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Autore: lokiandcoffee    30/11/2015    4 recensioni
“Ho sentito Peter dire che un lupo può perdere la sua vecchia Ancora quando è pronto a trovarne un’altra. Più forte. E’ così?” Stiles aveva ripreso a parlare interpretando il suo silenzio come una richiesta ad andare avanti. Solo dopo si sarebbe accorto che qualcosa non andava.
“Derek?”
“Non lo so.” esalò un respiro tremante.
-
Derek|Alpha
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Benvenuti in questa follia.
Questa storia non è collocata in nessuna stagione in particolare, gli avvenimenti sono interpretati e rivisti in modo diverso rispetto alla trama originale. Non dico che è campata in aria ma più precisamente mi sono lasciata influenzare da un sogno fatto la notte scorsa e da lì è nato tutto questo.
Ovviamente Sterek.
| Buona lettura. |


 

 
 

His Anchor






In altre circostanze non si sarebbe neanche lontanamente sognato di acconsentire a lasciarsi trascinare in una situazione del genere: percorrere uno stretto e umido passaggio sotterraneo per ritrovarsi chissà dove. Per quanto ne sapeva, Derek avrebbe anche potuto farlo a pezzi là sotto e nessuno avrebbe mai sentito le sue grida o rintracciato il suo odore. Ma, a quanto aveva capito, era l’unico modo e non sarebbe stato da lui tirarsi indietro. Perché Stiles voleva aiutare. E questo era chiaro a tutti.
Per cui aveva afferrato il Sorbo che Deaton gli aveva messo tra le mani concentrandosi su ciò che avrebbe dovuto fare. Poi aveva seguito Derek. E forse era solo la sua presenza a rendere tutta quella situazione un po’…scomoda. Derek che non sembrava voler nemmeno aprire bocca per placare i battiti alterati del cuore di quel ragazzino che aveva accettato di seguirlo e aiutarlo nonostante il pericolo che avrebbe corso. Derek che non faceva nulla per rassicurarlo, né per mostrare gratitudine.
E Stiles pensò solo che aveva tutte le ragioni per essere nervoso, costantemente rigido e per niente contento dell’imminente arrivo della luna piena, quella notte. Quasi dimenticò questo particolare mentre seguiva le ampie spalle del ragazzo davanti a sé che gli faceva strada attraverso il passaggio. Si soffermò a pensare a quando avrebbe dovuto ripercorrerlo da solo per tornare indietro e solo quell’idea gli fece gelare il sangue. Deglutì, involontariamente, il suo cervello semplicemente proprio non riusciva a smettere di pensare al peggio e onestamente la presenza di Derek non lo rassicurava affatto.
“Smettila.”
Sentire la voce roca del lupo lo sorprese. Dopotutto non aveva aperto bocca da quando si erano lasciati alle spalle la vecchia casa andata in fiamme degli Hale e Derek ora stava per metterlo a conoscenza di quel luogo per niente accogliente che stavano per raggiungere.
“Di fare cosa?”
Stiles rispose distrattamente mentre, abbassandosi per evitare alcune radici che fuoriuscivano dalla parete in pietra, si impose di non dover, per nessun motivo, scivolare e ritrovarsi con il culo per terra in un posto del genere. Proprio non poté impedire alla sua testa di riempirsi di immagini di Derek che lo lasciava lì e non adorò particolarmente quei pensieri. Alla fine dovette tenersi alle pareti posando una mano su ognuna, toccandole come si fa con le cose viscide e controllando il suo equilibrio gia precario, giusto per non assecondare l’idea di aggrapparsi forte alla maglia di Derek segnando così la sua morte.
“Di pensare. Smettila di farlo. Mi fa innervosire.”
Stiles evitò di sbuffare, per niente stupito da quelle parole. Più che altro si impose di non farlo, nessuno sarebbe stato felice di condividere un buco così stretto con un lupo mannaro con problemi comportamentali. Tanto meno lui.
“Dimmi una sola cosa che non lo fa.” borbottò.
Derek lo ignorò, come da copione. Ma, al contrario, non riuscì a non notare come il suo battito fosse cambiato. Era regolare ora, mentre Stiles si concentrava su respiri più profondi e Derek accelerò visibilmente il passo pensando che forse potesse iniziare a mancargli l’aria, per quanto fosse improbabile. Di certo non poteva immaginare come Stiles era stato in grado di intuire quanto il battere frenetico del suo cuore lo rendesse nervoso e aveva quindi cercato di renderlo più confortevole, si era detto che Derek non lo avrebbe mai ferito, che sarebbe stato fuori di lì in pochi minuti e che se la sarebbero cavata ancora una volta. Doveva solo respirare profondamente, doveva solo rendersi utile.
Riuscì a stare al passo finché Derek non si arrestò davanti ad una parete che Stiles realizzò essere una porta.
“Ci siamo.” aveva annunciato e subito dopo l’aveva spinta in modo da farla scorrere scoprendo davanti ai loro occhi una stanza fredda e spoglia. In quel momento Stiles realizzò che in fondo non aveva saputo nemmeno lui cosa aspettarsi, fino a quel momento.
Gli fece cenno di entrare e il ragazzino non se lo fece ripetere due volte ma fu proprio Derek ad esitare per alcuni secondi prima di costringersi a seguirlo lasciando la porta aperta alle loro spalle. Raggiunse immediatamente le catene fissate ad una delle quattro pareti e mollemente abbandonate a terra controllando che in tutto quel tempo non avessero perso resistenza. Non si soffermò in nient’altro in quella stanza, o forse non volle. Non aveva avuto bisogno di entrarci per molto tempo.
Stiles, intanto, aveva mosso qualche passo osservando quello spazio vuoto. Non sapeva se sentirsi a disagio, o spaventato, oppure sollevato che da lì a poco avrebbe lasciato quel posto, al contrario di Derek. Intanto l’unico rumore era il tintinnare delle catene tra le sue mani, mentre Stiles continuando a guardarsi intorno posò lo sguardo su una sedia abbandonata a terra in un angolo e alzando la testa notò una piccola apertura rettangolare in alto con sbarre d’acciaio che non permettevano a nulla di entrare né di uscire, se non all’aria fresca del bosco, alla debole luce esterna che illuminava una parte della stanza o a qualche foglia che riusciva ad intrufolarsi portata dal vento.
“Cos’è una specie di stanza delle torture­?” pensò ad alta voce spezzando finalmente quel silenzio e guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Derek che sembrò ricordarsi solo in quel momento della sua presenza. Stiles decise di ignorare quell’espressione corrucciata, proprio non gli andava giù quel silenzio ma a quanto pare Derek non poteva farne a meno. Si concentrò sul vero motivo per il quale erano lì. Ripensò alla promessa fatta a Scott: avrebbe incatenato il lupo, poi si sarebbe chiuso la porta alle spalle come se avesse appena fatto la cosa più normale del mondo e alla fine avrebbe guidato verso casa dimenticandosi di quella serata fino al mattino seguente. Sperando che Derek non si tagliasse i polsi nella furia di liberarsi, pregando che Allison tenesse a bada Scott e che Peter non facesse niente di stupido. Lui doveva fare la sua parte in quella notte di luna piena, poi sarebbe potuto tornare a casa.
Facile.
Sarebbe dovuto essere facile.
Facile lasciare lì dentro Derek, scappare come un codardo e sperare che non si ammazzasse con le sue stesse mani. Era facile sperare.
Difficile era capire come Derek era potuto arrivare a questo. Aveva sempre avuto il controllo di sé durante quelle notti ed era surreale pensare che fosse spaventato a tal punto da acconsentire alla proposta di Peter di farsi rinchiudere lì dentro.
Stiles conosceva la storia dell’Ancora, sapeva che era importante per un lupo possederne una, solo non capiva come questa potesse vacillare o addirittura scomparire. E nel momento in cui Derek aveva iniziato a perdere la sua non era stato più sicuro stargli così vicino. O almeno non lo era per Stiles. Non che per il ragazzino non ci fosse mai stata la possibilità di vedersi scaraventato o graffiato dagli artigli di Derek come un terribile flash, ma con il tempo – e con forse troppa facilità – il lupo aveva imparato ad accettare e rispettare la presenza di quel bizzarro umano che sembrava apprezzare le stranezze soprannaturali che li circondavano e che aveva accolto entusiasta l’idea di far parte di un branco di Lupi Mannari. Aveva accettato quel cambiamento sin dall’inizio come se fosse stato lui a ricevere quel dono, e non Scott. Stiles amava sentirsi parte di tutto questo, nonostante il terrore, nonostante il pericolo, nonostante sapesse di essere più fragile di quello che dimostrava, ma mai avrebbe permesso che gli venisse portato via ciò che lo rendeva in realtà più vivo del resto di loro: il suo essere Umano; la sua capacità di dimostrare che, in fondo, in un branco o da soli che fossero, tutti portavano sulle spalle il peso delle loro debolezze. Con l’unica differenza che quelle di Stiles erano sempre lì, bene in vista.
Si chiese per quante lune piene avrebbero dovuto ricorrere a questo e per un momento tutte le sue sicurezze vacillarono.
“Non..” il suo piano non era quello di parlare, magari avrebbe dovuto tenere tutti i pensieri negativi per se, ma a quanto pare la sua voce aveva gia attirato l’attenzione di Derek che aveva visto una smorfia dipingersi sul suo viso quando i suoi occhi erano caduti di nuovo sulle catene. Quindi esalò un respiro costringendosi a continuare “Dobbiamo farlo per forza?”
Derek, accovacciato sulle catene, si raddrizzò puntando i suoi occhi in quelli del ragazzino. Forse solo in quel momento si fermò a pensare seriamente al rischio in cui tutti loro lo stavano cacciando. Stiles doveva essere protetto, non importava quanto faticasse per mostrarsi coraggioso, e sperò che il lupo dentro di lui la pensasse allo stesso modo.
“Voglio dire – non che non mi piaccia l’idea di saperti rinchiuso in un posto del genere ma, sul serio-“
“Si, Stiles. Devi farlo.” Derek percepì il disagio dell’umano in quello sproloquio che sapeva sarebbe stato senza fine e, per quanto lo allettasse l’idea di lasciarlo parlare fin quando non si fosse ritrovato senza voce, non avevano tutto il tempo del mondo “Ricorda il piano. Non devono sapere dove mi trovo e tu sei l’unico in grado di creare la barriera una volta fuori.”
Stiles abbassò lo sguardo sulla sua mano sinistra tirandola fuori dalla tasca e guardandola stringere tra le dita il Sorbo che Deaton gli aveva donato affidando a lui il compito di creare la barriera che avrebbe impedito a Derek la fuga.
E forse per un attimo si sentì un po’ più al sicuro.
“Ma che succede se Scott si trasforma? Non seguirebbe il tuo odore fino a qui? Sai, forse non abbiamo pensato proprio a tutto, siamo sicuri che questa cosa funzionerà?”
“Allison si occuperà di Scott.”
“Si, si questo lo so ma – che succede se”
“Sta zitto.” e gli ci volle tutta la sua buona volontà per non strangolarlo. Gli lanciò una lunga occhiata finché non lo vide chiudere quella boccaccia “Funzionerà.”
“Bene.” Stiles roteò gli occhi arrendendosi e accettando il consiglio del lupo “Adesso si che sono tranquillo.”
Se quello di Derek era un tentativo di rassicurarlo non stava funzionando affatto.
“Comunque, dovresti rivedere la tua idea di rapp-“
“Stiles?”
“Si?”
“Piantala di parlare e vieni a darmi una mano.”
“Era proprio di questo che parlavo.” sbuffò avvicinandosi a Derek che ora gli dava nuovamente le spalle. Lo vide sedersi a terra poggiando la schiena tesa contro il muro e incrociando le gambe mentre cercava probabilmente una posizione che gli permettesse, per quanto poteva, di stare comodo.
“Adesso?” perfino Stiles poté notare quanto la sua domanda suonasse inutile quando la sentì riecheggiare tra quelle mura. Adesso, è ovvio. Si disse, mentre vedeva Derek annuire e fuori cominciava a fare buio. Doveva legarlo, adesso, prima che la luna fosse alta, e poi scappare. E’ facile.
Derek tirò a sé le catene producendo un rumore metallico che infastidì le orecchie di entrambi e quando Stiles le toccò per la prima volta non riuscì a dare un nome a quel senso di nausea che provò all’improvviso. Cercò allora di concentrarsi su i propri movimenti, su ciò che andava fatto e soprattutto evitò per tutto il tempo gli occhi di Derek che invece sfruttò quella vicinanza per annusare la sua paura. Era consapevole che Stiles non avrebbe dormito quella notte. Non importava quanto gli piacesse l’idea di lasciarlo lì, nessuno dei due avrebbe chiuso occhio.
“Più stretto.” disse, cancellando dalla sua mente quei pensieri e soffermandosi sulle mani di Stiles che lavoravano attorno a i suoi polsi. Quando questo lo guardò, in una muta richiesta di confermare quanto aveva appena detto, Derek annuì distogliendo però in fretta lo sguardo. Non era sicuro che avrebbero retto comunque.
Fu proprio Stiles a dare voce a quel dubbio “Che succede se riesci a liberarti?”
Derek non rispose. In realtà non avrebbe voluto pensare a quell’eventualità, sperava solo che Stiles sapesse correre abbastanza in fretta. Non sarebbe stato tranquillo finché lui non fosse tornato a casa.
Quindi Derek non parlò e Stiles si disse mentalmente di stare zitto da solo.
Terminò quello che aveva iniziato, in silenzio, sentiva il respiro di Derek a un palmo dal viso e qualcosa gli diceva che non era l’unico ad essere spaventato. Ricordò l’ultima volta che c’era stata la luna piena, riportò alla mente l’immagine del lupo completo in cui Derek si era evoluto, il manto nero e gli occhi rossi, gli artigli e le zanne puntate contro l’intero branco. Non fu difficile ricordare il terrore che aveva provato, lo stupore nell’apprendere cosa Derek era stato in grado di fare, in cosa poteva trasformarsi ora e come facilmente la sua Ancora si era dissolta assieme al suo autocontrollo. Per questo avevano optato per una soluzione come quella. Sembrava una buona idea. Ma il problema era che non doveva solo sembrarlo, doveva anche esserlo. Avevano bisogno che lo fosse.
Quando Stiles finalmente si alzò in piedi Derek dovette ammettere che sentire il suo odore così da vicino non gli era dispiaciuto affatto. Subito dopo maledisse di avere un olfatto così buono. Provò a muoversi testando la resistenza di ciò che avrebbe dovuto tenerlo buono per l’intera nottata e sospirò al solo pensiero di ciò che lo aspettava.
Solo quando alzò lo sguardo su Stiles si accorse che questo lo stava gia guardando. E per un attimo avrebbe voluto intrufolarsi tra i suoi pensieri.
“Devi andare.”
Avrebbe voluto dire qualcosa, Stiles, qualcosa di sensato, qualcosa che non suonasse come un imbarazzante ‘torno domani…si, a liberarti...sai - se sopravvivi..’ e in quel silenzio Derek si chiese se non fosse riuscito a zittirlo una volta per tutte.
“Va a casa, Stiles.” si ritrovò a ripetere “Adesso.”
“Si.”
Lo vide muovere un passo all’indietro annuendo per poi dargli le spalle e riacquistare sicurezza. Forse il solo pensare di poter finalmente uscire da lì lo aveva risvegliato da chissà quale pensiero lo stesse tormentando.
“Grazie.” ebbe giusto il tempo di sussurrare Derek. Subito dopo ebbe l’impulso di chiudere gli occhi abbandonandosi a quella quiete che sapeva sarebbe venuta non appena Stiles lo avrebbe lasciato e godendo della compagnia del suo odore familiare che era ancora presente nella stanza. Ma questo non lo avrebbe mai ammesso.
Mantenne lo sguardo basso su i propri polsi incatenati per tutto il tempo, finché non sentì il cigolio della porta che veniva chiusa.
Sospirò piano. Voleva pensare che sarebbe andata bene, lo voleva davvero.
“Lo sai, quasi quasi preferisco la versione di te che mi chiedi poco gentilmente di chiudere il becco. Mi riesce più facile odiarti.”
Derek alzò lo sguardo confuso sentendo quella voce e trovò Stiles a percorrere lentamente la distanza che lo divideva dalla sedia abbandonata a terra. Lo vide afferrarla, rimetterla dritta e dopo essersi assicurato che reggesse il suo peso si sedette a poca distanza da lui.
“Dico sul serio, hai un pessimo carattere Derek e forse hai bisogno che qualcuno te lo ricordi ogni tanto.”
Continuò a tenere lo sguardo su di lui, stordito nel trovarlo ancora lì. Perché diavolo si trovava ancora lì?
“Che stai facendo?”
Lo vide esitare. Schiudere quelle labbra sottili e richiuderle subito dopo per un paio di volte. Forse non era sicuro di ciò che stava per dire, o forse non sapeva semplicemente come giustificarsi “Non dovresti restare qui da solo.”
Derek pensò a quanto fosse strano sentirglielo dire. Poi si ricordò che si trattava di Stiles, e che per la maggior parte dei casi l’aggettivo ‘strano’ andava più che bene se si parlava si lui.
“Stiles.” chiuse gli occhi imponendosi di restare calmo e per un attimo il suo nome suonò come un imprecazione “Ti ricordo che è esattamente questo il motivo per cui sono qui.” scandì quelle parole come se quel ragazzino fosse incapace di capire.
Ma Stiles ripeté con altrettanta lentezza, quasi volesse mettere alla prova la sua pazienza. “Si. Lo so.”
“Ovviamente.” sospirò. Probabilmente si sarebbe passato una mano sugli occhi sottolineando la sua frustrazione se solo le catene non gli avessero impedito quel movimento “Ascoltami bene, perché lo ripeterò soltanto una volta-”
“E’ che non lo avevi mai fatto prima.”
Quelle parole lo costrinsero a riportare lo sguardo su di lui, interrompendosi. Le loro voci per un momento si erano accavallate e Derek per un soffio era riuscito a soffermarsi sul modo in cui la voce più giovane di Stiles stonasse in modo adorabile in confronto alla propria  Fu quasi sorpreso di vederlo così serio, poteva giurare di percepire la sua mente che cominciava a lavorare su uno dei suoi pensieri lunghi ed elaborati, ma non poteva immaginare quanto in realtà fosse semplice quella volta.
“Come?”
Stiles alzò le spalle, sapeva benissimo che Derek in quel momento avrebbe potuto percepire il suo imbarazzo anche se fosse stato umano. Insomma, era così ovvio ciò che voleva dire eppure continuava a guardarlo come se non capisse, come se ogni parola che uscisse dalla bocca di quel ragazzino fosse l’ennesima stupidaggine “Lo so che è stupido ma – non lo avevi mai fatto. Non mi avevi mai ringraziato prima. E comincio a pensare seriamente di doverti ringraziare per averlo fatto ma forse sarebbe, beh… – non che mi aspettassi che tu, cioè…a dire il vero non pensavo lo avresti fatto, e forse – forse non volevi neanche farlo, forse te ne stai pentendo proprio adesso, immagino…ma – mi hai sorpreso, ecco.”
Si morse le labbra aspettando paziente nel silenzio che calò subito dopo. Non che si aspettasse qualcosa, a dire il vero non sapeva esattamente cosa aspettarsi. Aveva appena realizzato di aver deciso di starsene in un buco sottoterra in compagnia di un lupo mannaro durate una notte di luna piena e doveva ammettere che non era affatto una delle sue trovate migliori. Si sfregò le mani intrecciando le dita in un gesto agitato che chiunque avrebbe potuto scambiare per un tentativo di riscaldarsi, ora che la temperatura cominciava a scendere. L’unica fonte di vero calore lì dentro al momento era il corpo di Derek.
Derek che, se possibile, corrugò ancor di più la fronte cercando di cogliere più informazioni possibili dalle parole confuse di Stiles. E Stiles che cominciò a pensare che se fosse morto probabilmente gli sarebbero mancate persino le sue sopracciglia.
“Ma comunque devi ammettere che è strano che tu lo abbia fatto soltanto ora che ti ho incatenato contro un muro con la speranza che quelle cose reggano.”
“Non ne siamo sicuri.” fu l’unica risposta di Derek, dopo il trambusto portato dalle parole di Stiles e dal suo modo di gesticolare incontrollato. Davvero non sarebbe stato in grado di reggere una cosa del genere, al momento. Soprattutto con lui.
“E’ per questo che saresti dovuto andare via.”
Stiles lo guardò incredulo per qualche secondo mentre Derek percepiva gia il battito del suo cuore aumentare fino a martellargli nelle orecchie “Tu hai – hai ascoltato una sola parola di quello che ho detto?”
Lo aveva ascoltato eccome, ma non era bravo con le parole, non che Stiles se la cavasse meglio, ma pensò che sarebbe sicuramente stato più facile cercare di spiegarlo a uno di quei muri che a Stiles stesso.
“Mi stai ignorando?”
“E tu stai davvero cominciando questa conversazione adesso?”
“Scusa tanto se cerco di esserti d’aiuto.”
“Sei gia stato d’aiuto, Stiles, hai fatto la tua parte. E ora dovresti essere a casa, lontano da qui. Perché non riesci a capirlo?”
Stiles sostenne per un po’ il suo sguardo duro prima di arrendersi e lasciarsi andare contro lo schienale con un sonoro sbuffo, incrociando le braccia al petto. Se non altro avevano ammesso che c’era davvero una conversazione che avrebbero dovuto affrontare, solo che non era quello il momento. E Stiles si chiese se sarebbe esistito davvero il momento giusto.
Derek comunque pensò che non gli aveva mai riconosciuto quanto fosse coraggioso e così non aveva mai sentito il bisogno di dirlo e mai aveva pensato che Stiles avesse voglia di sentirselo dire da lui, ma ora stava seriamente riflettendo sul fatto di doverlo mettere al corrente del suo essere irrimediabilmente testardo e irritante.
 
 
Passarono alcuni minuti prima che Derek iniziasse a sentire il suo corpo irrigidirsi. Ma non disse nulla, nemmeno quando sentì i muscoli tirare e le zanne premere per uscire. Cerco di concentrarsi su qualcosa, su qualsiasi cosa, mentre la luna cominciava a farsi alta nel cielo. Chiuse gli occhi e si chiese se anche Stiles riuscisse a percepire che qualcosa stava accadendo, o era tutto nella sua testa. Una cosa da lupi, avrebbe detto lui. E in qualche modo saperlo lì accanto aiutava i battiti del suo cuore a trovare un ritmo regolare ogni qual volta sentisse di star per perdere il controllo.
“Quando la luna si alzerà voglio che tu esca di qui e che ti metta a correre.” Gli aveva detto qualche attimo prima. Avevano lasciato che calasse il silenzio, non c’era stato più bisogno di dirsi niente dopo che Stiles aveva deciso di non volerlo mollare lì e Derek si era convinto che lo facesse per dimostrare qualcosa.
“Più veloce che puoi.” aveva aggiunto subito dopo, quando i suoi occhi si erano specchiati in quelli del ragazzino che aveva annuito energicamente.
“Okay. Ho capito.”
Avrebbe potuto urlargli di andarsene, Derek, mostrare gli artigli e spaventarlo più di quanto gia non fosse e il fatto di non averci nemmeno provato lo aiutò a capire quanto in realtà apprezzasse la sua presenza. E per un momento si chiese se tutto questo andasse bene. 
Poi aveva spostato lo sguardo in alto, attraverso la grata poteva notare il buio che avanzava là fuori. Non nascose un’espressione preoccupata che a Stiles non sfuggì.
“Non ti avrei mai trascinato qui se non fosse stato l’unico modo.” si ritrovò a dire, forse per distrarlo o forse per distrarre se stesso. Ma confessarlo non aiutò a sentirsi meglio, però pensò che magari sentire la voce di Stiles avrebbe potuto farlo.
Questo, dal canto suo, ci mise qualche minuto in più a trovare le parole. Insomma, non capitava certo tutti i giorni che Derek volesse iniziare una conversazione. E non importava di che tipo, a lui andava bene lo stesso.
“Quando capirai di aver trovato la tua Ancora?”
Sapeva quanto quelle parole fossero vere e quanto fosse costato a Derek ammettere qualcosa del genere e, prima che i suoi pensieri potessero portarlo a dire la cosa sbagliata, pesò qualunque parola prima di parlare, anche per timore che Derek si agitasse; gli piaceva pensare che non si sarebbe trasformato, che sarebbero stati lì a scambiarsi qualche pensiero. Magari per tutta la notte.
Derek intanto riuscì solo a pensare che il suono della sua voce fosse stato come un balsamo. Ma non lo disse. Si concentrò soltanto su di essa. E si chiese, soprattutto, da quanto aspettasse di fargli quella domanda.
“Ho sentito Peter dire che un lupo può perdere la sua vecchia Ancora quando è pronto a trovarne un’altra. Più forte. E’ così?” Stiles aveva ripreso a parlare interpretando il suo silenzio come una richiesta ad andare avanti. Solo dopo si sarebbe accorto che qualcosa non andava.
“Derek?”
“Non lo so.” esalò un respiro tremante.
Nonostante cercasse di trattenersi non poteva ignorare il dolore che iniziava a farsi strada nel suo corpo e soprattutto gli artigli spuntati senza alcun preavviso. Mantenne lo sguardo basso mentre Stiles cercava di trovare i suoi occhi, ma lì trovò serrati. L’attimo dopo incurvò le spalle emettendo un ringhio basso. E questo bastò a farlo irrigidire sulla sedia.
Sentiva la rabbia, il dolore, il lupo scavare dentro di sé, lo sentiva cercare di uscire. Ma soprattutto sentiva il cuore di Stiles, i battiti accelerati. Chiuse istintivamente le mani a pugno ferendosi i palmi. Ora all’odore della paura di Stiles si mischiò quello del proprio sangue. E per un momento pensò a come sarebbe stato assaggiare il sangue di Stiles, a quanto sarebbe stato dolce, o a come sarebbe stato tappargli la bocca per sempre, affondare gli artigli in quella carne morbida e ridurla a brandelli e…dio, poteva sentire le membra fremergli.
Dalla fessura in alto, intanto, la luce della luna che avanzava si posò sulle sue spalle, camminò piano fino ad illuminare la sua figura per metà. E a quel punto non sentì più il desiderio di resistere, di pensare che sarebbe andata bene, non desiderò più nulla se non di perdere il controllo.
“Stiles.” riuscì a biascicare sperando che quello stupido ragazzino capisse di dover alzare il culo da lì e di correre più in fretta che poteva. Stiles deglutì alzandosi e reggendosi sulle proprie gambe tremanti. Mosse un passo in avanti quando il suo istinto gli suggerì di farne altri mille verso la direzione opposta e vide le catene tendersi violentemente e tirare attorno ai suoi polsi fino a ferirlo.
“Derek..” lo chiamò nel momento in cui emise un ringhio basso e subito dopo lo vide contorcersi, come se il lupo premesse per uscire e Derek lottasse per impedirglielo.
“Stiles…riesco a sentirla-“
“La luna?” alzò lo sguardo come se potesse vederla attraverso la terra che li separava. Quando poi lo riportò su Derek fece per dire qualcosa ma si ritrovò ad indietreggiare velocemente di qualche passo, spaventato, prima che questo riuscisse ad avventarglisi contro. Nel farlo urtò la sedia che cadde a terra e dovette riprendere un secondo l’equilibrio e soprattutto la capacità di ragionare prima di poter realizzare ciò che stava accadendo. Pensò velocemente a qualcosa da fare ma sapeva che l’unica cosa sensata sarebbe stata andare via. Proprio come aveva detto che avrebbe fatto poco prima.
Deglutì ancora osservando Derek scattare in avanti ringhiando fino a fargli gelare il sangue nelle vene, e non riuscendo a staccare gli occhi da lui. Intanto aveva raggiunto la porta poggiando la schiena contro di essa mentre ascoltava impotente i lamenti dell’altro. Non doveva essere lì quando, e se, le catene avessero ceduto, e soprattutto non voleva. Quindi si costrinse a voltarsi quando per l’ultima volta, mentre sentiva le ossa del proprio corpo mutare, Derek gli urlò di andarsene.
 
 
Corse verso l’uscita posando un piede davanti all’altro velocemente, pregando di non inciampare e aggrappandosi con le mani alle pareti che lo condussero fuori in poco tempo. Stiles tirò quasi un sospiro di sollievo quando sentì l’aria fredda della notte infrangersi contro il suo viso. Ma sapeva che avrebbe dovuto continuare a correre prima di poter dire di essere davvero al sicuro.
Era buio, la luna era alta, piena e luminosa. Proprio come si sarebbe aspettato.
Lanciò uno sguardo alle sue spalle, forse aspettandosi gia di trovarci Derek quando una scarica di terrore gli provocò un brivido lungo la schiena, ma nella fretta mentre costringeva le proprie gambe a muoversi perse l’equilibrio inciampando in una delle radici nascoste dal tappeto di foglie secche che ricoprivano la terra umida. Le sentì scricchiolare sotto il proprio peso quando cadde in avanti soffocando un grido di sorpresa. Imprecò a mezza bocca facendo leva sulle braccia nel tentativo di rialzarsi quando, nello stesso istante, sentì qualcosa scivolargli dalla tasca della giacca e rotolare a terra davanti a suoi occhi. Poté sentire distintamente il proprio cuore perdere un battito quando d’un tratto realizzò cosa teneva stretto tra le mani e che se Derek fosse riuscito a uscire da lì sarebbe stata senza alcun dubbio tutta colpa sua. Si chiese come e soprattutto quando avesse cominciato a rimuovere dalla sua mente il fatto di dover creare quella stupida barriera con il Sorbo datogli da Deaton intorno al luogo in cui Derek era rinchiuso per evitargli la fuga. Non aveva portato a termine il suo compito più importante, non aveva rispettato la promessa fatta a Scott e soprattutto aveva messo se stesso, e ora tutti gli altri, in pericolo. E, cosa più importante, sapeva di non avere alcuna giustificazione per questo.
Per qualche assurdo motivo, per un momento, si convinse di poterlo ancora fare, di avere ancora tempo per spargere la polvere ma l’attimo dopo si ritrovò a correre fino a sentire il freddo fin dentro i polmoni, fino a sentirsi senza fiato, prima di accorgersi di essersi irrimediabilmente perso.
Cercò in fretta il cellulare nelle tasche ma non appena lo afferrò pensò che chiamare Scott avrebbe voluto dire metterlo in pericolo e ammettere di aver sbagliato e il solo pensiero lo fece arrestare. Rimase così, a fissare le sue mani tremanti che stringevano il cellulare, per un po’. L’unica cosa che lo teneva con i piedi per terra era il freddo che gli entrava fin dentro le ossa costringendolo a rabbrividire senza il minimo controllo.
Si guardò intorno per un attimo, attorno a sé solo alberi. Per la prima volta non vedeva via d’uscita.
Il dito ancora sospeso sul tasto verde in attesa di prendere una decisione. Ma poco prima che potesse inoltrare la chiamata si accorse ormai di non avere più tempo. Rumori che sembravano provenire da ogni direzione lo fecero immobilizzare sul posto. Il cellulare gli cadde di mano quando poté chiaramente sentire un ringhio alle sue spalle, poco lontano. Si premurò di raccoglierlo in fretta e si nascose subito dopo dietro un albero dando le spalle alla direzione da cui sapeva che qualcosa si stava avvicinando. Si lasciò scivolare fino a sedersi a terra e premette la schiena contro la corteccia concentrandosi su ogni rumore e cercando di respirare lentamente anche se sapeva di non poter sperare di nascondersi in quel modo. Lo avrebbero trovato ovunque, che si trattasse di Derek o no; odorava di terrore, respirava rumorosamente e persino lui riusciva a sentire il cuore battergli prepotente contro la cassa toracica.
Quando sentì dei passi calpestare le foglie e i rami secchi alle sue spalle si irrigidì ancor di più, cercando di non tremare più di quanto non stesse gia facendo. Riusciva a sentire quella presenza fiutare l’aria intorno a sé e non gli ci volle molto per capire che si trattasse di un animale. E la consapevolezza che stesse cercando proprio lui gli piombò addosso senza lasciargli davvero il tempo di rendersene conto. Una parte di lui, comunque, sperò che si trattasse di Derek mentre l’altra sperava che non fosse riuscito a liberarsi e che chiunque fosse lo avrebbe lasciato in pace.
Ma le sue preghiere non sarebbero servite a molto, infatti, subito dopo dovette portarsi entrambe le mani a coprirsi le orecchie: l’animale alle sue spalle aveva piantato le zampe a terra e alzato il collo rivolto alla luna emettendo un suono che sarebbe stato difficile non riconoscere.
Quando l’ululato si dissolse dopo aver squarciato la notte Stiles abbassò piano le braccia ascoltando l’improvviso silenzio, ma subito dopo fu costretto a tapparsi la bocca con una mano sgranando gli occhi quando un respiro tremante lo tradì uscendo dalle sue labbra e attirando l’attenzione di quello che sapeva ormai essere un lupo. O qualcosa di più.
Lo sentì emettere un ringhio profondo e poté immaginarlo mentre mostrava le zanne nella sua direzione. Sempre più vicino.
Stiles strinse gli occhi prendendo un respiro profondo e cercando di farsi coraggio. Non si preoccupò del fatto che le sue gambe avrebbero potuto cedere una volta in piedi, sapeva solo che non poteva restare lì “Andiamo.” mormorò a se stesso cercando di convincersi che doveva muoversi. Dopo un ultimo momento di esitazione aprì gli occhi e scattò in avanti smuovendo ferocemente la terra sotto i piedi e riprendendo a correre nello stesso momento in cui il lupo si lanciò verso di lui. Corse tanto veloce da sentire ancora una volta il vento freddo pungere sulla pelle come migliaia di aghi, ma poteva percepire i passi pesanti dell’animale contro il terreno proprio dietro di lui e questo bastò a farlo continuare. Poteva gia sentire il suo fiato sul suo collo.
Provò ad afferrare di nuovo il cellulare nella tasca ma capì che lo avrebbe solamente rallentato e così in un istante, sperando per quanto potesse di disorientare il suo predatore, svoltò a destra azzardando un repentino cambio di direzione tra alberi più fitti. Poi, immediatamente, lanciò uno sguardo alle sue spalle continuando a correre e poté vederlo mentre le sue zampe affondavano nel fango che rendeva scivoloso quel tratto e nel tentativo di cambiare anch’esso direzione urtò contro il tronco di un albero.
Fu costretto a fermarsi ma Stiles riuscì comunque a sentirlo guaire mentre si allontanava lasciandoselo alle spalle e mentre l’adrenalina spingeva le sue gambe ancor più lontano.
Non lo aveva visto chiaramente ma era più che convinto che si trattasse di Derek, come era convinto del fatto che quell’ululato non avrebbe significato nulla di buono.
Raggiunta una piccola radura si concesse di riposarsi per qualche istante, era consapevole del fatto che così allo scoperto sarebbe stato più vulnerabile ma sentiva di non poter continuare quella fuga per il momento. Posò le mani sulle ginocchia riprendendo fiato mentre cercava di riordinare i mille pensieri che gli vorticavano nella mente, quando una presenza lo costrinse a raddrizzare la schiena.
“Scott.” mormorò senza fiato.
Stiles non sapeva se essere spaventato, preoccupato o felice alla vista dell’amico. Poi ricollegò la sua presenza al richiamo emesso da Derek e non fu sorpreso di vederlo trasformato.
In fondo anche per lui c’era la luna piena.
Lo chiamò ancora una volta muovendosi nella sua direzione e solo quando lo vide fare lo stesso si rilassò e aumentò il passo vedendolo tornare umano. Si ritrovò sollevato nel sapere che almeno il suo migliore amico fosse in grado di mantenere il controllo evitando di trasformarsi in un enorme lupo spaventoso.
“Stiles? Stai bene? Sei ferito?” Scott gli lanciò un’occhiata confusa mentre lo vedeva cercare di riprendere fiato respirando affannosamente a bocca aperta con un espressione sconvolta in viso. Stiles artigliò una spalla dell’amico cercando un appiglio per non collassare a terra da un momento all’altro “Che – hmph – che ci fai tu qui? Dovè Allison?”
“Sono qui.”
Si voltarono giusto in tempo per vederla spuntare dagli alberi. La balestra ben salda tra le mani.
“Ti avevo detto di restare nascosta.” la ammonì Scott lanciandole un’occhiata che sapeva di rimprovero, prima di rivolgersi di nuovo a Stiles “E a te potrei chiedere la stessa cosa; tu non dovresti essere ancora qui. Che cos’è successo? Ho sentito Derek, ma non era come le altre volte..”
Stiles deglutì a quelle parole riportando istintivamente un rapido sguardo alle proprie spalle. Sapeva che avrebbe dovuto spiegare molte cose ora.
“Che – perché non era come le altre volte? Che vuol dire?”
“Stiles.”
“Okay, ti spiegherò, va bene?” alzò le mani in segno di resa “Ma non adesso.”
Scott lo guardò con disappunto trattenendosi dal fargli mille domande. Poi cercò di spiegare “Era come se…come se non stesse chiamando noi..“
“Perché non lo stava facendo.” quella voce li costrinse a voltarsi finché i loro occhi non si fermarono sulla figura di Peter. Accanto a lui Isaac, Boyd e Erica.
“Non era un richiamo.” Continuò l’uomo, avvicinandosi e sollevando le sopracciglia con un sorriso mesto, come se si aspettasse che cogliessero l’ovvietà di ciò che voleva significare “Era qualcos’altro.”
Stiles piegò la testa e strinse gli occhi fino a ridurli a due fessure come per mettere a fuoco quelle parole oltre alla sua figura, poi agitò le braccia davanti a sé facendogli cenno di continuare “Qualcos’altro. Bene. Non potresti sforzarti di essere un pò più chiaro?”
Peter intanto roteò gli occhi irritato dall’ignoranza di quei ragazzini.
“Se siamo tutti qui deve esserci un motivo.” si intromise Erica riuscendo a sottolineare però soltanto l’ovvio della situazione.
“Beh, facciamo parte del suo branco.” notò Isaac “E’…legato all’istinto?…Forse?”
Peter allargò le braccia indicando il ragazzo “Finalmente qualcuno che comincia a ragionare. Visto? Non ci vuole molto.”
“Ma se non è stato lui a chiamarvi-”
“Qualcuno potrebbe spiegarmi che ci fa lei qui?” l’uomo riprese a parlare interrompendo Allison con un sonoro sbuffo e puntando un dito contro la ragazza. Questa prontamente gli riservò un’occhiataccia stringendo la presa sulla balestra che teneva poggiata sul fianco.
Stiles per un momento si chiese perché sembrasse l’unico preoccupato dalla presenza del lupo che sarebbe potuto sbucare dal buio da un istante all’altro.
“Quindi che facciamo? Lo affrontiamo?” chiese allora Scott.
“Sei impazzito? Lui è l’alpha.” commentò Boyd parlando per la prima volta da quando si erano ritrovati in quell’assurda situazione.
“E allora?”
“E allora non si uccide l’alpha, a meno che non vogliamo restarci secchi.” rispose Peter con ovvietà alla domanda di Allison prima che questa lo fulminasse ancora con lo sguardo.
Stiles continuava intanto a guardarsi le spalle quando Erica si rivolse proprio a lui “Se non ricordo male questo non faceva parte del piano.” il ragazzino deglutì soffermando il suo sguardo su di lei “Stiles? Vuoi dirci cos’è successo?” lo chiamò.
“Non  credo che ormai abbiamo tempo per questo.” irruppe Isaac.
“A dire il vero – non credo che abbiamo tempo per nient’altro.”
Allison strattonò piano la maglia di Scott al suo fianco pronunciando quelle parole come un mormorio, come se in quel momento non gli fosse concesso di fare alcun movimento brusco. Sentì il proprio corpo irrigidirsi e sgranò gli occhi guardando un punto preciso dritto davanti a sé. Non ci volle molto prima che tutti facessero lo stesso, le loro teste scattando nella stessa direzione ma nessuno osò fare una mossa. Stiles era certo di non riuscire a formulare nemmeno un pensiero sensato, fu come se il tempo si fosse congelato e l’unico rumore era il suo respiro alterato mentre muoveva istintivamente un passo indietro. Lo sguardo del lupo si posò su ognuno di loro; gli occhi accesi di un rosso brillante che li scrutavano dal buio che celava la sua figura alla loro vista. Finché non mosse un passo in avanti emettendo un suono simile a un ringhio basso e mostrandosi alla luce della luna, quasi del tutto. Il manto nero lo nascondeva perfettamente nell’oscurità mentre le zanne, ora messe in mostra, sembravano brillare anch’esse.
Scott con una mano spinse piano Allison alle proprie spalle e questa acconsentì a quella muta richiesta sentendo le mani tremare. Nello stesso istante lanciò uno sguardo in direzione di Stiles che non riusciva a staccare gli occhi da quello che ovviamente era Derek.
“Che cosa facciamo?” chiese poi rivolgendosi a Peter.
Questo scosse la testa “Non siamo una minaccia.”
“Ah.” deglutì Isaac “E lui lo sa?” chiese indicando il lupo.
“Che cosa sta cercando? Che vuole?” mormorò Erica.
“Secondo voi non…- è felice di vederci?”
Peter fissò Isaac per un momento, sperando forse che non lo avesse detto sul serio “Non saprei.” scrollò le spalle “Perché non provi a chiederglielo?”
Poi mosse un passo avanti mentre Derek fece lo stesso uscendo completamente allo scoperto, gli occhi di Peter allora si illuminarono e subito dopo anche gli altri seguirono il suo esempio.
Stiles pensò che non sarebbe stato giusto non ammettere quanto fosse meraviglioso quello a cui stava assistendo. Continuò a tremare leggermente pur dovendo ammettere di non sentirsi più minacciato da quella presenza.
Il branco si trasformò lasciandosi andare agli effetti della luna, ma non si evolse come era invece stato in grado di fare Derek. Accolsero l’alpha e questo li scrutò uno ad uno. Non diede segno di perdere il controllo nemmeno per un istante, era perfettamente consapevole e quasi sicuramente ognuno di loro in quel momento cominciava a chiedersi se non fosse tanto vicino alla propria Ancora da potersi controllare o se invece non l’avesse gia trovata. Dopo quelli che sembrarono minuti interminabili i suoi occhi si posarono su Stiles. L’umano sentì i battiti aumentare, conscio che chiunque potesse percepirli, e non fece nulla per apparire anche solo lontanamente calmo. Strinse i pugni lasciando le braccia lungo i fianchi e deglutì quando il branco si divise per lasciar passare Derek. Tutti quegli sguardi ora erano su di lui, e nessuno poteva dire con certezza cosa sarebbe successo dopo.
Scott, al contrario, con uno scatto improvviso gli si parò davanti ringhiando e Stiles sussultò al gesto dell’amico. Derek ringhiò a sua volta, più forte, prima che Peter potesse intimare al ragazzo di togliersi da lì. Scott non poté che ubbidire ma quando si scostò lentamente e tenendo gli occhi puntati sul lupo, questo non smise di mostrare i denti visibilmente nervoso. Ma non ringhiava contro Stiles, come sarebbe potuto sembrare, c’era qualcos’altro.
“Allison.” fu Isaac a pronunciare quel nome quando la ragazza, esattamente alle spalle di Stiles, aveva impugnato la balestra puntandola contro Derek. E il ragazzo in quel momento capì che lei non vedeva, non coglieva il senso di tutto quello che le si stava aprendo davanti agli occhi. Non poteva capire il rispetto da parte del branco nei confronti del proprio Alpha come invece lo capiva Stiles, la magia di quel legame che anche lui riusciva a percepire. Non poteva sentirlo perché lei non faceva parte del branco.
“Se non potete proteggerlo voi, lo farò io.”
Isaac protese le mani verso di lei mentre Stiles se ne stava ancora immobile tra la ragazza e il lupo, con il respiro corto e incapace di muoversi “Metti giù quell’affare.”
“Stiles, spostati.”
“Allison, no!” le grida di Peter, che era scattato in avanti come per fermarla, accompagnarono l’esatto momento in cui la freccia scoccò e Stiles ebbe la prontezza di piegarsi su se stesso abbassando la testa. Ma il tiro non andò a segno, anzi irritò ancor di più colui a cui era destinato. Fu invece il secondo tentativo ad avere la meglio, più veloce e deciso, quando la freccia si conficcò nella spalla di Derek facendolo barcollare. L’attimo dopo non era più in grado di posare la zampa a terra senza provare visibilmente dolore.
Scott istintivamente tirò via Allison, ancora scossa, quando Derek provò a farsi avanti contro di lei e per un soffio il ragazzo riuscì ad evitare un morso che gli avrebbe quasi sicuramente tranciato un braccio. Derek si ritrovò così a terra dopo quel balzo con cui aveva mancato la sua preda. Faticò a rialzarsi e nell’esatto momento in cui lo fece la sua attenzione si focalizzò su altro; ruotando la testa nella direzione opposta a quella dove ora si trovava la Cacciatrice notò la presenza di Boyd che afferrava Stiles per un braccio gridandogli di rimettersi in piedi. Il ragazzino dovette inciampare su i propri passi un paio di volte prima di riuscire a correre senza rischiare di rompersi qualcosa. Derek li raggiunse in pochi istanti, nonostante la freccia gli impedisse di muoversi liberamente e quando Stiles inciampò, restando indietro, Derek si frappose tra lui e il resto del branco mostrando le zanne e impedendogli di avvicinarsi, dando le spalle all’umano che tutto si sarebbe aspettato tranne che questo. Peter passò alla testa del branco facendogli cenno di fermarsi e impedendo a Scott, gia in posizione, di attaccare il proprio Alpha prima che tutti rischiassero di perdere completamente il controllo.
“State sbagliando tutto.” disse loro “Non. Muovetevi.” ringhiò.
“Che stai facendo?” chiese Scott, ma venne prontamente ignorato.
Solo quando Derek gli voltò le spalle, Peter si rilassò.
Avanzò piano verso Stiles, con un andatura quasi zoppicante. Il ragazzo incrociò il suo sguardo, poi quello di Peter cercando un segno di assenso nei suoi occhi, poi si inginocchiò all’altezza del suo muso. Notò solo in quel momento che poteva essere almeno due volte più grosso di un lupo normale e che i suoi occhi così da vicino non facevano più poi così paura. Derek abbassò il capo quando Stiles portò una mano tremante all’altezza della suo collo e spostandosi più in basso sfiorò il pelo folto fino ad afferrare piano l’estremità della freccia. Rabbrividì quando la sentì muoversi nella carne e con un colpo secco la spezzò producendo un rumore sottile. Percepì Derek rilassarsi e un calore familiare lo avvolse quando incrociò ancora il suo sguardo.
Grazie.
Sorrise. Non riuscì a credere che per tutto quel tempo fosse scappato da questo.
“Non voleva ucciderlo.” mormorò Scott corrugando la fronte, incredulo davanti a quella scena.
Peter annuì “Lo stava proteggendo.”
“Perché non ce lo hai detto prima?”
“Non potevo esserne sicuro. Per quanto ne so quel richiamo poteva significare molte cose.”
“Ma hai detto di sapere di cosa si trattava.”
“Era un avvertimento. Aveva individuato e accerchiato la sua preda. Ma non potevo sapere con certezza cosa avesse intenzione di farne.”
“E – che cosa vuole farne ora?”
Scott non distolse lo sguardo da Stiles e qualcosa gli diceva che la risposta a quella domanda non voleva realmente sentirla.
Peter sorrise, ghignò quasi.
“La sua Ancora.”

 


 
  
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