Anime & Manga > Kuroko no Basket
Segui la storia  |      
Autore: Agapanto Blu    25/11/2015    4 recensioni
Akashi non vuole avere nulla a che fare con la famiglia reale, nemmeno quando il secondo principe, Kuroko Tetsuya, entra nella sua fucina per commissionare un lavoro. Non vuole accettare, non vuole obbedire e ancora meno vuole innamorarsi di quel fragile ragazzino dai capelli blu. Assolutamente no.
***
Fa parte dei Prompt che ho ricevuto Tumblr raccolti nella Serie "Kuroko no Tumblr" - (Traduzione dall'Inglese)
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Seijuro Akashi, Tetsuya Kuroko
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Dal Tumblr di Agap'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





The medallion’s crack
 


Il suono tintinnante del martello contro l’incudine fu la prima cosa che gli penetrò la mente appena fu entrato nel piccolo negozio, attraverso nulla più che una tenda nera messa a far da porta. Quindi, arrivò la sensazione calda dell’aria piena di vapore e scintille dai fuochi accesi. I muri di pietra erano anneriti dal fumo e oggetti metallici di ogni lega e forma erano in mostra in ogni angolo.
 
La prima cosa che pensò, invece, quando trovò il proprietario della fucina fu che era incredibilmente… basso per essere un fabbro. Anche se in realtà era comunque di qualche centimetro più alto di lui.
 
L’uomo stava dando la schiena nuda alla porta d’ingresso, ma Kuroko notò il piccolo specchio appeso davanti a lui, quindi egli sapeva certamente che erano lì. Non che Aomine e Kagami avessero fatto nulla per essere silenziosi. L’uomo aveva anche strani capelli, di un color rosso acceso che mandò subito un brivido di paura giù lungo la schiena di Tetsuya, e indossava solo un grembiule di cuoio che gli copriva il petto, un paio di brache marroni e guanti di pelle spessa. Continuava a battere con il martello su un pezzo di ferro rosso per il calore come se non gli importasse minimamente dello stemma reale chiaramente apposto sui petti dei due soldati che precedevano Kuroko.
 
“Ohi, fabbro!” Kagami lo chiamò, irritato, “Hai ospiti!”
 
“Non ricordo di aver invitato nessuno, pertanto non siete certo miei ospiti.” L’uomo replicò sagacemente, senza voltarsi, “Se siete qui, significa che volete qualcosa da me. Se volete qualcosa da me, non avete altra scelta che aspettare finché non vi avrò ascoltato.”
 
Kuroko sbatté le palpebre, impressionato, ma a quanto pare fu l’unico perché Aomine lo precedette.
 
“Questo è un lavoro per il Palazzo Reale, fabbro.” Il suo tono era pericoloso quanto la mano posata sull’elsa della sua spada, “Penso che sarebbe saggio da parte tua ascoltare.”
 
“E sarebbe saggio da parte tua provare ad ascoltarti quando parli, Aomine-kun. Sei alquanto imbarazzante.”
 
Il fabbro interruppe il suo lavoro solo per un secondo, per guardarsi alle spalle e alla piccola figura in mezzo ai due giganti, uno dei quali essa aveva appena sgridato. Il soldato dai capelli blu si lamentò, offeso, ma il ragazzo lo ignorò semplicemente e fece un passo avanti. Con un lento movimento, abbassò il cappuccio che gli copriva il capo e una sfumatura brillante di azzurro cielo contrastò prepotentemente con le tinte scure e calde della stanza. Era come se le luci tutte fossero riflesse da lui e i suoi occhi, la stessa tonalità di un lago appena un po’ profondo, incrociarono quelle scarlatte del fabbro senza una singola oncia di emozione.
 
“Aspetteremo che abbiate finito, mastro fabbro.” disse freddamente, “Forgiare una lama richiede molto lavoro e non desideriamo che perdiate tutto il tempo che avete rivolto a questa.”
 
Il fabbro aveva già ripreso a lavorare nel bel mezzo del suo discorso.
 
***
 
La lama che finì, comunque, era una delle più belle che Tetsuya avesse mai visto. Certo, era ancora da finire, ma appariva chiaro quanto valida sarebbe stata. Il fabbro la posò con un grugnito e finalmente si voltò verso i suoi tre ospiti.
 
“Allora, cosa spinge due gorilla e un ragazzino a fare irruzione nella mia fucina?”
 
Kuroko alzò un braccio, mostrando ai soldati alle sue spalle il dorso della sua mano, e ciò che fu sufficiente a zittire le loro lamentele.
 
“Siete voi Akashi Seijuro?” chiese invece.
 
L’uomo sollevò un sopracciglio, senza rispondere. Kuroko lo prese per un sì ed estrasse una lettera con apposto il marchio reale. Quando la offrì all’altro, questi la osservò indifferentemente a lungo prima di sospirare e prenderla.
 
Tetsuya lo lasciò leggere e nel frattempo fece segno da dietro la propria schiena ai propri uomini per mantenere la calma. Sapeva bene che questi non concordavano con la sua scelta di trattare personalmente la questione, ma lui era stato irremovibile su quel punto. Voleva tratta con il fabbro direttamente.
 
Akashi richiuse la lettera con attenzione prima di farla scivolare nuovamente nella sua busta.
 
Quindi la strappò in dozzine di minuscoli pezzi che lasciò cadere sul pavimento, si voltò e se ne andò attraverso una porta che conduceva al secondo piano.
 
A Kuroko occorse un attimo per realizzare, ma quando lo fece corse dietro all’altro.
 
“Oh, Tets-!”
 
“Voi due restate qui.”
 
***
 
Akashi era furioso a dir poco, perciò quando udì passi lievi dietro di lui, che salivano le sue scale, per entrare nella sua casa, semplicemente si fermò nel bel mezzo della strada e lasciò che il ragazzino sbattesse nella sua schiena. Come previsto, non fu poi quel grande impatto.
 
Che cosa c’è di sbagliato con voi Guardie Reali?!” ringhiò voltandosi, ma poi si interruppe scioccato quando si ritrovò davanti una piccola creatura intenta a massaggiarsi il naso. Sospirò, quasi depresso. “Dannazione, quanto giovani li reclutano, i soldati, oggi?”
 
“Io non sono un soldato.” il ragazzo ribatté immediatamente, raddrizzandosi in tutta la sua scarsa altezza.
 
Akashi incrociò le braccia.
 
“E chi saresti?”
 
“Il principe.”
 
Seijuro alzò gli occhi al cielo. Il ragazzino non si rimangiò la sua follia, invece tirò fuori un medaglione dal colletto della sua casacca: un targa d’oro rotonda, grossa quanto uno di quegli occhi azzurri, con inciso e riempito di una pasta bianca il simbolo della famiglia reale.
 
Akashi fissò l’oggetto per un lungo momento.
 
“Questo spiega soltanto perché questo paese stia andando all’inferno. Ora, fuori dalla mia fucina.”
 
***
 
Akashi era stato certo che sarebbe stato successivamente imprigionato e ucciso quando cacciò il principe da casa sua, ma ora iniziava a pensare che quello sarebbe stato un destino migliore che ritrovarsi con il suddetto ragazzino che spuntava dal nulla quando lui meno se lo aspettava.
 
Si arrivò al punto che un giorno lui non riuscì più a sopportarlo. Svoltò in una piccola stradina laterale, attese perché il ragazzo lo raggiungesse e poi lo bloccò al muro puntandogli un coltello alla gola.
 
“Vorreste smettere questo giochetto una volta per tutte, Vostra Maestà?!” sibilò, ma l’espressione del ragazzo non mutò minimamente.
 
“Ho bisogno che voi lo facciate.” Kuroko disse testardamente, “Siete l’unico che potrebbe forgiare un nuovo medaglione reale e io ne ho assolutamente bisogno prima di Marzo.”
 
Akashi premette la lama più pesantemente sulla gola del principe, ma ancora non ottenne reazione. In qualche modo, la cosa catturò il suo interesse. Un bambino era un bambino, ma questo sembrava un po’ più forte del normale.
 
Lo lasciò andare rudemente, quel giorno, ma una settimana dopo accettò il lavoro.
 
***
 
Il medaglione era particolarmente complesso da replicare, per via della liscezza perfetta della piastra d’oro, dell’intricata figura della fenice reale, della mistura di pasta fatta con polvere d’avorio e di perle. Akashi sospirò pensando all’enorme mole di lavoro che sarebbe occorsa.
 
“Non potrò lavorare a nient’altro finché dovrò occuparmi di questo.” grugnì, “Il prezzo sarà alto.”
 
Kuroko lo fissò in silenzio.
 
Erano di nuovo nella fucina di Akashi, ma questa volta soli e Tetsuya indossava abiti molto più comuni. Sembrava davvero un popolano qualsiasi, solo i suoi capelli erano degni di nota a quel punto ed anche così era fin troppo facile confonderlo con lo sfondo, come fosse invisibile.
 
Seijuro scrollò le spalle e iniziò il suo lavoro, ma Kuroko non se ne andò e semplicemente sedette per terra dietro di lui.
 
***
 
Akashi lo cacciò via una, due, tre volte. Gli ricordò che non sarebbe riuscito a lavorare così, minacciò di abbandonare l’incarico.
 
Di solito questo funzionava, ma Tetsuya era sempre lì il giorno seguente.
 
***
 
A Gennaio una delegazione da un regno vicino arrivò e non sarebbe stato tanto inusuale se quegli uomini non fossero stati vestiti a guerra, armati fino ai denti.
 
Akashi li osservò passare attraverso la città e di fronte alla sua fucina, con i volti scuri e seri, e addirittura li seguì fino al castello, dove furono accolti con un identico approccio. Riconobbe i due soldati che erano stati con Tetsuya la prima volta in due dei generali dal grado più alto; vide il re, Nijimura Shuuzou, accettare educatamente ma rigidamente i saluti di un generale dall’altra fazione, un uomo che sembrava estremamente sospetto; ma non vide Kuroko.
 
***
 
Quando il principe si presentò alla sua porta, cinque giorni più tardi, dopo non essersi presentato sin dall’inizio degli incontri diplomatici, Akashi gli permise di restare.
 
La delegazione ripartì il giorno seguente, ma quegli uomini avevano volti ancora più scuri.
 
***
 
Era il primo giorno di Febbraio quando Seijuro arrivò addirittura ad offrire della birra al principe. Kuroko la accettò, ma iniziò subito a tossire e, a dispetto di sé stesso, il fabbro non poté trattenersi dal ridere alla carente tolleranza all’alcool di Sua Maestà.
 
Tetsuya lo fulminò con lo sguardo quella volta, finalmente mostrando un po’ d’emozione al di sopra di un naso tutto rosso.
 
***
 
All’alba del ventesimo giorno di Febbraio, un messaggio arrivò attaccato al collo di un esausto soldato e Akashi osservò mentre le guardie all’entrata del palazzo lo slegavano dal proprio cavallo e lo aiutavano a tornare a terra.
 
Kuroko lo raggiunse con un volto scuro, quella mattina.
 
“Kise Ryouta è giovane, ma è sempre stato uno dei generali più promettenti della mia armata.” disse sedendo accanto ad Akashi, “Perché qualcuno sia riuscito a distruggere le sue truppe… Qualcuno deve averci traditi.”
 
Seijuro rubò uno sguardo al suo viso e notò le ombre scure sotto i suoi occhi.
 
Non disse nulla, ma quando il principe si addormentò accanto a lui, lo coprì con una coperta e tornò ad incidere il nuovo medaglione.
 
***
 
C’era una crepa nell’originale e quando Akashi la indicò, Kuroko diede di matto. Aveva una faccia così buffa e in contrasto con la solita apatica espressione, che Seijuro rise.
 
Si accordarono sul non parlarne mai più e sull’assicurarsi di non averne un’altra anche nel nuovo.
 
***
 
Alla fine di Febbraio, Akashi tirò il medaglione fuori da un secchio d’acqua gelida e osservò il risultato finale. Perfetto.
 
Kuroko osservava da sopra la sua spalla e Akashi pensò che andasse bene, fino al secondo in cui l’altro aprì bocca.
 
“È migliore di quello che fece tua madre?”
 
Seijuro si paralizzò, un brivido che gli correva giù per la schiena facendogli accapponare la pelle.
 
“Come…?!”
 
“Mio padre mi ha detto tutto.” sussurrò il principe e Akashi si alzò in piedi, ma non spezzò mai il contatto visivo. “Del giorno in cui chiese che questo medaglione fosse fatto ad una principessa cui era stato negato il diritto di governare.”
 
Seijuro sudò freddo.
 
“Tetsuya, non è divertente…”
 
“Lo so.” Sorrise amaramente, “Non lo è mai stato sin dal giorno in cui mio nonno avvelenò il tuo per prendere il trono.”
 
Akashi gelò.
 
Lo sapeva, ovviamente, e quella era sempre stata la sua più grande ragione per odiare l’attuale famiglia reale, ma ora era diverso. Passando del tempo con Tetsuya, era riuscito a dimenticare la crudeltà che la sua casa aveva dovuto soffrire. L’avvelenamento di suo nonno, l’uccisione di suo padre, la fuga di sua madre e la sua lotta per supportarlo, la sua morte quando lui era solo un bambino e tutto ciò che lui stesso aveva passato da lì in poi. Era riuscito a dimenticare, ma ora Tetsuya lo stava gettando di nuovo all’inferno.
 
“Vattene.” sibilò, ma quando tentò di spostarsi Kuroko gli afferrò un polso e lo fermò. Il medaglione emise un lieve tintinnio quando rimbalzò contro il pavimento di pietra. “Vattene, Tetsuya, o giuro che…!”
 
“No!” Kuroko scosse la testa. Chiuse gli occhi, privando Akashi dell’unico modo che avesse per comprenderlo, ma la sua voce per una volta tremava ed era piena d’emozioni. “Mio padre non ha saputo nulla di tutto questo fino a quando non è stato troppo tardi! Venne da tua madre e le offrì indietro il trono, ma lei rifiutò! Per questo le chiese di forgiare il medaglione, così che potesse guadagnare quel che le serviva per sostenervi entrambi! E io sono venuto a sapere di tutto ciò solo quando mio padre è morto, ma tua madre era già venuta meno a sua volta e mi ci è voluto del tempo per trovarti! Alla fine, ho potuto solo lasciare che mio fratello ascendesse per il bene del regno!”
 
“Non voglio sentire nulla di tutto ciò!” Seijuro urlò, furioso, ma Kuroko non lo lasciò andare.
 
“Anche Shuuzou sa di te, gliel’ho detto dopo essermi assicurato che tu fossi una persona onesta!” continuò, “Se vuoi il trono indietro, ci assicureremmo che accada! Solo…!”
 
“Questo regno è condannato!”
 
Tetsuya sobbalzò, scioccato dinnanzi alla verità che non voleva ammettere, ma lo sguardo di Akashi era forte e dolorosamente consapevole.
 
“Sta arrivando la guerra, non è vero?” sibilò, “E il nostro nemico ha spie in mezzo a noi! Sapevi che questo sarebbe successo sin dal primo momento in cui hai messo piede qui, per questo dicevi di volere che finissi il lavoro prima di Marzo! Il medaglione non era solo una scusa: avevi bisogno di averne uno per te e uno per tuo fratello per essere sicuro che foste entrambi riconoscibili se catturati o tra i cadaveri!”
 
Tetsuya lasciò andare Akashi, come se fosse stato bruciato, e infine le sue spalle si abbassarono.
 
“Non andremo entrambi in guerra.” mormorò, “Qualcuno deve rimanere e gestire le cose da qui.”
 
Seijuro guardò Kuroko, il suo corpo fragile e la sua inutile forza. Sarebbe stato chiaramente Shuuzou ad andare a morte per un regno che non era nemmeno il suo.
 
“Questo non è un mio problema, Tetsuya.” mormorò, “Mia madre rifiutò quel trono perché è macchiato di sangue, e non solo grazie alla tua famiglia.”
 
Kuroko annuì, lentamente, e rimasero entrambi immobili per lunghi momenti, ognuno perso nei propri cupi pensieri. Quando Akashi aprì la bocca per dire qualcosa, però, Tetsuya lo baciò.
 
Non seppero nemmeno come arrivarono al piano di sopra o nel piccolo letto di Seijuro; non avevano idea di come riuscirono a entrarvi entrambi o di cosa stesse succedendo, ma il fabbro si ritrovò a premere il viso nel materasso di paglia e a mordere il proprio labbro inferiore per non urlare di dolore e piacere mentre il principe entrava in lui.
 
“Sei, perdonami.” Tetsuya mormorò baciandogli una spalla e la nuca e la schiena mentre si spingeva dentro di lui ripetutamente, “Ti supplico… Perdonami. Perdonami.”
 
Akashi non rispose, ma in fondo sapeva di aver smesso di incolpare Tetsuya il giorno stesso in cui il principe aveva iniziato a seguirlo costantemente.
 
Quando venne, urlò il nome di Kuroko.
 
***
 
Seijuro si svegliò per un sordo dolore alla parte bassa della schiena, ma in una posizione confortevole che non era possibile, perché il suo letto era piccolo e avrebbe dovuto essere stretto e caldo e appiccicoso e tutto quanto, ma non lo era.
 
Aprì gli occhi sulla sua solita solitudine, a malapena spezzata in apparenza solo da un piccolo pezzo di carta sul suo cuscino, giusto di fronte al suo viso.
 
Si sollevò su un braccio, ma rimase sorpreso da un sottile tintinnio, quindi abbassò lo sguardo e incrociò la scintilla di un medaglione d’oro che pendeva dal suo collo.
 
Si sedette compostamente nonostante il dolore bruciante e strinse il gioiello in una mano mentre con l’altra reggeva la lettera. C’era una crepa sul simbolo, una che lui era stato attento a non riprodurre nella sua copia del lavoro di sua madre.
 
La lettera era chiara nella raffinata calligrafia del principe:
 
“Mio amato Seijuro,
 
tua madre mise un’imperfezione nel suo capolavoro perfetto. Lo fece di proposito, così che, non importava quanto bravo il fabbro, nessuno potesse mai copiare l’originale e non fosse necessario chiamare un esperto per riconoscere un falso.
 
Se per caso il mio medaglione dovesse tornare senza di me, mio fratello si assicurerà che tu lo sappia, qualsiasi possa essere la tua reazione.
 
È vero, questo regno si è poggiato su sangue e cadaveri sin dalla sua fondazione e forse è solo giusto che cada allo stesso modo, ma ti prego considera di essere colui che lo forgerà di nuovo dalle sue vere radici. Noi, mio fratello ed io, lasciamo a te il pezzo originale, affinché provi il tuo diritto a chiunque altro.
 
Ti amo e se puoi, una volta di più, perdonami.
 
Tetsuya.”
 
Akashi fissò la lettera per un po’, quindi la lasciò cadere sulle lenzuola. Si voltò e sibilò dal dolore, ma estrasse comunque un piccolo involto da in mezzo al suo materasso e il muro.
 
Quando la stoffa cadde, la luce del sole si riflesse placida su un cerchio d’oro e perle.
 
Seijuro strinse entrambi i medaglioni – perfettamente uguali con la stessa crepa della quale non aveva mai saputo la ragione – al petto e si piegò in avanti, posando la fronte sulle proprie ginocchia piegate.
 
Infine, si permise di singhiozzare.
 
***
 
Re Shuuzou lo fece chiamare a malapena quattro mesi dopo.



 
Mi permetto di ricordarvi che c'è un secondo capitolo di questa...cosa. È già pronto quindi non ci vorrà molto a tradurlo e metterlo on-line.
In totale, ho 74 storie da tradurre ad essere onesti, ma lo farò un po' quando ne ho voglia onestamente, quindi tenete d'occhio la serie, okay? ;D
A presto,

Agapanto Blu
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: Agapanto Blu