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Autore: Val__    02/12/2015    2 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
[...]Dopo quelli che a lui sembravano uno o due suoni di sveglia, ma che in realtà erano stati sette, si era deciso a dare almeno un occhio all'orario, alzandosi di scatto il secondo dopo ed urlando qualche imprecazione.[...]
[...]Non trovando i pantaloni della divisa arraffò i primi jeans in vista pentendosene immediatamente < CAZZOQUELLISTRETTINOOO! > urlò disperato mentre rotolando sul pavimento, cercò di tirarli su in zero-due secondi per poi correre con foga verso le chiavi del motore.[...]
[...]Quella mattina si stava rivelando la più funesta di tutte ed il meglio ancora doveva arrivare.
Non seppe bene come riuscì a nascondersi dietro l'estintore finché il passaggio non si fu liberato dal temibile orco per poi correre il più rapidamente possibile... verso la sua classe? No. Contro Sam Carson. Casualmente passato di lì nel momento sbagliato. Casualmente così alto e ben fatto da non spostarsi nemmeno quando Kenzi gli rimbalzò contro. Casualmente così attraente e perfetto da far pensare a Kenzi che le vertigini che seguirono il suo non altrettanto perfetto atterraggio sul marmoreo pavimento non fossero dovute al duro colpo.[...]
[Prima Classificata al contest "Slash is Love, Yaoi is Life"]
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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n.d.a.: posto anche il secondo capitolo per sentirmi realizzata X3
* il pigiama di pile (letto pail) si intende il tessuto... non un pigiama fatto di pile... (puntualizzo giusto perché ho dovuto cercare come si scriveva e perché sarei molto confusa pure io)
P.S.: come sempre sono stupida, ma mi diverto così <3


Lo sventurato paio di jeans

Capitolo 2: lagna


Dopo un'intera mattinata trascorsa ad affogare nella vergogna ed a pensare ad una via di fuga (non escludendo l'opzione di lasciare la scuola per intraprendere la difficile carriera di venditore di cocco), Kenzi era riuscito ad arrivare a casa vivo insieme a Ross, in visita al suo nuovo appartamento.

< Morirò giovane > furono le prima parole che uscirono a Kenzi prima di lanciarsi a faccia in giù sul letto ancora sfatto.
< Ma no che non muori Kenzi! Non sei nemmeno stato richiamato per i jeans non conformi al regolamento, magari la tua botta di culo si sta prolungando! > cercò di tirarlo su Ross anche se con un tono un po' di troppo divertito per la situazione considerata “disperata” da Kenzi.
< Non parlarmi di culi! Non voglio più sentire quella parola o altri sinonimi per almeno il resto della mia vita! > si lagnò lui.
< Facciamo così, se domani qualcuno vuole ucciderti o provano solamente a riderti in faccia ci penso io a loro! > lo consolò, questa volta sinceramente dispiaciuto e prendendosi in parte la colpa < mi dispiace amico, non immaginavo sapessero il nostro codice... >.
Kenzi alzo la faccia dal cuscino e sistemandosi questa volta supino fece un enorme sospiro < non è mica colpa tua... comunque domani non ci sarà problema... > cercò di tranquillizzarlo.
Ora aveva due opzioni: fare l'uomo e affrontare Sam il giorno successivo, magari scusarsi o sparare cazzate che sembrava essere un talento naturale con Carson nelle vicinanze, oppure fuggire ogni volta che se lo trovava davanti e vivere il resto della sua vita nella vergogna.


Il mattino successivo non tardò a presentarsi e dopo una profonda e ponderata riflessione decise che era decisamente troppo giovane per morire e che si stava prendendo per il culo se davvero pensava di avere il coraggio di fare un discorso sensato a Sam. Motivo per cui scelse la seconda opzione, preparandosi a vivere agiatamente nella vergogna.

Dopo due ore intere in cui evitava il ragazzo perfetto come la peste, soddisfatto di se stesso decise che poteva godersi un po' di luce del sole.
Si diresse quindi verso il giardino insieme a Ross, sua immancabile guardia del corpo della gionata (nonostante fosse di due spanne più basso di lui), ormai deciso a smettendo di fissare con interesse le sue scarpe, dando così una tregua al suo povero collo, stanco di sostenere la sua testa ciondolante e di farla voltare a velocità impressionante quando sentiva anche solo pronunciare il nome di Sam Carson nelle vicinanze.


< A forza di tenere i capelli davanti alla faccia diventerai cieco ed il tuo collo si staccherà da un momento all'altro > lo informò Ross.
< Almeno porrò fine al mio dolore > piagnucolò Kenzi.
< Vabbè, mi è concessa almeno una pausa bagno o devo scortarla da qualche altra parte vostra maestà? >.
< Pausa pipì concessa > acconsentì con fare altezzoso.
Sapeva di apparire ridicolo correndo in giro per la scuola anziché affrontare la situazione, ma era sicuramente meglio che rischiare di prenderle.
Poggiando le braccia conserte sul muretto davanti a se inspiro a pieni polmoni l'aria fredda, alzando il viso verso la tenue luce del sole coperto da qualche nuvola passeggera e godendosi il leggero mormorio degli studenti in sottofondo. Ross ci stava mettendo parecchio, forse qualcosa lo aveva trattenuto... in bagno?
Era ancora ad occhi chiusi e completamente rilassato quando una voce familiare lo fece saltare sul posto dalla sorpresa.
< Tu sei decisamente difficile da trovare >.
Kenzi si girò di scatto, terminando la tregua concessa al suo povero collo.
< Roan! Ci sono quasi restato secco! Per carità, annunciati la prossima volta che compari alle spalle di qualcuno o ci resterà sul colpo! > si raccomando Kenzi con una mano premuta sul petto come per far rallentare il cuore che vi martellava contro. < Ti servivo? Se è per gli appunti di economia devo ancora fregarli a Ross... appena riesco te li passo >.
Roan scosse la testa < No... cioè, sì grazie, ma non è quello che... > si interruppe scocciato.
Conosciuto come il “Gagio Silenzioso” tanto alto quanto innocuo, Roan Clifford non era mai stato bravo ad esprimersi e proprio per quel motivo, sin dai primi giorni delle superiori al povero diavolo era capitato Kenzi come compagno di banco, che era il suo esatto opposto ed adorava fargli da megafono, ripetendo ad alta voce le sue opinioni e le sue risposte, in modo da farle ascoltare a tutta la classe.
< Sono tutte orecchie! > sorrise.
< Questo sabato... casa mia è libera... pensavo... una piccola festa... vieni? > senza difficoltà Kenzi interpretò la richiesta di Roan e con gli occhi che gli brillavano annuì con forza.
< UNA FESTA? > esclamò già pregustando la musica assordante, i tavoli pieni di snack e bevande alcoliche o meno < contaci! Vedrò di portarmi dietro anche Ross, anche se mi odierà parecchio >.
Il Gagio sorrise soddisfatto della risposta e salutando Kenzi con un cenno si diresse nuovamente verso la classe, incrociando Ross che dirigendosi nella direzione opposta, richiamò Kenzi con urgenza.
< Non gli hai appena detto che ci sarai alla sua festa vero? >.
< Certo che no! Ho detto che ci saremo entrambi > sorrise.
Non c'era nessuno in tutta la scuola che non conoscesse l'amore di Kenzi verso le feste e le nottate in discoteca, ma il destino aveva voluto affibbiargli un migliore amico amante delle serate a casa da trascorrere davanti al suo computer o alla sua playstation e rigorosamente avvolto nel suo pigiama di pile.
La pigrizia di Ross aveva spinto Kenzi a dare il via alla missione “Costruiamo una vita sociale a Ross”, alla quale spesso il Gagio e le sue feste partecipavano a sua insaputa.
< Non possiamo andare >.
< Possiamo eccome! E ti è severamente vietato venire in tuta come l'ultima volta > lo rimproverò Kenzi che già stava pensando a cosa mettere, a che ora andare a prendere l'amico per costringerlo a prepararsi, eccetera...
< No, non capisci, se vuoi evitare Sam non possiamo andare a casa del suo migliore amico... > si spiegò meglio.
E fu in quel momento che i preparativi nella testa di Kenzi frenarono di colpo.


CAZZO.
Fu l'unica cosa che il suo cervello riuscì a formulare in proposito.


< Ma io voglio andare... >.

< Allora incontreremo Sam >.

< Ma io non lo voglio incontrare... >.

< E ALLORA TI ARRANGI > concluse Ross spazientito.

Ovviamente il travaglio interiore di Kenzi non finì lì.
Il suo lagnarsi continuò per l'intera settimana, mettendo alla prova la già limitatissima pazienza del migliore amico che il venerdì mattina, nel bel mazzo della ricreazione, scoppio in un urlo rabbioso < BASTA LAGNARSI! ORA NOI CI ANDIAMO E TU LA SMETTI DI FARE LA CHECCA! >.
< ... ma io sono una checca... > fu l'unico commento che Kenzi ebbe il coraggio di fare.

  
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