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Autore: Gnarly    23/11/2015    4 recensioni
[Stydia - più o meno]; [Post!S4] ~ [3885 parole]
Come per noi tutti sfigati esseri umani, gli anni scorrono anche per Stiles. Nel giorno del suo diciannovesimo compleanno, il branco decide di organizzargli una """festa""" piuttosto singolare.
[Prima classificata (su tre partecipanti LOL) al contest Happy birthday to you! indetto da Giacopinzia17 sul forum di EFP]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kira Yukimura, Liam, Liam Dunbar, Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nickname autore: Gnarly
Titolo della storia: Come non organizzare un compleanno
Fandom: Teen Wolf
Pacchetto scelto: Pacchetto Novembre
Personaggi: Stiles Stilinski, Lydia Martin, Scott McCall, Kira Yukimura, Liam Dunbar
Rating: Verde
Generi: Commedia, Romantico
Avvertimenti: nessuno - escluso il danneggiamento probabile degli occhi lol
Coppie: Stydia; Scira [lievemente accennata]
NdA: ci sono diverse cose che vorrei anticiparvi, quindi ve le elencherò in base a quelle che ricordo per prime e cioè a) potrebbe esserci uno spoiler sul finale del film (perché sono un’idiota e non ho ancora iniziato i libri) de Il Signore degli Anelli – Il Ritorno del Re, b) in questa storia Malia non è presente per il semplice motivo che il suo personaggio mi sarebbe stato parecchio d’intralcio in questa storia, c) gli Stydia sono felicemente fidanzati da un anno e mezzo mese (o giù di lì), d) basta, e) ci vediamo barra
sentiamo in fondo





Come non organizzare un compleanno
- o come organizzare quello più brutto di tutti i secoli -

 
«Sulle rive del mare si scioglie la nostra compagnia. Non vi dirò “non piangete”, perché non tutte le lacrime sono un male.
È il momento, Frodo» disse Gandalf, con un forte dolore al petto sapendo che non avrebbe più rivisto quei piccoli Hobbit.
«Che cosa vuol dire?» chiese Sam, nonostante in cuor suo sapesse già da tempo le intenzioni di Frodo.
«Siamo partiti per salvare la Contea, Sam, ed è stata salvata… ma non per me.»
«Non dite sul serio! Non potete andarvene!» le lacrime scendevano copiose sul volto dell’Hobbit.
Frodo porse all’amico il libro dello zio da lui completato.
«Le ultime pagine sono per te, Sam.»
Abbracciò tutti un’ultima volta prima di dirigersi verso l’imbarcazione senza voltarsi, perché sapeva che avrebbe sofferto così tanto da non poter contenere il dolore provocatogli da quell’addio.
«Come può andarsene dopo tutto quello che hanno passato insieme? Come può abbandonarli per andarsene con lo zio nelle Terre Immortali?» la voce di Lydia era smorzata dai ripetuti singhiozzi che le scuotevano il corpo.
«Lydia… abbiamo visto Il Signore degli Anelli dieci volte questa settimana. Io so tutte le battute di Frodo a memoria e tu sai come va a finire. Perché, mi chiedo io, perché piangi ancora per il finale?» Stiles era tra il divertito e lo scocciato – avrebbe sfidato chiunque a non impazzire dopo più di dieci ore di Il Ritorno del Re.
Lo sguardo inceneritore della banshee fece l’effetto desiderato sul ragazzo, che deglutì spaventato dalla reazione che avrebbe potuto avere la sua fidanzata nel caso fosse andato avanti con il discorso – che prevedeva un “ma è il mio compleanno, non possiamo vedere qualcosa che piace a me tipo Star Wars?” con tanto di faccia imbronciata.
Quello che Lydia disse dopo, però, fece dubitare Stiles dei poteri che potevano possedere le banshee: «e, Stiles, non mi importa un accidente del tuo compleanno. Noi non smetteremo di guardare questo film finché non lo deciderò io.»
Telepatia? Lettura del pensiero? Non aveva intenzione approfondire la questione, quindi cambiò molto saggiamente argomento.
«Almeno vuoi finirti quella dannata cioccolata? Sono stato mezz’ora in cucina per preparartela il giorno del mio compleanno e tu mi ripaghi costringendomi a guardare un film per un’intera settimana?»
Lei lo ignorò con magistrale freddezza spostando nuovamente lo sguardo sul televisore, nonostante l’unico movimento presente sullo schermo fosse quello dei titoli di coda, ma bevve ugualmente il contenuto di quella tazza che le era stata regalata da Stiles in persona il giorno del loro anniversario. In realtà lei non aveva mai capito il significato del disegno inciso su di essa – cosa c’entrava un pipistrello con Babbo Natale a cavalcioni con il concetto dell’amore? – ma la sua crudeltà non raggiungeva un livello talmente elevato da prendere in giro il ragazzo anche per un regalo.
Avevano passato settimane intere segregati in casa per guardare la trilogia de Il Signore degli Anelli un ciclo infinito di volte ma alla fine Lydia, dopo diverse suppliche di Stiles – o almeno era quello che lui pensava fossero – che potevano variare dall’inginocchiarsi con una mazzetta da cinquanta dollari in mano a un piatto sopraffino cucinato per comprarsi la pietà della ragazza, lei acconsentì a programmare un’uscita almeno il giorno del compleanno dell’umano.
Quel giorno la rossa era particolarmente entusiasta perché, oltre alla solita routine colazione-film-pranzo-film-doccia rapida-cena-film, si era addirittura lavata i capelli, il che portò la mente di Stiles a generare una domanda legittima: “per quale motivo si è messa in tiro per una partita a bowling? Sarà forse per quella chiamata che ha ricevuto mezz’ora fa? E se avesse un appuntamento di cui io non sapevo niente con il ragazzo che si è appena trasferito nella nostra città?”
Normalmente Stiles avrebbe valutato attentamente gli indizi fornitigli durante gli ultimi giorni: tutti i suoi amici che il giorno del suo compleanno avevano da fare (chi è partito per un viaggio alla ricerca della propria madre, chi ha avuto un contrattempo legato alla scuola, chi ha avuto un attacco di diarrea improvviso…), gli sguardi complici che il branco si rivolgeva a scuola, le risate nervose e il repentino cambio di argomento ogni volta che Stiles si avvicinava a qualcuno – insomma, chi è che parla della zuppa di cavolfiori cucinata la sera prima durante l’intervallo? – e l’ostinazione di Lydia nell’insegnargli qualsiasi cosa riguardante Legolas, “l’elfo più sexy e brillante che abbia mai camminato sulla Terra”. Se solo Stiles avesse osservato un po’ più attentamente tutti questi piccoli dettagli che ogni giorno il suo cervello inconsapevolmente registrava, molto probabilmente avrebbe realizzato la maggior parte degli eventi che si sarebbero realizzati nel giro di… un’ora e mezza?
Anche la velocità con cui Lydia si era truccata e vestita avrebbe allarmato Stiles, abituato alla lentezza che contraddistingue l’universo femminile, ma quei giorni, non avrebbe saputo spiegarne il motivo, era distratto.
Il viaggio in macchina risultò piuttosto tranquillo, caratterizzato dai soliti litigi riguardanti la scelta della musica: Stiles aveva le cassette dei Nirvana e voleva a tutti i costi ascoltare almeno metà canzoni contenute in ognuna di esse, mentre Lydia preferiva le canzoni moderne che passavano alla radio. Proprio mentre stavano per raggiungere un accordo che consisteva nello spengere la radio per evitare di terminare la discussione con una rissa, Lydia premette un’ultima volta il tasto per cambiare stazione. La canzone che venne riprodotta dall’impianto stereo mise a tacere entrambi: I Don’t Want to Miss a Thing degli Aerosmith.
Stiles aveva sempre odiato quella canzone – e tutti i testi romantici in generale – ma, con quello che adesso rappresentava per lui, aveva dovuto rivalutarla.

Il labbro superiore di Stiles era sporco di panna montata, un rimasuglio di quella che si trovava sulla parte superficiale del liquido caldo che fino a qualche secondo prima riempiva la tazza.
«Stiles, hai…» la ragazza non continuò la frase, preferendo fargli capire ciò che intendeva dire mimando il gesto del togliersi qualcosa dal labbro.
Lui allungò leggermente la manica della camicia per pulirsi la bocca, per poi tornare a bere tranquillamente la cioccolata calda.
«Ormai ho tutta la maglia sporca, credo che una macchia in più non faccia tanta differenza» affermò con un tono pacato. Lydia non avrebbe saputo dire se si stesse rivolgendo a lei o a nessuno in particolare; aveva letto che era normale parlare da solo per qualcuno che aveva subito un trauma di recente – ed era più che sicura che essere posseduto da un demone giapponese fosse un trauma abbastanza violento.
«Se vuoi possiamo passare per casa mia prima di andare da Derek per gli allenamenti, dovrei avere una maglietta delle tue misure che qualche ragazzo ha lasciato da me.»
Stiles cercò di ignorare quella sensazione di gelosia che si faceva spazio in lui ogni volta che Lydia nominava le sue storie, ma questa permase fin quando entrambi non si ritrovarono nell’appartamento di Lydia.
«Non posso credere che la commessa ti abbia lasciato questa tazza – anche se ammetto che sia oscena, quindi un po’ potrei capirla – senza farti pagare nulla!» commentò sconcertata la ragazza, aprendo il guardaroba provvisto di una dozzina di magliette dalle più svariate forme e misure: ce n’era una che poteva andare perfino a quell’armadio di Derek!
«Eh, che vuoi farci? Anche lei è rimasta incantata dalla mia bellezza» replicò lui mentre tentò di prendere al volo la maglietta che Lydia gli aveva lanciato, fallendo.
«Potresti… ehm, sì… girarti?» biascicò lui con una punta di imbarazzo nella voce.
«Ho visto molti più petti nudi di quanti tu immagini; il tuo non mi farà di certo svenire.»
Detto ciò, si mise seduta sulla sedia girevole posizionata di fronte alla scrivania rosa – Stiles restò sconcertato per il fatto che Lydia avesse una scrivania di quel colore, ma non lo diede a vedere – ed incrociò le braccia, come se volesse sfidarlo.
«Ah, è così eh? Vuoi farmi credere il mio meraviglioso fisico non ti farà effetto? Ebbene, vediamo.»
Adesso, certamente Stiles non aveva intenzione di sembrare un buffo spogliarellista incapace di sfilarsi una maglietta dalle braccia, eppure è quello che fece.
Lydia decise comunque di rivolgere lo sguardo altrove, distraendosi inserendo un cd in cui erano presenti solo canzoni d’amore – non aveva inserito proprio quel cd perché aveva programmato precedentemente tutti gli eventi che sarebbero seguiti, continuava a giurare e spergiurare anche dopo mesi da quella giornata – e la prima che partì fu “I Don’t Want to Miss a Thing” degli Aerosmith, ma quando la maglia sporca di Stiles andò a finire sul suo viso e lei se la tolse da davanti agli occhi, una serie di macchie rossastre sul petto del ragazzo attirarono la sua attenzione.
«Sono scottature, queste?» chiese la ragazza, visibilmente preoccupata nonostante la stupidità del problema.
«Credo… credo di sì, mi sono bruciato con la cioccolata calda, suppongo.»
Le sue dita si mossero da sole – o così era quello che lei si ripeteva da quando la sua mano si posò sul petto di Stiles –, fino a sfiorare delicatamente le chiazze che occupavano la superfice del busto dell’umano.
Quello che successe dopo, di sicuro, nessuno dei due se lo sarebbe mai immaginato: il ragazzo prese le mani di Lydia tra le sue, unendole dolcemente, per poi alzarle il mento con l’indice e incatenare il proprio sguardo con quello di lei. Dopo un tempo che a entrambi parve infinito, finalmente le loro labbra si unirono in un semplice, casto bacio. Uno di quelli che si da una coppia anziana dopo anni e anni di matrimonio, niente di più. Poi, però, il bacio si fece più intenso, le loro lingue si sfioravano. Senza parlare, stavano esprimendo tutto l’amore reciproco che avevano provato negli anni precedenti ma che non avevano condiviso.
«Mmmmm» mugolò Stiles, «che Dio benedica la cioccolata calda. E gli Aerosmith.»
Per lui quello fu il giorno più atteso – e bello – della sua vita, perché da quel momento il suo rapporto col Lydia si evolse… in meglio.

«Ti chiedo solo un favore, Stiles. Non cantare per nessun motivo questa meravigliosa canzone. Non rovinarla, almeno oggi» il ragazzo non riuscì a decifrare il tono di Lydia, quindi decise di optare per la tecnica “ti do fastidio e vediamo se ti arrabbi”, in modo da capire se fosse seria o meno.
In tutta risposta, dopo neanche mezzo minuto di note stonate e tempi sballati, una mano tappò la bocca di Stiles impedendogli di storpiare più del possibile la canzone.
«Giuro che non ti parlo per il resto della serata se continui così.»
Lui cercò di protestare, ma la mano ostacolava ancora la comunicazione – “Derek me ne sarebbe davvero grato”, pensò Lydia con un sorriso quasi impercepibile dipinto sul volto.
Questo però non arrestò la sua parlantina, infatti continuava a muovere la bocca tentando di fare passare qualche suono al di fuori della barriera formata dal corpo di Lydia.
«Mon dieu, non vedo l’ora di scendere da questa macchina.»


 
***
 

L’edificio del bowling era completamente avvolto dall’oscurità, non c’era neanche un barlume di luce ad illuminare il parcheggio, al che a Stiles venne da chiedere a Lydia se fosse sicura dei giorni di apertura della sala.
«Non ti fidi di me?» chiese lei piccata dalla domanda del ragazzo. «Ti ho mai portato da qualche parte contro la tua volontà senza sapere cosa avremmo trovato in quel posto?»
«Ehm… sì? Tipo le ultime quattro volte che il tuo GPS per cadaveri ci ha fatto trovare un corpo in putrefazione?» fu la risposta sarcastica di Stiles.
«Era una domanda retorica…»
«A cui io ho dato una risposta, quindi così reto… perché ci sono altre tre macchine qui? È chiuso
La ragazza lo prese per un braccio e lo trascinò con fare molto delicato all’interno della struttura, nonostante le rumorose proteste dell’umano.
«Se troviamo un altro morto sulla pista da bowling io ti lascio qui e me ne vado!»
«Oh, e stai zitto un attimo!»
Stiles si ammutolì ma non per la richiesta, bensì per l’offesa appena ricevuta – già, chiedere a lui di smettere di parlare sarebbe paragonabile a chiedere di non sparare ad un poliziotto a causa della sua scarsa mira.
Come il ragazzo aveva previsto, l’interno della sala era completamente al buio… almeno lo era fin quando qualcuno non accese l’interruttore generale che illuminò a giorno l’intero edificio.
«Sorpresa!» urlò in coro il branco al completo – o quasi – sbucando fuori da un divano posizionato in un salotto last time allestito da Scott in persona.
Al festeggiato per poco non venne un infarto ma, dopo essersi ripreso dallo spavento iniziale, si avvicinò a tutti i suoi amici – che, appunto, facevano parte del suo branco – e li ringraziò uno ad uno. Dopodiché cercò di ricongiungere i pezzi del puzzle: «quindi: Scott non ha avuto l’illuminazione divina che lo avrebbe dovuto spronare a studiare, Liam non è stato segregato in casa per evitare che contagiasse tutti con la sua diarrea-che-abbiamo-scoperto-si-può-attaccare-con-una-semplice-stretta-di-mano, Kira non è dovuta andarsene con i suoi genitori in Giappone per una riunione familiare e Malia… un momento, dov’è Malia?»
«In realtà» iniziò il discorso Scott, «lei non c’è davvero. È partita proprio ieri per andare a cercare sua madre, Peter è convinto di aver trovato una sua traccia in Perù. E poi… sai, per la storia di…» indicò le mani di Stiles e Lydia intrecciate.
Il gesto dei due ragazzi fu automatico: entrambi allontanarono i propri arti l’uno dall’altro e Stiles si stropicciò con fare nervoso il naso, come faceva ogni volta che da bambino veniva colto in flagrante intento a leggere libri di mitologia greca alle due di notte. La sua storia con Malia è stata bella, anche se non si poteva definire propriamente “storia”. Lui sapeva che la ragazza coyote era solo un ripiego momentaneo, un modo per evitare di pensare costantemente a Lydia, ma voleva comunque provare a darle una possibilità e, a dirla tutta, inizialmente la cosa funzionò: si sa che le relazioni sul nascere sono piene di baci e nomignoli… questo, però, se c’è dell’amore provato da entrambi i protagonisti del rapporto. Quello che legava i due ragazzi, invece, era più un modo per esprimere la gratitudine che provavano l’uno nei confronti dell’altra: Malia era stata accanto a lui nel periodo seguente il demone che si era impossessato di Stiles, mentre la ragazza vedeva nell’umano una sorta di figura paterna, una persona capace di prendersi cura di lei, quel calore affettivo che le era mancato per tutti quegli anni in cui era costretta in un coyote (mannaro). Malia, però, aveva preso davvero male la rottura con Stiles – e il suo successivo fidanzamento con Lydia, anche se lei era sicura che lui l’avesse lasciata solo dopo essersi messo con la banshee – e fu per questo che partì alla ricerca di sua madre con Peter, semplicemente per allontanarsi un po’ dal branco.
«Derek invece?» chiese il ragazzo sinceramente curioso.
«Beh, sai com’è fatto lui: solo allenamenti e niente divertimento» fu la risposta di Scott, che nel frattempo si era avvicinato a Kira mettendole delicatamente la mano sulla parte finale della schiena – secondo la teoria di Stiles, quei due sarebbero diventati genitori nel giro di un anno e mezzo.
Un ragazzo abbastanza ambiguo saltò fuori da un secondo divano in pelle rossa, e Stiles era certo di averlo già visto da qualche parte. Gli occhi dello stesso colore del cielo dopo una tempesta, le orecchie con la punta leggermente allungata, i capelli bianco-argentei piuttosto lunghi, una sacca colma di frecce sulle spalle e un arco con dei ricami dorati in mano lo rendevano piuttosto… unico.
«E lui chi sarebbe?»
«Come “chi sarebbe”?» fu la risposta confusa di Scott. «Lydia aveva detto che tu sei un fan sfegato de Il Signore degli Anelli. Io lo sapevo, lo sapevo!, che avrei dovuto farle tirare fuori Han Solo!»
C’erano così tante cose che non andavano in quella frase che Stiles non avrebbe saputo da dove cominciare.
«Prima di tutto: hai sul serio usato il termine “fan sfegatato” per descrivermi, Lydia? Davvero? Secondo di tutto: Scott, quando mai ti ho parlato della mia “ossessione” per Il Signore degli Anelli? Terzo di tutto: chi avrebbe dovuto tirare fuori chi da cosa barra dove? Quarto di tutto: cosa diamine c’entra Han Solo?» pronunciando il nome del suo personaggio preferito della sua saga di film preferita gli brillarono gli occhi.
Lydia scrollò le spalle con fare innocente. «Dovevo pur trovare un modo di incontrare dal vivo – capisci, Stiles? Dal vivo! – il mio ragaz… il personaggio che più preferisco ne Il Signore degli Anelli. Per quanto riguarda la questione “tirare-fuori-chi-da-cosa-barra-dove”, è semplice: abbiamo costretto Derek a contattare una sua amica che prat-» la ragazza fu interrotta da una domanda più che legittima di Stiles.
«Un momento: Derek ha degli amici? Li ha minacciati o torturati?»
Un sorriso quasi impercettibile vibrò sulle labbra di Lydia, che lei cercò di sopprimere con tutte le sue forze per evitare di dare la soddisfazione a Stiles di essere riuscito a farla ridere quando lei era arrabbiata – perché sì, non riconoscere un elfo di quel calibro era un ottimo motivo per prendersela con il proprio ragazzo durante il giorno del compleanno di quest’ultimo.
«Non è questo il punto, Stiles. Fammi finire il discorso.» Vedendo che l’umano non accennava ad aprire bocca, proseguì il suo sproloquio.
«Come stavo dicendo» continuò lanciandogli un’occhiata fulminante che avrebbe incenerito persino Zeus[1], «lo abbiamo costretto a contattare una sua amica che pratica la magia: le abbiamo chiesto un consiglio su qualcosa di… speciale che avremmo potuto regalarti per il compleanno, così le abbiamo descritto la tua personalità e cosa fai nel tempo libero. Alla fine, lei è giunta alla conclusione che regalarti una specie di appuntamento con il tuo personaggio preferito di un film che ti piace particolarmente sarebbe stato il tuo regalo perfetto, quindi ha estirpato» mimò il gesto delle virgolette, mettendo in risalto il rosso lucente del suo smalto «Legolas – sì, lo so, sono stata egoista considerando che si sarebbe dovuto trattare dei tuoi gusti e non dei miei – da Il Signore degli Anelli e lo ha trasportato nel nostro mondo.»
Stiles era ancora sconvolto dalla notizia delle amicizie di Derek, ma cercò di non darlo a vedere.
«Quindi» tentò di rimettere insieme i pezzi per la seconda volta in dieci minuti, «mentre io ero chiuso in casa perché pensavo che voi foste tutti a fare chissà cosa di utile per voi stessi e per la comunità, in realtà stavate contattando una maga nerd capace di far vivere dei personaggi immaginari?»
Nei suoi piani di vendetta, la voce gli sarebbe dovuta uscire carica di rabbia e risentimento, ma in realtà traboccava gioia e… commozione?
«Cavolo, è una cosa mitica! Voglio dire, quante persone possono vantarsi di aver incontrato un personaggio inventato da uno scrittore nel 1937? Nessuna, ve lo dico io!»
«A-ha! Lo sapevo che mi ascoltavi mentre ti parlavo di Tolkien» disse Lydia fiera di sé.
Stiles fece spallucce, arrossendo debolmente.
«Bene» intervenne Scott dopo essersi allontanato da Kira, «ora che abbiamo terminato le spiegazioni, possiamo fare una partita a bowling? Che ne dite di ragazzi contro ragazze?»
Si udirono dei mormorii chiaramente femminili, data l’acuità dei sibili.
«Ma voi siete in maggioranza!» protestarono Kira e Lydia, all’unisono.
Gli occhi di Scott si fecero di un rosso intenso e il suo volto si illuminò con un sorriso di sfida. «E tra noi c’è anche un Alpha.»

***

«Credo che non mangerò più torta per tutta la mia vita» affermò Scott portandosi entrambe le mani sul grembo.
«Non l’avrei mai detto, sai?» rispose Lydia, ancora piccata per la schiacciante sconfitta ricevuta.
Il mannaro poggiò le proprie mani su quelle di Lydia con fare ironico. «Eh, com’è brutta l’invidia…». A quest’affermazione tutto il branco scoppiò in una fragorosa risata, eccetto Lydia – che si stava trattenendo il più possibile, nonostante avesse voglia di unirsi alle risa dei suoi amici.
Ad un tratto, Scott si batté una mano in modo piuttosto violento contro la fronte – il fatto che questo gli procurò un bernoccolo è un’altra storia –, segno di essersi ricordato di aver dimenticato qualcosa di davvero importante. «La canzone!»
Stiles si accigliò. «Che canzone?». Lui in realtà era più che convinto di sapere a quale canzone il suo migliore amico si stesse riferendo, ma non aveva il coraggio di ammetterlo a se stesso.
«Tanti auguri a te, ovviamente!»
“Oh, no.”
L’unico ricordo di quella canzone che Stiles aveva era collegato all’ultimo compleanno che aveva passato insieme alla madre. Aveva invitato tutti i suoi amici, nemici e persone… neutrali, con cui parlava poco e niente e, ovviamente, Lydia faceva parte di questo gruppo. Per evitare di riportare alla mente brutti ricordi, a Stiles bastava ricordare che mentre la canzone di auguri veniva cantata, lui è andato a sbattere contro il tavolo per poi finire con la faccia sulla torta di Spiderman – è stato almeno tre giorni e mezzo a piangere, “quell’immagine dell’Uomo Ragno era bellissima!” – e le mani nella ciotola piena di Coca Cola. Da quel momento Stiles si era promesso di non cantare, e di non farsi cantare, mai più quell’odiosa canzoncina che era Tanti auguri a te e, fino al giorno prima del suo compleanno, c’era anche riuscito. Non avrebbe mai immaginato che a Scott sarebbe venuto in mente di fargli gli auguri cantando il giorno in cui avrebbe dovuto compiere diciannove anni – “diciannove, non nove! Ancora mi chiedo se sia un bambino nel corpo di un adolescente.”
Liam, che fino ad allora non aveva proferito parola – se si escludono le varie grida durante la partita di bowling –, si decise ad aprire bocca. «Sì! ! Come segno della nostra amicizia! Voglio dire, quando mi avete mandato all’ospedale per evitare che vi soffiassi il posto nella squadra di lacrosse, due anni fa, avreste mai immaginato che saremmo diventati parte di una nuova famiglia? Io assolutamente no, quindi… perché non facciamo di questa canzone la nostra canzone?»
Nessuno capì se Liam stesse scherzando o meno, quindi semplicemente lo ignorarono, cosa che non fece per niente piacere a lui.
«Ah, così pensate che quello che ho detto sia stupido?»
«Ma… noi non abbiamo detto niente!» si difese Kira, con il suo solito tono di voce pacato.
«Lo avete pensato, però» il beta incrociò le braccia al petto, mettendo in evidenza i muscoli che aveva allenato nell’ultimo periodo e mandando in tilt la Lydia ancora adolescente, che ricevette una gomitata da parte di Stiles.
«Giuro che se vi mettente a cantare questa orrenda canzone, io me ne vado» affermò quest’ultimo con timbro vocale che sarebbe dovuto risultare aggressivo, mentre in realtà gli fece correre il rischio di far scoppiare nuovamente a ridere il gruppo al completo.
«Beh» iniziò Lydia, «se la metti su questa prospettiva…»
Cinque voci all’unisono si alzarono e iniziarono a cantare la melodia della canzone tanto odiata da Stiles.
«Tanti auguri a te
tanti auguri a te»
Mentre Lydia, Scott, Kira, Liam e Derek – non si sa come, ma erano riusciti a chiamarlo e a convincerlo a cantare – continuavano con la loro tortura, Stiles si alzò dalla sedia quasi con rabbia.
«tanti auguri a Stiles»
«Scusate, vado un attimo in bagno a vomitare.»
«tanti auguri a te.»
“Questo è decisamente il compleanno peggiore della mia vita”, fu l’unico pensiero del ragazzo mentre si dirigeva verso l’uscita del locale.



[1]Per chi non avesse capito tutto ciò, ecco la spiegazione: Zeus è il dio dei fulmini à Lydia ha lanciato un’occhiata fulminante a Stiles à Lydia avrebbe potuto incenerire Zeus;








Note dell'autrice: salve, miei prodi! Era da troppo tempo che non scrivevo una storia decente su questo fandom, quindi ho deciso di partecipare a questo concorso e puf, ho rovinato la tranquillità che ormai regnava sovrana in questa sezione.
Dunque... che ne pensate? Ad essere sincera, credo sia una delle miei storie su questo fandom più riuscita, quindi diciamo che sono piuttosto contenta del risultato finale.
Ecco alcune cose che vorrei dirvi (quelle principali sono state scritte nelle nda iniziali, NON TEMETE!):
a) Il Signore degli Anelli. Lo amo, davvero, così come amo Legolas, e non ho potuto fare a meno di inserirli nella storia...
b) Sono stata costretta a dedicare cinque righe(?) della OS a Derek perché... i miei Sterel*-*
c) So che il titolo fa schifo, ma... chi meglio di voi può capire la difficoltà nel trovare un titolo per le proprie storie?
d) Don't want to close my eyes
I don't want to fall asleep
Cause I'd miss you baby
And I don't want to miss a thing
e) Se volete lasciate una recensione, giusto per farmi sapere cosa pensate di questa storia^^

Gnarly


 
 
   
 
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