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Autore: hummelssmythe    29/11/2015    2 recensioni
Durante l'anno che Kurt ha passato alla Dalton, la scarsa familiarità della città era così schiacciante che quasi gli mancava l'inferno dal quale era arrivato. Nonostante il caldo abbraccio della Dalton, Kurt non si era mai sentito a casa lì. Non era lontano, ma era distante. Un breve viaggio in macchina verso un altro mondo nel quale non riusciva a trovare il suo posto, per quanto ci provasse. Oggi, tuttavia, Kurt trova conforto nell'isolamento di Westerville. Questo almeno, finché non incontra la sua nemesi in difficoltà.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sebastian Smythe
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Note: Ho avuto questa storia in mente per molto tempo e finalmente, un giorno, mi sono seduta lì e l'ho scritta. Gli eventi accadrebbero intorno all'episodio 3x14! In caso vogliata leggerla in inglese, potete andare qui. Piccola nota per ricordarvi che non uso più la pagina Facebook, quindi in caso mi cerchiate o cerchiate le mie storie, mi trovate qui.
Avvertimenti: tematiche delicate, che includono bullismo e episodi di violenza.


Westerville è un ottimo bunker emotivo.

Durante l'anno che Kurt ha passato alla Dalton, la scarsa familiarità della città era così schiacciante che quasi gli mancava l'inferno dal quale era arrivato. Nonostante il caldo abbraccio della Dalton, Kurt non si era mai sentito a casa lì. Non era lontano, ma era distante. Un breve viaggio in macchina verso un altro mondo nel quale non riusciva a trovare il suo posto, per quanto ci provasse. Era una gabbia che lo tratteneva dal volare dalle persone a cui teneva, e anche se era fatta d'oro e Kurt sapeva che serviva a tenerlo protetto da un ambiente che non era più sicuro, la consapevolezza non lo aiutava a trovarvi una nuova dimora.

Certo, aveva trovato Blaine, ma non c'era nient'altro.

Oggi, tuttavia, Kurt trova conforto nell'isolamento di Westerville.

Qui non incontrerà nessun conoscente, nessuno entrerà in contatto con lui; è in quella gabbia, ma questa volta è lui ad avere la chiave e ha la possibilità di fuggire via in qualsiasi momento, nel caso senta il bisogno. Qui ha la privacy e la tranquillità che gli sono stati negati a Lima negli ultimi giorni.

Dopo quello che è successo con Dave, Kurt aveva bisogno di questa fuga. Nessuno dei suoi amici sembra capire, la loro compassione è spontanea ma è così distante verso Dave che ricorda a Kurt il modo in cui lui si sentiva nei confronti di Westerville. Solo lui sa, solo lui capisce cosa si provi. Loro non sanno di cosa è successo a San Valentino, non sanno quasi nulla di tutto quello che è successo tra Dave e lui; a un certo punto, Kurt non poteva più sopportare di ascoltarli parlare senza sentire se stesso andare in frantumi.

Per questo ha guidato fino a Westerville.

Con la macchina parcheggiata accanto al marciapiede e la sua testa poggiata contro il sedile, mani strette intorno al volante anche se è fermo, Kurt si sente come se stesse camminando sott'acqua. Tutto ciò che ha intorno è sfocato e i suoni sono vibranti ma irraggiungibili. È per questo che Kurt è dovuto andare via per un po'. Quando le persone notano che ti stai allontanando, fanno domande, di cui molte sono invasive, e lui è troppo vulnerabile ora …

Questo stato di isolamento è pericoloso, lo sa, ma è anche più semplice da affrontare. Ad un certo punto, dovrà lasciarsi andare, ma per ora, si sente pericolosamente al sicuro ad oscillare tra questo fiume silenzioso di pensieri e lasciarsi trasportare quando non c'è nessuno intorno a guardarlo. Ha paura, anche se sa che ora Dave è al sicuro, perché sa che potrebbe succedere di nuovo. Ha paura di quello che dovrà affrontare quando vedrà i commenti su Facebook. Ha paura per la propria coscienza, che è fin troppo onesta e non lo lascerà dormire in pace per molto tempo.

Mentre i minuti passano nel silenzio più totale, Kurt comincia a rilassarsi nel suo stato di panico. Non è calmo, ma non è più agitato a causa di adrenalina indesiderata, il che è un grande progresso.

Battendo le palpebre e sospirando, riesce nuovamente a mettere a fuoco la realtà davanti ai suoi occhi. Gli alberi tornano ad essere alberi e le nuvole hanno la forma di nuvole piuttosto che ombre pesanti delle quali Kurt può quasi sentire il peso fisico sulle proprie spalle. Il mondo ha quasi ripreso a girare, e un anno fa, Kurt non pensava che sarebbe stato così sollevato e in pace in questa città. È come se lo avesse chiamato attraverso il vento e gli avesse chiesto di dargli un'altra possibilità. Sembra che fosse una richiesta valida.

Non appena la sua vita comincia a muoversi di nuovo - a rallentatore all'inizio, per tornare alla normale velocità ben presto - Kurt nota un movimento sfocato all'incrocio, qualcosa che svolta all'angolo e inciampa sui propri passi. È veloce e quasi surreale, ma per esperienza personale, Kurt sa dire con certezza di che tipo di barcollamento si tratti.

Conosce diversi modi per inciampare: per goffaggine – a Finn succede sempre. Per stress, inciampare per la troppa pressione. Inciampare emotivamente, quando le parole sgorgano nella tua testa, esplodono come fuochi d'artificio strada facendo e poi bruciano sulle tue labbra e muoiono in ceneri prima che tu possa pronunciarle.

Questo, però, è quel modo di inciampare che Kurt ricorda dal secondo anno di liceo. È quando il tuo corpo sta cedendo e il tuo cervello non aiuta.

Fin troppo consapevole di come ci si senta, Kurt si lancia fuori dal Navigator, lo lascia accanto al marciapiede e cammina a passo svelto per seguire l'ombra lungo la strada, se non altro perché non riuscirebbe a perdonarsi se la ignorasse, non questa settimana.

Quando svolta l'angolo, si ferma paralizzato lungo un ampio sentiero. Anche il suo cuore si ferma.

Non trova la persona che stava inseguendo, forse l'ha persa. Tutti intorno a lui sembrano così tranquilli, il suono di chiacchiere e risate, persone che fanno shopping e portano a spasso i cani … Kurt non è il tipo da essere geloso della felicità altrui – forse un po' – ma oggi quasi gli fa venire la nausea. Vuole fuggire, si sente stupido per aver seguito qualcuno che non conosce neanche lungo le strade di una città che non gli piace, odia il fatto di sentirsi a pezzi quando non è certo di averne il diritto.

Voltandosi per tornare indietro, Kurt coglie l'azzurro di un cappuccio che aveva notato prima.

Certo, pensa, quando stai inciampando per quello, non vuoi camminare lungo le strade principali. Ti nascondi in bagno o in macchina, cerchi vicoletti sperduti o strade sul retro, come quella.

Agisce di un istinto che non ignorerebbe nelle sue giornate migliori, svolta verso la stradina e trova qui questo ragazzo.

Con una mano contro il muro, l'altra che quasi copre il suo volto completamente, si mantiene appena in piedi, le ginocchia gli tremano, anche il respiro, e somiglia a tutto ciò che Kurt è stato per buona parte della sua vita scolastica.

Sapendo fin troppo bene quanto sia semplice spaventare qualcuno che ha già paura, Kurt cammina con passi di cotone, un'operazione che richiederebbe che indossi qualcosa di più comodo degli stivali.

“Hey,” bisbiglia, il più basso possibile.

Sente un singhiozzo; gli fa venire la nausea.

“Non voglio farti del male,” prova di nuovo, deglutisce la propria ignoranza sul come aiutare qualcuno che è nello stato in cui si trovava lui quando non riusciva ad aiutare se stesso.

Il ragazzo solleva un po' lo sguardo, la sua testa più che altro, ma siccome Kurt non può vedere un centimetro del suo volto sotto il cappuccio, non crede di poter essere visto di ricambio.

“Voglio solo aiutare.” Sa di suonare disperato. “Va tutto bene, io-”

“Non ho bisogno di aiuto.” Dice il ragazzo, con un tono di voce tremante e roco, mentre si allontana un po' dalla parete.

Kurt non vuole farlo suonare come se il ragazzo ne abbia bisogno, ma non vuole neanche arrendersi.

“Per favore?” Chiede, consapevole della sensazione che genererà: come se Kurt ne abbia più bisogno della persona in necessità pratica. Potrebbe non essere vero, ma è comunque un confine vicino.

Qualcosa nel suo tono sembra funzionare perché il ragazzo non si allontana.

Esitante e lento, solleva le mani finché la sue dita non afferrano il cappuccio. Kurt trattiene il respiro, sentendosi premiato con la consapevolezza che lui non avrebbe concesso due anni fa. Soprattutto ad uno sconosciuto.

Presto realizza che forse è perché non è uno sconosciuto.

In piedi davanti a lui, Sebastian Smythe ha un'aria sospettosa e indifesa, come Kurt non ha mai pensato che potesse apparire ai suoi occhi. Forse non ha niente a che vedere con la debole occhiataccia che sta lanciando a Kurt. Deve essere il suo volto ferito, graffi e lividi, dalle guance al collo, dal rosso al violaceo, da fresco a cicatrizzante, su fin dove raggiungono i suoi occhi, non colpiti ma evidentemente sanguinanti con lacrime piuttosto che sangue.

Mentre Kurt ingoia il proprio shock e cerca di tornare in superficie prima che si ritrovi di nuovo a nuotare sott'acqua, il volto di Sebastian si trasforma in una smorfia di disagio. Sperava – Kurt realizza – che mostrare la propria faccia facesse andare via Kurt, che se Kurt lo avesse visto, non avrebbe avuto interesse nell'aiutarlo.

Kurt soffre a questa consapevolezza, che durante gli ultimi mesi ha permesso a se stesso di provare sentimenti così crudeli verso qualcuno che forse, se questa non fosse la settimana che è, potrebbe davvero non importargli di aiutare. Non che Sebastian si sia fatto piace, ma Kurt non ha neanche provato a combattere quell'odio, prima ancora che Sebastian ferisse qualcuno a cui lui tiene.

“Vieni qui.” Dice, senza menzionare il tentativo di Sebastian di allontanarlo.

Prima di tutto perché farebbe sentire Sebastian ancora più a disagio; e poi perché Kurt vuole fingere che non si sarebbe allontanato in un qualunque altro giorno.

Sebastian non si muove. Ovviamente.

Kurt sospira nella maniera più discreta possibile, cerca di nasconderlo a Sebastian, mette il proprio orgoglio da parte e riesce a tornare nei panni della persona altruista che è per natura.

“Per favore?” Chiede sottovoce, battendo i suoi occhi blu in quel modo che riesce sempre a incantare tutti.

Sebastian sembra ancora esitante, chiuso in se stesso, che si fa scudo con strumenti invisibili che danno l'impressione che ci sia qualcosa in Kurt da cui debba proteggersi. Non c'è. A Kurt potrà non piacere Sebastian e beh, a Sebastian potrà non piace a Kurt, ma non ha nulla da cui temere.

Quando Sebastian non dice nulla e i suoi occhi si spostano a lato, sfuggendo a quelli blu e imploranti di Kurt, lui osa fare un altro passo avanti.

Il cambiamento immediato in Sebastian è doloroso. S'irrigidisce e guarda di nuovo Kurt, col petto contratto e lo sguardo tagliente, come se stia minacciando Kurt attraverso i suoi mortali occhi gelidi.

“Non ho intenzione di andare all'ospedale,” dice, fin troppo convinto affinché Kurt possa dubitare.

“Pff.” Kurt sorride, bloccando le proprie emozioni e cercando di provare solo empatia. “Non ce n'è bisogno.”

“Cosa farai allora?” Sebastian chiede rapidamente, con la mascella stretta e gli occhi verdi che si scuriscono.

Kurt è pieno di domande sulle cose che non sa e non può indovinare su un Sebastian che non sia solo il cattivo che Kurt immagina che sia nella propria storia, ma adesso non è il momento. Piuttosto, si apre a lui, espone se stesso prima.

“Guardami.” Dice, avvicinandosi piano. Sorride. Non c'è nulla da sorridere, ma Kurt è stato al posto di Sebastian molte volte prima. Non saprà che approccio usare, ma di certo che sa che gli sarebbe piaciuto essere approcciato. “Puoi immaginare che io sappia cosa fare in questi casi.”

Sebastian sembra sinceramente confuso. Kurt pensava che con tutte le sue battute, Sebastian avesse già capito. Il suo volto è accartocciato, la sua espressione appena meno dura.

“Non ho bisogno del tuo aiuto,” dice, più debole ed esitante.

“No, non ne hai bisogno,” Kurt dice, finalmente vicino a sufficienza che, se volesse, potrebbe allungarsi e toccare Sebastian. Alla fine deduce che essere sinceri premia sempre. “Ma io ho bisogno di aiutarti.”

“Così avrai la coscienza a posto e potrai dormire stanotte?” Sebastian chiede, tagliente come un coltello, a disagio con la vicinanza.

“Non ci vorrà molto, prometto.” Kurt insiste, cercando di non sembrare nervoso. “Per favore?” Chiede per l'ennesima volta.

Sebastian gli lancia un lungo sguardo pieno di considerazione e, quando Kurt pensa di star per essere respinto di nuovo, dice semplicemente, rapido e silenzioso, “okay.”

Kurt annuisce e sorride teneramente, cerca di vedere Sebastian come un ragazzo che è stato attaccato e non come il ragazzo che Kurt stesso attaccherebbe se non fosse qualcosa al di fuori della sua natura.

“La mia macchina è all'angolo.” Kurt annuisce verso la strada principale. “Solo qualche passo.”

Sebastian non gli fa cenni, comincia solo a camminare a grandi passi in quella direzione. Kurt lo segue, ansioso all'idea di lasciarlo solo. Qualsiasi sia l'urgenza dentro di lui, Kurt non riesce a lasciarla perdere. La sua coscienza è un peso al momento, ma non riesce comunque a desiderare di liberarsene. È una persona buona dentro.

Quando cammina accanto a Sebastian e lo sorpassa, Kurt si assicura sempre che siano a distanza di sicurezza, così che Sebastian non possa pensare di sparire. Kurt potrebbe lasciarlo andare via visto che è così testardo; purtroppo lui non è da meno. Arrivare alla macchina è quasi come intraprendere un vero e proprio viaggio, ma il senso di sollievo che Kurt prova una volta che Sebastian è seduto accanto a lui ed è pronto ad andare, lo ripaga.

“E adesso?” Sebastian fa una smorfia quando Kurt mette in moto l'auto.

Kurt non può vederla, quella smorfia, ma la sente nel suo tono di voce.

“Ti porto da qualche altra parte.” Kurt fa spallucce e comincia a guidare.

“Vuoi dire che mi rapisci.” Sebastian sbuffa, ma poggia la testa contro il sedile, ubbidiente.

Mentre si allontanano dalle strade principali, Kurt sente il proprio stomaco contrarsi alla consapevolezza che forse Sebastian voglia essere aiutato, ha bisogno di essere con qualcuno in questo momento. Certo, gli potrà dispiacere che si tratti di Kurt, e neanche a Kurt l'idea piace molto, ma magari, dentro, sa di volere un po' di compagnia.

Restano in silenzio per qualche minuto – il tempo che serve a Kurt per concentrarsi e ricordare qualche posto più isolato a Westerville – finché Sebastian non riesce più a tenere la bocca chiusa.

“Avresti potuto lasciarmi lì.” Mormora a bassissima voce.

Kurt riesce appena a sentirlo. Potrebbe ignorarlo o semplicemente dire che ha capito.

Non fa nessuna delle due cose.

“Cosa?” La sua voce è silenziosa, ma nasconde una sfida.

Sebastian non parla di nuovo.

Kurt se lo scrolla dalle spalle e continua a guidare finché non parcheggia in una strada non asfaltata. Spegne il motore e guarda Sebastian, che sta fissando qualcosa fuori dal finestrino, il suo volto rivolto dal lato opposto. È perso in se stesso, probabilmente in maniera inconscia.

Non certo di cosa stia per uscirne, Kurt apre la bocca.

Sebastian lo anticipa.

“Ho detto che avresti potuto lasciarmi lì.” Continua a guardare fuori. “Non lo dico per farti pietà. È solo che non capisco perché dovrebbe importarti.”

“Sebastian ...” Kurt dice con un tono gentile, sporgendosi con la cintura di sicurezza slacciata.

Sebastian gli lancia un'occhiataccia, come se odi quel tono.

Kurt solleva le mani in segno di resa.

“Okay, va bene. Sebastian.” Dice, più acuto. “Ci sono passato molte volte. Considerando quello che hai fatto alle Regionali, sono sicuro che sia stata una settimana dura per te. Ti va di dirmi cosa è successo?”

“Perché dovrei?” Sebastian solleva un sopracciglio.

È difficile farlo collaborare, davvero. Quando provi ad aiutare qualcuno, è complicato resistere se tutto ciò che fanno è respingerti. Ma con la storia che hanno e il fatto che Kurt sappia meglio di chiunque altro che non si allontanano le persone perché si vuole l'aiuto che il realtà si brama, decide di provare; ancora e ancora e ancora.

“Perché,” comincia, cauto ma diretto, “Devi parlarne con qualcuno.”

“Con te?” Sebastian chiede, quasi sogghigna. Un altro chiaro tentativo di respingerlo.

“Sì, perché no? Sono qui comunque.” Kurt fa spallucce. “Sappi che non ho intenzione di lasciarti andare finché non mi avrai permesso di disinfettarti le ferite, a prescindere.”

“Cosa?! No!” Sebastian ha gli occhi spalancati, ma sembra più spaventato che furioso.

“Esatto.” Kurt risponde come se non ci siano altre possibili opzioni. “Credimi, non vuoi andare all'ospedale la prima volta che le prendi.”

Le ultime parole infrangono qualcosa sui tratti di Sebastian, spezzando quella durezza e facendola trasformare in debolezza in un modo così rapido che Kurt è certo non averlo mai visto accadere prima a tale velocità.

“Mi hanno preso a pugni in faccia, nello stomaco, mi hanno gridato contro e abbandonato in una strada che conoscevo appena per quanta paura avevo.” Dice in un respiro, le sue labbra tremano mentre allontana lo sguardo e aggiunge, “Non si può dire che non me lo meriti.”

“Non te lo meriti.” Dice immediatamente Kurt, la sua testa piena di allarmi che suonano alle parole.

Sebastian ride amaramente e guarda fuori dal finestrino, di nuovo.

“Hey, guardami!” Kurt si sporge senza esitazione, tirando il braccio di Sebastian finché lui non si volta, sconvolto dal contatto. “Non te lo meriti. Anche se ti meritassi qualcosa, non sarebbe questo. È bullismo, è violenza ed è sbagliato a prescindere.”

“È la stessa identica cosa che ho fatto io. A Dave, a te, perfino a Blaine.” Risponde Sebastian.

Kurt quasi vorrebbe dirgli che è così, in parte, ma sopprime questo bisogno.

“Come vuoi. Non vuol dire che sia giusto che tu venga punito così.” Dice piuttosto. “Credevo che tu stessi cercando di riparare al danno – a meno che tu non stessi sparando stronzate al Lima Bean e sul palco alle Regionali – e non sto dicendo che tu non sia stato uno stronzo, ma lo siamo stati tutti ad un certo punto e ciò non rende le persone che ti hanno fatto questo altro che mostri.”

Sebastian preme le proprie labbra insieme in una linea stretta, il suo naso è accartocciato.

“Rimedia ai tuoi errori.” Insiste Kurt. “Non lasciare che sia qualcun altro, qualcuno chiaramente peggiore di te, a tirarli fuori a forza di pugni.”

“Come fai a sapere che sono peggiori?” Chiede Sebastian, esitante, mentre solleva finalmente lo sguardo verso Kurt.

“Beh, mi sembra di capire che non siano tornati indietro per scusarsi.” Kurt solleva le sopracciglia.

“Non importa. Scusarsi non migliora nulla. Lo so fin troppo bene.” Sebastian fa ruotare gli occhi e affonda nel sedile. “Hai intenzione rappezzarmi o possiamo farla finita?”

Kurt non riesce a non sbuffare.

Da un lato vuole convincere Sebastian a smettere di essere così in miseria con se stesso. Lo vuole davvero, perché anche se è Sebastian il suo interlocutore, è nel DNA di Kurt, cercare di aiutare. Non può permettere che qualcuno incolpi se stesso dopo aver mostrato un briciolo di sincera conoscenza. Ma d'altro canto, ci tiene di più a disinfettargli le ferite. Farlo ragionare può aspettare un po'.

“Okay, vieni qui.” Dice, ma Sebastian sembra incerto, come se pensasse che Kurt gli avrebbe detto di sparire per il modo in chi ha chiesto. Ancora una volta, Kurt potrebbe lasciar perdere. Davvero, potrebbe. Ma non ne può più delle stronzate di Sebastian. “Dovresti averlo capito, a questo punto, che non vado da nessuna parte.”

La mascella di Sebastian si stringe per un momento, i suoi occhi sono pieni di qualcosa che Kurt non saprebbe definire, ma che non sembra nulla di buono. Rabbia, paura, lacrime, forse un po' di tutto. Alla fine però, si rilassa, gradualmente, come se stia incoraggiando se stesso a farlo. Kurt non ha intenzione di perdere altro tempo.

Si sporge, ignorando il modo in cui Sebastian s'irrigidisce all'invasione, e tira fuori dal cruscotto una bottiglietta di acqua ossigenata e cotton fioc.

“Te li porti in giro?” Sebastian sembra davvero perplesso.

Kurt lo guarda da dove è allungato su di lui e sorride.

“Che c'è? Pensavi che stessi per usare il fuoco per la cicatrizzazione?”

Sebastian non ricambia con un'altra battuta.

Anzi, si stringe nello spazio del suo sedile e solo allora Kurt realizza di essere praticamente in grembo a lui.

Si tira indietro improvvisamente, come se fosse stato bruciato, ma non dice nulla a riguardo. Si comporta come se non fosse accaduto, anche se gli sembra per un momento che Sebastian possa star arrossendo mentre guarda di nuovo fuori al finestrino. Come se ci fosse qualcosa di così interessante lì.

“Okay, facciamo in fretta.” Propone Kurt.

Sebastian si muove, si volta verso di lui e porge il viso.

Non può fare a meno di chiede, “ho letto da qualche parte che può bruciarti la faccia e lasciare macchie. Non lo stai facendo solo per rovinare il mio volto perfetto, giusto?”

Kurt solleva un sopracciglio, ma sta sorridendo. “Sei disposto a correre il rischio?”

Non ha idea di perché lo stia stuzzicando. Gli è venuto quasi naturale.

“Ma certo.” Sebastian fa spallucce. “Io vivo per il rischio.”

Kurt sogghigna, sentendosi un po' un idiota. Tira fuori un cotton fioc e apre l'acqua ossigenata, le sue labbra ancora curvate su. È strano e insolito sorridere con Sebastian intorno in un modo che non sia sarcastico o crudele. È anche la vera natura di Kurt però. È più piacevole, più giusto.

È attento quando copre il cotton fioc con il liquido, ancora più attento quando lo porta al volto di Sebastian. Le informazioni che ha Sebastian ha non sono sbagliate. Quando era più piccolo, Kurt aveva sentito dire che l'acqua ossigenata fosse miracolosa per l'acne. Chiaramente, essendo Kurt troppo giovane e ossessionato dall'idea di avere una pelle perfetta, ci provò. Fu un disastro. Il suo volto era bruciato e coperto di macchie, ma Kurt è consapevole di averne abusato nella speranza di aver risultati immediati. È felice di non aver apportato al suo volto danni irreparabili.

Con Sebastian, proprio perché ha avuto le sue esperienze e un po' perché non vuole che il suo nemico pensi che lo abbia ferito di proposito, Kurt è molto cauto.

Passa appena il cotton fioc lungo la guancia di Sebastian, lì dove la pelle è un po' graffiata e esposta per infezioni. Sebastian s'irrigidisce e si lamenta, ma non si tira indietro, neanche d'istinto. Piuttosto, chiude gli occhi e gradualmente, le sue spalle si rilassano contro il sedile. Kurt sorride un po' tra sé e sé, ma non ne è consapevole.

La faccia di Sebastian è una meraviglia da vicino. Kurt non ha avuto molte possibilità di fissare in passato, con tutta la loro faida riguardo Blaine e il loro tentativo di mantenere le distanze per non uccidersi a vicenda. Il suo naso è probabilmente una delle cose più carine che Kurt abbia mai visto, le sue ciglia sono così lunghe che Kurt sia certo del fatto che tutte le ragazze nel Glee club ucciderebbero per averle. I suoi nèi sono affascinanti e tracciano schemi sul suo viso che Kurt cerca di ricostruire nella sua testa, ma ce ne sono così tanti

“Hai finito?” Chiede Sebastian, facendolo sobbalzare fuori dalla sua bolla.

Kurt non ha idea di come riesca a non gridare, ma riacquista un po' di controllo così che sembri che Sebastian lo abbia colto di sorpresa piuttosto che a fissarlo in modo agghiacciante. È per fortuna che non finisce per accecare Sebastian con il cotton fioc.

L'occhio di Sebastian che è aperto lo sta guardando.

Kurt sorride, cerca di sembrare normale.

“Se non ti muovi, ci vorranno pochi minuti.” Offre, anche se Sebastian lo sta guardando, sospettoso.

“Non mi stai rovinando la faccia, giusto?” Chiede, mentre un po' di vulnerabilità si fa vedere di nuovo quando realizza che si è messo completamente nelle mani di Kurt. “Sarebbe come rovinare un capolavoro.”

Kurt ride.

“Sei proprio un idiota.” Dice, spera che il rossore sulle sue guance non sia visibile. Non che ci sia un motivo per arrossire: è che la faccia che Sebastian ha appena definito un 'capolavoro', beh, Kurt la stava fissando fino a un secondo fa. “No, non sto facendo niente di male. Non è un trucco. Ricorda, ci sono passato anch'io. Non approfitterei mai di questa situazione.”

Stranamente, Sebastian sembra convinto. Si lamenta appena e chiude gli occhi. Dopo, le cose funzionano.

Kurt è più concentrato (e anche più determinato a non fare nulla di imbarazzante, e disinfettare le ferite di Sebastian), più attento e può sentire che Sebastian si sta abituando. Non è una situazione ideale, lasciare che qualcuno che hai insultato e quasi ferito si prenda cura di te, ma Kurt sta cercando di essere comprensivo, di vedere oltre il proprio dolore causato da Sebastian e più dalla sua prospettiva.

Ci vogliono solo pochi minuti.

“Fatto.” Annuncia, chiudendo la bottiglietta.

“Punge un po'.” Sebastian fa una smorfia, ma apre di nuovo gli occhi.

Non c'era bisogno che li chiudesse, ma Kurt capisce perché lo abbia fatto. È una situazione strana dopotutto.

“Allora è un bene che ce ne siamo occupati.” Kurt sorride, cerca di essere gentile.

Sebastian gli lancia un'occhiataccia, il che vuol dire che non è proprio a suo agio. Considerato il suo comportamento da bambino di cinque anni ogni volta che si incontrano, Kurt avrebbe dovuto capirlo.

“Ti aspetti che io ti ringrazi?” Chiede, un po' troppo tagliente per l'occasione.

“Certo.” Kurt sorride falsamente. “E magari che tu mi veneri un po', mi compri una barca e che paghi il mio college.” L'occhiataccia di Sebastian diventa più intensa. “Certo che no. Non l'ho fatto per ricevere ringraziamenti.”

“Per cosa allora?” Chiede Sebastian e Kurt non è certo di se abbia la memoria corta, se lo stia facendo di proposito – potrebbe piacergli sentire Kurt che lo racconta dopotutto – o se sia stupido a sufficienza da chiederlo innocentemente.

“Te l'ho detto!” Dice Kurt, un po' petulante, anche se non può essergliene fatta una colpa. “Ci sono passato e ...” Si ferma per un momento, chiedendosi quanto di tutto questo debba davvero confessare. “E mi faceva male vederti in quel modo. Anche se odio l'idea ... preferirei essere indifferente, ma non è il caso.”

Per un momento, Kurt nota che Sebastian è più commosso rispetto a prima. C'è questa tenerezza nei suo tratti, la sua mascella non è stretta come prima, i suoi occhi non così scuri e non sembra che sia intenzionato a ferire Kurt.

“Okay.” Dice a bassa voce. “Grazie.”

Kurt non può fare a meno di sorridere.

“Non ce n'è bisogno.” Dice però, cerca di nascondere quanto bene ci si senta.

“Quindi … adesso vado.” Dice Sebastian.

C'è esitazione nella sua voce, o forse Kurt sta immaginando tutto. Non esiste, del resto, che Sebastian voglia restare, visto che fin ora sembrava preferire l'idea di essere abbandonato per strada piuttosto che essere aiutato da Kurt. Ad ogni modo, Kurt non ha intenzione di ignorare quel po' di dubbio.

“Ti accompagno a casa.” Dice, non sorpreso quando Sebastian gli lancia un'occhiataccia. Kurt è preparato questa volta, si sta abituando. “Sul serio. E non mi convincerai a non farlo. Non ti lascio da solo oggi, non finché non sarai al sicuro a casa.”

Sembra che Sebastian stia per contestare, ma proprio quando Kurt si sta abituando ai suoi modi, il ragazzo sembra aver capito che non c'è modo per evitarlo. Affonda nel sedile, ancora una volta, con l'aria di un bambino il cui padre gli ha appena detto che non gli comprerà il giocattolo che vuole. Kurt sogghigna e mette di nuovo in moto l'auto.

Sobbalza quando Sebastian parla. Pensava che sarebbe stato un viaggio silenzioso.

“Perché ti colpivano?” Sebastian lo sta guardando, Kurt lo sente.

“Mmh?” Ride nervosamente, lanciandogli appena uno sguardo di sfuggita.

“Insomma, capisco perché se la prenderebbero con me. Fotto sempre tutto.” Dice, poi aggiunge inaspettatamente, “e sono bravo a farlo.”

Kurt sente il doppio senso nel suo tono malizioso.

“Ew,” ride, ma sta anche arrossendo un po'.

“Sul serio.” Ricomincia Sebastian, il suo tono nuovamente grave. Sembrerebbe che abbia deciso di parlare piuttosto che essere infantile. “Quello che ho fatto è orribile – e so che hai detto che nessuno si merita questo, ma non puoi dirmi che non vedi perché lo abbiano fatto.” Kurt preme le proprie labbra insieme, guarda la strada piuttosto che rispondere. “Sono consapevole. Puoi dirlo. Si è saputo quello che ho detto a Dave, quello che ho fatto a Blaine. Non ci sono conferme, ma un po' di gossip è tutto quello che serve.”

“Okay.” Risponde Kurt, esitante. “Lo capisco, ma non lo tollero comunque.”

“Awwwwwwww.” Sebastian lo prende in giro, ma senza malizia. “Grazie per aver preso le mie difese.”

Kurt sospira, ma sta sorridendo. “Cosa pensi tu? Perché mai dovrebbero trattarmi in quel modo?” Chiede mentre guida. A lui la risposta sembra ovvia.

“Perché sei gay.” Sebastian dice con leggerezza.

“Giusto.” Concede Kurt. “Ma perché non succede lo stesso a te?”

“Beh, perché io non sono gay.” Risponde Sebastian.

Kurt si volta per guardarlo, occhi spalancati, così come la sua bocca.

Sebastian ride, spontaneo, più libero e meno sarcastico.

“Sei proprio un idiota.” Kurt borbotta, i suoi occhi nuovamente sulla strada. “Hai intenzione di darmi delle indicazioni?”

“Avresti dovuto vedere la faccia che hai fatto.” Lo prende in giro Sebastian. “E no, non ho ti darò indicazioni. Sei tu che l'hai voluto, adesso ti tocca passare tutto il giorno a cercare di capire dove vivo in tutta Westerville.”

Kurt vuole davvero dire a Sebastian che ha una vita alla quale tornare, ma ha anche paura che Sebastian possa star facendo questo perché non vuole essere lasciato solo dopo quello che è successo. In quel caso, Kurt si sentirebbe uno schifo se lo lasciasse lì.

“Rilassati, sto scherzando.” Dice Sebastian però, ridendo a bassa voce. “Svolta a sinistra.”

“Oh grazie a Dio.” Espira Kurt.

“Già, anch'io sono felice di essere in tua compagnia.” commenta Sebastian. “Ad ogni modo, lo capisco.”

“Tu … davvero?” Chiede Kurt, sorpreso che Sebastian sia tornato sull'argomento.

“Sì, sei più femminile.” Spiega ed è la prima volta che Kurt sente qualcosa su di sé in un tono non offensivo. È una semplice affermazione, e nonostante Kurt abbia l'istinto di essere sulla difensiva, non è inteso come un insulto. “Cerca di capire le povere capre. Un ragazzo gay più femminile è una minaccia per loro. E se poi ne fossero attratti? Faranno un sacco di battute sul fatto che tu sembri una ragazza, eccetera, ma in realtà, la paura che tu li contagi con la tua omosessualità li consuma. Li spaventi più di quanto non possa io.”

Kurt ripensa a Karofsky, alla piega che hanno preso le cose.

“Sei ridicolo.” Dice, ma non è quello che sta pensando in realtà. “Ma divertente quando non stai facendo lo stronzo.”

“Una volta che mi hai preso a pugni, sono un bravo ragazzo in profondità.” Scherza Sebastian.

“Ugh,” Kurt fa ruotare gli occhi, “Non scherzarci su.”

“Va bene, mamma.” Sebastian sospira con fare drammatico, ma sembra che sia divertito.

Dopo ciò, si ritrovano in un silenzio piacevole. Sebastian parla di tanto in tanto, per dare indicazioni, e Kurt le segue. È strano, Kurt pensa, ciò in cui questo pomeriggio a Westerville si sia trasformato, come fosse venuto qui per fuggire e come si sia reso utile invece. Era entrato nel bunker per nascondersi dalle bombe che la vita gli stava lanciando e invece ha trovato qualcuno ferito. Questo non laverà via il senso di colpa che prova per Dave, le sue chiamate, averlo respinto ma … compensa in piccola parte.

Quando Sebastian gli dice di accostare, finalmente, Kurt detesta ammettere di essersi divertito in sua compagnia più di quando non avrebbe dovuto. Perché è di Sebastian che stiamo parlando e non esiste che abbiano un'esperienza così amichevole in futuro.

“Allora ...” comincia Sebastian, e Kurt è sollevato nel vedere un po' dei suoi dubbi riflessi sul volto di Sebastian mentre spegne il motore. “Immagino di doverti ringraziare.”

“Non sentirti obbligato.” Kurt lo prende in giro con un sorriso.

“Neanche per sogno.” Sebastian ricambia il sorriso, i suoi occhi sono più gentili del solito. “Grazie. Non lo dico perché mi sento obbligato – non ti devo nulla perché ti ho detto un miliardo di volte di lasciarmi in pace – ma perché voglio.”

Kurt sorride più teneramente.

“Ho solo fatto quello che avrebbe fatto chiunque.” Propone.

Sebastian sogghigna.

“Sai che è una bugia, specialmente con i nostri trascorsi.” Dice onestamente, e questa volta, Kurt può vedere quanta gratitudine ci sia nei suoi occhi, più di quanta non ne abbia trasmessa attraverso le parole.

Preme le proprie labbra insieme, abbassa lo sguardo per un momento.

Fin ora, tutto è stato strano, ma non intimo, non così tanto, neanche quando Kurt stava toccando la faccia di Sebastian.

“Allora ho fatto soltanto quello che chiunque dovrebbe fare.” Offre come risposta, ma Sebastian ride di nuovo.

Questa volta non commenta però.

“Dovrei andare.” Dice piuttosto, come se pensi di star infastidendo Kurt.

È strano sapere che Sebastian sia capace di tale discrezione.

“Già.” Risponde Kurt, improvvisamente non molto chiacchierone.

“Ci vediamo, allora?” Chiede Sebastian ma le domande sembrano promettere così tanto per qualche motivo.

“Certo.” Risponde Kurt con un sorriso forzato.

Sebastian lo guarda per un lungo secondo.

Questo sguardo è familiare per qualche motivo che Kurt non saprebbe dire. C'è un qualcosa di esso che ricorda a Kurt qualche evento che è stato importante nel passato e che è inconsciamente rimasto immortalato nella sua testa. Lo sguardo negli occhi di Sebastian, il suo volto … a Kurt sembra di averlo già visto prima.

“Ciao, Kurt.” Dice Sebastian e, con un occhiolino, è fuori dall'auto e si dirige verso casa.

Kurt lo segue con lo sguardo, se non altro, per assicurarsi che Sebastian si sia fatto accompagnare a casa e non Dio sa dove. È così seccante come sembra, essere protettivo del tuo peggior nemico d'un tratto.

È solo dopo essersi assicurato che Sebastian vada dentro e aver fatto metà strada verso Lima che improvvisamente a Kurt torna in mente. Quell'espressione sul volto di Sebastian era lo stesso sguardo che Blaine aveva in volto il giorno che baciò Kurt per la prima volta. Era la faccia di qualcuno che si stava innamorando un po' di Kurt.

   
 
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