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Autore: Death_    26/11/2015    1 recensioni
[...] Altrimenti come avrebbe spiegato la situazione? Non che ci fosse scritto da qualche parte che avrebbe dovuto spiegarla ma, insomma... quella dannata cucciola d'uomo lo portava alla pazzia.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jaken, Rin, Sesshoumaru
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Calore e Gelo
 
La primavera avvolgeva la foresta nel suo tiepido abbraccio.
Nulla rimaneva delle tracce del gelido inverno, spodestato da alberi in fiore e soffice erba novizia. In una radura solitaria, il gracchiare di Jaken si era spento del tutto, sostituito da lunghi sospiri, mentre sedeva mollemente sul capo di Ah-un.
Rin correva, saltava, si rotolava per terra, raccoglieva fiori e rincorreva colorate farfalle. Sesshomaru se ne stava seduto all'ombra di una quercia, il cui largo e robusto tronco ben si addiceva a sostenere la schiena del grande demone. Trasportato dai suoi pensieri, incentrati soprattutto a come distruggere nel modo più doloroso e glorioso possibile quella feccia di Naraku, non prestò molta attenzione né agli allegri schiamazzi della bambina, né tantomeno al passare delle ore. Si ritrovò dunque a guardare senza vedere un tramonto aranciato e a sentire senza ascoltare i rimproveri di Jaken, gli sbuffi di Rin e il brontolio dello stomaco della grande cavalcatura demoniaca.
Sesshomaru si destò dalla sua meditazione quando ormai le stelle illuminavano il terso cielo notturno. L'odore di pesce abbrustolito lo disgustò appena, ma quando sentì il lieve respiro di una Rin addormentata si acquietò. Si sedette al suo fianco, permettendole di usufruire del calore della sua coda e lasciando che la sua mente partorisse pensieri sprezzanti su quanto i ningen fossero deboli.
Spalancò –per così dire – gli occhi in quella che doveva essere una espressione sorpresa quando Rin gli afferrò la mano. Quella stessa mano che poteva uccidere brutalmente, scorticare o sciogliere qualsiasi essere vivente, era ora abbracciata e portata dolcemente al petto, come fosse il tesoro più prezioso. Sesshomaru, non abituato al contatto e leggermente turbato dall'accaduto, cercò di divincolare la sua mano senza svegliare la bambina. Avrebbe potuto metterci un po' di forza, sarebbe più che bastata per liberargli la mano. Solo si chiedeva perché, una qualche atavica zona della sua anima, non volesse porre fine alla dolce premura di Rin.
Fece per spostare il suo arto, stizzito dalla situazione che lo stava portando a delirare, ma accadde qualcosa che gli fece fare per la prima volta un'espressione degna di essere chiamata tale. Inarcò il sopracciglio all'inverosimile e aprì un poco la bocca, davvero sorpreso. Rin, che prima si era limitata all'abbracciare la mano del demone, quando ne aveva percepito il lieve spostamento aveva afferrato l'indice e lo aveva portato alle labbra. Alla fine le aveva dischiuse e aveva preso a mordicchiare il polpastrello del dito. Sesshomaru rimase interdetto e spiazzato a fissare una bambina umana che gli stava tranquillamente mordendo un dito, quasi volesse mangiarlo o punirlo per essersi spostato. Provò di nuovo a muoversi e sentì quei dentini affondare un po' di più, mettendo più pressione.
 Velocemente afferrò il colletto dello yukata di Rin, sollevandola come fosse un sacchettino. Dal canto suo la bambina dormiva ancora beata. Tenendo un braccio ben teso e facendo penzolare la bambina addormentata, Sesshomaru la trovò buffa. Probabilmente se fosse stato meno orgoglioso e freddo si sarebbe lasciato scappare un mezzo sorriso o addirittura l'accenno di una risata. Ma non era così, quindi si limitò a tenerla appesa davanti a lui fissandola apaticamente. Rin forse si era svegliata, o molto più  probabilmente risentiva della scomoda posizione conferitole, sta di fatto che cominciò a lamentarsi mugolando debolmente e a stropicciarsi gli occhietti.
Subito il demone rimise a terra la bambina, facendola stendere. Fortunatamente era subito sprofondata di nuovo in un dolce sonno. Altrimenti come avrebbe spiegato la situazione? Non che ci fosse scritto da qualche parte che avrebbe dovuto spiegarla ma, insomma... quella dannata cucciola d'uomo lo portava alla pazzia. Sbuffò – sempre entro i limiti della sua persona – e si rimise a posto come prima.
Sesshomaru passò la notte a fissare Rin, che stringeva la sua mano tenendola vicino al viso e a contatto con la guancia. Quella guancia che emanava abbastanza calore da scaldare la gelida mano del demone.
  
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