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Autore: EmmaSnix    05/12/2015    3 recensioni
La storia di un'amicizia che sa ascoltare, accettare e farti sentire a casa.
Dalla storia:
"Erano passati due giorni dall’ultima volta che Fedez aveva visto Mika e gli mancava. Gli mancava come non avrebbe mai creduto possibile, aveva bisogno di qualcuno che lo ascoltasse come faceva lui, guardandolo negli occhi con lo stesso fuoco.
Si sentiva un po’ stupido lì steso sul divano con l’ennesima sigaretta che bruciava tra le dita della mano destra e il cellulare nell’altra, mentre aspettava un messaggio, una chiamata, qualsiasi cosa.
Aspettò."
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Fedez, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Secondo Capitolo

 

“Ci hanno sciolto le certezze dentro al bicchiere 

ora ho più ghiaccio nel cuore che dentro al Jack Daniels 

Cuori meccanici per noi sociopatici 

Vite noiose, parchi monotematici 

Amiamoci, perdiamoci, faranno delle indagini 

Finché le nostre lacrime non romperanno gli argini” 

 

 

Xfactor 8 si concluse con la vittoria di uno dei concorrenti di Federico e al secondo posto c’era comunque un suo artista, insomma quella nuova esperienze era fruttata bene, aveva dimostrato al grande pubblico che non era solo un ragazzino ribelle che sputa rime su tutto quello che gli sta stretto ma anche un giudice affidabile, che calcola le sue scelte e tiene ai suoi concorrenti ma nonostante questo, dopo i festeggiamenti col suo team, per Fede tutto rimaneva nero, spento. I rapporti non erano migliorati e lui continuava a sentirsi solo, un po’ più famoso ma pur sempre solo.

 

Il programma era finito da due settimane e il rapper non accennava a sentirsi meglio, le cose con la sua ragazza non andavano bene e ogni sera puntualmente incontrava Alessandro, in arte J.Ax, l’unico che in quel periodo riusciva a tollerare e che sembrava capirlo davvero. “Birretta stasera?” questo era il messaggio che ogni sera Fede riceveva, al quale rispondeva sempre con un respiro di sollievo e un Sì colmo di gratitudine, perché sapeva che quello l’avrebbe aiutato a staccare davvero e a sfogarsi anche solo per un’ora.

Purtroppo non si fermavano mai ad una birretta e quasi ogni sera Fedez si ritrovava brillo o addirittura sbronzo da fare schifo. Sì perché l’unico modo che il ragazzo conosceva di sfogarsi e parlare con qualcuno era bere. Bere per non sentire le sue stesse parole e ammettere che qualcosa non andava bene.

“che ti succede zio? è da tempo che non ti vedo in forma come i vecchi tempi” Ale iniziò a parlare con un po’ di timore, sapeva bene che l’altro l’avrebbe potuto mandare a fanculo se non fosse stato dell’umore ma Fedez quella sera aveva bisogno di parlare “non lo so, mi sento stanco, svuotato come se non avessi un punto di riferimento. Con Giulia le cose vanno di merda, è come se non trovasse più tempo per me. Ci sono volte che mi sento così pesante che avrei solo bisogno di un po’ di leggerezza, qualche ora di... non so”

Federico abbassò lo sguardo e Alessandro si sentì confuso, il discorso del suo amico voleva dire tutto o niente e l’unica idea che gli venne in mente fu quella di dire “vabbè per stasera non pensarci!” e girandosi verso la ragazza dietro il bancone aggiunse

“cameriera ci porti qualcosa di forte per me e il amico”.

Uno, due, cinque, sette bicchieri di liquido che ti infiamma la gola e ti cancella i pensieri, la miglior cura che Fedez avesse mai provato, già dopo il quarto drink si sentiva brillo, leggero ma dopo il settimo aveva dimenticato come si scriveva il proprio nome. 

Alessandro, però, ricevette una telefonata urgente dalla sua compagna in cui gli diceva che si era sentita poco bene. Pessima serata per sentirsi male. Anche se il povero J.Ax non si reggeva in piedi, chiese scusa all’amico con il bicchiere in mano difronte a sé, gli spiegò la situazione e andò via.

Federico si sentì completamente spaesato, era rimasto in quel locale tutto solo. Solo, di nuovo. Ultimamente sembrava che fossero tutti molto bravi a lasciarlo con se stesso. 

Ancora seduto al bancone del locale, da lontano vide una scena, una di quelle che non puoi fraintendere perché Federico l’aveva vissuta tante volte e provò l’istinto di avvicinarsi, di unirsi. Le mani gli sudavano, stringeva il bicchiere così forte che l’avrebbe potuto rompere, i muscoli erano tesi e dentro di sé una voce continuava a ripetergli fermo Federico, che cazzo pensi di fare? non farlo. NON. FARLO.  Si alzò velocemente dallo sgabello e forzando ogni suo desiderio uscì dal locale col fiatone come se avesse fatto uno sforzo fisico. Doveva andare via, il più lontano possibile da quel posto, doveva trovare una persona che lo aiutasse a non tornare indietro, qualcuno che tenesse davvero a lui, quella persona che ognuno ha nella propria vita, che quando ti guarda negli occhi sai di poterti fidare. Pensò solo a uno sguardo, a l’unico che l’avesse mai guardato così: lo sguardo di Mika.

Si ricordava bene dove alloggiava quando era a Milano ma non era certo che il cantante si trovasse ancora nella città della moda, infondo lui era sempre in giro e Fede, da quando avevano finito di girare XFactor non aveva più avuto alcun contatto con lui, non che prima si sentissero tutti i giorni. Ad essere sinceri non si sentivano punto.

Dopo aver chiamato un taxi Fede si sentiva dentro una bolla, non capiva niente, sentiva un forte desiderio dentro di lui e aveva bisogno che qualcuno lo fermasse e l’unica persona a cui riusciva a pensare era il suo collega, lo stesso che aveva ignorato per mesi ma che adesso voleva vicino. Sentiva l’alcol che gli scorreva nelle vene, gli annebbiava la mente e gli inibiva i sensi.

Arrivato davanti al palazzo dove teoricamente alloggiava il cantante, e dopo aver faticato a pagare il tassista senza sembrare un ubriacone di basso livello, Fede entrò nell’edificio e arrivò al numero del suo appartamento, il numero otto.

Senza pensarci due volte, ancora barcollante, bussò alla porta una prima volta, poi una seconda con più foga e infine una terza, incazzato urlando “Mikaaa” appoggiandosi alla porta. 

L’aveva abbandonato pure lui e adesso cosa l’avrebbe fermato dal tornare in quel locale? 

La porta si aprì di scatto e Fedez perse l’equilibrio già precario e si ritrovò tra le braccia di Mika che lo sorreggevano.

Lo vedeva a malapena tanto aveva la vista annebbiata ma notò che era in abbigliamento comodo, una maglia bianca, i pantaloni di una tuta e i capelli arruffati. “ma come cazzo sei vestito?” fu la prima cosa che gli chiese. 

“Fedez sono le tre e mezza di notte, come devo vestirme?” 

Ecco, Federico non aveva considerato che le altre persone a quell’ora potevano essere già a letto, in verità non aveva proprio considerato l’orario. Il tempo aveva perso d’importanza quella sera.

Fede non disse nulla, lo guardò negli occhi e sperò solo che lui capisse e infatti così fece “viene entri, tu sei un disastre” 

“disastro” 

“cosa?” 

“si dice disastro non disastre” 

Forse non era il momento buono per correggere la grammatica a Mika ma iniziava a sentirsi in imbarazzo.

“Cosa è successo?” Mika lo guardò negli occhi, come si guarda un ragazzino che torna a casa ubriaco per la prima volta e Fede si sentì improvvisamente nudo, in colpa e scoppiò a piangere.

 

Mika non pensò tanto a cosa fare, lo tirò a sé dalla maglietta e lo abbracciò forte.

Federico era bello, anche in quelle condizioni e in quel momento riusciva a vederlo vivo finalmente, stava male però non si nascondeva più dietro a muri di silenzio o falsa sicurezza. Dentro di sé Mika continuava a chiedersi perché dopo tanto silenzio dopo tutti quegli sguardi di ghiaccio che gli aveva rivolto adesso era venuto a bussare alla sua porta per poter piangere ma anche se avesse voluto delle risposte non gli avrebbe chiesto niente. Gli bastava così, sapere che finalmente aveva scelto di lasciarsi andare gli bastava.

“devi aiutarmi Michael, aiutami ti prego” 

Nessuno lo chiamava Michael, era il suo vero nome ma il nome d’arte Mika aveva preso piede non solo tra il pubblico ma anche tra gli amici e la sua famiglia, preferivano chiamarlo così, tutti dicevano che gli stava bene, lo rappresentava e a lui piaceva. A volte, però, gli mancava il suo vero nome e quando lo chiamavo Michael gli si scaldava un po’ il cuore. 

“dimi Fedez, tutto quello che posso”

“ne ho bisogno, ne ho bisogno davvero.. cazzo non ce la faccio” lo disse con la voce rotta, stringendo di più la maglia bianca del cantante che lo stringeva tra le braccia.

“di cosa?” 

Federico alzò lo sguardo verso di lui, incontrò due occhi seriamente preoccupati e confusi e si sentì a casa, il suo cuore sapeva di potersi fidare, per questo iniziò a parlare

“è un periodo di merda. Stasera sono uscito con Ale, sai chi è no? volevamo prenderci una birra ma poi abbiamo iniziato a bere e verso la fine della serata lui è dovuto scappare perché la sua tipa stava male..”

“tipa?”

“Sì, fidanzata..” Mika annuì velocemente per farlo proseguire “insomma sono rimasto nel locale da solo e ho visto una scena, sì ecco.. ho capito cosa stavano facendo e avrei tanto voluto andare anch’io..”

“non capisco, cosa facevano?”

“spacciavano” lo disse tutto d’un fiato, schifandosi dal suono di quella parola. “ho davvero sentito la voglia di andare da quello stronzo e comprarmi una fottuitissima dose..”

non lo lasciò finire “No! Fede dimmi che non l’ha fatto!” 

“no non l’ho fatto, sono scappato via e sono venuto qui... non so bene il perché” le lacrime rigavano ancora il suo viso e anche Mika si commosse ma non pianse, voleva essere più forte, voleva esserlo per lui, sapeva così bene cosa si provava a voler mandare tutto a quel paese e ricominciare a perdersi in quello che le droghe ti offrono, che gli occhi gli si riempirono di lacrime ma non le lasciò cadere “tu ha fatto bene”.

Vide un ragazzo di venticinque anni andare in pezzi tra le sue braccia e capì che aveva bisogno di qualcuno che potesse stargli vicino, ascoltarlo e lottare affinché non ricada mai più nel desiderio di voler tornare sui suoi passi.

Mika si sentiva forte, aveva una luce negli occhi che risplendeva, era determinato a fare star bene quel ragazzo. Non lo conosceva, l’aveva ignorato per tutto il tempo che avevano passato insieme ma sentiva dentro una responsabilità, un senso di protezione per lui e non aveva intenzione di abbandonarlo.

 

Fede sentiva le lacrime che gli scivolavano via dagli occhi ma quell’abbraccio era come balsamo per tutte le ferite e le frustrazioni che quella notte gli aveva procurato e senza rendersene conto il desiderio di sostanze illegali era ben distante da lui. 

Mika iniziava già a fargli bene. 

Era stanco, aveva solo una gran voglia di chiudere gli occhi e lasciarsi andare, così lo fece; chiuse le palpebre e si fece cullare ancora un po’ dalla stretta del più grande.

Michael si accorse del suono regolare del suo respiro che Federico si era addormentato, non l’avrebbe potuto sorreggere tutta la notte ma non voleva nemmeno spezzare quel contatto, così semplicemente si lasciò andare all’indietro poggiando la testa sul bracciolo del divano dietro di lui e con Federico poggiato sul suo petto si addormentò.

 

  
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