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Autore: lolli89    30/11/2015    2 recensioni
James Phelps, attore inglese che interpreta Fred Weasley nel film Harry Potter, come conosce la ragazza italiana, che poi diventerà sua moglie? è la stessa delle altre due storie pubblicate, e sapremo come si sono conosciuti. Aggiungete, dove io ho messo xx, il vostro nome, e sarà più reale!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: James Phelps
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era buio e freddo per le strade di Venezia. Era metà Dicembre e la città era preda di un violento temporale. Xx, imbacuccata per il freddo, era stanca e voleva solo andare a casa, stendersi vicino al caminetto, infilarsi il pigiama e avvolgersi nella sua morbida coperta preferita, al calduccio. Era venerdì sera, e aveva fatto molto tardi a lavoro per preparare delle presentazioni che le sarebbero servite lunedì mattina in ufficio, e ora camminava veloce per arrivare a prendere l'ultimo treno della giornata. Decise di fare una scorciatoia, anche se quella strada non le piaceva granchè e la faceva di rado, perché passava per qualche calle buia, ma al momento non le importava. Era a circa metà dell'ultimo vicolo buio che doveva fare: il rumore della pioggia incessante che batteva sul suo ombrello, quasi non si vedeva niente, la strada era illuminata solo da qualche lampo del temporale, seguito da un forte tuono, che per quelle calli rimbombava più che mai, quando riuscì a scorgere a fatica due figure scure che stavano venendo nella sua direzione. A disagio, cercò di fare dietrofront, per ritornare nella calle principale da dove era arrivata, ma con un brivido si accorse di una terza figura alta e scura che si avvicinava da li, e si sentì in trappola. Fece un respiro profondo “ Avanti, non essere codarda, fa come niente fosse '', pensò tra sé, e decise di proseguire la sua strada, cercando di apparire tranquilla, e provando a ignorare quel brivido che le era entrato dentro, ma che nulla aveva a che fare con il freddo e la pioggia.

<< Oh, ma guarda chi si rivede >>, disse una delle tre voci, e Xx la riconobbe subito come quella del suo ex fidanzato.

<< Fabrizio ...ciao. Scusa, ma sono un po' di fretta, magari faremo due parole un altro giorno >>.

<< Ah, sei di fretta? E dove sei diretta precisamente, piccola cagna? >>, ghignò cattivo.

Il ragazzo si era avvicinato, e il suo alito puzzava fortemente di alcol, e lei provò a indietreggiare.

<< Lasciami in pace. Non è più affar tuo dove vado >>, disse Xx, sperando di avere una voce forte e decisa, stringendo più forte il manico del suo ombrello, mentre lui e i suoi amici si avvicinavano.

<< Come hai potuto lasciarmi? Denunciarmi alla polizia? EH? Io ti amavo alla follia! >>, ruggì.

<< Gran bel modo di dimostrarlo! Te lo meritavi! Non sei altro che un… >>, anche lei aveva alzato la voce.

CIAFF, uno schiaffo la colpì in piena faccia, non facendole terminare la frase, e facendole perdere l'equilibrio. I suoi compagni ridevano sguaiatamente, e lei aveva le lacrime agli occhi, dal dolore e dalla rabbia.

<< Ora vediamo un po', maledetta puttana. Credo che ci possiamo divertire, no? In onore dei bei vecchi tempi >>, disse lui, ridendo più sguaiatamente degli altri, e i suoi compagni la presero per le braccia, facendole cadere borsa e ombrello, e lui le schiacciò la testa sul muro di roccia dietro di lei, e prima che potesse reagire, un pugno la colpì con forza sullo stomaco.

<< Così impari. Non avresti mai dovuto lasciarmi! Ingrata, sguattera! >>, a ogni parola seguiva un colpo, forte, sul viso, sulle gambe, sullo stomaco o sulle braccia. Smise per un secondo, e lei cominciò a urlare terrorizzata.

<< AIUTO! VI PREGO, AIUTATEMI! >>, gridava con tutto il fiato che aveva, ma nessuno sembrava sentirla, non sopra il frastuono del temporale.

<< E sta zitta! >>, le diede un altro schiaffo, più forte di prima, e lei sentì il sapore del sangue in bocca. Ricominciò a pestarla, e con un calcio la fece finire a terra, bagnata fradicia. Fabrizio e i suoi compagni si accucciarono su di lei, strattonandola, levandole il giubbotto, strappandole la maglietta con qualcosa, ma non era riuscita a capire cosa.

“ Fa che almeno finisca presto '', pregava tra se: non aveva più la forza per reagire.

Fabrizio si sfilò la cintura, la passò a un suo compagno che la colpì forte sulla pelle, ormai quasi nuda, del petto, della schiena, sulla faccia… dovunque capitasse. Xx guardò verso l'alto, e con orrore vide che Fabrizio aveva tirato fuori un coltellino: si inginocchiò davanti a lei, premendolo sulla guancia, che già sanguinava, mentre il suo compare le aveva già stretto la cintura al collo, mozzandole quasi il respiro, e il terzo le aveva preso i polsi, legandoglieli stretti con uno spago, che le segava quasi la carne.

<< Sul serio, io ti ho amata molto. E tu mi hai lasciato. Ti rendi conto? Potevamo essere felici, e tu hai deciso di mandare tutto a puttane. Bene, ora decido io: quando avrò finito con te, sarai così rovinata… che nessuno ti vorrà più. E tu tornerai da me strisciando come un verme, e io, come uomo buono quale sono, ti accoglierò di nuovo tra le mie braccia, perché io ti amo, anche se sarai un po'… irriconoscibile. Farò in modo di rendere le cicatrici permanenti, non temere, mi prenderò cura io di te >>, e iniziò a farle qui e la dei piccoli tagli, sul collo, sul viso, sulle braccia, sul petto… andando anche in profondità di tanto in tanto, mentre il suo amico che teneva ancora un estremo della cintura, le diede una pedata sulla schiena, facendola stare diritta.

<< Anche noi ci divertiremo insieme di tanto in tanto… Fabrizio ci ha dato il permesso… >>, disse quello che le teneva i polsi legati, una voce untuosa che la fece rabbrividire. Lui avvicinò le sue mani legate alla sua erezione, cercando di spingerla, ma lei opponeva resistenza.

<< Tu sei un pazzo. Tutti voi siete dei pazzi! AIUTO!! >>, urlò di nuovo, con la forza che le rimaneva in corpo. Lui le diede un altro schiaffo forte.

<< Ehi, che succede? >> domandò una voce che passava da quelle parti,

<< Ti prego… aiutami… >>, riuscì a dire, ma non era certa che tra il rumore della pioggia e il temporale lui l'avesse sentita. Fabrizio si girò di scatto, facendole un taglio più profondo sul collo.

Il nuovo arrivato osservò la scena, ma prima che potesse aggiungere altro, i tre si erano già defilati, dandogli un pugno nello stomaco per distrarlo che lo fece piegare in due, e prendendo sia il suo ombrello che quello di Xx. Quando si fu rialzato, corse verso la ragazza, e le si inginocchiò vicino.

<< Ehi… stai… stai bene? >>, le chiese premuroso.

Lei non riusciva a vedere bene il ragazzo a causa del buio, ma la voce le sembrava sinceramente preoccupata, e la tranquillizzò subito: aveva una voce profonda e dolce allo stesso tempo, e si sentì subito a suo agio, protetta.

Xx riuscì a fargli un debole cenno con il capo.

<< Woah. Merda! Che ti hanno fatto? Ti… ehm… tolgo questa… cintura che hai al collo, e… e… cerco di… tagliare… questo spago… >>, sembrava sconvolto e orripilato. La ragazza cercò di rispondergli, ma non ci riuscì.

<< Va bene, questo… questo ora non è importante. Puoi alzarti? >>, le domandò.

Xx annuì con cautela e lui la aiutò a rimettersi in piedi: la vide barcollare leggermente, la testa le girava e le pulsava, e lui la tenne ferma per le spalle, raccogliendo la sua borsa.

<< Oh, aspetta >>, disse vedendola meglio da in piedi: aveva la maglia tutta strappata praticamente era quasi nuda dai fianchi in su, e tremava, così si tolse la sua giacca a vento e gliela mise sulle spalle, riuscendo a chiuderla un po'.

<< No… e tu? Si muore di freddo, tienila >>, Xx cercò di togliersela, ma era difficile con le mani legate.

<< Tienila tu, al momento ne hai più bisogno di me >>, le disse bloccando i suoi tentativi.

<< Allora grazie… >>.

<< Vuoi che ti porto in ospedale? >>, la sua voce era sempre preoccupata.

<< No… >>, riuscì a dire, ma sembrava più un sussurro.

<< D'accordo. Allora lascia almeno ti accompagni a casa, così non corri rischi… >>, le propose.

All'improvviso lei si ricordò di una cosa.

<< Che ore sono? >>

<< Le 22:30 >>.

<< Merda. Ho perso l'ultimo treno. E… e a quest'ora non circolano più autobus! E ovviamente… il mio telefono è morto, Quando ti serve davvero non funziona mai! >>, si portò le mani legate tra i capelli, preoccupata, rimettendosi poi il cellulare in tasca a fatica.

Lui la guardò e ci pensò su un secondo.

<< Allora vieni con me. Io sto in un hotel qua vicino >>, le disse.

<< Non è necessario! Sul serio. Troverò un modo di andare a casa. La mattina mi sembra i treni partano verso le cinque, posso aspettare in stazione, oppure troverò un modo di arrivare a casa. Tu… hai già fatto tanto per me stasera >>, insistè lei.

<< Neanche per sogno. Insisto. Non voglio che tu subisca altre… aggressioni. Andiamo e vediamo se hanno una stanza libera per te >>, ribadì deciso.

Lei lo guardò per qualche secondo e acconsentì.

<< Bene. Ora spostiamoci da questo vicolo buio. A proposito, io sono James >>, si presentò.

<< Tanto piacere, io sono Xx >>, e gli sorrise debolmente.

Arrivarono all'hotel in pochi minuti, tutti e due bagnati fino al midollo e tremanti. James andò alla reception a domandare se avevano una camera libera, ma dopo un minuto tornò indietro mestamente. Xx potè guardarlo per la prima volta: era molto alto, azzardava vicino al metro e novanta a occhio, ed era molto bello, anche con i capelli bagnati e le goccioline che gli ricadevano sul viso.

<< Mi dispiace… non hanno camere libere. Ma possiamo stare nella mia: c'è un divano, non è molto ma è meglio di niente >>, le disse, guardandola con i suoi dolci occhi verdi, e lui potè notare quanto fosse bella, nonostante i tagli e i lividi: non era molto alta, ma a lui le ragazze alte non piacevano più di tanto.

<< Oh, no, non vorrei disturbare. Mi hai già aiutata moltissimo, davvero, non è necessario… >>.

<< Io non ti lascio andare là fuori di notte, da sola e con questo tempo. Senza contare che sei ferita e hai… gli abiti strappati >>, le disse, sembrava autoritario e dolce allo stesso tempo.

<< Andiamo, dai… >>, lui la guardò e le tese una mano, e Xx dovette cedere, annuì, prese, in qualche modo, la mano che le offriva, e salirono nella sua camera.

<< Grazie >>, gli disse una volta arrivati, << per tutto. Per avermi salvata… per questo… in fondo io per te sono… una completa estranea >>, la sua voce era un po' imbarazzata, ma piena di gratitudine.

<< E' un vero piacere per me. Che ne dici… vuoi farti una doccia? Così forse ti… rilassi un pochino. Ti posso prestare una maglietta e un paio di pantaloni, anche se ti saranno grandi… >>, le disse aprendo l'armadio.

<< Ti ringrazio molto >>, gli rispose, e si abbassò a slacciarsi le scarpe, ma per i colpi allo stomaco non riuscì ad abbassarsi molto, così James si curvò e le diede una mano a togliersi le scarpe, sfiorandole accidentalmente il polpaccio.

<< Grazie… di nuovo >>, gli sorrise debolmente e si avviò nel bagno, senza neanche guardarsi allo specchio: sapeva che aveva un aspetto orribile. Uscì quasi subito,alzando le mani, per fargli notare che erano ancora legate. << Non è che potresti… slegarmi? >>, gli chiese, un mezzo sorriso spuntato fuori. << Oh, si scusa… mi… mi ero dimenticato >>, fece lui guardandola. Prese una forbicina dal kit di pronto soccorso e le slegò le mani, sfiorandole i polsi, e guardandola dopo quel contatto, che a lui fermò il respiro, ma lei non se ne accorse, stava guardando quello che faceva lui. << Grazie >>. gli disse Xx. Si fece una doccia lavandosi via lo sporco e si rilassò appena; si vestì con quello che le aveva prestato lui, e aveva proprio un buon profumo, probabilmente il suo. Dopo una rapidissima occhiata allo specchio che le confermò il suo aspetto orribile, uscì e lo raggiunse, sedendosi sul divano accanto a lui.

<< Ma tu come stai? Hanno colpito anche te quei tre… >>, gli domandò, non voleva che si facesse male a causa sua.

<< Non mi sono fatto niente, neanche si vede la botta, non preoccuparti per me. Ho ordinato due tazze di tè dal servizio in camera, e qualche pasticcino e biscotto… ho sentito che avevi lo stomaco che brontolava… spero che non ti dispiaccia… e forse ti aiuterà a calmarti un po'… >>, e con uno sguardo dolce e un timido sorriso indicò le sue mani, che ancora tremavano per la tensione e la paura. Anche lei si guardò le mani, cercando di bloccarle, ma non ci riuscì, così James appoggiò le sue grandi mani calde sopra le sue e l'effetto fu immediato: smisero di tremare e si calmò appena.

<< A quanto pare il tuo corpo è ancora teso. Vado a farmi una doccia veloce anche io e poi mi prendo cura delle tue ferite, va bene? >>, le domandò. Lei annuì sorridendo leggermente, anche lui le sorrise, si alzò e scomparve in bagno.

Quando finirono di bere il tè e mangiare i pasticcini, James tirò fuori un kit di pronto soccorso, e cominciò a disinfettarle e medicare i tagli sul viso. Bruciava come l'inferno, ma Xx decise di non pensarci e di godersi il suo tocco gentile e delicato, che più di ogni altra cosa era riuscito a calmarla: ovunque passassero le sue dita, la sua pelle pizzicava piacevolmente, e si scaldava.

<< Posso? Devo scostare un po' il colletto della maglia, per disinfettare il collo e la zona delle spalle e della schiena >>, le chiese premuroso.

<< Certo >>, gli rispose, aiutandolo a spostare la manica e il colletto, sollevando un po' la maglietta sulla schiena, così da poter curare anche dove aveva i segni della cintura. James rimase imbambolato a fissarle la schiena, provando un ondata di rabbia improvvisa per quelli che le avevano fatto del male: si rese conto che le stava accarezzando la schiena con le mani e si riprese, continuando a pulire le ferite, mentre Xx a quel tocco, aveva brividi che nulla avevano a che fare con paura e freddo, che le correvano lungo la spina dorsale.

<< Ti ho fatto male? >>, le domandò preoccupato.

<< No, non ti preoccupare >>, lo tranquillizzò.

<< Tu… ehm… conoscevi quei… quei tizi? >>, le chiese dopo un po', mettendo via la cassetta del pronto soccorso.

<< Solo uno… lui è… è il mio ex ragazzo, ma siamo stati...siamo stati insieme per poco tempo, tre mesi… più o meno >>, gli rispose abbassando lo sguardo. Lui la guardò meglio.

<< Ti… picchiava? >>, le domandò, nella voce ben udibile una nota di profondo disprezzo.

<< Si… qualche… qualche volta. Soprattutto quando… quando beveva… lui diventava… diventava violento… a parole… mi… mi insultava… e con i gesti. Anche se all'inizio della nostra storia lui… lui era gentile e romantico… il mostro è venuto fuori dopo… >>, gli rispose piano, guardandolo, gli occhi che diventavano lucidi. James serrò la mascella, negli occhi fiammeggianti qualcosa simile a… rabbia?

<< Hai fatto bene a lasciarlo. Nessuno… nessuno dovrebbe mai permettersi di… >>, ma non riuscì a finire la frase, e qualcosa nella posizione di lei, più rigida e tesa di prima, lo sguardo terrorizzato da qualcosa che forse stava ricordando, lo spinse a chiederle: << Lui… lui… a… abusava… di… te? >>, la voce era incredula, alterata dal disprezzo e dal disgusto.

Con suo orrore, lei annuì.

<< A… a volte… mi… mi legava, contro… la m… mia volontà, minacciandomi con… con il suo coltellino… lo stesso di questa sera… e credo che alle volte mi… mi dava qualcosa… non so… tipo una droga… mi… mi svegliavo legata da qualche parte… e… e chiamava… i… i suoi a… amici… oppure erano già li che… che stavano to… toccandomi... ma non li… vedevo sempre… a volte mi bendavano… >>, ma non riuscì a dire altro, perché cominciò a piangere, tremando e singhiozzando.

James era… inorridito a dir poco; la guardava a bocca aperta, e chiuse gli occhi per provare a calmarsi. Aprì le braccia e la guardò, come a chiederle il permesso di poterla abbracciare: dopo tutto quello che le aveva appena raccontato, l'ultima cosa che voleva era risultare invadente e spaventarla, con un contatto che magari non gradiva. Lei capì, e si avvicinò un po', tremante.

<< Stasera… mi… mi ha detto che… che voleva sfregiarmi… in modo che nessuno mi volesse più… e che… che lui sarebbe stato il… il solo in… grado di accogliermi… se avesse finito… quel che voleva fare. Io l'ho denunciato… ho… ho documentato quello… quello che mi… faceva. Ma è stato inutile… lui è… imparentato con… qualcuno che conta, nel mondo della giustizia… ho ottenuto solo che lui non si avvicinasse a me, alla mia casa e al mio posto di lavoro… cosa che naturalmente… non ha rispettato… >>, continuò lei, prima che altri singhiozzi la costringessero a fermarsi, non riusciva più a parlare.

Lui la strinse a se, carezzandole la testa, cercando di rassicurarla: e nonostante tutto, non riusciva a non pensare a quanto fosse forte e bella, dopo tutto quello che le aveva appena raccontato, e nonostante il viso rigato dalle lacrime e dal dolore, ricoperto da vari tagli e lividi. L'istinto di protezione nei suoi confronti venne fuori prepotente, all'improvviso, desiderava solo che fosse al sicuro, protetta da tutto il male che le avevano fatto: una ceca furia si era impadronita di lui, facendogli ribollire il sangue nelle vene, e se avesse avuto davanti il suo ex, probabilmente lo avrebbe ammazzato di botte.

<< Sshh, tranquilla… con me sei al sicuro, non ti accadrà niente… mi prenderò cura io di te, non temere… >>, cercava di rassicurarla stringendola a se, ma non era facile: dentro di se era furioso, e tremava dalla rabbia dalla testa ai piedi. Xx invece godeva dal calore che emanava il suo corpo, e si accoccolava piano contro di lui, non poteva farne a meno, questo le dava conforto… e il suo profumo era buonissimo, e la combinazione di queste due cose, la aiutavano a calmarsi.

<< Che dici, cambiamo argomento? >>, le domandò con un sorriso quando si calmò. Lei sorrise a sua volta e annuì, così si sarebbe distratta. Parlarono di loro, delle loro passioni, dei loro lavori, e cominciavano a conoscersi un po', riuscendo persino a ridacchiare e scherzare.

<< E' tardissimo >>, sbadigliò lui.

<< Hai ragione. Io dormo qui, d'accordo? >>, disse lei sicura, indicando il divano dove erano seduti.

<< Cosa? No, non se ne parla. Io starò qui, tu dormi sul letto >>, fece lui.

<< Assolutamente no. Tu hai già fatto moltissimo per me, molto più di quanto avrebbe fatto chiunque altro. E non voglio discutere su questo >>, aggiunse, vedendolo che stava per ribattere. James non era contento ma non riuscì a dissuaderla, così prese dal suo letto un cuscino, un piumino e una coperta pesante in più, e la aiutò a preparare il divano, dato che lei ancora non riusciva a piegarsi, per i colpi ricevuti.

<< Beh… buonanotte, allora >>, le disse, dandole un bacio tra i capelli, guardandola ancora con quel suo sguardo dolce e timido.

<< Buonanotte anche a te, James >>, gli rispose, e prendendo un po' di coraggio, si alzò sulle punte dei piedi, lui intuì la sua intenzione e si abbassò, così lei potè dargli un bacio sulla guancia.

Xx riuscì a dormire per un po', ma i suoi sogni a un certo punto si trasformavano in incubi: vedeva una figura scura, incappucciata, venire verso di lei con un coltello, lei provava a scappare ma era bloccata da altre due figure incappucciate, e lei aveva il terrore degli incappucciati, così cominciò a urlare per chiedere aiuto, mentre le tre persone ridevano in modo cattivo, freddo, e cominciava ad agitarsi per liberarsi della loro stretta.

James si svegliò di soprassalto, e la sentì agitarsi nel sonno. Accese la luce del comodino e le si avvicinò, provando a svegliarla.

<< Xx… Xx, svegliati! E' solo un incubo, sei qui con me, sei al sicuro, non ti succederà niente finché starai con me… >>, la scrollò piano, e a quel tocco lei si calmò, così lui rimase li vicino alla ragazza per qualche minuto, ma non appena si rialzò per tornare a letto, lei riprese ad agitarsi. Ci pensò su un minuto, la sollevò senza sforzo, ancora addormentata, e la portò nel letto con lui, dato che sembrava che la sua vicinanza le trasmettesse tranquillità. La mise al suo fianco, non proprio appiccicata per non risultare invadente, la coprì e si riaddormentò. Quella notte si svegliarono insieme molte volte: Una volta si svegliarono, distesi ai capi opposti del letto, ma con un braccio ciascuno teso al centro, che si tenevano la mano; imbarazzati ritrassero subito il braccio.

Dopo un po', si svegliarono invece vicinissimi al centro del letto, con i nasi che quasi si sfioravano, lui aveva la mano su un suo fianco, e lei aveva una mano sul suo collo: si allontanarono ancora, arrossendo ( anche se al buio non potevano vederlo ) e scusandosi. Una terza volta si svegliarono che Xx aveva la testa appoggiata al suo petto, dal lato del cuore, con il braccio che gli circondava il petto, mentre James con una mano le carezzava la testa, mentre con l'altro braccio le circondava la vita. Si svegliarono di nuovo, borbottando scuse sempre più imbarazzati, e si separarono di nuovo, riaddormentandosi. Sembrava che una forza misteriosa li spingesse l'uno verso l'altra, non facendoli allontanare.

Quando Xx si svegliò il mattino successivo, era vagamente perplessa. Si rese conto, dopo un minuto, che non dormiva più sul divano, ma nel letto accanto a James, ma poi si ricordò che lui, una delle volte in cui si erano svegliati, le aveva detto che l'aveva spostata lui sul letto, perché sembrava che dormire da sola la agitasse, e era stato irremovibile quando gli aveva detto che avrebbe provato di nuovo a dormire li, sul divano. << Tu non ti muovi da qui. A me non da fastidio, e tu hai bisogno di qualcuno vicino >>, aveva detto James, e il suo cuore probabilmente perse qualche battito per strada, in quel momento. Arrossì di botto, ma un dolce sorriso affiorò spontaneo sulle sue labbra. Si rese conto di avere caldo, e con la coda dell'occhio si guardò attorno e si rese conto del perché: dava le spalle a James, distesa su un fianco, e lui era dietro di lei e la abbracciava, le sue braccia la circondavano, con il respiro lento e regolare che le soffiava sul collo, ancora addormentato. Sorrise ancora di più, e si strinse più vicino a lui, posando le mani sopra quelle di lui, che erano appoggiate alla sua pancia; c'era poco da fare, nonostante quello che era successo, era stata attratta da subito da lui, e tra le sue braccia stava fin troppo bene, si sentiva protetta e al sicuro, ma la sua stretta aveva anche un che di passionale, forte e virile. James si mosse appena, e dopo forse un minuto si svegliò: sbattè gli occhi un paio di volte, e con lo sguardo assonnato ma dolcissimo, la guardò.

<< Buongiorno… come stai? Dormito bene? >>, il suo sguardo era gentile, e sembrava sinceramente interessato a sapere la risposta, lei si girò, così poteva guardarlo negli occhi.

<< Buongiorno anche a te, James… ho dormito benissimo, e credo sia merito tuo, ti devo ringraziare… anche per questo >>, Xx gli sorrise dolcemente, e lui arrossì.

<< Non ringraziarmi per questo, è stato un piacere per me dormire con te e vegliare sul tuo sonno… >>, poi si rese conto di quel che aveva detto e arrossì ancora. Dopo un altro paio di minuti si rese conto che era ancora abbracciato a lei e si staccò di colpo, arrossendo per la terza volta. A questo improvviso distacco, Xx sussultò, sentiva che le mancava qualcosa, così lei gli posò piano, un po' titubante, una mano sulla sua guancia. Lui guardava quello che stava facendo, coprì la mano di lei con la sua ( molto più grande ), e si rannicchiò contro il suo palmo, contro quel contatto, quasi senza rendersene conto.

<< Ehm… scusami… di solito non mi comporto così… non sono così… invadente? Non mi prendo subito così tanta… confidenza >>, le disse in imbarazzo.

<< Anche io solitamente non mi comporto così… ma non dimentico quello che hai fatto ieri sera per me… probabilmente mi hai salvato la vita… o hai evitato che succedesse di peggio di quello che mi avevano fatto >>, gli disse guardandolo negli occhi, esprimendo tutta la gratitudine che riusciva.

<< Lo rifarei ancora, senza esitare. Non potevo di certo abbandonare una bella signorina come nelle mani di quei… mostri >>, le disse, perdendosi nel colore dei suoi occhi, e fu il turno di Xx di arrossire.

<< Cosa posso fare per sdebitarmi? >>, gli domandò.

<< Mmm… potresti mostrarmi la città, e le zone qui. Non avete anche la terra del… prosecco qui? >>, le propose.

<< Non è qui a Venezia, ma ti ci posso portare >>, accettò.

Fecero colazione e partirono per un tour, a caccia degli angoli più caratteristici, ma anche i più nascosti e belli, della città. James la portò anche a fare un giro in gondola, che Xx, nonostante abitasse a meno di un ora di treno da Venezia, non aveva mai fatto.

Dopo cena la accompagnò al treno, era l'ultimo che partiva della giornata.

<< Sono stato bene con te, oggi… dovremo rifarlo >>, le disse tutto d'un fiato, temendo un po' la risposta di lei.

<< Certamente. Anche perché mi hai chiesto di mostrarti un sacco di cose! Ci metteremo giorni… anche io sono stata molto bene con te, oggi >>, gli disse sincera.

<< Questo è il mio numero, chiamami, ok? Così possiamo organizzare le altre giornate… o… anche solo per mangiare qualcosa >>, le disse lui, arrossendo appena.

<< Ti chiamerò… prima di quanto tu non pensi >>, gli disse, prese coraggio, si avvicinò, e gli fece cenno di avvicinarsi, e gli diede un bacio leggero, a fior di labbra. James ebbe solo un secondo di esitazione, le prese il viso tra le mani e rispose al bacio.

<< Ci vediamo Xx, il tuo treno sta per partire >>, le indicò, staccandosi di malavoglia da lei.

<< Oh… oh, si. Ci vediamo, James. Grazie ancora >>, gli rispose, che l'ultima cosa a cui pensava in quel momento era al treno in partenza, e si salutarono dal finestrino del treno.

 

Più tardi, Xx era accoccolata sul divano, con una coperta e una tazza di tè, e l'albero di Natale acceso vicino alla finestra. Si rigirava il numero di telefono tra le mani, chiedendosi se era il caso di chiamarlo o di aspettare almeno un paio di giorni, anche se lui già le mancava, il suono della sua voce, la sua risata, il suo profumo… tutto di lui.

“ Oh, al diavolo! '' pensò tra se, non aveva mai badato a queste cose, e non avrebbe di certo cominciato adesso.

<< Pronto? >>, le rispose la sua voce al telefono.

<< James… sono Xx. Ti avevo detto che mi avresti sentita presto… ti disturbo? >>, già sorrideva, a sentire la sua voce, per telefono.

<< Ciao Xx! No, non mi disturbi, sono qui in camera a leggere un libro. Sei arrivata a casa? >>, le domandò, anche lui era contento di sentirla, e aveva lo stesso sorriso di Xx.

E andarono avanti a chiaccherare per un bel po', ma ancora non sapevano che quella sarebbe stata la prima di una lunga serie di telefonate, che il bacio di quella sera sarebbe stato il primo di una lunga serie, che quella sarebbe stata solo la loro prima giornata insieme, e che le loro vite si sarebbero unite per sempre.

  
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