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Autore: Stella Dark Star    30/11/2015    0 recensioni
Rafe e Danny sono amici perfetti, uniti dalla passione per il volo e il senso di fedeltà verso i loro ideali e la loro patria. Ma a tenerli legati c'è anche Katy (Katherine), la sorella minore di Rafe, che fin da piccola è involontaria protagonista delle loro vite! Rafe con lei è iperprotettivo e prende troppo sul serio il ruolo di fratello maggiore, Danny invece è premuroso e gentile e oltre la sua amicizia riesce a conquistare anche il suo cuore. Sono loro i primi a sostenere Katy quando prende la decisione di arruolarsi e diventare pilota, come loro, nel Campo Mitchell capitanato da Doolittle. Lì ha inizio la sua scalata professionale al pari con la rovinosa caduta in campo sentimentale, che continua a Pearl Harbor con l'entrata in scena di un certo Gooz... Tra amicizie vecchie e nuove, amori sofferti e nuove speranze e la perdita dell'amato fratello Rafe che poi ricomparirà in uno scenario inaspettato, Katy dovrà affrontare la vita faccia a faccia per capire cosa vuole davvero.
Genere: Guerra, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Il tempo di volare
 
Altro giorno, altro litigio, stesso motivo: Rafe e Danny pretendevano entrambi che Katherine volasse con loro.
Rafe puntò il dito contro Danny: “Te lo ripeto ancora una volta, Daniel, mia sorella deve volare con me.”
Danny ribatté con altrettanta foga: “Non è una tua proprietà, mettitelo in testa!”
“Ragazzi!” Tuonò Katherine. “Oggi sarò io a decidere. E sto parlando sul serio. Sono arcistufa dei vostri inutili litigi.”
I due la guardarono con attenzione, in attesa del verdetto.
“Voglio volare con Danny. E non voglio sentire obiezioni.”
Rafe e Danny si scambiarono un’occhiata in tralice e poi scoppiarono a ridere come se fino a quel momento avessero solo recitato una parte. Ovviamente non era così, quando litigavano erano assolutamente convinti di quello che dicevano.
Rafe alzò le mani in segno di resa: “Ok, lo ammetto, questa volta ho perso.”
Katherine lo punzecchiò: “E come pegno dovrai leggere un intero capitolo di Guerra e Pace in nostra presenza, senza nemmeno sbagliare a leggere una parola.”
Lui le regalò un’occhiataccia: “Ah ah. Fai pure la spiritosa. Vedrai che un giorno ti farò rimangiare tutte le tue battutine pungenti sul mio problema con le lettere.”
“Mh, forse hai ragione. Vorrà dire che d’ora in poi te le scriverò così potrai offenderti solo quando riuscirai a leggerle.”
Danny interruppe quell’alterco prima che la situazione degenerasse: “Va bene, voi due, ora smettetela. Abbiamo del lavoro da sbrigare se ricordo bene. Gli aerei non possono volare da soli.”
Quello era il loro segnale di attacco, bastò dire la parola magica e in capo a pochi secondi tutti e tre erano ai loro posti, occhialini inforcati e pronti a partire.
*
Durante il pomeriggio, dopo che John e Rafe erano usciti per una commissione e Marybeth si era recata alla parrocchia per un incontro tra devoti, Danny e Katherine ne approfittarono per godersi la quiete della casa raramente vuota senza timore di essere beccati in flagrante e rimproverati.
La stanza di Katherine era un luogo piccolo ma piacevole, di forma rettangolare, la mobilia era ben posizionata per non far sembrare la stanza troppo piccola. Un armadio occupava un lato sottile, la cassettiera e la specchiera erano posizionate accanto alla porta sulla parete di destra, un tavolino con sopra un vaso da fiori e un comò facevano presenza sotto ad una finestra del secondo lato sottile ed infine letto e due poltroncine occupavano la parete restante assieme ad altre due finestre. Di certo la luce non era una cosa che le mancava! In quel momento Katherine e Danny erano seduti proprio sulle poltroncine e parlavano allegramente di quanto successo durante la mattinata.
“Ti giuro che per un attimo ho creduto che ci saremmo schiantati! Però è stato divertente! Soprattutto quando abbiamo trasformato quel mancato incidente in un gioco e gli abbiamo anche dato un nome.”
Lei sottolineò: “Il nome è completamente assurdo. ‘Perde chi molla’. Ma fammi il piacere! Però sì, devo ammettere che mi sono divertita anch’io.”
Danny rise così tanto che dovette perfino portarsi una mano all’addome. Era incredibilmente bello quando rideva, con quegli occhi scuri che si assottigliavano fino a diventare due fessure e le guance che diventavano di un bel rosa acceso.
Katherine adorava osservarlo in tutta la sua bellezza, ma in quell’occasione doveva davvero essersi persa in pensieri perché quando tornò al presente si accorse che lui la stava osservando incuriosito. Si sentì in imbarazzo per essere stata scoperta così: “Cosa c’è? Perché mi guardi?”
Il suo sguardo era brillante e la risposta che diede lo fu ancora di più: “Perché sei bellissima quando sei assorta.”
Katherine si morse le labbra per superare l’imbarazzo: “Sì bè… Volevo dirti, sono contenta di aver potuto scegliere, oggi.”
“E’ stato bello vederti così convinta. Mi ha fatto molto piacere. Era da una vita che non volavi con me a causa del caratteraccio di Rafe!”
“Io volevo volare con te, Danny.” Sentì il cuore batterle più forte in petto per ciò che stava per dire: “Voglio ancora volare con te.”
“Davvero?”
“Davvero.”
Danny si alzò agilmente dalla poltroncina e si diresse verso la cassettiera dove aveva posato gli occhialini. Una volta afferrati, voltandosi si accorse che lei lo aveva seguito, allora la prese per mano e disse semplicemente: “Andiamo.”
Lui stava per avviarsi ancora, ma lei lo trattenne. Prima che lui potesse chiederle qualunque cosa, Katherine buttò fuori tutto d’un fiato: “Voglio volare con te fino ad arrivare in un luogo che non si può raggiungere con l’aereo.”
Danny capì al volo l’allusione ma ugualmente rimase immobile e senza proferire verbo. Osservò Katherine avvicinarsi, allungare un braccio verso di lui, sentì il calore della sua mano attraverso la stoffa mentre lei gli accarezzava il petto. Poi lei indietreggiò di un passo, interrompendo così il contatto. Si portò le mani al colletto della camicia e…
“Oh mio Dio.” Sussurrò Danny.
Katherine si sbottonò la camicia senza distogliere lo sguardo da lui un solo istante, facendolo così sentire un vero idiota perché non era in grado di tenere lo sguardo alla stessa altezza. L’indumento scivolò dalle sue braccia e finì per terra. Pochi gesti e anche i pantaloni ebbero la stessa sorte. Katherine scavalcò il fagotto formatosi a terra e si mise ad armeggiare con le mani dietro le proprie spalle. Nell’esatto momento in cui il reggipetto scivolò e toccò terra, gli occhialini che Danny teneva tra le dita fecero altrettanto. Gli mancò il respiro, il cuore batteva a mille. Lei, compiaciuta di vederlo ammaliato, si chinò un istante per sfilare le mutandine e si rialzò nuda e bella come una venere nata da un mare di latte. Danny aveva completamente smesso di respirare. Si riprese solo quando si accorse che lei gli aveva tolto la camicia di dosso e stava cercando di sfilargli la canotta dalle braccia. Con un gesto impacciato cercò di aiutarla e l’indumento fu eliminato. Ma non era finita! A Danny mancò un battito quando lei si mise in ginocchio di fronte a lui per slacciargli i pantaloni, ma il colmo arrivò subito dopo, quando, ormai nudo, sentì le labbra di lei a stretto contatto con la sua parte più intima.
“Ora davvero mi manca il respiro.” Pensò, chiudendo gli occhi. Non avrebbe saputo dire quanto durarono quella sensazione e quell’incontrollabile piacere, fatto sta che all’improvviso non sentì più niente. Riaprì gli occhi e vide Katherine che lo fissava con aria divertita.
“Dì un po’, come fai ad essere così esperta?” Cercò di sdrammatizzare.
Lei sorrise maliziosamente: “Diciamo che ho messo in pratica alcune conoscenze teoriche. E da come hai reagito direi che me la sono cavata bene!”
Ora basta. Voleva essere lui a dominare la situazione. Era lui il sesso forte. Era lui l’uomo. La prese tra le braccia e la strinse forte a sé, baciandola con ardore. Quando interruppe il bacio la guardò, aveva il respiro affannato e gli occhi desiderosi.
“E’ il momento di fare sul serio.”
*
Katherine aprì gli occhi e sorrise al mattino. Nelle lenzuola sentiva ancora il profumo dell’amore che lei e Danny avevano fatto il pomeriggio prima. Ricordava ancora la pena provata alla sera, quando avevano dovuto separarsi prima dell’arrivo dei famigliari di lei, però fortunatamente il sonno l’aveva colta presto concedendole una bella dormita risanatrice.
Si alzò agilmente dal materasso con un balzo e fu di fronte alla cassettiera.  
Non passarono che pochi minuti quando entrò in cucina gridando: “Buongiorno a tutti! Oggi è il grande giorno!”
Rafe e John la guardarono con tanto d’occhi, invece Marybeth optò per una battuta: “Vorrei vederti così euforica anche la domenica quando andiamo a messa!”
Katherine si sentì pungere sul vivo: “Mamma! Per favore!” Si sedette a tavola e attese che la madre servisse i piatti della colazione. Le parve di morire d’impazienza e non appena anche la madre si sedette, lei cominciò a divorare le uova nel piatto come un animale selvaggio.
“Calmati, sorellina. Se ti agiti così tanto non riuscirai nemmeno a decollare.” Rafe era la voce della ragione, una volta tanto.
John si sporse per guardare fuori dalla finestra, con aria pensierosa: “Se devo dirla tutta questo cielo non mi piace. Non è un buon tempo per volare.”
La figlia lo riprese capricciosamente: “Papà, non portare sfortuna. Mi avevi detto che potevo fare qualche prova di volo prima dell’autunno invece di aspettare la prossima primavera. Non potrei resistere fino al giorno del mio compleanno.”
John sospirò lanciandole un’occhiata paziente: “Non voglio che tu sia in pericolo. Se il tempo peggiora dovremo rimandare. E questo non significa necessariamente che rimanderemo al prossimo anno.”
In quel momento riecheggiarono tre colpi alla porta d’ingresso della casa.
Katherine si alzò dalla sedia, felice: “E’ arrivato Danny!” Corse ad aprire e in un minuto fu di ritorno con Danny a braccetto.
Lui si rivolse gentilmente alla famiglia: “Buongiorno signori McCawley. Buongiorno Rafe.”
Marybeth, che nel frattempo si era alzata per andare ai fornelli, sollevò una caffettiera fumante: “Bevi del caffè, Danny?”
Lui scosse il capo: “No, la ringrazio. Ho già fatto colazione. Sono venuto sperando che il tempo migliorasse, ma a giudicare dai nuvoloni che si stanno avvicinando temo che pioverà a dirotto.”
Katherine gli lasciò subito il braccio e lo squadrò con rabbia: “Ti ci metti anche tu?”
Soppesò con lo sguardo tutti i presenti, ma vedendo che nessuno era dalla sua parte, girò sui tacchi ed uscì facendo sbattere la porta alle proprie spalle. Non fece nemmeno in tempo a raggiungere il retro della casa, dove si trovavano gli aerei, che una goccia di acqua gelida le cadde sulla fronte. Si fermò e sollevò lo sguardo. Tutto era contro di lei.
Rientrò in casa coi capelli e la giacca chiazzati di gocce di pioggia e gli occhi pieni di lacrime. Lanciò giusto un’occhiata alla cucina e si diresse tristemente alla sua camera da letto.
Rafe ruppe il silenzio: “Povera Katy. Ci teneva tanto.”
Danny si offrì: “Vado a parlarle.” E corse verso la sua stanza. La trovò sdraiata sul letto, i capelli sparpagliati sul cuscino, gli scarponcini gettati alla mala peggio sul pavimento. Le sedette accanto e  le carezzo una guancia: “Non fare così. Vedrai che il sole tornerà presto.”
Katherine lo attirò a sé sul letto per potersi stringere a lui e farsi coccolare.
*
I signori McCawley, con addosso le mantelle per la pioggia, si affacciarono alla stanza di Rafe e trovarono il figlio disteso sul letto e intento a contemplare il soffitto.
John gli parlò: “Siamo in partenza, Rafe. Il pranzo non durerà più di un paio di ore, ma se dovessimo attardarci non ti devi preoccupare, sai che amiamo conversare con i Marshall.”
Marybeth aggiunse: “Bada a tua sorella mentre siamo via.”
Rafe sfoggiò un sorriso ironico: “Tanto c’è Danny a consolarla!”
I signori, senza dare troppo peso a quell’allusione, abbozzarono un saluto e uscirono di casa.
Dopo aver sentito il rumore della porta d’ingresso che veniva chiusa, Rafe sbuffò e balzò giù dal letto. Aprì la cassettiera e ne estrasse un piccolo diario con la copertina arricchita dall’illustrazione di due gattini bianchi che giocano con una farfalla variopinta. Lo aprì: “Vediamo cos’ha fatto la mia sorellina nei giorni scorsi.”
Sfogliò alcune pagine, poi si soffermò sulla pagina recante la data 10 agosto 1936: “Questa pagina non l’ho ancora letta.”
Katherine e Danny erano ancora intenti a coccolarsi distesi sul letto di lei, cullati solo dal silenzio e dalla quiete. Almeno fino a quando un grido improvviso non spezzò l’incantesimo.
“DANIEL!!!”
Danny saltò via dal letto come una lepre giusto un attimo prima che Rafe spalancasse la porta e si mettesse a gridare: “Questa è la volta buona che ti ammazzo.”
Danny aggrottò le sopracciglia: “Che ho fatto?
Rafe continuò a gridare come un ossesso: “Che hai fatto? Maledetto, hai rubato la verginità di mia sorella.”
Danny tentò di fingersi estraneo alla cosa, rispondendo: “Ma che ti salta in mente? Io non farei mai una…” Ma non poté finire la frase perché Rafe lo afferrò per il colletto della camicia e lo sbatté contro la parete.
Guardandolo negli occhi con aria assassina, chiese ancora: “Come ti sei permesso?”
Katherine cercò di intervenire: “Rafe, lascialo stare. Così gli fai male.”
Rafe non l’ascoltò nemmeno, anzi fece pressione su di lui per convincerlo a parlare: “Allora, Walker? Devo farti ingoiare i bottoni?”
Danny, messo letteralmente alle strette, provò a sdrammatizzare: “Non gliel’ho rubata, in realtà. Lei me l’ha ceduta e io l’ho presa molto gentilmente.”
Rafe sollevò la mano libera stringendola a pugno ed era prossimo a sferrarlo sulla faccia dell’amico, ma fortunatamente Katherine gli afferrò il braccio appena in tempo: “Basta, Rafe. Questi non sono affari tuoi.”
Rafe sentì come una pugnalata al petto a causa di quelle parole. Perché lei non riusciva a capire? Tutto ciò che faceva era solo per il suo bene, eppure ogni volta faceva la figura del fratello geloso e prepotente. Lasciò la presa al colletto di Danny e strattonò l’altro braccio per liberarlo dalla presa della sorella.
Danny approfittò di quell’improvviso momento di tregua per chiarire le cose: “Rafe, lo so che non avrei dovuto farlo. O almeno avrei dovuto prendere precauzioni. Però è successo. Io sono innamorato di tua sorella. Tu non lo sai ma io e Katy stiamo insieme da un anno.”
Rafe fece una smorfia e si tradì ammettendo: “Questo lo so.”
Danny e Katherine si scambiarono un’occhiata, quindi lui chiese: “Come fai a saperlo? Lo abbiamo tenuto nascosto a tutti.”
Capendo di essere finito davvero dalla parte del torto, Rafe prese a gesticolare con le mani in attesa di trovare una risposta convincente, ma poi, non sapendo su quali specchi arrampicarsi, optò per la verità: “L’ho letto nel diario di Katy.”
Katherine rimase stupita: “Lo hai letto?”
Di nuovo lui riprese a gesticolare, come se servisse a qualcosa: “Sì, va bene? E’ da quando hai imparato a scrivere che leggo i tuoi diari. E’ il miglior modo per proteggerti e tenerti lontana dai guai.”
Lei scosse la testa, accantonando quel discorso: “No, quello che intendevo dire è: sei riuscito a leggere?”
Rafe esitò a rispondere. Si sarebbe aspettato una scenata, una sfuriata, una predica sull’importanza della privacy, e invece il viso di sua sorella si era pian piano rasserenato. Si voltò e vide che anche Danny lo guardava in modo diverso. A quanto pare si erano entrambi illusi che il suo problema con le lettere stesse scomparendo come una nuvola di fumo in un giorno di vento. Abbassò lo sguardo: “Vi prego, non dovete illudervi. Non è come sembra. Sì è vero che leggo i diari di Katy, però dovete sapere che molte parole non sono ancora in grado di capirle. Per decifrare una pagina mi ci vuole un’ora.”
Presa dall’emozione, Katherine gli saltò addosso per abbracciarlo e mentre lo stringeva gli bisbigliò dolcemente: “Un passo alla volta, Rafe. Un passo alla volta.”
*
Finalmente il sole splendeva! Il cielo era di un bell’azzurro intenso e non si vedevano nuvole minacciose da nessuna parte. I tre ragazzi erano riuniti accanto all’aeroplano rosso di Rafe.
“Allora sorellina, sei pronta per volare?”
“Sì! Sono prontissima!” Rispose lei con occhi che brillavano per l’eccitazione.
Danny la stuzzicò un poco: “Per fortuna ha smesso di piovere. Per te dev’essere stato straziante aspettare per dieci lunghi interminabili giorni.”
Rafe intervenne con lo stesso tono canzonatorio: “Mai straziante quanto te. Hai passato tutto il tempo a supplicarmi di perdonarti. Quasi mi aspettavo di vederti in ginocchio e con le mani giunte.”
Danny abbozzò una risata, indeciso se rispondere o meno a quella battuta provocatoria, ma Katherine attirò la sua attenzione avvicinandosi a lui e gettandogli le braccia al collo: “Dimmi buona fortuna, amore.”
Danny sussurrò: “Buona fortuna, amore!” Fece per chinarsi a baciarla, ma Rafe si affrettò ad afferrare la sorella per il girovita impedendo così il contatto tra loro: “Suvvia, Katy! Mica vi separate per sempre! E’ solo un’esercitazione di volo!”
La trascinò via da Danny e l’aiutò a salire sul posto di comando dell’aereo, per poi prendere posto dietro di lei.
“Ascoltami, Katy. E’ importante che tu segua alla lettera le mie istruzioni. Pilotare non è semplice e tu non puoi permetterti di prendere iniziative, perciò fai quello che ti dico senza discutere, okay?”
Lei rispose sfoggiando un luminoso sorriso: “Okay, Rafe!” E inforcò gli occhialini.
Danny, che nel frattempo si era allontanato ad una distanza di sicurezza, assistette al decollo dell’aereo provando una forte emozione. Come se lei potesse sentirla col pensiero, lui bisbigliò: “Forza, Kate!”
Osservò con la massima attenzione ogni movimento dell’aereo che si librava nel cielo, i cerchi perfetti che disegnava attorno agli alberi e la precisione con cui percorse l’intero perimetro del terreno McCawley. Con la mente immaginò di essere accanto a Katherine, di poter vedere il suo viso sorridente e di sentire la sua emozione di pilotare per la prima volta. Ricordava bene quando era successo a lui, ricordava ogni istante, ogni parola del padre di Rafe che si era offerto di fargli da maestro in cambio di un aiuto con la disinfestazione dei campi. Dio quanto gli era grato!
Perso in lieti pensieri, ritornò bruscamente al presente quando notò che l’aereo aveva cominciato ad oscillare pericolosamente e sembrava diretto verso una piccola macchia di alberi.
“Oh no.”
In volo, Rafe stava sbraitando: “Katherine, porta a terra questo dannato aereo.”
“No. Voglio riprovare.”
“Non puoi riuscire a fare grandi acrobazie. E’ la prima volta che tocchi i comandi.”
“Ce l’avevo quasi fatta, invece. Lasciami riprovare.” Con testardaggine, continuò a rimanere in quota.
“Così andremo a schiantarci contro il meleto. Katherine, dannazione.”
Danny stava correndo verso quella direzione gridando inutilmente: “Rafe. Falla atterrare.” Aveva quasi raggiunto il meleto quando vide l’aereo planare in un’altra direzione e atterrare non proprio dolcemente sul vialetto che tagliava i campi.
Katherine scese e buttò a terra gli occhialini con cattiveria. Vedendo Danny correre verso di lei, gli corse incontro a sua volta e si gettò tra le sue braccia dove scoppiò a piangere.
Danny la strinse forte a sé: “Grazie a Dio stai bene. Ho temuto avessi perso il controllo dell’aereo.”
Rafe, passo dopo passo, li raggiunse proprio quando lei sollevò il viso bagnato di lacrime per rispondere: “Stava andando tutto bene, te lo giuro. Poi Rafe ha cominciato a urlare come una scimmia allora io mi sono irritata e ho preso a fare di testa mia.”
Danny incrociò lo sguardo di Rafe, spronandolo tacitamente a dire qualcosa per scusarsi.
Rafe sospirò, però seguì il consiglio: “Scusa se ho gridato in quel modo. Avevo paura per te. Temevo fossi in pericolo.”
Katherine si sciolse dall’abbraccio e si voltò per guardare il fratello negli occhi. Vide il suo sguardo pentito e si sentì un po’ colpevole per averlo accusato. Una lacrima le attraversò il viso quando gli disse: “Lo so, tu pensi solo al mio bene.”
Rafe accennò un sorriso: “E’così.” Quindi aprì le braccia e accolse la sorella con tutto l’affetto possibile: “Ti voglio tanto bene, Katy.”
Lei scoppiò a piangere di nuovo: “Oh Rafe, possibile che io non sappia fare proprio niente?”
“Questo non è vero. Tu sai fare molte cose. L’unico problema è che sei impaziente.”
“Dimmi la verità. Riuscirò mai a volare come si deve? Riuscirò mai a volare da sola?”
Rafe scambiò uno sguardo d’intesa con Danny. Scostò la sorella per riuscire a guardarla negli occhi e asciugarle una lacrima dalle ciglia: “Te lo assicuro, Katy. Un giorno volerai da sola.”
*
Era l’aprile del 1940. Un gruppo di piloti e i rispettivi insegnanti stavano con il naso all’insù, buffi come dei cagnolini che tengono una pallina in equilibrio sul naso. Tutti stavano guardando ed esaminando con attenzione un aereo che sfrecciava nel cielo. Il Maggiore Doolittle osservava con espressione impassibile e tenendo le braccia incrociate sul petto. Accanto a lui, Rafe osservava con grande attenzione e le labbra socchiuse erano segno della sua ammirazione. Al contrario di lui, Danny non faceva che stringere i denti per l’agitazione e alcune gocce di sudore di tanto in tanto gli colavano lungo le tempie anche se la giornata era tutt’altro che calda. I suoi occhi erano come incollati alla cupola dell’aereo.
Doolittle, tenendo lo sguardo rivolto al cielo, chiese: “McCawley, chi le ha insegnato a pilotare?”
Rafe sussultò al suono della sua voce, non aspettandosi di ricevere domande proprio in quel momento, ma fece del suo meglio per ricomporsi: “Io, signore. Me ne sono occupato personalmente negli ultimi tre anni, signore.”
Doolittle si voltò verso uno dei suoi capisquadra: “Dille di atterrare.”
L’uomo in questione sollevò la radio ricetrasmittente all’altezza delle labbra e disse poco gentilmente: “McCawley, puoi atterrare. Il Maggiore ha visto abbastanza.”
Si udì la voce carica di emozione rispondere: “Ricevuto, signore.”
Portò l’aereo a terra con gran precisione e quando scese, con addosso una provvisoria divisa militare e i capelli raccolti in una coda di cavallo, aveva ancora stampato sul volto un bel sorriso. Solo il timore di non sembrare professionale le impose di tornare seria, così, quando arrivò di fronte a Doolittle e si mise sull’attenti, la sua espressione era già diventata dura proprio come quella di un soldato.
Doolittle la congelò col proprio sguardo: “Dunque, McCawley femmina. Sei venuta qui dopo aver compilato una domanda di ammissione al mio Campo, giusto?”
“Sì, signore.”
“Sai che nelle forze armate non c’è mai stata una donna?”
“Sì, signore.”
“Sai che, in caso di guerra, dovresti partire e combattere come tutti gli altri piloti?”
“Sì, signore.”
“E tu credi di esserne all’altezza? Credi di essere degna di far parte della mia squadra?”
Katherine aggrottò le sopracciglia e rispose digrignando i denti: “Sì. Signore.”
Doolittle accennò un sorriso, o meglio, sollevò appena un angolo della bocca: “Io sarei l’ultimo uomo al mondo che potrebbe scegliere una ragazzina diciannovenne, fresca di compleanno, come membro della mia squadra di piloti.”
Rafe strinse i pugni per la rabbia, Danny si voltò sbuffando in segno di disapprovazione.
“Ma se questa ragazzina, oltre che essere molto bella, dimostrasse di avere talento, allora potrei pensare di fare un’eccezione alla regola.”
Tutti guardarono il Maggiore con aria stupita.
“Perciò, McCawley femmina, dato che tu mi hai appena dimostrato di possedere quel talento, sono disposto ad accoglierti nella mia squadra e ti ordino di migliorare ancora.”
Danny e Rafe si scambiarono un sorriso di vittoria.
Katherine abbandonò la posizione militare per fare un salto di gioia e ridere come una ragazzina felice: “La ringrazio, signore! Prometto che non la deluderò mai!”
Doolittle rimase completamente serio: “Ho forse detto la parola ‘riposo’?”
Lei arrossì fino alla radice dei capelli e si rimise immediatamente sull’attenti: “No, signore. Mi scusi, signore.”
Doolittle si voltò per andarsene, ma prima di allontanarsi, le dedicò un ultimo rimprovero: “Sei tale e quale a tuo fratello, purtroppo per te. E purtroppo per me.”
Quando lui e i capisquadra rientrarono nell’edificio, Katherine finalmente si lasciò andare alla felicità e si gettò tra le braccia del fratello gridando: “Non ci posso credere! Sono un pilota!”
Rafe scoppiò come un petardo: “Sono io che non posso crederci! La mia sorellina è un pilota!”
Danny si unì all’abbraccio con lo stesso entusiasmo: “Sei stata fortissima, Kate! L’ho sempre detto che ci saresti riuscita!”
Tenendosi tutti e tre abbracciati come cari e vecchi compagni, si diressero alla sala mensa per festeggiare, seguiti dagli altri piloti e i loro schiamazzi. Di quel gruppo facevano parte i più cari amici di Rafe e Danny, non che ottimi piloti che seguivano le loro orme. Red, il rosso balbuziente ma dal carattere mite, Anthony, il classico tipo fico che sa di esserlo, e Billy, il biondo dolce e furbo come una volpe.
*
Più che una struttura militare si sarebbe potuta definire una taverna sentendo il gran baccano che proveniva dalla mensa. Grida, schiamazzi, sedie spostate, tintinnio di bicchieri e bottiglie, chi era mezzo ubriaco e chi lo era del tutto, ma la protagonista quella sera era solo lei: Katherine.
Per tutta la sera aveva partecipato ai festeggiamenti con grande entusiasmo, si era divisa equamente tra le braccia del fratello e quelle di Danny ed era stata attenta a non esagerare con l’alcol.
Ad un tratto, Rafe si alzò dalla sedia, ubriaco fradicio: “Ragazzi, i festeggiamenti sono finiti. Lasciate in pace la mia sorellina.”
Anthony si rivolse a Danny con un sorriso da beota: “Ma che gli prende?”
Rafe prese in braccio Katherine con poca galanteria: “E’ tardi, è ora di fare la nanna. Non ti lascio in compagnia di questi cretini tutta la notte.”
Danny fece spallucce e rispose ad Anthony: “Quando è ubriaco si comporta così. Niente di cui preoccuparsi.” Però preferì alzarsi e seguire Rafe per accertarsi che non combinasse guai.
Nei corridoi dell’ala separata dagli uffici, dove si trovavano le camere da letto del Maggiore e dei capisquadra, era stata preparata in gran fretta una stanza anche per Katherine perché, in quanto ragazza, non poteva certo dormire nei capannoni assieme agli altri piloti. Così Rafe si era avventurato per accompagnare -anzi, trasportare!- la sorella fino alla camera a lei destinata, ma il problema è che con tutto l’alcol che aveva nel sangue, non faceva che sbattere contro le porte e contro le pareti. Quando finalmente arrivarono a destinazione, Katherine pensò bene di chiedere: “Ora potresti mettermi giù, per favore? Domani sarò ricoperta di lividi grazie a te.” Il tono era più divertito che arrabbiato.
Rafe la lasciò, spalancò la porta e spinse la sorella all’interno senza troppe cerimonie: “Buonanotte, sorellina.”
Danny sbucò alle sue spalle: “Rafe! Qui è al sicuro, non c’è bisogno che le fai da guardia del corpo!”
Rafe si voltò verso di lui, rischiando di cadere a terra come un sacco di patate da quanto era ubriaco. “Perché non vai a dormire anche tu, Daniel?”
Danny cercò di non ridergli in faccia: “Tra un momento. Voglio dare la buonanotte a Katy.”
Rafe fece un passo verso di lui e gli mise un braccio attorno al collo: “Mio caro Danny. Non riuscirai a farmi fesso. Vattene nei bagni e fatti una sega.”
Inevitabilmente, Katherine scoppiò a ridere di gusto.
Danny avvolse il busto di Rafe per accertarsi che non crollasse a terra: “Stai proprio vaneggiando. Vieni, ti porto al dormitorio.” Allungò lo sguardo per richiamare l’attenzione di Katherine, ma vedendo che lei si era addirittura buttata sul letto a causa delle incontenibili risate, si limitò ad uscire trasportando il suo fardello.
Quando tornò una decina di minuti dopo, lei si accorse del suo sguardo serio e si preoccupò: “Danny, cosa c’è?”
“Rafe.”
“Si è sentito male?”
Danny scoppiò a ridere: “E’ davvero uno stronzo!”
Fece qualche passo e raggiunse Katherine sul letto, dove lei lo aspettava con addosso una sbarazzina camicia da notte molto corta e con le maniche di pizzo. Un piccolo tocco femminile per accogliere il suo innamorato. Una volta che lui si fu steso, Katherine gli accarezzò il torace e fece scendere la mano fin dentro i pantaloni. Gli lanciò uno sguardo malizioso e disse sensuale: “Potrei fartela io.”
Danny rispose senza il minimo imbarazzo: “Non te la caverai così facilmente, amore mio. Non me ne andrò da qui fin che non avremo fatto tutto.”
Lei gli diede la sua approvazione stampandogli un focoso bacio sulle labbra, il bacio che diede il via alla loro danza d’amore. Dopo anni trascorsi alla ricerca del piacere più profondo, i loro corpi non avevano più segreti. Ogni movimento, ogni carezza, ogni bacio era esattamente come doveva essere, ogni parola sussurrata era quella giusta, ogni sguardo era un viaggio dentro l’anima dell’altro.
Era notte fonda quando terminarono le loro fatiche amorose. Danny stava riposando abbracciato a lei, la testa appoggiata al cuscino, un braccio sul fianco di lei con le dita abbandonate nel vuoto. Lei gli accarezzava i capelli e lo guardava con dolcezza, i lineamenti disegnati dalla luce gialla della lampadina sul comò.
Gli sussurrò: “Vorrei restare così per sempre. Con te.”
Lui riaprì gli occhi e la guardò con sguardo assonnato: “Ti amo, Katy.” Si sporse per sfiorarle le labbra con un bacio, poi appoggiò la testa sulla spalla di lei e si addormentò.
  
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