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Autore: Aqua_    07/12/2015    2 recensioni
Grantaire ha un problema con l'alcool, questo lo sanno tutti. Ci sono volte in cui beve fino a non rendersi più conto di ciò che sta facendo, il che non è quasi mai un bene. Anche agli Amis piace bere - più moderatamente, certo - e piace anche ad Enjolras. C'è chi, da ubriaco, si improvvisa filosofo, chi smette di balbettare, chi cucina lasagne e chi manda messaggi alla persona sbagliata.
È proprio da ubriaco che Grantaire commette quello che ritiene l'errore più grande della sua vita e, ovviamente, insieme ad un Courfeyrac che gioca a fare Cupido, Enjolras non può che essere coinvolto.
***
«Diciamo che potrei, per sbaglio, avergli mandato qualche foto un po' osè, ma nulla di particolarmente eclatante!»
Dall'altro capo del telefono, Courfeyrac scoppiò a ridere.
«Per sbaglio? Come fai a inviare delle foto osè per sbaglio?»
***
[modern!AU] [Enjolras/Grantaire, con accenni Combeferre/Courfeyrac] [ah, e probabilmente Enjolras è un (bel) po' OOC]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire, Les Amis de l'ABC
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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1. The one where Grantaire sexted the wrong person





 
Dopo l'ultima esperienza, si era ripromesso che avrebbe cercato di controllarsi, che non avrebbe esagerato un'altra volta, e si era impegnato. Aveva smesso di bere dopo il terzo giro, quando aveva inziato a sentirsi leggermente brillo. Facendo finta di nulla - o anzi, inventando una storia che aveva fatto rabbrividire Joly - aveva dichiarato che non avrebbe più toccato una goccia di alcool, tra gli sguardi sbalorditi degli Amis e lo sguardo scettico di Enjolras, che si rifiutava di credere che Grantaire - quel Grantaire - potesse dire di no all'alcool, qualunque ragione vi fosse dietro. Per quanto Grantaire detestasse ammetterlo, anche quella volta il suo - anche se lui non sapeva certamente di esserlo - Apollo aveva avuto ragione. Appena tornato a casa, dopo aver gettato uno sguardo alla tela che aveva abbandonato nel soggiorno diversi mesi prima, si fiondò in cucina e aprì tutte le mensola della credenza, fino a che non trovò una bottiglia ancora non aperta di vodka. Non era il suo superalcolico preferito, ma in quel momento non fece troppe storie. In meno di mezz'ora, bicchiere dopo bicchiere, la bottiglia era mezza vuota, e il mondo di Grantaire girava all'impazzata. Adesso, dopo altri due bicchieri, poteva dirsi soddisfatto. L'unica cosa di cui sentiva la mancanza in quel istante era qualcuno più che disposto a soddisfare le sue necessità - necessità impellenti, stando ai segnali che il suo corpo continuava a mandare. Sfortunatamente per lui, il fatto di avere una precisa idea di chi dovesse essere quel qualcuno, unito al tasso alcolico presente nel suo sangue, gli impedivano di prendersene cura da solo, e si ritrovò ad ammettere che, forse, bere tutto quell'alcool non era stata l'idea migliore della giornata. Prese il cellulare, sforzandosi di tenerlo tra le dita mentre questo sembrava voler scivolare via a tutti i costi, e scrisse ad Éponine.
Ti ricordi quando hai detto che avrei potuto scrivere a te invece di scrivere ad Enjolras quanta voglia abbia di farmi sbattere da lui? Ecco.
Premette il tasto d'invio senza curarsi minimamente di controllare il destinatario, cosa che avrebbe dovuto fare, o ciò che aveva scritto, cosa di cui si sarebbe pentito non molto tempo dopo, e, ancora prima di ricevere una risposta, si addormentò sul divano.
***
Fu il suo gatto a svegliarlo, la mattina seguente - o meglio, fu la zampata che il suo gatto decise di dargli, a svegliarlo. Stiracchiandosi malamente, Grantaire cercò di mettersi a sedere, combattendo contro la voglia di vomitare tutto ciò che aveva bevuto la sera precedente. La testa gli girava in maniera assurda, quasi come se si stesse preparando a prendere il volo. Non ricordava molto della sera precedente, ma era abbastanza sicuro che non ci fosse nulla da ricordare. Non si era sicuramente ubriacato in compagnia degli Amis, perché in quel caso uno di loro sarebbe rimasto a dormire da lui per assicurarsi che la situazione non fosse messa troppo male, oppure si sarebbe svegliato a casa di uno di loro per lo stesso motivo. Il fatto, però, che Robespierre - nome scelto da Enjolras, lui non aveva potuto fare altro che sottomettersi alla volontà del biondo, e Dio solo sapeva quanto poco gli fosse dipiaciuto doversi sottomettere - avesse deciso di sfogare la sua rabbia per la mancata colazione su di lui implicava che Grantaire fosse il solo in casa. Barcollando, si alzò dal divano e riempì la ciotola del gatto, gli fece due carezze sulla testa e tornò a sdraiarsi sul divano. Parte di lui voleva disperatamente prepararsi un caffè, in modo da smaltire la sbornia con l'unico modo che effettivamente funzionava, mentre un'altra parte si rifiutava di alzarsi nuovamente dal divano. Afferrò il cellulare, dopo averlo cercato a tentoni per qualche minuto, per supplicare Joly di venire in suo aiuto, e lesse il messaggio che aveva ricevuto la sera precedente.
Sono Enjolras, grazie per avermelo fatto sapere.
Si mise a ridere. Era ovvio che non si trattasse davvero di Enjolras, come indicava il nome del mittente, anche se doveva ammettere che Éponine era piuttosto brava a imitarne lo stile. Decise di stare al gioco e pensò a cosa rispondere. 
E che cosa stai indossando, Enjolras?
La risposta arrivò nel giro di due minuti.
Non sono certamente affari tuoi.
Si appuntò mentalmente di complimentarsi con la ragazza, perché era davvero credibile nel ruolo del biondo. Si alzò con non poca fatica e, dopo essersi sistemato davanti allo specchio ed essere rimasto con nulla addosso se non un paio di boxers, scattò una foto.
Sì che lo sono.
Inviò la foto insieme al messaggio, senza sapere cosa aspettarsi in risposta. Appoggiò il cellulare sul tavolo della cucina, si appuntò mentalmente di riempire la ciotola al gatto - che, magicamente, si era svuotata in meno di cinque minuti - e si preparò un caffè. Mentre aspettava, diede un occhiata al cellulare.
NON. È. DIVERTENTE.
Scoppiò a ridere: Éponine era decisamente brava ad imitare Enjolras - fin troppo brava, in un certo senso - tanto che riusciva addirittura ad immaginare l'espressione del ragazzo se si fosse trovato in quella situazione. Si scattò un'altra foto, una particolarmente osè, e la inviò alla ragazza - o ragazzo, se proprio doveva immaginare che dietro il telefono vi fosse il leader degli Amis. 
GRANTAIRE!
Continuò a ridere di gusto, mentre, barcollando, cercava di versarsi il caffè senza roversciarlo. Ne bevette un sorso, ustionandosi la lingua, ma non vi diede troppa importanza, non era la prima volta che succedeva. Il telefono vibrò, spaventando Robespierre, che se ne stava tranquillo a lisciarsi il pelo accanto al suo padrone. 
«Pronto?»
«Enjolras è appena entrato in camera di Combeferre come una furia, urlando che tu continuavi a mandargli foto piccanti. È vero?»
Oh, merde. 
Si chiese se, per caso, Éponine potesse aver coinvolto anche Courfeyrac nel suo gioco, ma la cosa sembrava altamente improbabile. Se fosse stato Marius, allora sì, qualche dubbio avrebbe anche potuto averlo, ma con Courfeyrac era del tutto impossibile. Prese lentamente coscienza di cosa era appena accaduto, sentendosi non poco in imbarazzo. Litigare con Enjolras e dichiararsi sessualmente frustrato subito dopo, con il solo scopo di fare innervosire il biondo, era una cosa, ma quel fallito tentativo di sexting, sebbene involontario, era tutto un altro paio di maniche.
«Diciamo che potrei, per sbaglio, avergli mandato qualche foto un po' osè, ma nulla di particolarmente eclatante!»
Dall'altro capo del telefono, Courfeyrac scoppiò a ridere. 
«Per sbaglio? Come fai a inviare delle foto osè per sbaglio
«Pensavo fosse Éponine.» biascicò Grantaire, sentendosi avvampare - un po' per la vergogna, un po' perché aveva avuto la meravigliosa idea di correggere il suo caffè con un qualche alcolico decisamente pesante, giusto per far andar via la sbornia più velocemente.
«Mmm... okay. Non voglio sapere i particolari.»
La linea cadde e, con lei, Grantaire si lasciò cadere sulla sedia con aria sconsolata. 
***
Il pomeriggio seguente, alle tre e mezza in punto, Grantaire si fece trovare davanti alla biblioteca della facoltà di legge. Tutti i lunedì, a quell'ora esatta, Enjolras faceva il suo trionfale ingresso nel locale universitario, a volte accompagnato da Combeferre, altre volte da solo, e Grantaire si ritrovò a sperare con tutto se stesso che quella volta non vi fosse nessuno con il biondo. Puntuale come un orologio svizzero, il ragazzo si presentò all'appuntamento - non che lui sapesse che qualcuno era lì ad aspettarlo, chiaro. Grantaire lo seguì, su per le scale, a destra e poi via, dritto tra le file enormi di scaffali. Il biondo si fermò davanti alla sezione di letteratura inglese e il suo stalker, come Grantaire aveva preso a chiamarsi da dieci minuti a qualla parte, fu più che sicuro che il volume che il ragazzo aveva in mano non era altro che l'Ulisse di Joyce, libro che lui stesso gli aveva consigliato di leggere, qualche tempo prima. 
«E io che pensavo che non mi avresti mai dato retta!» sussurrò, dopo esserglisi avvicinato, senza fare troppo rumore.
Enjolras sussultò, girandosi di scatto verso la voce alle sue spalle.  Realizzando chi si trovava davanti, arrossì di colpo, e Grantaire - senza capire per quale motivo il biondo stesse arrossendo, visto che in quella situazione era una sua prerogativa - lo seguì a ruota. 
«I-io... uhm, sì, be', n-non sembrava male.» rispose, alzando le spalle e facendo per andarsene, visibilmente a disagio.
Grantaire sospirò, afferrando il ragazzo per la giacca e preparandosi ad affrontare quella questione, lì, tra gli scaffali.
«Senti, io volevo scusarmi per ieri. Se avessi saputo che eri davvero tu avrei smesso immediatamente. Mi dispiace.»
Enjolras annuì frettolosamente, probabilmente senza nemmeno ascoltare cosa gli veniva detto, cercando si divincolarsi dalla presa di Grantaire. Non appena lo lasciò andare, il biondo sparì tra le file di libri, prima ancora che Grantaire potesse salutarlo. 
Uscendo dalla biblioteca, il riccio mandò un messaggio a Courfeyrac.
Io mi sono scusato. Adesso che facciamo?
La risposta arrivò in un batter d'occhio. 
Aspettiamo.



Note dell'autrice (se così la si può chiamare):
Era partito tutto come una cosa divertente in cui gli Amis erano parecchio ubriachi per la maggior parte del tempo, poi, non so come, si è trasformata in questo (ma gli Amis ubriachi ci sono lo stesso, don't worry). E niente, ho questo tremendo headcanon per cui Enjolras balbetta/arrossisce ogni qual volta si trovi a parlare con qualcuno al di fuori di Combeferre e Courfeyrac, quindi, mi spiace, vi tocca. 
Cercherò di aggiornare il più frequentemente possibile, visto che gran parte della storia è già pronta, ma non posso promettere nulla. Nel frattempo, grazie per essere arrivati fin qui (se lo avete fatto) e buona serata :)
   
 
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