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Autore: lullublu    03/12/2015    0 recensioni
Nel dojo i ragazzi si allenavano più o meno come ogni giorno.
Il piccolo Okita si stava esercitando con Hijikata quando cadde.
Abituato alle cadute tentò subito di rimettersi in piedi, ma una fitta lo fece desistere.
Fece una piccola smorfia, ma fu così impercettibile che Toshiro non riuscì a capire.
(HijikataxOkita)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Okita Sogo, Toushiro Hijikata
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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first kiss Nel dojo i ragazzi si allenavano più o meno come ogni giorno.
Il piccolo Okita si stava esercitando con Hijikata quando cadde.
Abituato alle cadute tentò subito di rimettersi in piedi, ma una fitta lo fece desistere.
Fece una piccola smorfia, ma fu così impercettibile che Toshiro non riuscì a capire.
"Oi, rialzati!" lo incalzò Hijikata pensado che fosse uno dei suoi soliti trucchi per saltare l'allenamento.
"Fa male" replicò il bambino "perchè non cadi e soffri anche tu?".
Allora Toshiro notò che si era storto la caviglia.
Quel moccioso era incredibile, non aveva mai visto un bambino della sua età rimanere così impassibile di fronte ad una storta.
Eppure nella vita di ogni giorno si lamentava di tutto, ma non l'aveva mai visto piangere.
"Sensei, Sogo è infortunato. Lo porto nello spogliatoio" disse Hijikata alzando la mano per attirare l'attenzione del maestro.
"Certo" rispose il maestro, dandogli l'approvazione.
Il ragazzo si abbassò per prendere Okita in braccio, ma il bimbo non sembrava d'accordo.
Tentò di schiaffeggiare Hijikata.
"Non voglio nessun aiuto da te, pezzo di merda".
Toshiro superò le sue proteste (non senza beccarsi un paio di colpi) e lo sollevò di peso, portandolo fuori dalla palestra.
Quando furono soli, Sogo smise di brontolare e stancamente poggiò la testa contro la sua spalla e per quanto Hijikata odiasse i mocciosi, doveva ammettere che in quel momento il piccolo Sogo era tenero.
Arrivarono allo spogliatoio ed il ragazzo fece sedere il piccolo sulla panchina.
Avrebbe dato un'occhiata più attenta alla caviglia, ma giudicava che non fosse niente di serio e che una fasciatura sarebbe bastata.
Buon per lui, almeno per un paio di giorni avrebbe avuto una buona scusa per non allenarsi.
Lasciò andare il piccolo ed avvenne qualcosa che non si sarebbe aspettato.
Okita poggiò le manine sulle sue spalle e si spinse in avanti sporgendosi verso di lui, dandogli un maldestro bacio sulle labbra.
Hijikata fu troppo scioccato per reagire sul momento.
Okita si staccò e si rimise a sedere, guardandolo poi in modo calmo.
Come se non avesse fatto niente di strano.
"Oi, cos'era quello?" domandò Hijikata piuttosto agitato.
Che fosse uno dei suoi soliti piani per metterlo nei casini?
"E' un bacio. Nee-san mi ha insegnato che devo fare così con la persona che amo".
Hijikata fu ancora più sconvolto da quella spiegazione, e dal fatto che Okita rimanesse così impassibile anche dopo aver detto una cosa del genere.
Era uno scherzo.
Doveva sicuramente essere uno scherzo.
"La persona che ami? Ma se tu mi odi!" sbottò Hijikata "che razza di spiegazione ti ha dato tua sorella per farti dire questo?".
Okita riflettè qualche istante.
Si era illuso che i grandi sapessero tutto.... forse era così ma Hijikata non contava, era un idiota e bisognava spiegargli tutto.
"La persona che ami è quella a cui pensi sempre, e che ti fa battere forte il cuore. Io penso sempre che debba succederti qualcosa di brutto e che sarebbe meglio se tu morissi... e quando ti vedo mi arrabbio e mi fa male qui" disse toccandosi il petto "perciò sei la persona che amo".
Hijikata non riusciva a capire quanto fosse contorta la sua mente.
Quel bambino sembrava non aver compreso la differenza tra odio e amore.
"Ti dico che ti stai sbagliando, il tuo non è amore. Tu mi detesti" provò a spiegargli.
Okita gonfiò le guance scocciato, convinto di aver ragione.
Anche in seguito, non avrebbe saputo distinguere i due sentimenti, perchè quando fu più grande e in grado di comprendere quei concetti così complicati, continuò ad avere dei dubbi riguardo ad Hijikata.
"Allora visto che sei tanto convinto, perchè non me lo dici tu cos'è l'amore? Stupido Hijikata!" gli disse.
Questa domanda mise in imbarazzo il giovane.
A differenza di altri ragazzi della sua età non aveva molte questioni sentimentali alle spalle, tuttavia, qualcuno in mente ce l'aveva e riteneva di essere innamorato.
Anche se difficilmente l'avrebbe ammesso.
"Ecco... non ne so molto in verità, ma io credo che amare significhi desiderare la felicità di questa persona... prima di tutto".
Arrossì un po' nel dirlo, e sperò che il moccioso non se ne accorgesse e che non gli facesse domande al riguardo.
Dopotutto si riferiva a Mitsuba, la sorella di Sogo.
Per fortuna Okita non si soffermò sulla sua espressione facciale.
"Ma a me non piace quando tu sei felice"  disse, incrociando le braccia per il disappunto "come al solito non capisci niente, Hijikata scemo".
Toshiro preferì non ribattere e chiudere, magari per sempre, quell'argomento.
Tanto prima o poi Sogo l'avrebbe capito da solo che si sbagliava.
Sperò anche che non tentasse più di baciarlo, quello sarebbe stato imbarazzante e avrebbe potuto metterlo nei guai.
Come previsto, era solo una storta, pensò concentrandosi sulla caviglia dell'altro.
Si offrì di riaccompagnarlo personalmente a casa, sarebbe stata una scusa per vedere Mitsuba.
Anche lei sembrava felice di vederlo, ma Toshiro non disse nulla, nè allora nè in seguito.
Solo più tardi invece, Sogo si accorse di quel che provava sua sorella nei confronti di Hijikata e viceversa, e che fosse per quello soprattutto che Toshiro lo irritava.
Lui gli rubava le attenzioni di sua sorella, lo detestava per questo.
Lui guardava solo Mitsuba, ignorandolo completamente... ignorando i suoi sentimenti, che continuavano a crescere giorno dopo giorno in una contorta miscela di odio e amore.

  
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