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Autore: Itsamess    23/11/2015    2 recensioni
«Ok, non ti arrabbiare» mormora sedendosi a fianco a lui sul letto «Quest’anno il tema del ballo è il vintage e dato che tu sei nato negli anni Settanta…»
Settantanove la corregge mentalmente lui.
«Ho pensato che potessi darmi una mano a scegliere il vestito» conclude in fretta.
Sulle labbra di Peter nasce un sorriso divertito «Stai scherzando»
«Sono serissima»

E poi si finisce a ballare sul retro della palestra con l'eyeliner sbavato e i tacchi rubati alla mamma, sulle note ritmate - troppo ritmate? - di una canzone vecchissima, di quelle che solo lui potrebbe conoscere
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Claire Bennet, Peter Petrelli
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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Lasciami l'ultimo ballo




Pantaloni a zampa di elefante troppo lunghi, camicetta rosa e occhialoni con le lenti colorate da vera figlia dei fiori. Claire accenna qualche passo di danza stile anni ’70 muovendo goffamente le mani davanti al viso prima di scomparire di nuovo dietro all’anta dell’armadio.
 
Giacca nera borchiata con strane spalle appuntite che la fanno sembrare una supereroina dei fumetti, top attillato e mini di pelle. I movimenti della ragazza sono accompagnati da un inquietante tintinnio di catene, in quello che Peter suppone essere un tentativo mal riuscito di vestirsi da punk  rockettara. Claire ha decisamente esagerato con il trucco scuro però, dato che l’eyeliner le è finito perfino sul naso.
 
Gonna a ruota lunga fino al ginocchio, blusa color pesca annodata sotto al seno, cerchietto e coda di cavallo. Claire fa velocemente un giro su se stessa e ride dell’espressione imbarazzata con cui Peter distoglie lo sguardo dalle sue gambe nude.
La gonna si è sollevata un po’ più di quanto pensasse.
La ragazza smette di girare e fa un piccolo inchino.
«Allora, che ne dici?»
«Mi piace»
«E’ la stessa cosa che hai detto per il look di prima. E per quello prima ancora. Così non mi sei d’aiuto, Peter!»
«Scusami… è che ancora non capisco cosa ci faccio qui» sospira lui per la millesima volta«Non hai delle amiche a cui chiedere dei consigli di moda? Io sono un ragazzo, non ci capisco niente di vestiti!»
E si vede.
Peter sembra ancora convinto che le camicie di flanella siano ok, dato che continua imperterrito ad indossarle su tutto. Ma gli anni novanta sono finiti. Finiti.
«Infatti non sei qui in veste di consulente di immagine, ma di consulente storico» gli spiega lei con un sorriso incoraggiante, prima di accorgersi dello sguardo a dir poco smarrito di Peter.
«Consulente storico? E che cosa significa?»
Claire prende un profondo respiro. Non sarà facile spiegarglielo senza risultare offensiva, ma ha davvero bisogno del suo consiglio.
«Ok, non ti arrabbiare» mormora sedendosi a fianco a lui sul letto «Quest’anno il tema del ballo è il vintage e dato che tu sei nato negli anni Settanta…»
Settantanove la corregge mentalmente lui.
«Ho pensato che potessi darmi una mano a scegliere il vestito» conclude in fretta.
Sulle labbra di Peter nasce un sorriso divertito «Stai scherzando»
«Sono serissima»
«Sai, è difficile prenderti sul serio con quel cerchietto in testa»
Claire se lo toglie.
«Per favore. Aiutami. Sei il parente più vintage che ho»
Già, sono parenti, meglio ripeterselo di tanto in tanto in caso uno dei due se ne scordasse.
«E tuo padre? Tua madre?»
«Loro- non sanno che vado al ballo. O meglio, mi hanno messa in punizione e mi hanno proibito di andarci… ma questo è il ballo di fine anno! Non posso perdermelo, sono la reginetta in carica! Sei la mia unica speranza, Peter!»
Sarà per il modo in cui continua a tormentare il cerchietto che ha in grembo o per quello sbaffo di eyeliner che le è rimasto sulla punta del naso, ma Peter non riesce davvero a dirle di no.
 
Se quella fosse stata una commedia romantica, Peter sarebbe passato a prendere la sua dama alle otto in punto. Avrebbe parcheggiato l’auto davanti al vialetto di casa di lei e sarebbe entrato per salutare i suoi genitori e scattare qualche foto. Le avrebbe porto un bouquet da polso color carta da zucchero perchè si abbinasse ai suoi occhi e le avrebbe detto che era la ragazza più bella che avesse mai visto.
Nella realtà, invece, Claire è in punizione per chissà quale sciocchezza ed è costretta a  sgattaiolare fuori di casa usando la porta sul retro, camminando a piedi nudi perché il ticchettio dei tacchi sul parquet della veranda non svegli Lyle o Mr Muggles.
Peter l’aspetta dietro l’angolo.
È appoggiato ad un muretto, con le mani in tasca e lo sguardo perso nel vuoto. Sta pensando che è stata una pessima idea quella di rimanere coinvolto nella faccenda del ballo, perché qualcosa dentro lui gli dice che andrà a finire male.
È stata una pessima idea rimanere coinvolto con Claire, a dirla tutta. Giocare a fare il fratello maggiore che l’accompagna a scuola e le consiglia come comportarsi con il suo cavaliere -  quando tutto quello che avrebbe voluto era essere lui, il suo cavaliere. Che casino
Non la vede arrivare. Non ha nemmeno il tempo di riordinare le idee e stamparsi un sorriso sulla faccia che una vocina alle sue spalle sussurra timidamente «Eccomi» costringendolo a voltarsi.
Nonostante Peter abbia contribuito a scegliere il vestito per il ballo – un abito lungo e scivolato stile anni ’20 – non glielo aveva ancora visto addosso: Claire sembra uscita dalle pagine de Il Grande Gatsby. Le perline iridescenti scintillano tremolanti sotto la luce dei lampioni, ma sono i suoi occhi a brillare più di tutto.
L’irreale splendore della ragazza lo lascia quasi senza fiato, tanto che per un secondo non sa cosa dirle.
«Wow. Sei… bellissima»
Con i suoi capelli biondi e il suo sorriso rubacuori, Claire deve essere abituata a sentirsi dire cose del genere, tuttavia il complimento di Peter la fa arrossire tanto violentemente che anche nel buio della notte le guance le si tingono di bordeaux.
«Anche tu stai bene» gli risponde lei con sincerità, ammirando il suo smoking nero «Ti sei vestito elegante… Aspetta, perché ti sei vestito elegante?»
«Vado ad una festa dopo averti accompagnata» replica subito lui, distogliendo lo sguardo «L’auto è poco più avanti»
 
Non c’è nessuna festa naturalmente. Peter non conosce nessuno in Texas, chi mai potrebbe invitarlo ad una festa ad Odessa, per giunta di giovedì sera? Eppure Claire ci crede, o almeno non fa altre domande.
La scuola non è molto distante: quando arrivano davanti alla palestra, lei gli indica un tipo alto e muscoloso vestito da soldato e si controlla il trucco lanciando una rapida occhiata allo specchietto retrovisore. Si slaccia la cintura e si sporge verso il sedile di Peter per dargli un bacio sulla guancia.
«Grazie di tutto. Augurami buona fortuna»
Lui non capisce bene a cosa le serva la fortuna ad un ballo studentesco, non sta andando a salvare il mondo – non stasera almeno. Tuttavia accenna un sorriso incoraggiante e mormora «Buona fortuna… divertiti»
«Lo farò»
«Mi mandi tu un sms quando vuoi che ti venga a prendere, ok?»
«Ok»
«E ricordati quello che ti ho detto, se quel ragazzo ti mette le mani addosso-»
«…io gli pesto un piede e tiro fuori lo spray al peperoncino. Sì, me lo ricordo»
«Brava ragazza»
*Claire sorride «A dopo»
 
Non sono neanche le dieci quando la suoneria del telefono lo costringe bruscamente a svegliarsi. Peter cerca a tentoni il cellulare e risponde senza nemmeno guardare il nome sul display, anche perché c’è solo una persona che potrebbe chiamarlo a quell’ora.
«Claire?»
Le nove e quarantacinque: il ballo non può essere già finito, se lo chiama sarà successo qualcosa di grave.
«Aiutami Peter»
La voce della ragazza è ridotta ad un sussurro, come se non dovesse farsi sentire.
Peter sente l’adrenalina entrargli rapidamente in circolo: Claire è in pericolo.
Forse Josh ha tentato di farle del male.
Quel ragazzo non gli è mai piaciuto, le aveva detto di fare attenzione! Ma Claire non gli ha voluto dare retta – quando mai gli ha dato retta? È così testarda…
Oppure Sylar è tornato a prenderla e sempre in questo maledetto liceo texano.
Se lo sentiva che questa idea del ballo non sarebbe andata a finire bene. No certo, perché dovrebbero una vivere una vita normale? C’è sempre un virus letale che minaccia di sterminare il genere umano o una bomba fuori controllo pronta a radere al suolo New York!
Claire non può avere nemmeno un ballo studentesco come si deve che qualche serial killer la torna a cercare!
Per fortuna è rimasto nel parcheggio del liceo.
Esce in fretta dall’auto.
Corre verso l’edificio
«Sto arrivando… tu dove sei?»
Inaspettatamente, la ragazza scoppia a ridere «Dove dovrei essere? Sono ancora al ballo! Volevo sapere se potevi venire a prendermi, questa festa è tremenda»
Il ragazzo smette di correre.
Una festa poco riuscita. Questa è la grave emergenza per cui ha chiesto il suo aiuto.
E lui che credeva che fosse in pericolo!
Se Peter non la amasse, a questo punto perderebbe la calma e la sgriderebbe per averlo fatto preoccupare inutilmente. Ma la ama – la ama anche se non dovrebbe, la ama anche se non potrebbe. Forse se ne rende veramente conto solo stasera, quando Claire ridendo aggiunge «Volevi salvare la cheerleader, giusto? Salvami da questo mortorio, per favore»
 
Non appena Claire vede Peter fare capolino dall’ingresso della palestra, corre a rifugiarsi nel suo abbraccio. Lui la tiene stretta a sé per un tempo indefinito, nonostante la lunga piuma fissata sulla fascia per capelli di lei gli faccia il solletico al mento.
Peter si domanda se questo fosse un inconveniente comune negli anni ’20 o se gli abbracci fossero un gesto troppo scandaloso (del resto anche nel ventunesimo secolo il modo in cui le mani di Claire indugiano sulla sua schiena potrebbe essere considerato sconveniente, considerato che sono zio e nipote).
Quasi riuscisse a leggergli nella mente, la ragazza si stacca da lui un po’ imbarazzata.
«Grazie per essere venuto subito» mormora accompagnandolo sul retro della palestra «Com’era la tua festa?»
Nella commedia sentimentale immaginata da Peter, a questo punto l’eroe romantico  dovrebbe rispondere «Vuota senza di te (Soprattutto dal momento che non esisteva)»
Una bella frase ad effetto prima di baciarla - una fervida immaginazione, questo è il suo più grande superpotere.
Nella vita reale, Peter risponde semplicemente «Niente che non potessi lasciare. E la tua?»
«Un disastro simile non si vedeva dal tempo del Titanic, mancava solo My Heart Will Go On in sottofondo»
«Addirittura?»
«Non so nemmeno da che parte cominciare! So che il ballo era a tema vintage, ma il deejay ha messo solo canzoni vecchissime e di conseguenza non ha ballato nessuno… Una tristezza assurda, ti giuro. E gli addobbi sparsi per la palestra non seguivano neanche un filo logico, erano solo rimasugli del Club di teatro… grossi dinosauri di cartapesta accanto finte piramidi e a ghirlande a forma di orologi!»
Peter potrebbe restare a guardarla lamentarsi del ballo per ore: è così buffa quando è arrabbiata.
Per sua fortuna Claire non ha alcuna intenzione di smettere.
«Per non parlare del cibo! Anche il buffet era vintage… I salatini di sicuro erano quelli dell’anno scorso! Naturalmente non ho nemmeno assaggiato il ponce, perché si vedeva che era scaduto, mancavano solo le ragnatele! E Josh- Josh se n’è andato un’ora fa, in compagnia di quella smorfiosa della sua ex. Insomma davvero un disastro completo»
Una lacrima solitaria e silenziosa le solca la guancia prima di essere bruscamente asciugata con il dorso della mano.
«Scusami… non so perché me la sia presa così tanto per uno stupido ballo» cerca di scusarsi, mentre le lacrime riprendono a scendere.
In fondo è solo una ragazzina, pensa Peter, è naturale che ci sia rimasta male per un ballo studentesco finito diversamente da come si aspettava.
Il peso dei dieci anni di differenza si fa sentire solo ora.
Claire continua a singhiozzare silenziosamente.
«Hey, il ballo non è ancora finito!» le fa notare improvvisamente Peter, nel goffo tentativo di risollevarle il morale. Tende l’orecchio contro il muro dietro di loro ed esclama «Senti? La musica continua a suonare! Tra l’altro questa canzone è stupenda- like sparkling wine go and have your fun»
Si mette a cantare così, in mezzo alla frase, come in un film. È abbastanza stonato. Claire non riesce a trattenere un sorriso, che poi è esattamente quello che Peter desiderava.
«Ma come fai a conoscerla? Deve essere una canzone vecchissima!»
«Nah, è un classico» replica Peter scrollandosi nelle spalle e tendendo poi la mano verso di lei «Vieni, balliamo»
Claire non si muove di un millimetro, anzi si ritrae leggermente.
«Non so se la so ballare questa»
«È solo un valzer, coraggio, ti guido io»
«Sei sicuro che sia un valzer? Non è un po’ troppo ritmata?»
«Sono io il consulente storico, giusto?»
 
Baby don't you know I love you so
Can't you feel it when we touch
I will never, never let you go
I love you oh so much
 
Peter pone la mano sinistra sul suo fianco e l’altra nella sua.
E poi improvvisa, perché non ha la minima idea di come si balli un valzer, non è così vecchio… Del resto ha solo dieci anni più di Claire. Quando però  l’altro giorno glielo ha fatto notare, la ragazza piccata ha risposto «Dieci di troppo»

You can dance, go and carry on
Till the night is gone
And it's time to go
If he asks if you're all alone
Can he walk you home, you must tell him no


Peter continua a canticchiare parti sconnesse della canzone, così dopo un po’ Claire gli domanda «Di che cosa parla?»
Lui arrossisce violentemente, ma per sua fortuna Claire è molto più bassa di lui e non può notarlo. «Allora… il cantante dice alla ragazza che può ballare con chi vuole, ridere e scherzare con tutti, ma non deve dimenticare chi la riporterà a casa a fine serata»
Breve pausa.
Peter prende un profondo respiro e conclude in fretta dicendo «Perché è lui che la ama veramente.  E lei deve lasciargli l’ultimo ballo»
 
'Cause don't forget who's taking you home
And in whose arms you're gonna be
Save the last dance for me


«E poi- come finisce la canzone?»
«Non lo so, è solo una canzone» mormora Peter a mezza voce, continuando a ballare lentamente «Non me lo sono mai chiesto»
In realtà non vuole nemmeno pensare a come finisca la canzone, semplicemente perché non vuole che finisca, punto.
La mano sinistra di Claire si è spostata dalla sua spalla, è scivolata più in alto, fino alla sua nuca. Peter riesce quasi a sentire sul collo le piccole spirali tracciate dalle sue dita. È un tocco lievissimo, eppure brucia come quello elettrico di Elle.
Se la baciasse anche le sue labbra gli darebbero la scossa?
È destinato a non saperlo mai, non importa quante volte se lo domanderà.
È insieme la condanna e il privilegio di ogni amore mai nato, quella di esistere solo nel campo della possibilità, del dubbio, del punto interrogativo: chissà se Claire dorme con le calze anche in primavera, chissà se al mattino si infila prima i jeans o la maglietta. Non lo saprà mai.
«Stringimi» mormora la ragazza appoggiando la testa contro il suo petto.
Peter per un attimo crede di esserselo immaginato, dato che la sua fantasia ha la brutta abitudine di tirargli brutti scherzi, soprattutto quando si tratta di Claire, ma poi la sente ripetere «Stringimi, sto congelando» e obbedisce.
Restano abbracciati con la scusa del freddo anche se c’è una palestra perfettamente riscaldata proprio dietro di loro.
Restano abbracciati senza neanche più fingere di muoversi a tempo di musica dato Peter ha il mezzo sospetto che Claire il valzer non lo sappia proprio ballare.
Restano abbracciati anche dopo le ultime note della canzone, anche quando l’ultimo tamburello ha cessato di battere quel ritmo tanto movimentato da essere chiaramente tutto tranne che un valzer.
Restano abbracciati. Questo è tutto quello che conta.





   
  
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