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Autore: MorriganNik    07/12/2015    4 recensioni
Un Angelo caduto, anche conosciuto come Demone della Vendetta, cerca con tutte le sue forze di tornare in paradiso.
Un Arcangelo inviato in missione per svelare i misteri che incombono sulla Terra.
Un amore impossibile che vi lascerà senza fiato.
|Storia partecipante al contest Sky or Abyss? indetto da SuolKilled sul forum di EFP|
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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NOME DEL'AUTORE SU EFP: Sasha_98_
NOME DELL'AUTORE SUL FORUM: Sasha_98_
TITOLO DELLA STORIA: Il bacio del Demone
TITOLO PRIMO CAPITOLO: Quel Demone,L'incontro
PERSONAGGI: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis, un po' tutti
COPPIE: Shounen-ai
RATING: Arancione
EVENTUALI NOTE DELL'AUTORE: Salve a tutti! Allora, essendomi capitata la coppia Angelo-Demone, la cosa mi ha davvero DAVVERO resa felice come una Pasqua! (oin questo caso come Natale ahahahah no.)
La storia si basa soprattutto sul demone della morte che NON vuole essere un demone della morte, ma questo lo scoprirete voi! Quindi buona lettura demoniette e demonietti! 
 
_IL BACIO DEL DEMONE_

Il mondo degli umani è disgustoso.
Con questo pensiero il Demone cammina, con le mani nelle tasche dei jeans, per le strade di Londra, la cosiddetta città più grigia d'Europa. Le persone passeggiano: alcune ridono, altre discutono, altre ancora si ignorano continuando la propria strada.
Aveva ormai capito come funzionava questo mondo, ma ogni volta che si abituava ad un certo periodo della storia dell'umanità, ecco che gli uomini cabiavano radicalmente modo di pensare, modo di parlare, modo di vestirsi...
Odiava quel mondo in continuo cambiamento, ma più di tutto, odiava quella libertà che avevano gli umani. Quella libertà che lui non avrebbe mai avuto.

"Allora voi, la volete finire di discutere?! Siamo in servizio!" 
Un ragazzo che dimostra al massimo 12 anni urla addosso a uno di 17 e a una ragazza di 13 anni, i quali stavano discutendo su chi avrebbe dovuto mangiare l'ultimo cup cake al cioccolato. Tutti erano sul tetto di una delle villette a schiera di Londra.
"Ma Ciel! Soma non mi lascia l'ultimo cup cake! Lo sai che quelli al cioccolato sono i miei preferiti!" si giustificò la bionda.
"Lo sai anche tu che io sono totalmente ghiotto di dolci! Quindi dammi quel cup cake!" rispose l'altro. Al già nominato Ciel, ossia il ragazzo più interessato al lavoro che al cibo, cominciò un tic nervoso al sopracciglio destro, mentre cercava di mordersi la lingua pur di non urlare contro ai due ragazzi: la pazienza non era di certo il suo forte.
"Per favore" disse cercando si mantenere un tono calmo "non mi fate arrabbiare, se no sapete come finisce, vero?" 
I due si guardarono, uno sguardo d'intesa dato che sapevano cosa sarebbe successo se l'altro si fosse arrabbiato, quindi finirono per dividere a metà quel tanto desiderato cup cake.
"Altro che Arcangelo, tu dovresti essere un Angelo Caduto!" disse Soma al ragazzo con i capelli color notte. Ciel si girò lentamente verso l'altro con uno sguardo che fece rabbrividire i due ragazzi.
"E-ecco... i-io vo-volevo dire... eh eh..." cercò di giustificarsi il più grande ma...
"NON TI AZZARDARE A PARAGONARMI A QUELLA FECCIA, TI È CHIARO RAZZA DI IDIOTA?!" Ciel era su tutte le furie e non si limitò solo alle parole, ma tirò anche un pugno in piena testa all'altro.
"AHIA! Ciel, guarda che solo perché gli indiani non usano rispondere alla violenza con altrettanta violenza, non ti da il diritto di picchiarmi!" si lamentò Soma, mentre cercava invano di impietosire Ciel con degli occhi da cucciolo.
"Ehi, voi due. So che avete problemi più importanti ma... li ho trovati" disse una voce sopra di loro. Un ragazzo biondo con due mollettine rosse messe di lato per tenere dei capelli ribelli, stava sopra di loro con delle bellissime ali candide a sostenerlo.
"Ben fatto Finny. Andiamo" e, con un balzo, tutti e tre si alzarono in volo spiegando le loro grandi ali d'angelo.

"Eddai piccola, fatti guardare un po' " disse un uomo evidentemente ubriaco ad una signora che stava rincasando dal lavoro. L'aveva trascinata in un vicolo con la scusa di non sentirsi bene, approfittandosi della gentilezza della donna. Ora, negli occhi di lei, si vedeva chiaramente che era più che spaventata: aveva il terrore negli occhi. La sua mente andò dai suoi bambini e a suo marito che, a casa, stavano aspettando lei, una madre e una moglie che non sarebbe tornata.
"P-per favore... lasciami andare..." sussurrò la donna in preda ad una paura tale da non potersi più muovere.
"Cosa?! Vorresti togliermi la possibilità di divertirmi con te? Ma cosa ti salta in mente!" l'uomo era in preda ad una collera sovrumana: sorseggiò fino all'ultima goccia della bottiglia di Heineken che aveva in mano, ruppe la bottiglia contro il muro e puntò quella che ormai era diventata un'arma sotto il mento della donna. I capelli argentei della signora, fin'ora tenuti avvolti in uno chignon, le ricaddero lungo le spalle con un unico gesto dell'uomo.
"WOOOOW! Ma che bel bocconcino che mi sono trovato!" disse l'altro di rimando, poi si avvicinò all'orecchio della donna e le sussurrò con una voce sensuale "Non preoccuparti. Prima di ucciderti ti farò godere come non mai."
Egli tappò la bocca alla donna per impedirle di urlare mentre si preparava a realizzare i suoi desideri più viscidi. La donna, in tutta risposta morse quella mano, nonostante la cosa le desse il voltastomaco.
L'uomo urlò per il dolore e tirò uno schiaffo in pieno volto all'altra. 
"Brutta troia! Volevo essere gentile con te, ma non mi lasci altra scelta" stava per tirare la bottiglia rotta sulla sagoma di quella signora, ma sentì il braccio fermarsi.
"Non credi di aver esagerato un po', amico?" una voce calda arrivò da dietro l'assalitore. Girò la testa con un ghigno che si smorzò non appena vide chi aveva i fronte.
"Sembra che ti debba insegnare le buone maniere eh?" gli occhi del salvatore della donna si accesero di un rosso vivo, quasi fosso intrisi di tutto il sangue che l'uomo aveva versato dalle sue vittime.
I capelli corvini ricadevano leggermente più lunghi nel viso del salvatore, il quale aveva tirato indietro il braccio dell'assassino facendolo cadere a terra.
"Forse non lo sai ma..." disse posizionandosi con un piede sopra di lui "... le donne non si toccano neanche con un fiore."

I quattro angeli arrivarono nel vicolo mentre i medici stavano medicando una donna, la quale era stata raggiunta dal marito e dai figli. 
La polizia aveva catturato l'assalitore e l'avevano portato in centrale per metterlo definitivamente dietro le sbarre.
I quattro erano sconvolti: qualcuno aveva fatto il lavoro al posto loro.
"Ancora lui..." sussurrò Soma a denti stretti. Gli altri assunsero un volto triste e confuso: non sapevano come, ma questa persona li precedeva sempre, tant'è che ormai pensavano di essere diventati inutili: questo spiega la presenza dell'Arcangelo.
"Non disperatevi- disse Ciel guardando in basso, sulla scena nel vicolo -sono sicuro che riusciremo a trovarlo" anche se egli stesso era poco convinto delle sue parole.

"Ehi Sebastian, dove sei stato?" chiese un tizio dai capelli corvini e occhi come il sole splendente di giugno, coperti da un paio di occhiali, sdraiato su un lurido divano in un piccolo appartamento nella periferia londinese.
"A sistemare un viscido verme che non ci sapeva fare con le donne- rispose -e tu, Claude?" chiese Sebastian.
"Solita storia. Fumo e donne... Che palle questa vita. Vincent doveva proprio scacciarci dal Paradiso in questo modo?" chiese ironico, sistemandosi gli occhiali sul naso.
"Non dire così alla leggera il nome del Creatore!" lo riprese l'amico, anche se era sicuro che l'altro non lo avrebbe ascoltato.
"Arrenditi Sebastian. Ormai sei stato cacciato e non ti riprenderà più. Pensi davvero che punendo i peccatori Vincent ti riammetterà in Paradiso? Amico, lasciatelo dire: sei fuso! Apri gli occhi e guarda in faccia la realtà. Siamo Angeli Caduti. Siamo demoni."
Il modo in cui aveva pronunciato quell'ultima parola fece imbestialire Sebastian, al punto che arrivò ad attaccare Claude al muro tenendolo per il collo.
"Non. Ripeterlo. LO SO ANCHE IO cosa siamo, ma non voglio sentirlo. Ti è chiaro?" disse mentre gli occhi, precedentemente diventati neri come la pece, diventavano rossi come il sangue.
"Okay... ma... adesso mi... puoi lasciare?" chiese l'occhialuto. Sebastian, dal canto suo, non aveva la benché minima intenzione di lasciarlo.
"Sebastian, lascialo" disse una voce dietro di lui. Lunghi capelli color argento ricadevano su un vestito nero, la frangia troppo lunga non lasciava spazio alla visione di due splendidi occhi verdi smerado che avrebbero incantato anche la più succube delle creature.
"Tu da quanto sei qui, Undertaker?" chiese il corvino al compagno.
"Abbastanza da vedere che stai per uccidere un Demone della Menzogna" rispose l'altro indicando Claude, ancora appeso per il collo dalla mano di Sebastian.
"E tu, un Demone della Discordia, vieni a fare la predica a me?" schernì Sebastian con gli occhi rossi accesi come fuoco.
"Solo perché sei un Demone della Vendetta non ti dà il diritto di maltrattarci a tuo piacimento, te l'ho ripetuto un milione di volte... eppure non mi ascolti per niente ih ih ih" rise Undertaker, divertito dall'espressione strafottente del Demone della Vendetta. Sebastian lasciò la presa, digrignando i denti per la controvoglia, e si diresse verso la porta di casa.
"Dove pensi di andare!?" chiese Claude.
"A fare gli affari miei" rispose l'altro, anche se avrebbe voluto rispondere in modo molto meno elegante.

Ciel passeggiava per le vie di Londra. Il sole era tramontato da un bel pezzo, lasciando spazio all'oscurità delle tenebre. Seppur lui fosse un angelo, il buio e le tenebre lo facevano sentire a casa, come se avvolto da un calore di fuoco. Un'aura rossa sembrava avvolgerlo tra le braccia senza lasciarlo, come se avesse paura di lasciarselo sfuggire.
E fu proprio nelle tenebre che scorse due occhi scarlatti, come quel calore familiare, che brillavano nell'oscurità.
   
 
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