erano due poltrone, una di fronte all’altra.
 Quando Sherlock entrò nella stanza, pronto a insultare chiunque fosse arrivato interrompendo il suo lavoro, si bloccò. Sul suo volto si dipinse un’espressione sorpresa, che qualche istante dopo si tramutò in un sorriso che gli illuminò il volto e gli occhi.
 La ragazza si voltò verso di lui, sorrise a sua volta, lasciò cadere a terra lo zaino e gli andò incontro; gli circondò il collo con le braccia e lo abbracciò.
 John osservò la scena decisamente perplesso: Sherlock odiava categoricamente ogni tipo di contatto fisico – a parte le semplici strette di mano – ma allora perché stava abbracciando quella ragazza? Chi era? La conosceva? Forse erano fidanzati, ma perché non ne sapeva nulla?
 Be’ John, abiti con lui da poco, non puoi pretendere che ti racconti tutto di sé, si disse immediatamente, riprendendo il controllo. Ma è anche vero che aveva detto di essere sposato con il suo lavoro.
 Holmes strinse a sé la ragazza sollevandola leggermente da terra dato che era di parecchi centimetri più alto. «Cosa fai qui?» chiese ridacchiando come solo lui sapeva fare.
 Lei rise. «Sapevi che sarei venuta.» gli ricordò.
 «No.» replicò lui rimettendola a terra e poggiandole le mani sui fianchi per allontanarla da sé e poterla guardare negli occhi. «A meno che tu non ti riferisca alla promessa che Mycroft e io ti avevamo fatto cinque anni fa.»
 Mycroft e io? Quindi conosce anche Mycroft. La mente di John stava lavorando freneticamente per capire chi fosse quella ragazza. Aveva l’impressione di averla già vista. Ma dove?
 «Mi riferisco esattamente a quello.» replicò lei.
 Sherlock accennò un sorriso e annuì. «Come stai?»
 «Bene.» rispose lei «Lavori ancora come investigatore, vedo. Anche se non c’è nessun caso in vista. La signora Hudson sa che te la sei presa col muro?» domandò indicando la parete dietro di sé dove la faccina sorridente spiccava controllando tutto l’ambiente e rendendolo in qualche modo più allegro.
 L’uomo, però, non poté risponderle dato che accanto a loro l’altro inquilino si schiarì la voce per attirare la loro attenzione. Era arrivato il momento delle spiegazioni.
 «Oh, giusto.» disse Sherlock volgendosi verso l’amico e indicandolo. «Lui è il dottor John Watson, mio amico, coinquilino e assistente.» lo presentò accennando un sorriso, confermando le supposizioni di lei.
 Lei si voltò verso Watson e sorrise. «Tanto piacere» disse stringendogli la mano.
 Lui sorrise di rimando e Holmes continuò. «John, lei è Shireen Melanie Violet Holmes.» asserì. «Mia sorella.»
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ciao a tutti! Rieccomi qui con una nuova long, questa volta con protagonista, un nuovo personaggio femminile. A parer mio le donne sono veramente poche nella serie, perciò ho deciso di inventarne un personaggio femminile di sana pianta: un’ipotetica sorella di Sherlock e Mycroft. Più in avanti verrà contestualizzata meglio, ma se voleste già avere qualche informazione in più, la nostra Shireen Holmes – sì, si chiama Shireen perché sono una fan de “Il Trono di Spade” e non potevo certo darle un nome banale! Doveva essere all’altezza del fratelli ;) – ha dieci anni meno Sherlock e diciassette meno di Mycroft. Più avanti, imparerete a conoscerla.
Sto lavorando da un po’ a questa storia, perciò non vedo l’ora di sapere cosa ne pensate. Tempo permettendo pubblicherò a giorni alterni, in modo da non trascinare in eterno la ff.
Fatemi sapere cosa ne pensate,
Eli♥
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: xX__Eli_Sev__Xx