Storie originali > Poesia
Ricorda la storia  |      
Autore: Matih Bobek    08/12/2015    1 recensioni
"Lo so, lo sai, lo sa anche il tempo:
nulla basterà a cancellare l'incursione
della tua presenza dal sistema che
produce e compone i miei battiti:"
Genere: Malinconico, Poesia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao,
lontano amico mio,
come vedi, son qui:
con intenzioni di giada
intagliate dei fantasmi
di alcune mie lacrime.
Guarda:
le strade che ho dovuto percorrere
 differiscono orma per orma
da quelle che recano a te.
Raccontami, amico mio,
quanti volti ha indossato 
la tua vita, e quanti altri 
ancora dovrà indossarne
prima che un timido alone
sostituisca le impronte
che ho lasciato in te; 
racconta, unico amore mio,
come il destino tuo 
ha scucito i fili di seta
e rubino che lo congiungevano
al mio, senza commettere
il suono di un peccato.
Raccontiamoci ora l'un l'altro,
dopo che gli anni si sono
ammassati sui nostri dorsi
e che hanno attutito
l'eco dei nostri richiami.
Mi vedi:
ora sostengo la traiettoria
dei tuoi occhi che si lancia
nel nero di tempesta,
e non sono che un aculeo di istrice
infilzato sulla schiena di questo
nostro unico momento;
ora avanzo con i solchi
di temporali ovunque sul viso,
e in mano stracci 
d'anima e inchiostro.

Appassisce quella nostra
quotidianità, si concede 
l'ultimo suo respiro.
Ed ecco che
sorseggiamo le parole di ciascuno:
sanno di fiele, di ore piene
di asfalto trafficato, di mattine autunnali;
sanno del grigio delle foglie
e di tubi di scappamento;
odorano dell'ampio androne
della vecchia scuola, 
di una matura adolescenza
e di un'adulta immaturità;
profumano del legno del
nostro banco, di grammatica
latina e di tabacco
 impregnato nella carta.
Nei silenzi dell'altro
ritroviamo le vie di Roma,
i nostri prati di fuliggine,
la pietra di via del Corso;
le fontane eterne,
saracinesche chiuse,
i sabati che si ripetono,
il rame della stazione;
nelle pieghe indecise della tua voce
scorgo folle informi,
note consumate,
musica di plastica,
tu che parli di te solo,
e io che parlo di noi,
suoni forti, suoni dolci;
nello spazio cavo dell'iride tua,
scura come mille notti di sonno,
riesco a vivere di nuovo
l'altalena delle mie intemperanze
e la temperanza della tua immobilità,
carezze d'avorio
e urla d'uranio;
i discorsi nostri si mescono,
acqua e vino:
verità a metà e intere menzogne,
comparse senza battute
e frasi senza corpo;
i nostri divisori, il tuo contradditorio;
riconosco in noi
lo stridio dei gabbiani,
l'oro del Tevere,
la mia campagna dal finestrino,
i tuoi grattacieli dalla banchina,
i passi senza meta;
I rintocchi delle campane
e grandi speranze;
cartaccia stropicciata,
ombrelli neri,
pizza calda e panini farciti;
la mia fuga, la tua staticità
la mia liquidità, la tua ruvidezza.

Accorri tempo, accorri!
Versami pure addosso
 il tuo costante scroscio
ammantato di medicine e oblio,
intriso di vuoti secondi,
e ore e giorni e anni.
Sradicami pure uno ad uno dai miei rimpianti,
con il graffiante ululato di un branco di lupi!
Rendimi pure la sola rotaia di una
via di ferro che mi conduca
a distanze remote dall'orbita abituale!

Lo so, lo sai, lo sa anche il tempo:
nulla basterà a cancellare l'incursione
della tua presenza dal sistema che
produce e compone i miei battiti.

Parliamoci,
parliamoci come ieri,
parliamoci come allora, come prima,
come prima ancora che io
perdessi me, senza mai trovare te.
Dove tu fossi non lo so,
ma io ora sono qui.

Ciao, lontano caro amico,
Siamo divisi, separati, disgiunti:
le lame di una forbice;
tende disserrate;
la prima e l'ultima pagina;
maniche di una camicia;
Le sponde di uno stesso fiume;
Comincio a delineare
una strada mia, solo mia
e mentre ti saluto,
un tenero ricordo
sostuisce i tuoi contorni.
Ciao, lontano amico mio.
Ciao.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Poesia / Vai alla pagina dell'autore: Matih Bobek