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Autore: rainbowmusic    06/12/2015    0 recensioni
"Sei proprio un incapace!" --- Talia, da quando è nata, gli fa battere forte il cuore. Ed è proprio quando Talia decide di porre fine alla sua vita, che René, suo angelo custode, decide di aiutarla ad uscire dalla voragine di dolore e solitudine nella quale lei stessa si era chiusa. E forse, così, troverà il senso della vita.
(E' da un po' che non scrivo, e ho lasciato la mia seconda storia solo all'inizio perché... non avevo più idee, ecco, viva la sincerità! Scusate, ahahah. Fatemi sapere che ne pensate, così, dato che sono ispirata (dopo un periodo moooolto lungo di blocco), vedo se continuare la nuova storia o lasciar perdere una volta per tutte. Tanti saluti!)
Genere: Fantasy, Fluff, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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1-Suicide

Mi chiamo René.

Sono morto a diciannove anni, mi sono suicidato, e ho scelto di diventare protettore degli umani che mi venivano assegnati dal Consiglio degli Anziani. Un Angelo Custode, in poche parole. Volevo evitare che gli umani si suicidassero, in quanto dopo, si, c'era la felicità, ma la vita, nonostante le difficoltà, valeva la pena di essere vissuta.

Potevamo scegliere noi quanta età avere, in quanto saremmo vissuti in eterno, per questo scelsi più volte di rimanere un diciannovenne.

Quell'anno, mi fu assegnato l'incarico numero 496.

Nacque in Australia, in una piccola cittadina costiera. La sue pelle era ambrata, gli occhi ancora non avevano un colore definito, e i capelli erano solo una sottile peluria, ma, a differenza delle altre volte, sentii una scossa dentro di me non appena quella piccola creatura spalancò gli occhi per conoscere il mondo. Erano di un verde stupendo, chiaro, ma quando era triste, scoprii nel tempo, o arrabbiata, si scurivano. I suoi capelli erano neri come la pece, e il suo sorriso era bianco, sereno, contagioso.

Ma quando iniziò le superiori, tutta la sua allegria svanì in un lampo. Suo padre morì in un incidente, e sua madre si diede all'alcohol, facendole passare due anni d'inferno. Successivamente, si riebbe, e dopo un altro anno sposò un uomo, che però alla mia protetta non piaceva per niente.

Nel frattempo, Talia crebbe da sola, e io cercai con tutto me stesso di non farla rovinare, ma non riuscii ad evitare che si mettesse a fumare (non solo tabacco, anche se nel giro di poco si fermò solo a quello) e di farsi tatuare la pelle con segni neri, ai quali si aggiungevano cicatrici più e meno evidenti del suo lento degrado psicologico.

A scuola Talia se la cavava abbastanza bene, ma era da un po' che ora andava tutto male.

A diciassette anni, Talia voleva morire, con tutta sè stessa.

La musica non bastava più a consolarla, a tirarla su, i suoi amici cercavano di farla ragionare, ma lei si era chiusa in sè stessa, aveva chiuso tutti fuori. Persino per me, che ero parte di lei e viceversa, era difficile capire come si sentisse, cosa avesse intenzione di fare.

Era un pericolo per tutti, ma in primis per sè stessa.

Negli ultimi anni mi ero particolarmente affezionato a lei, e più di una volta le avevo dato un po' di tranquillità, nei suoi sogni tormentati, facendole sognare un po' di luce nella sua vita.

Più volte avevo rischiato che lei si accorgesse di me, e che mi vedesse, ma per fortuna ero stato veloce a levarmi dai suoi sogni.

Passavo le notti a guardarla dormire, le volte nelle quali non entravo nei suoi sogni e mettevo a posto i pezzi rotti del suo cuore martoriato dagli eventi della vita.

Le sue lunghe ciglia spesso si bagnavano di lacrime, che scendevano lentamente sulle sue guance, per poi raggiungere il cuscino, seguite da altre che, a sua insaputa, le facevano brillare il viso.

Avevo paura. Paura di quello che avrebbe potuto fare, se solo fosse successo qualcosa che le avesse scombussolato quella sorta di equilibrio che da sola si era riuscita a costruire. Era talmente simile alla mia situazione prima che morissi, che ormai temevo per la sua vita da quando si alzava a quando andava a dormire.

Mi resi visibile e materiale, e sospirai piano.

Era bella, non c'era alcun dubbio. Anche se ormai non sorrideva più, anche se ormai la sua voce non si univa più alla chitarra che soleva suonare, tempo addietro, anche se i suoi occhi non brillavano più, e non vedevano realmente ciò che gli si poneva davanti.

Sentii la voce del mio vecchio angelo custode nella mia mente. "René, devi cercare di essere più distaccato possibile da lei, o rischi che l'incarico di Custode ti venga tolto"

"Non voglio perderla" mormorai nel pensiero "Non è come tutti gli altri incarichi, è mille volte messa peggio, è in serio pericolo, sento dentro di lei una nube nera di desiderio di morte che, credo, abbia ormai superato anche la mia, di quando ero prossimo al suicidio."

Lo sentii sospirare. "René, io non so cosa dirti. Le regole le sai, so che non sei mai stato uno incline a seguirle, ma so anche che hai sempre egregiamente portato a termine tutti i tuoi precedenti compiti, e che hai un ottimo potenziale, potresti diventare un ottimo Anziano, col tempo, non mandare tutto all'aria per un'umana."

Scossi la testa, avvicinandomi piano al letto sul quale Talia dormiva, una parvenza di serena tranquillità sul suo volto. Chiusi la comunicazione, mi resi nuovamente invisibile e immateriale e le accarezzai il viso, poi mi sollevai appena in volo, per poi distendermi accanto a lei e abbracciarla, come facevo tutte le notti.

Alle tre di notte lei si svegliò di soprassalto, poi tese l'orecchio. Trattenni automaticamente il respiro. Lei poi si alzò dal letto, e vidi il suo fisico grazie alla luce della luna. Tenni a bada i miei istinti umani, "autocontrollo", mi dissi. Indossò le sue all stars vecchie e mezze rotte, poi prese una felpa e se la mise addosso. Aprì piano la finestra e si calò nel giardino scendendo dall'albero attaccato a camera sua.

Feci un balzo e atterrai con leggerezza sull'erba umida di salsedine e la seguii. Da casa sua camminava lentamente verso un dirupo che dava sul mare.

Il vento notturno le scompigliava i capelli, che le turbinavano davanti al viso in una danza aggraziata ma impazzita.

Sentivo il dolore dentro di lei, il suo senso di rimorso, ma oltre a questi, il suo desiderio di morte.

Cominciò a cantare una canzone, triste e toccante, a voce bassa.

Giunse al parapetto e ci si sedette sopra, facendo dondolare i piedi nel vuoto.

Sapevo cosa voleva fare, e io avrei dovuto impedirglielo.

Mise i piedi su quel poco che rimaneva di parete e si tenne attaccata alla vita con le mani, avvinghiate alla ringhiera.

"Perché lo fai?" le chiesi rendendomi visibile, senza riuscire più a trattenermi.

Lei si volse lentamente verso di me, e inspiegabilmente sorrise. "Non trovi che sia romantico e al contempo tragico morire in una sera fresca, con il cielo pieno di stelle e la luna splendente nel cielo?"

"Si, concordo con te." anche io avevo scelto lo stesso modo di morire "Ma non capisco perché tu voglia mettere fine alla tua vita."

"Mi reputi pazza, vero?" rise amaramente "Lo pensano tutti, ormai."

"Non ti reputo pazza, Talia" dissi prounciando il suo nome con tutto l'affetto che potevo metterci.

"Come sai il mio nome? Non ti ho mai visto prima" chiese.

"Credo che sia meglio che tu non lo sappia. Non dovrei nemmeno essere qua" risposi.

"Nemmeno se fosse il mio ultimo desiderio prima di morire?" domandò con voce sottile.

"Non morirai. Non oggi. E non in questo modo." dissi con decisione.

"Questo non lo puoi certo dire tu" sorrise "Scommettiamo che morirò oggi, suicida?"

Era così dolce nel preannunciare la sua morte, che quasi fui tentato di lasciarla morire, per poi poterle spiegare tutto, e farla diventare un Custode. "No" pensai.

"Scomettiamo che io ti salverei?" chiesi io.

"E' vero, non dovresti essere qua." rispose con voce gelida "Vorrei morire da sola, grazie."

"Che ne dici se parliamo un po', prima che tu metta fine alla tua vita?" cercai di distrarla.

"Non lo stiamo già facendo?" chiese con ironia

"Dai, scendi di lì, ci facciamo una passeggiata e poi vediamo."

I suoi occhi verdi brillarono, per la prima volta dopo tanto, tanto tempo.

Ritornò all'interno della camminata, e cominciammo a passeggiare con calma.

"Posso sapere come ti chiami?" chiese lei "Sai, tu hai detto il mio nome, gradirei sapere almeno con chi sto parlando."

"René." risposi semplicemente.

"E come mai sai il mio nome?" domandò ancora.

"Non posso dirtelo" risposi.

"Dai, porterò il tuo segreto nella tomba" rise.

Sentii il sangue gelarsi nelle vene. "Smettila con questi discorsi."

"Allora rispondi alla mia domanda. Sinceramente."

"Sono il tuo Angelo Custode."

 

**spazio autrice** sono disponibile anche a critiche, so di non essere chissà quanto brava, spero di non aver sbagliato troppi verbi... Giuro che non lo faccio apposta, ahahah. Aspetto notizie! Buona serata :)

  
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