the two halves
of my heart(h).
"Love is watching
someone die."
"So who is gonna
watch you die?"
OoOoOoO
Dicono che niente di delicato possa crescere, a Crimson Peak. [1]
In un certo senso, la voce corrisponde a verità: sul suo suolo bianco e rosso,
a nulla è concesso sopravvivere che non sia fatto della più formidabile pasta –
la cui linfa vitale si pieghi alle gelide passioni dei giorni grigi e viola,
avvolti in una cappa gravida di neve; all'ululare forsennato del vento nelle
sue notti interminabili.
È la verità – ed è anche una menzogna.
Tu, unico frutto di quella sterile terra, fecondata dal sale di sudore e
lacrime; tu, che ancora ti ergi, sola nella tempesta, splendida diva che si
staglia all'orizzonte del suo tramonto aranciato; tu, che nei secoli sei stata
il loro grembo di pietra, non ignori quanto delicate siano, le tue creature,
quanto fragili, le loro ali affilate. [2]
Con l'oro e l'argilla ti hanno dato la vita [3], e tu hai ricambiato commossa quell'amore: la schiena curva sotto il peso
dell'inverno, anno dopo anno li hai stretti nell'abbraccio delle tue mura,
trasformando in tepore le gelide raffiche che si insinuano nel comignolo del
tuo camino, la tua bocca spalancata verso il cielo. Quasi respirassi,
dicono.
Quasi tu fossi viva.
Generazioni del loro sangue si sono riunite davanti al tuo focolare – e li hai
tenuti accostati al seno, madre premurosa: gioendo, se i figli portavano spose
degne di donare nuova vita alla famiglia Sharpe; gemendo, se perdevi le figlie,
strappate via alle tue braccia come cuccioli alla cagna – sempre troppo presto.
Sei cresciuta con loro, bambina affacciatasi alla giovinezza e apertasi come
un fiore in boccio: i tuoi fianchi più ampi, il tuo petto più grosso man mano
che stanze su stanze, piani su piani hanno aumentato il tuo oscuro splendore;
coi quadri hanno adornato il tuo volto, come nei di bellezza; tessuti preziosi
dalle tinte cupe ti hanno colorato le guance.
Hai condiviso le loro fortune, custodito i loro segreti; hai contato gli anni
in nascite e morti – e se qualcuno di loro ha deciso di restare, quando il suo
corpo l'ha tradito, lo hai accolto nel tuo ventre segreto, lì dove avresti
protetto la sua ombra in eterno.
Sei cresciuta con loro, invecchiata con loro, e li hai amati. Li hai portati
nel cuore, angeli, demoni, e ciò che sta in mezzo.
Ma è l'ultimo amore ad essere il più dolce e il più amaro di tutti.
Quando sono venuti al mondo, Lucille e Thomas, hai sentito nelle tue ossa
antiche che non ci sarebbero stati altri bambini. Gli ultimi piedini a
scalpicciare sui tuoi pavimenti vestiti di tessuti, le ultime manine a infilare
dita sottili nelle tue crepe, tracciare coi polpastrelli gli intagli del legno
delle balaustre.
Il sentimento della fine ha calato su di te un sipario di malinconia – ma no.
Fino a che ci saranno piccoli Sharpe, ti sei detta; fino a che, nel tuo attico,
le falene spalancheranno le ali, fissando i tuoi soffitti con occhi senza
palpebre; fino a che quel sangue color del ghiaccio
[4] cercherà in te protezione e riparo,
la tua schiena resterà forte, le tue ginocchia saldamente piegate sulla terra
rossa – e li guarderai vivere.
Li hai guardati, e li hai visti soffrire, sempre più soli, sempre meno
desiderati.
Hai tenuto occhi vigili su Lucille – piccola, tenera, pazza Lucille;
come negarle il tuo amore? Lucille, con i
palmi tesi verso il cielo, il volto accostato a osservare
il fremito delle ali d’una farfalla – e l'immobilità che l'arresta, quando la
trafigge con uno spillo e la rende immortale. Lucille, che si seppellisce tra i
volumi della tua biblioteca, come fosse anche lei un antico cimelio, e impara a
leggere, a scrivere, a curare e a uccidere.
Lucille, capelli neri e occhi lustri, che accoglie il fratellino e se lo tiene
contro, stretto stretto al petto acerbo, ingabbiato
da stoffa e corsetto. Lucille sola, Lucille meno sola, Lucille e Thomas, due
gattini di pelo scuro che hai accolto nelle tue ombre, negli anfratti più
oscuri, facendo da scudo al biasimo e alla follia dei loro genitori. James Williams, a fatica ti sei imposta di
amarlo; sua moglie, l'hai sempre rifiutata, e non c'è calore, per Beatrice, di
fronte al tuo camino – sotto la sua pelle di sposa infelice hai insinuato il
gelo dell'inverno, consumandole polmoni e ossa.
L'hai mal sopportata e poi odiata, gemendo ad alta voce quando Lucille ha
pianto silenziosa mentre, per la prima
volta, il bastone si è abbattuto sulla sua schiena bianca, lo sguardo di
bambina fisso sulla porta che la sua balia si è chiusa alle spalle. La sua unica amica, cacciata in modo tanto
ingiusto dalla sua vita.
Piccola Lucille, che si riparava dal mondo nelle tue stanze che
più vicine al cielo, la mano stretta attorno a quella del
fratellino, la lingua
che tesseva per lui mondi in cui fuggire dalle mani dure di un padre,
dalle sue ancor più dure
parole. Sei morto, Thomas. La mia delusione ha avuto
fine. [5]
Due bruchi nel medesimo bozzolo, che assieme levavano gli occhi alle montagne [6], oltre le loro alture, in cerca di una fata che sulle
sue ali potesse portarli via.
Ma non li hai lasciati andare, non sino a che non hai dovuto.
Hai sopportato con Thomas la tirannia; Lucille, pietosamente l'hai condotta in
un posto buio, cieco e sordo, dove lo sguardo liquido delle bestie davanti alla
mannaia, le loro grida disperate, più umane di certe creature di Dio, non
potessero sfiorarla, quando non c'è stata che lei a poter svolgere quel
compito. I servi, li hai squadrati sempre con sospetto; ma quanto hai
desiderato restassero, per non vedere l'angoscia sul volto di Lucille, le mani
candide imbrattate di sangue ancora caldo, le labbra strette in una smorfia di
pianto trattenuto.
Malvolentieri permettevi che James William e Thomas lasciassero i tuoi
confini – non ti fidavi di quel figlio scellerato che non ha mai
imparato come essere
padre; la volta maledetta che Thomas non è tornato da te, quando
James William
è rientrato dai suoi giochi di morte nel bosco, ogni imposta ha
cigolato il tuo
dolore, un groppo ha intasato la gola che è il tuo comignolo, e
non s'è sciolto
finché non l'hai potuto accogliere di nuovo tra le tue mura, il
piccolo
bruco, ferito e mezzo morto dal freddo, ancora coperto di ghiaccio e
foglie.
Una madre deve compiere scelte difficili.
Quando neri propositi hanno invaso la mente sconvolta della tua Lucille – un
piano per avere giustizia nell'unico possibile modo – i tuoi scaffali hanno
spinto tra le sue mani avide i giusti volumi, e le tue porte si sono spalancate
su quei luoghi dove l'argilla si raccoglieva, si cuoceva – da quando l'oro non
era più abbastanza, e non più camerieri tra le tue mura, non più begli abiti
per Beatrice, non più lezioni, nell'attico per i bambini.
Dove custodivi – custodisci – i tuoi veleni.
Hai vegliato su Lucille dalle tue finestre sempre più appannate, mentre la vita
di James William scivolava via, una tazza di tè dopo
l'altra. [7] Hai sofferto, ma hai stretto i
denti. Un figlio se ne andava, un altro tornava alla vita: Thomas e le sue mani
abili che costruiscono piccoli doni per sua sorella, la sua mente sveglia, le
sue labbra tremanti, il respiro più leggero quando è venuto a sapere che suo
padre era morto. I raffinati intagli che le sue dita riescono a creare, che i
tuoi legni e i tuoi quadri hanno ispirato – l'amore, ricambiato, che è
cresciuto in lui.
Ti hanno amato – ti amano – e li hai protetti.
Hai fatto tesoro dei loro sorrisi distesi, svanita ogni minaccia – James
William morto, Beatrice lontana per curare gli acciacchi e celebrare il lutto.
I pochi servi rimasti potevano far poco per frenare il sentimento nuovo nei
loro piccoli cuori. Sono tornati a vivere – forse, è stato loro concesso per la
prima volta solo allora.
Ricordi le loro lunghe mattinate nell'attico, i volti accostati a contarsi le
ciglia che profilano i loro occhi. Non parlavano più di fate, di sogni. L'unico
rumore, i loro respiri. La canzone della loro febbre.
Staremo insieme per sempre, Lucille. Vero?
Le tue falene, dal soffitto, hanno vegliato su di loro, sui corpi vicini che si
sfioravano in punti proibiti quando,
esplorando le differenze nelle loro membra nude, si sono spinti oltre la soglia
consentita del loro sangue condiviso.
Bambini curiosi. Bambini in amore, che si guardavano – e si
guarderanno ancora – come non ci fosse altro al mondo, come se
l'unica cosa reale fosse il loro essere
– e tu, la loro casa.
I tuoi ultimi cuccioli, strappati via a te troppo presto per mano del paio di
cosce che te li ha partoriti – dalla crudeltà di una creatura fredda, che non
vede che l'amore è amore, pure se lo dicono sbagliato.
Hai bevuto il suo sangue, e le tue farfalle notturne [8] non hanno preso con sé l'anima che è sfuggita dalle labbra spalancate di Beatrice,
colta di sorpresa dalla morte.
C'è un buco nel soffitto, dove ti hanno cavato via il cuore. Di fronte al
camino, la neve si sparge sul tuo pavimento dissestato.
Eri sola. Le creature che proteggi dormivano – e Beatrice ti temeva troppo per
uscire dall'anfratto in cui l'hai ricacciata, imprigionata nel nero e nel
rosso.
Il vento si insinuava nelle tue ferite, e ogni tuo corridoio gettava un
lamento, dava voce al tuo pianto.
Torneranno da te, i tuoi bambini che ti amano. Te lo ripetevi,
Allerdale, nelle notti più lunghe, nei giorni più silenti.
E li guarderai vivere. E li guarderai morire.
Sono tornati.
Una donna alta, dai lunghi capelli scuri, gli occhi pesanti e opachi. Un
giovane che la tiene tra le braccia, pallido come la luna oltre la volta del
tetto, la tua spina dorsale.
Sulla soglia, di fronte al camino acceso, si stringono, allacciati e
indistricabili. Le labbra vicinissime, sospirano affannati, affamati, mentre
nel ventre del focolare fai schioccare rametti secchi, consumati dal fuoco in
sacrificio alla vostra comune gioia.
Lucille si lecca le labbra carnose, gonfie per un lungo bacio.
« Per sempre, Thomas. Solo tu e io. Siamo a casa nostra. »
E li guarderai vivere. E li guarderai morire.
OoOoOoO
POSTFAZIONE
Questo brano è nato leggendo del
materiale promozionale rilasciato dal sito ufficiale del film. I dettagli
sull'architettura e la storia di Allerdale Hall e dell'infanzia di Lucille e
Thomas provengono dalle fonti sopraddette, di cui ho fatto ampiamente uso. Mia
è, però, l'interpretazione della casa come "viva" e la
giustificazione della presenza di fantasmi al suo interno.
Il titolo è una citazione modificata dalla canzone "Princess of
China". Ho sostituito il sostantivo "heart" (cuore), con
"hearth" (focolare), una parte della casa che, in questa storia,
riveste un ruolo significativo. La lettera "h" è però rimasta tra
parentesi, per mantenere il gioco di parole.
NOTE:
[1]: Una
citazione dal materiale promozionale del film.
[2]: I fratelli Sharpe sono spesso associati alle falene; il cognome Sharpe, di
origine anglosassone, è originato
dall'aggettivo "sharp", affilato.
[3]: Gli Sharpe costruirono la magione nella seconda metà del 1600, dopo
essersi arricchiti col commercio di argilla, già fiorente ai tempi di
Elisabetta I.
[4]: Il sangue nobile – e il titolo di "baronetto" degli Sharpe,
pur non essendo nei più alti gradi di essa, è abbastanza
antico da annoverarli nell'aristocrazia – viene comunemente
definito "sangue blu". Il
"blu ghiaccio" è una tonalità della medesima tinta, che
ho associato
agli Sharpe perché stabilitisi in una regione particolarmente
fredda
dell'Inghilterra.
[5]: Un'altra citazione dal materiale promozionale.
[6]: Il motto della famiglia Sharpe.
[7]: Ho immaginato che Lucille avvelenasse lentamente il padre nello stesso
modo in cui, in seguito, avvelenerà le mogli di Thomas.
[8]: Non esiste una distinzione scientificamente accettata tra farfalle e
falene. Corretto è, dunque, definire queste ultime "farfalle"
notturne.