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Autore: genesisandapocalypse    03/12/2015    7 recensioni
Che per me, tu, non sei altro che bellezza.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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bellezza
 
Faccio finta di dormire, sdraiato mezzo nudo sul tuo letto sfatto, coperto solo da un lenzuolo sgualcito e intriso dei nostri odori. Con il braccio stringo il cuscino, quasi a fingere sia il tuo corpo, e l’altro mi penzola dal materasso, ma non ci faccio caso, non lo tiro su.
Ti osservo silenziosamente, mentre ti guardi allo specchio con gli occhi velati di un dolore che non sono riuscito ancora a distruggere. Sei lì, che ti stringi i fianchi con le dita, e io non posso distogliere lo sguardo dal tuo corpo nudo, così bello e puro da risvegliare i miei bollenti spiriti, nuovamente.
Eppure mi faccio forza, continuo a fingere di dormire e riesco persino a sentire le lacrime rigare il tuo viso etereo, nel silenzio assordante della tua camera.
Lo vedo come ti giri e ti rigiri su te stessa, cercando, trovando quei difetti che ai miei occhi sono inesistenti, quel filo di carne in più a cui non riesco a far caso o quelle smagliature prepotenti che ti rendono ancora più bella.
Lo vedo come stringi i denti per evitare che i singhiozzi invadano queste quattro mura, come tremi e fatichi a reggerti sulle tue gambe fine e affusolate, come la pelle candida si arrossisce sotto i tuoi tocchi violenti.
Ti posi una mano sulle labbra, quando ormai il dolore ti sta squarciando il petto e non riesci più a trattenerti, e allora me lo chiedo: chi ti ha messo in testa queste sciocchezze? Chi, pazzo, ha osato negare la tua bellezza e perfezione? Chi, così cieco, non ha notato i tuoi occhi che rispecchiano l’oceano e i tuoi capelli di grano puro?
Chi ha avuto questo coraggio? O meglio, questa pazzia?
Stringo i denti anch’io, così come i pugni, in un gesto involontario, ‘ché proprio non riesco ad accettare il tuo dolore, quasi fosse il mio, e allora mi alzo di scatto, avvicinandomi a te con poche falcate e stringendoti da dietro, attaccando il mio petto caldo alla tua schiena, passandoti le mani sulla pancia e baciandoti la tempia con forza, cercando di imprimere tutto l’amore che provo per te.
«Che cosa succede se io bacio tutti i luoghi del tuo corpo che ti hanno insegnato adodiare? - inizio a bisbigliare al tuo orecchio, con il sottofondo dei tuoi sussulti - cosa succede se poso le mani su di te e le lascio così, abbastanza a lungo finché il mio calore aderisce al tuo e tu dimentichi che fra la mia pelle e la tua c'è spazio?» aggiungo, facendo pressione con i palmi.
Tu mi osservi dal riflesso dello specchio, gli occhi arrossati per il pianto e un’espressione di piena confusione sul volto, ma rimani in ascolto e non mi interrompi.
«Che cosa succede se mi piace tutto ciò che ti hanno detto di detestare e passo le mie giornate a sporcare il tuo cervello ben lavato? - sorrido involontariamente - che succede se ti mostro nuove immagini di te stessa che hai accuratamente evitato di vedere allo specchio?» riesco a rubarti un sorriso timido e un lieve arrossarsi delle guance.
Mi basta.
Per ora.
«E se ti dicessi che tutto quello che dicono è sbagliato e iniziassi a riempire le tue orecchie con parole vere in una lingua che conosci ma hai smesso di parlare? Che cosa succede se pianto nuovi fiori nei luoghi ispidi dentro di te e ti insegno i loro nomi e le stagioni della loro fioritura? Che cosa succede se ti chiedo di non reciderli e permettere che invadano le tue vie e decorino tutta la tua vita?» ti bacio di nuovo la tempia, chiudendo addirittura gli occhi e aspirando a pieni polmoni il tuo odore, una fragranza che riesce ad avvolgermi totalmente.
«Succede che non ti permetto di dimenticare mai che non sei altro che bellezza,» finisco, stringendoti ancor di più tra le mie braccia possenti, ricambiando il tuo sguardo tra il meravigliato e il toccato attraverso lo specchio.
Non hai smesso di piangere, o almeno non del tutto, ma in queste lacrime non c’è più, quel dolore devastante. Ti asciughi le ciglia e le guance bagnate, tirando su con il naso e lasciandoti sfuggire una risatina, perché fai sempre così, tu. Ridi, quando sei giù di morale.
«Tyler Knott Gregson, hm?» ti lasci sfuggire, alzando un sopracciglio biondo.
E lo sapevo, che non potevo spacciarla per mia.
Peccato, ogni tanto mi piace fregarmi i meriti.
«Già - borbotto, abbozzando un sorriso - parole sante, le sue.»
«Dici?»
«Dico.»
Il mio sguardo è fermo, così come la mia voce.
E non c’è niente e non c’è nessuno che potrebbe farmi cambiare idea.
Che per me, tu, non sei altro che bellezza. 



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Ehilà,
e beh, che dirvi? Per chi mi segue, penso che questa One-Shot sia più una rivelazione. Insomma, da quant'è che non mi faccio sentire? Due, tre mesi? Forse persino quattro? O addirittura cinque? 
E non so nemmeno come scusarmi. 
Lo so, vorreste uccidermi, ma giuro. Davvero, giuro, che non ho intenzione di abbandonarvi. Ho troppi progetti da compiere, prima.
In più, ho una storia in sospeso che devo assolutamente aggiornare, ma sapete, blocco dello scrittore.

Passando alla One-Shot, mi è venuta l'ispirazione leggendo la 'poesia' di Gregson, che gira da un po' sul web, e mi ha toccata profondamente. 
Frasi più belle non le ho mai lette. 
E allora, perché non scriverci qualcosina? E voilà! 
Spero davvero che vi sia piaciuta, anche se ammetto che non è granché, ma solo un piccolo sfogo dopo troppo senza scrivere. Fatemi sapere, e non preoccupatevi, continuerò anche la Long. 
Bye bye,

Judith. 
  
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