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Autore: Classicboy    28/11/2015    1 recensioni
Modern!AU
Percabeth, Jasper, Frazel, Caleo
Gli incontri che si fanno in metropolitana a volte ti possono cambiare la vita.
Raccolta di Flash-fic senza pretese
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calipso, Frank/Hazel, Jason/Piper, Leo/Calipso, Percy/Annabeth
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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IN METROPOLITANA



Annabeth sbuffò mentre si osservava attorno alla ricerca di un posto a sedere.
<< Possibile che nella metro non ci siano mai abbastanza sedili? >> si domandò esasperata mentre si rassegnava a passare anche quel viaggio in piedi con i bracci che le si staccavano dal corpo a causa delle borse piene.
In quel momento sentì qualcuno picchiettarle sulla spalla e dirle “Ehi”
Si voltò sorpresa e vide un ragazzo con i capelli neri scompigliati e due occhi più verdi dell'oceano.
Il giovane le sorrise con far canzonatorio, prima di farsi da parte e offrirle il proprio posto a sedere: “Prego”
Annabeth lo fissò con tanto d'occhi, prima di storcere la bocca dubbiosa. Era un'offerta allettante, ma lei non sapeva neanche chi fosse quel ragazzo. Poteva benissimo essere un malintenzionato, però sembrava in buona fede e i suoi occhi le parevano sinceri...
Alla fine le braccia doloranti ebbero la meglio e si sedette.
Il ragazzo si offrì anche di prendere lui una delle buste.
“Però che carico pesante” commentò prima di guardare dentro “Libri? Uao, a giudicare dalla quantità devi essere proprio una sapientona!”
Lei sbuffò senza però riuscire a trattenere un sorrisetto: “E tu invece dall'aspetto pari proprio una testa d'alghe”
“Visto che mi piace il mare lo prenderò per un complimento” le porse la mano libera e le sorrise “Sono Percy Jackson”
“Annabeth Chase”


“Tenga signorina, questo è suo”
Piper prese la borsetta che il ragazzo le stava porgendo ancora incapace di metabolizzare la scena appena vissuta. Era ferma ad aspettare la metro quando si era accorta di essere stata rapinata, allora aveva preso a correre dietro al borseggiatore gridando aiuto a squarciagola (impresa non facile) fino a quando un braccio non era spuntato dal nulla e aveva atterrato il delinquente. E dopo il braccio erano venuto fuori il corpo. E che corpo!
Il suo salvatore era un ragazzo biondo dal fisico atletico e gli occhi azzurri. Portava anche degli occhiali con una leggera montatura dorata. La ragazza doveva dire che gli stavano bene, gli donavano una certa aria alla Clarck Kent che la intrigava.
“Che c'è? Ho qualcosa sul viso?”
La voce tentennante e il tenero sorriso imbarazzato del giovane la riportarono alla realtà.
“Come? Sì, cioè no, voglio dire, ecco, io...” si esibì in un verso esasperato a metà tra uno squittio ed un imprecazione “Che figura...” mormorò cercando di coprirsi il volto col cappuccio del giubbotto.
Il biondo rise. Era una risata calda e confortevole, che le ricordava il secco vento estivo.
“No, dai. Io ne ho fatte di peggiori, fidati. Ad ogni modo sono Jason” si presentò sorridendo e increspando la piccola cicatrice sul labbro.
Lei non potè fare a meno di pensare a quanto tutto ciò fosse simile ad una di quelle smielate commedie romantiche che tanto adorava sua madre, prima di presentarsi a sua volta: “Piper”
Beh, se era così almeno poteva sperare in un lieto fine.


Hazel alzò ancora una volta gli occhi dal suo libro per posarli sul ragazzo seduto di fronte a lei nel vagone. E ancora una volta lo vide spostare imbarazzato lo sguardo.
C'era poca gente quella mattina, probabilmente molti avevano preferito altri mezzi di trasporto piuttosto che la gelida cabina della metropolitana.
Lei era entrata e si era seduta, aveva aperto il libro che si era portata dietro e si era immersa completamente nel suo mondo.
Questo fino a che i citofoni non la avevano riportata al mondo reale e aveva visto entrare quel ragazzo.
Aveva un fisico da lottatore, reso ancora più grosso dal giubbotto pesante, gli occhi neri erano attenti, una cuffia calata in testa faceva fuoriuscire un paio di ciuffi di capelli neri sulla fronte.
Il ragazzo la aveva guardata per un attimo e lei era quasi certa di averlo visto arrossire. Dopodichè era andato diritto difilato a sedersi qualche posto distante.
Lei allora aveva ripreso a leggere, però era distratta, e quando finalmente si era decisa a guardare di nuovo verso di lui si era accorto che la stava guardando, salvo poi spostare subito lo sguardo.
Non le pareva un maniaco, né una persona pericolosa con quel viso paffuto da bambino e l'aria timorosa.
Ad un certo punto finalmente chiuse il libro, sempre segnando la pagina, spostò lo zaino e lo fissò.
Quando finalmente lui ebbe il coraggio di guardare nella sua direzione gli sorrise per poi dare una paio di pacche sul posto accanto al suo nel chiaro invito a sedersi accanto a lei.
Il moro assunse un'aria stupita, si guardò attorno, dopodiché si indicò col dito incredulo.
Lei annuì.
Lui si alzò e le si sedette vicino sorridendo nervoso.
“Grazie” pigolò.
“Di nulla. Io sono Hazel”
“Frank Zhang”
 

“Oh, ma per l'amor di... Zeus!” esclamò irata Calipso.
Quell'esclamazione le guadagnò le occhiate perplesse di metà della metropolitana. Ma cosa ci poteva fare lei se suo padre le aveva sempre detto che una signorina elegante non dovrebbe lasciarsi andare in esclamazioni poco consone?
Ad ogni modo la giovane guardò con astio il motivo della sua rabbia: la distributrice automatica di biglietti! Quel cassonetto tecnologico infernale le aveva appena fregato i suoi soldi, e lo aveva fatto senza neanche darle il biglietto!
Lei gli odiava quei cosi, avrebbe di gran lunga preferito prendere il biglietto alla maniera tradizionale, ma il dipendente era appena andato in pausa pranzo e così si era ritrovata lì in quella situazione del...
“Andiamo...” mormorò dando un pugno sul lato. La macchina rimase muta.
“Oh, ma vai all'Ade!” sbottò alla fine tirandole un calcio. Se ne pentì subito quando si ritrovò a saltellare sul posto tenendosi il piede dolorante.
“Ehi, tutto bene Raggio di Sole?” le domandò una voce canzonatoria alle sue spalle.
Calipso si voltò e si trovò di fronte un giovane dalla corporatura mingherlina e degli scompigliati ricci castani che le sorrideva furbo.
“Sì, tutto bene” rispose piccata lei continuando a fissare con astio l'aggeggio. Chissà se poteva scassinarlo?
“Permetti?” le chiese di nuovo il giovane per poi scansarla gentilmente. Si mise di fronte alla macchina, armeggiò un po' coi comandi, diede un paio di colpi a mano aperta su di un lato, armeggiò di nuovo e l'attimo dopo comparve il biglietto.
“Ecco qui” le sorrise il castano porgendoglielo.
Lei lo prese sbuffando. Non le piaceva essere aiutata, preferiva cercare di essere il più indipendente possibile.
Ringhiò uno svogliato “grrrrrazie” e si diresse verso la metro che la avrebbe accompagnata in biblioteca.
Si sedette e aspettò che il vagone partisse.
In quel momento sentì dei movimenti al suo lato. Guardò e vide lo stesso identico ragazzo sederle affianco.
“Ho guardato l'ultima fermata memorizzata e ho pensato che era da un po' che non facevo un salto da quelle parti” le rivelo continuando a sorridere mentre lei lo osservava incredula “A proposito sono Leo”
Lei non potè fare a meno di sorridere a di pensare che forse non era così male: “Calipso”














 

Angolo autore:
E riemergo su questo fandom dopo un silenzio di (controlla a quando risale il suo ultimo aggiornamento)... tre-quattro mesi?! Ma mi prendete in giro?!
Bom, avevo altro da fare (modalità bipolare: on)
Comunque! Eccomi qui con una piccola raccolta di Flashfic dedicate alle nostre coppie dei sette della profezia, spero che abbiate apprezzato. È soltanto un'idea così, che mi è venuta in mente e che volevo pubblicare.
Io non ho mai preso la metropolitana e non sono neanche tipo che prende treni o corriere, quindi perdonatemi se ho scritto qualche svarione qua e là.
Ad ogni modo spero che abbiate apprezzato, recensite se avete voglia.
Byeeeeee!!!!!!!!!!

   
 
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