Cantasti in uscita ad uno stuolo di ragni
di pace, gioia, il tuo genio e moralità:
ti ascoltavano succubi senza batter ciglio,
lama sottile ed illustre a trapassargli la pelle
-e al tempo dello starnazzare delle oche
e degli epitaffi trascritti sulle nuvole,
tutti gli eroi caddero.
al suon della tua triste voce – cantilenante
ciascuno adottava a modo suo il dire
ricucivi storie che non esistevano più.
avresti preferito soccombere, pullulo di eresie!
il tuo cuore piangeva storie in cui nemmeno credeva!
o amore, o vita, o amicizia! strappate dal petto del poeta quell’anima gentile!
eppure chiunque passasse di lì, peccatore
baciando liquide e maleodoranti parole fremeva:
la bocca dell’universo, fontana felice
schiudesti gli occhi e contasti le membra di chi,
a causa tua, più non c’era!
quei funerali fumanti ancor ti languivano, subdolo
neppur te lo meritasti