La nonnina si sedette sul letto del nipotino. La tenue luce di una
candela illuminava entrambi. Si sorrisero. Era il loro
piccolo segreto. Di notte quando tutti dormivano e le luci elettriche e seriche
che illuminavano il mondo si spegnevano la nonnina si intrufolava
nella camera del suo nipotino, si sedeva sul suo lettino e con voce fioca e
calda iniziava a raccontare...
Tra i monti del mondo, alte vette, tanto alte
che nessun uomo vi aveva mai messo piede se guardavi bene, se aguzzavi la
vista, potevi vedere piccoli tetti, stradine e campi. Tutti lineari. Le strade
corrono dritte dritte, le
case tutte uguali, uguale dimensione, forma uguale, si stagliano sui loro lati.
Piccoli lampioni, alla distanza precisa di dieci passi ciascuno illuminano la città quando la sera scende dai monti. La
campagna intorno alla città è divisa in tanti quadrati tutti esattamente
della stessa misura. Uno per ogni abitante di Kibthick.
Alle sette precise gli abitanti di Kibthick
escono in strada per iniziare a svolgere le
mansioni della giornata e tutti alle sette precise di sera rientrano nelle
rispettive case. Le donnine col la loro gonnellina giallo
chiaro, camicetta bianca e un maglioncino panna, solo durante l'inverno.
Gli omini coi loro pantaloni marrone, panciotto giallo
e giacchetta nera, solo durante l'inverno. Ed i
bambini...beh di bambini non ce ne sono.
Tutti alle sette, fuori in strada, su linee ben dritte si
dispongono, e tutti dritti dritti
vanno al Grande Palazzo che si trova nel centro di Kibthick
e vi passano tutta la giornata, no non tutta solo fino alle sette, facendo
nessuno sa bene cosa.
Ickbith ogni giorno puntale alle sette era fuori casa ed ogni sera puntale alle 7 vi ritornava. Un
giorno però successe una cosa terribile, nessuno a Kibthick
se la sarebbe mai aspettata.
Ickbith in una soleggiata mattina uscì di casa alle 7,01. Le 7,01? Che ora era mai quella? Come era potuta succedere una cosa del genere? Si incamminò lungo la strada dritta dritta
ma non lento lento e calmo calmo
come tutti gli omini e le donnine, affrettò il passo per recuperate il tempo
perduto. E si accorse, per la prima volta, delle strade dritte
dritte, delle case di uguale dimensione e di
forma uguale, dei lampioni alla distanza di dieci passi ciascuno. Si accorse
degli omini tutti uguali, in fila indiana, e delle donnine, tutte uguali in
fila indiana. Si accorse che anche lui era tutto uguale come loro. Dentro il
Grande Palazzo passò davanti ad una finestra e si accorse dei campi tutti
uguali, uno per ognuno di loro. Si accorse, poi, che mancava qualcosa. Un
silenzio assordante avvolgeva tutto e tutti. Scosse la testa per scacciare quel strano non so che e iniziò a fare quello che faceva
ogni giorno. Ma cosa faceva lui ogni giorno?
Alle sette precise quella sera rientrò a casa.
La mattina seguente Ickbith alle sette
precise uscì di casa e si inserì nella lunga fila di
omini, uguale tra gli uguali. Una donnina era in fila accanto a lui
“Salve!”
Il silenzio inghiottì le sue parole e tutti continuarono a
procedere, come ogni giorno, verso il Grande Palazzo.
Quella sera alle 6,59 era fermo davanti al portone di casa,
appoggiò la mano sulla maniglia
7,00
7,01
entrò in casa. Il cuore gli batteva all'impazzata. Si guardò intorno, muri bianchi, un lettino, un comodino, una
piccola lampadina che pendeva dal soffitto. 7,30 la luce si spense in tutta la
città.
Era steso sul letto, solitamente lui alle 7,30 dormiva. Lui alle
7,30 aveva sempre dormito. Si mise a sedere sul lettino. Si alzò incerto e andò
alla piccola finestra. Da quanto tempo quella piccola finestra era lì?
Vide le strade dritte dritte,
i lampioni alla distanza di dieci passi ciascuno, le case di uguale dimensione
e di forma uguale, i campi tutti grandi uguali uno per ognuno di loro. Poi
oltre i campi...
Vide le montagne. Alte sempre più alte e
sopra di esse vide le stelle. Luminose stelle, stelle,
stelle e stelle, infinite stelle.
Alle 7,01, la mattina seguente, uscì di
casa e correndo andò verso il Gran Palazzo.
“Andiamo sulle montagne, andiamo
oltre le montagne. Cosa c'è oltre le montagne?”
“Niente....non c'è
nulla oltre le montagne” all'unisono si alzarono mille voci
“E come fate a saperlo”
“Qualcuno c'è stato”
“E cosa ha visto?”
“Non lo sappiamo”
“Perché non lo sapete?”
“Non è più tornato”
“Perché non è più tornato?”......”Io tornerò”
Di corsa uscì dal palazzo, le strade dritte dritte, le case ed i lampioni veloci gli scorrevano
ai lati, non erano poi così tutte uguali, i campi ed infine ai piedi delle
montagne. Le pendici ripide e scoscese, non riusciva più a correre veloce ed iniziò a rallentare.
Lento, lento sempre più lento. Ickbith credeva che non sarebbe mai arrivato su quelle
vette e non avrebbe mai visto cosa si celava oltre. Infine, ancora pochi passi,
e fu sulla cima, sulla vetta più alta e vi guardò oltre.
“E poi
nonna? Cosa c'era oltre le montagne?”
La nonna sorrise e piano piano si alzò
dal letto.
“Buonanotte”.
Il nipotino si sedette sul letto, poi si alzò ed
andò alla finestra.
Strade dritte dritte,
le case tutte uguali, uguale dimensione, forma uguale, i lampioni, alla
distanza di dieci passi ciascuno, i campi divisi in tanti quadrati tutti uguali
e...