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Autore: A lexie s    07/12/2015    4 recensioni
[CaptainSwan Au]
Dal primo capitolo: Gli sguardi di tutti puntati su di lei, sorrisi dipinti sui volti dei presenti ed occhi pieni di commozione. Non sapeva che espressione avesse, la sua sicurezza non tradiva alcun tipo di agitazione nonostante agitata lo fosse parecchio.
Un paio di occhi azzurri si distinsero in quella massa di persone che la fissavano. Due occhi azzurri come il mare, un mare caldo, un mare d’estate quando il sole riscalda la pelle e le onde s’infrangono piano sulla battigia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Never Gonna Be Alone  
Capitolo 10

Quella sera era particolarmente gelida, Emma si aggiustò il cappello di lana in modo che coprisse meglio le orecchie ed annodò la sciarpa. Le luci della città erano splendide, tutto si accendeva ad intermittenza conferendo un’atmosfera calda nonostante il freddo. La gente camminava animatamente per la strada, chiacchierando allegramente e trasportando decine di pacchetti di ogni forma e colore. Vicino al parco era stata allestita una piccola pista di ghiaccio, si potevano notare decine di bambini che giravano in tondo mentre i genitori li guardavano da lontano annuendo o applaudendo le mani in modo solenne con un sorriso fiero sulle labbra.
C’era una sorta di magia che solo il Natale sapeva donare ed un po’ di questo entrava anche in lei in quel periodo, nonostante in genere fosse piuttosto cinica.
I primi Natali della sua vita non li ricordava nemmeno, troppo piccola per comprendere ancora la gioia di quel periodo che a lei non era stata concessa. Quelli successivi furono freddi e tristi però nel profondo del suo cuore c’era sempre qualcosa che le faceva amare ed odiare quel periodo. La solitudine venne sostituita con il calore di due braccia non ancora di uomo che erano subentrate poco dopo, e le feste erano diventate più colorate così come il suo mondo. L’azzurro vivido aveva sostituito il grigio, il calore aveva riscaldato il gelo e l’amore, che non credeva possibile ricevere, aveva sostituito la rabbia dovuta al pensiero di non esserne degna.
Si era lasciata amare lentamente e profondamente insieme. Prima ringhiava come un cucciolo arrabbiato e pronto a mordere, poi con il tempo aveva lasciato che qualcuno entrasse finalmente in lei e curasse le sue ferite ed i suoi occhi erano diventati luminosi.
Aveva tanti bei ricordi legati al Natale che avevano sostituito quelli brutti, c’erano state mani intrecciate, baci sotto al vischio e candele accese fino al mattino. Regali impacchettati male ma con amore e lucine attaccate con lo scotch al vetro di una finestra. C’era stata la neve ad imbiancare i tetti e le strade ed il rosso ad accendere il cuore.
Sorrise leggermente vedendo tutte quelle famiglie, non era più malinconica adesso che anche lei sentiva di avere la sua, un posto nel mondo fatto su misura per lei.
E se è vero che a Natale si vuole stare con chi si ama, lei voleva correre a casa per trovarlo lì ad accoglierla.
Si affrettò a scivolare via velocemente tra le persone che le passavano accanto, tornò a stringersi nelle spalle per scaldarsi e si rilassò notando la porta del loro appartamento ed una finestra illuminata tenuemente.
Aprì la borsa, maledicendosi per tutte le cose che ci stavano dentro che non le permettevano di trovare le chiavi. Alzò un ginocchio cercando di mantenere l’equilibrio e vi appoggiò la borsa per spulciare meglio, sorrise quando beccò il piccolo portachiavi a forma di cigno ed infilò la chiave nella toppa per aprire.
“Bentornata” la voce calda dell’uomo l’accolse e due braccia l’avvolsero per scaldarla.
“Ciao” mormorò lei, spazzolando il suo naso contro la guancia calda dell’uomo che rabbrividì sia per il contatto che per il freddo.
“Vieni a scaldarti” l’aiutò a togliere il cappotto frigido e le fece strada verso il salotto. Un albero ancora spoglio faceva capolino occupandone una buona parte, uno scatolone con diverse decorazioni stava proprio al centro della sala mentre sui vetri e sulle finestre c’erano attaccate tante piccoline lucine.
“Voglio prepararti una cosa” asserì allegra, aprì nuovamente la borsa ed estrasse una busta pesante che adagiò sul mobile della penisola mentre frugando tra gli scaffali trovò un boccale di terracotta e altre cosette che l’avrebbero aiutata nella preparazione.
Killian prese un plaid dall’armadio e si sedette ad aspettarla sul divano cercando di essere paziente, i suoi occhi si illuminarono e si fecero contemporaneamente interrogativi quando la vide arrivare.
“Rum caldo del bucaniere” gli sorrise porgendogli una tazza che l’uomo afferrò prontamente.
“E’ Natalizio.”
“Si, beh è quasi Natale. Il nostro primo Natale in questa casa.”
La bevanda le invase la bocca con il suo gusto forte ed il caldo la fece tremare prima di darle sollievo e riscaldarle lo stomaco.
Killian rise della sua buffa espressione e poi la strinse trascinandola con sé sotto la coperta ed appoggiando la bocca sulla sua tempia in un bacio dolce ed innocente.
“Vuoi fare l’albero con me?” Le sussurrò all’orecchio, provocandole ulteriori brividi e non più di freddo. La ragazza annuì solamente, poi si alzò e lo trascinò al centro della stanza.
L’albero venne ben presto riempito di lucine, seguite da palle rosse e dorate. Si divertirono molto nel farlo, sorrisero svariate volte, ci furono momenti di tenerezza e battute buffe.
“Adesso manca solo questo per essere un vero albero di Natale” Emma sollevò il puntale, osservando bene la stella ricoperta di brillantini che aveva davanti.
“Sali sulle mie spalle” la invitò Killian, abbassandosi un po’ per permetterle di salire. Non avevano ancora una scala quindi quello era l’unico modo possibile per arrivare così in alto.
“Non farmi cadere” gli intimò ridendo.
“Mai” rispose lui in modo solenne, molto più serio rispetto all’ilarità del momento.
La prese sulle spalle e si avvicinò per permetterle di agganciare il puntale.
“Perfetto” batté le mani quando ebbe trovato la posizione più consona e dritta, “adesso puoi farmi scendere, Killian.”
“Come desideri, mia signora.” Un colpo di spalle e ruotandola la fece arrivare direttamente tra le sue braccia forti sempre pronte a tenerla stretta.
Lei ebbe un tuffo al cuore prima di ritrovarsi salda su di lui, le sue labbra irruenti e passionali sulle sue che si fecero dolci subito dopo perdendo la precedente urgenza. La sollevò piano permettendole di riacquistare l’equilibrio e poi la stordì di nuovo con un altro bacio.
No, quel ragazzo non era leale. Stordirla in quel modo solo con un bacio, come se fosse il primo poi. Le faceva sempre lo stesso effetto, una sorta di riemergere fuori dall’acqua dopo aver trattenuto il respiro per lungo tempo.
Le sue labbra scesero lasciandole una scia umida sul collo per scostare poi la stoffa della maglia e spostarsi sulla spalla. La mordicchiò piano facendola gemere incapace di trattenersi.
Le mani frenetiche della ragazza si insinuarono sotto la maglia spessa, l’esplorazione di quel petto sodo era sempre estremamente piacevole. Lui la fece indietreggiare per raggiungere il divano, si adagiarono piano mentre lei faceva volare via la sua maglia per permettersi di guardarlo meglio.
Lui aprì gli occhi di scatto, inchiodandola con uno sguardo famelico prima di far scivolare via anche la sua maglia e tirar giù le spalline del reggiseno con la bocca.
Si aiutò con le mani, scostandole dai suoi fili d’oro solo per rimuovere il resto degli indumenti mentre la sua bocca si spostava ovunque in modo impaziente.
Consumarono ancora una volta il loro amore, ma poi perché si diceva così? Quando Emma non sentiva nulla consumarsi, bensì rinvigorirsi e diventare sempre più forte. Avevano alimentato il loro amore.
Sorrise contro il suo petto caldo, i peli le solleticarono il viso prima che si muovesse verso l’alto per lasciargli un ultimo bacio sul collo.
Si lasciò cadere su di lui, stanca ed appagata.
Ed il calore, che le riempiva il petto ogni volta che stava insieme a lui, divampò così tanto che sentì quasi di bruciare. Era bello sentire caldo nonostante il freddo.
Si accoccolò vicino al suo petto.
Killian continuava a sussurrarle parole all’orecchio ed a strofinare il naso sui suoi capelli per inspirare il suo odore che sapeva tanto di casa.
I suoi occhi verdi lo inchiodarono poco dopo con una domanda.
“Cosa vorresti per Natale?” Cosa poteva volere di più? Quando lei continuava ad accarezzarlo così, lasciando disegni immaginari sul suo petto e baciando ogni centimetro che riusciva a raggiungere. Era perfetto, avrebbe voluto rimanere in un letto o su un divano con lei per tutto il giorno. Fare l’amore, guardarla semplicemente e respirarne l’essenza, poco importava se lei gli stava vicino.
“Tutto ciò che voglio per Natale sei tu.” Ed il cuore di lei perse nuovamente un battito.
“Sono già tua.”

*****
 
Si risvegliò sul divano tutto indolenzito. Il sole era sorto da un po’ ma tutto era ancora piuttosto grigio, si stiracchiò leggermente facendo attenzione a non rotolare giù.
Nonostante avesse detto ad Emma che il divano sarebbe toccato a lei, non si era sentito di riservarle ogni notte quel trattamento ed allora avevano concordato di fare a giorni alterni. Strano per due persone che prima approfittavano di ogni momento per dormire abbracciati.
Si alzò lentamente, facendo attenzione a non far troppo rumore e si avviò verso il bagno per darsi una svegliata.
L’acqua fredda che si buttò sulla faccia servì a scuoterlo abbastanza. Si fece una doccia veloce e si recò in stanza per prendere i suoi vestiti. Si fermò un attimo ad osservare Emma dormire beatamente, l’ombra di un sorriso sul suo volto stanco lo portò ad avvicinarsi.
Si abbassò piano su di lei e le diede ciò che di giorno non trovava il coraggio di darle.
Le sue labbra si poggiarono leggere su quelle dischiuse della ragazza che sorrise inconsciamente ancora di più.
“Killian” mormorò, lui si preoccupò di essere stato avventato e di averla svegliata ma quella sembrava ancora completamente addormentata e felice.
Forse stava solo sognando.
Prese i vestiti e si cambiò, preparò il caffè lasciandolo pronto anche per quando si sarebbe svegliata lei ed uscì per andare a lavoro.
Un piccolo velo di neve sembrava cadere lentamente ma non era ancora abbastanza da imbiancare tutto. Mancava qualche giorno a Natale e a lui toccava fare gli straordinari per cercare di portare a termine tutte le analisi che stavano svolgendo. Strano quanto tempo ci volesse per analizzare delle semplici rocce.
Il fatto di essere state sott’acqua per tutto quel tempo le rendeva fragili e malleabili dato che non erano le tipiche pietre che si trovano sui fondali marini.
Condurre quelle indagini era stato più difficile del previsto, però era stato anche interessante collaborare con diversi geologi per analizzare meglio la situazione ed il risultato era sorprendente.
Ad una profondità straordinaria si ergeva davvero ancora qualcosa e loro avrebbero scoperto tutto, quella sarebbe stata una grande scoperta che avrebbe portato benessere e soddisfazione. Dopo anni di lavoro, lui era vicino a scoprire tutto questo.
Il suo umore migliorò nonostante il grigiore mattutino ed il freddo. Prima di uscire di casa, avrebbe voluto solamente mettersi a letto con lei e gustarsi quel dolce tepore.
Qualche volta non aveva resistito all’impulso di andarla a trovare nel letto a notte fonda, quando lei era rigorosamente addormentata. Ed allora rimaneva lì, semplicemente a fissarla per un po’ oppure si stendeva vicino a lei solo per condividere ancora qualcosa che era stato solo loro da sempre.
Poi sgattaiolava via prima del l’alba, quasi come un ladro nella sua stessa casa.
Lei si stava dimostrando paziente nonostante più volte si fossero quasi lasciati andare ad uno dei loro momenti, o quasi sul punto di affrontare la situazione. Era inevitabile che si attraessero, si avvicinavano quasi senza rendersene conto.
Lui si spostava e lei si spostava.
Lei si spostava e lui si spostava.
Nemmeno lo vedevano fino a quando non si ritrovavano inevitabilmente vicini.
 
“Killian, sto parlando con te” una mano si mosse davanti al suo viso, aveva perso la percezione del tempo dato che si trovava già al lavoro ed a quanto pare ignorava anche le parole del suo collega.
“Scusa, Robin. Dimmi.” Chiese cercando di mostrarsi realmente interessato.
“Questa settimana torna la mia fidanzata dopo essere stata via quasi due mesi per lavoro. Mi faresti il favore di coprire il mio turno giovedì così che possa farle una sorpresa in aeroporto? Giuro che ricambierò quando vorrai.” Promise solenne con una mano sul cuore.
Killian rise di gusto vedendolo in quel modo, lo rassicurò dicendogli che lo avrebbe fatto senza alcun problema.
“Grazie tante, davvero. Allora come vanno le cose con la tua ragazza?” Ahi, tasto dolente.
“E’ una situazione complicata” tagliò corto, il suo sguardo azzurrino leggermente accigliato e la mano già pronta in mezzo al suo ciuffo per tirarlo indietro.
“Se volessi parlarne, magari di fronte ad una birra.”
“Ti ringrazio, magari una di queste sere ci facciamo una birra ma non ti assicuro nulla sulla chiacchierata” cercò di sorridere, dandogli una pacca sulla spalla prima di allontanarsi.
 
Il resto della giornata trascorse tranquillamente, Killian si fermò a pranzare al lavoro per finire alcune ricerche ed indaffarato com’era non si rese nemmeno conto che era quasi giunta l’ora di tornare a casa.
Prese il grande giubbotto che aveva portato per ripararsi dal freddo e si avviò verso l’auto.
Il suo posto di lavoro distava circa una ventina di minuti da casa, ma aveva sempre trovato piacevole guidare.
Ed in quel periodo era ancora più bello, tutte le luci della città erano accese conferendo un’atmosfera accogliente ed era possibile vedere bambini giocare fuori con i genitori cosa che raramente accadeva il resto dell’anno.
Il Natale precedente era stato decisamente uno di quelli che avrebbe voluto dimenticare, si era sentito solo, sconsolato e quasi l’ombra di se stesso. Non decisamente l’uomo che era stato e che voleva essere.
Invece in quella giornata sentiva che le cose stessero riprendendo la piega che non avrebbero mai dovuto lasciare, troppo spaventato per ammetterlo e troppo egoista per rinunciarvi ancora. Si accontentava di averla lì, una presenza tangibile e costante nella sua vita.
Ricordò la conversazione che avevano avuto qualche sera prima.

 
Ho bisogno che tu mi dica qualcosa. Ti ho detto che avrei rispettato le tue decisioni, ma Killian, noi non siamo semplici coinquilini. Semplicemente due persone che dividono una casa, non è questo che siamo, non è questo che voglio.” Era sorpreso da questo suo cambiamento, fino a quel momento era stata accondiscendente con lui invece adesso aveva finalmente acquistato il coraggio per dirgli cosa pensava.
“Non so cosa dire, mi dispiace.” E non era da lui, stare in silenzio ed andarsene. E faceva male quanto la sua memoria potesse essere forte per ricordare quelle stesse parole pronunciate in altre circostanze.
Lo aveva fatto però, si era chiuso la porta alle spalle ed aveva lasciato la casa solo per farvi ritorno molte ore dopo con più sonno e meno lucidità.

 
C’erano stati dei momenti di leggerezza dopo quel giorno, Emma aveva accantonato la discussione per paura di vederlo scappare di nuovo e comprendendo di dover essere più cauta. Lui l’aveva compreso a sua volta e non aveva tirato fuori l’argomento, accantonandolo in una parte lontana della sua mente.
Tutti quei pensieri su cui si rifiutava di soffermarsi tornavano a tormentarlo in quel momento di quiete, chiedendo prepotentemente di uscire e di essere riesaminati una volta per tutte.
 
Mesi prima, 10 minuti prima del matrimonio.
 
Emma aveva da poco fatto il suo ingresso nella stanzetta adiacente alla chiesa dove si sarebbe svolta la cerimonia, non era nervosa, sentiva quasi di muoversi come un automa senza aver reale consapevolezza di ciò che stesse facendo. Si mise davanti allo specchio giusto per sistemarsi i capelli, poi inclinò la testa per rimettere i guanti che aveva tolto per avere sensibilità alle mani. Quando i suoi occhi tornarono allo specchio, ve ne erano altri due, fermi, attenti, la scrutavano piano.
“Sei bellissima.”
“Grazie, grazie per essere venuto.” Si scambiarono quelle parole così, attraverso uno specchio senza il coraggio di voltarsi per guardarlo negli occhi. Quelli sarebbero stati un problema per il suo autocontrollo già precario.
“Non ti sposare” la pregò così dolorosamente di non rinunciare a loro, quelle parole si diffusero nell’aria in modo rapido e le arrivarono dentro scavando un solco così profondo da non permetterle nemmeno di respirare.
“Ti prego, Emma. Dimmi qualcosa.”
“Non so cosa dire, mi dispiace.”
Lo aveva lasciato lì.

Tears stream down your face,
When you lose something you cannot replace.
 
Si voltò verso il posto in cui fino a poco prima stava seduto Killian e lo ritrovò completamente vuoto. Lo cercò rapidamente tra la folla e lo vide proprio lì vicino alla porta, le mani nelle tasche dei pantaloni e gli occhi alti verso di lei. Poteva vedere l’azzurro luccicare anche a quella distanza.
 
 
Voleva davvero rovinare tutto per orgoglio, per dolore, nonostante l’amasse?
L’amava ancora più di quanto fosse possibile immaginare, più di quanto fosse normale amare qualcuno. L’amava così dolorosamente tanto da star male fisicamente senza di lei, quasi come una dipendenza, non era sano amare così e gli faceva male.
Non era normale che fosse veleno ed antidoto contemporaneamente. Gli aveva procurato dolore, lo avevano fatto a vicenda e poi si erano curati allo stesso modo, leccandosi le ferite ed andando avanti.
Troppo ferito per stare con lei, ma non immaginava di stare senza, di farne a meno.
Era ancora la sua luce, illuminava ancora la sua vita esattamente come tutte quelle piccole luci facevano con la strada nel periodo di Natale. Rendevano tutto magico e lei riempiva di magia lui.
La differenza stava nel fatto che tutte le lucine sarebbero state tolte dopo quel periodo e tutto sarebbe tornato ad essere come sempre: ordinario.
Invece lui non poteva e non voleva che questo succedesse alla sua vita. Quando stava con lei non c’era nulla di ordinario, o meglio, l’ordinario era estremamente straordinario e magico. Sempre.
Doveva farlo davvero però, doveva perdonarla e smettere di rivangare il passato perché solo così potevano andare avanti e costruire un futuro insieme.
E non c’era occasione migliore. Era quasi Natale.
A Natale si vuole stare vicino a chi si ama.
Era tutto quello a cui riusciva a pensare mentre schiacciava l’acceleratore per raggiungere la casa più velocemente, sembravano passate ore ed invece aveva pensato a tutto quello solo in pochi minuti.
Trovò la pace nella consapevolezza che tutto avrebbe preso nuovamente una direzione, quella giusta. Giusta per lui, per lei e per la loro famiglia. Quello che erano sempre stati.
 
 
Lights will guide you home,
And ignite your bones,
And I will try to fix you.
 
 
Corse per le scale e le chiavi gli caddero sul pavimento mentre cercava di aprire in tutta fretta, le raccolse e cercò di calmarsi un attimo prima di sopraffarla con il suo ritrovato entusiasmo.
Un respiro profondo ed aprì.
Lei era lì e fissava un enorme albero di Natale ancora privo di decorazioni.
Fu colta di sorpresa e quando si voltò non riuscì a nascondere le lacrime che le rigavano gli occhi, probabilmente frutto dei ricordi passati.
Le asciugò velocemente con una mano ed accennò un piccolo sorriso mentre si avvicinava a lui lentamente.
Gli porse la mano e rimase immobile fissando la sua, sperando che accettasse quell’invito silenzioso che non azzardava a pronunciare. Killian si ritrovò spaesato dal tumulto di emozioni che provò in quell’istante.
Poi lei prese coraggio e sospirando piano sussurrò:
“Vuoi fare l’albero con me?”
 
Note: 

Ciao a tutti! :) 
Scusate per l'enorme ritardo con cui pubblico questo aggiornamento ma non ho avuto un attimo di tregua in questo periodo. Non ho intenzione di abbandonare la storia però tra tirocinio, università ed esami, ho molto meno tempo per scrivere quindi purtroppo rallenterò la pubblicazione dei capitoli. 
Chi ha visto la puntata? Se volete farmi sapere cosa ne pensate riguardo la storia, la puntata o qualsiasi altra cosa sarò qui a leggere le vostre opinioni. 
Un abbraccio. <3 
  
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