Serie TV > Criminal Minds
Segui la storia  |      
Autore: Florence89    09/12/2015    1 recensioni
La giovane Desdemona James conosce bene la BAU. Le sue capacità si sono più volte rivelate una risorsa controversa ma preziosa per l'unità, e il più razionale e mentale tra gli agenti si è sorprendentemente rivelato l'amore della sua vita. Ma cosa accadrà alla favola del giovane genio e della ragazza cerbiatto quando l'unità di analisi comportamentale arruolerà Desdemona come membro fisso della squadra?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il suono la colse nel bel mezzo di un sogno.
Si insinuò inizialmente come un lieve cinguettio intermittente in lontananza, per poi diventare sempre più acuto e infine imporsi, acuto e fastidioso, e anche se parzialmente incosciente sentì i cuore stringersi appena nel realizzare cosa questo significasse.
Sentì il corpo caldo di Spencer allontanarsi dal suo mentre si tendeva a spegnere il cercapersone, e istintivamente si avvicinò al bordo del letto per cercarne ancora il calore.
“Ti prego, no…Hotch sembrava serio, questa volta. Ci ha detto di prenderci una vacanza. L’aveva detto”.
Sussurrò con voce impastata, nascondendo il viso nell’incavo del suo collo e strofinando la punta del naso contro la sua pelle morbida. Profumava di caffè, dei dolci alla cannella che Garcia aveva preparato per loro e lui aveva portato a casa in una scatola con una fantasia di leziosi gattini. Era arrivato alle tre di notte, con la cravatta allentata e le occhiaie scure particolarmente accentuate, esausto e bellissimo. Lo aveva sentito inciampare nel tappeto ed emettere un imprecazione soffocata rivolta a qualche tipo di divinità politeista, ma aveva finto di dormire fino a sentirlo scivolare sotto le coperte, accanto a lei. Il suo respiro sapeva di caffè e zucchero a velo, la cena che aveva probabilmente consumato in macchina mentre Morgan lo portava a casa, e lei aveva sollevato il mento per trovare le sue labbra e rubargli un po’ di quella dolcezza.
E ora stava per scivolare di nuovo via da lei, volare verso uno stato sconosciuto, ripiombare in un ennesima maratona di skype calls e lettere scritte a mano nella sua calligrafia ottocentesca, libri commentati insieme al telefono e piccoli progressi dei bambini a cui lui non avrebbe assistito.
“Spence…” sussurrò, non sentendolo muoversi, e lo baciò teneramente sulla pelle tiepida. Non voleva che se ne andasse, ma nello stesso tempo sapeva quanto si sarebbe rimproverato un ritardo: lo sentì mugolare qualcosa contro i suoi capelli, e sollevò il viso, ridendo piano quando le loro labbra si incontrarono mentre lui stava ancora parlando. “…era solo un messaggio. Posso restare.” Concluse lui, stampandole un piccolo bacio sul labbro inferiore, mentre tracciava linee immaginarie sulla sua guancia con il pollice. Lei intrecciò le gambe alle sue con una risatina trionfante, la fronte contro quella di lui, e si perse nello scintillio dei suoi occhi nocciola.
“Puoi restare? Davvero? Oh, meno male. Non avresti nemmeno avuto cravatte pulite…” scherzò, prima di mordere appena la punta del suo dito. Avvertì con piacere il suo brivido di sorpresa, e lo attirò a sé, approfondendo il suo bacio alla cannella. Lui ricambiò con quella goffaggine che la faceva impazzire e che avrebbe sempre amato, con carezze esitanti, come se dopo due bambini temesse ancora di spingersi oltre la semplice discussione letteraria.
“Mi piaci con la cravatta…ma mi piaci di più senza.” sussurrò poi, distribuendo piccoli baci lungo la sua clavicola. Lo sentì schiarirsi la voce, e la punta delle sue dita vagare distratte tra i suoi capelli. Fermò l’ultimo bacio a pochi centimetri dalla sua pelle, e si sollevò appena per appoggiare la tempia al palmo della mano, mentre i lunghi capelli biondo scuro scivolavano sul cuscino.
“Hey, a proposito. Sai che mi sono sempre chiesta l’origine delle cravatte? Quando hanno iniziato ad usarle?” sussurrò, con la sua più genuina espressione incuriosita, e lui emise un sospiro a metà tra sollievo e colpevole consapevolezza. Parte del suo amore era comprendere la sua necessità di esprimersi, e naturalmente assecondarla: si nutriva delle sue parole quanto dei suoi baci.
“Il primo uso risale al regno di Luigi XIII. I mercenari croati che il Re assoldava portavano questi fazzoletti annodati al collo per proteggersi dal freddo. Li chiamavano “hravatska”, Croazia nella loro lingua madre, e da allora il termine si è stratificato fino a quello attuale. Sapevi che Lord Brummel, un nobile francese, aveva assoldato due facchini con il preciso compito di aiutarlo ad annodare la sua? Questo perché dopo la rivoluzione francese divenne simbolo di stravaganza e nobiltà indossarne di particolarmente ingombranti, che arrivavano a coprire il labbro inferiore e il mento. Brummel tra l’atro introdusse l’uso dell’amido per mantenere la rigidità del tessuto, e…sto di nuovo parlando troppo. Hai il sorriso che fai quando sto parlando troppo. Sto parlando troppo? Me l’hai chiesto tu e…”
Lei rise, scivolando nuovamente tra le sue braccia e sigillando il resto della frase con un bacio leggero.
“Stai di nuovo parlando troppo, Dottor Spencer Reid, sì. Ma è stato assolutamente interessante, grazie. Il suo aiuto è stato ancora una volta fondamentale per riempire gli imperdonabili buchi neri nel ben poco infinito universo della mia cultura personale. Come potrò mai ricompensarla per il suo prezioso contributo? Che ne dice di una maratona di Star Wars e una tazza di caffè? Papà ci ha spedito una nuova varietà dall’Uruguay. Questa volta meno arabica, come avevi consigliato.”
“Mi stai per caso imitando?”
Sussurrò lui con un sopracciglio sollevato, tentando di mascherare il compiacimento per il caffè, prima di ridere piano con lei e attirarla a sé, cullandola appena sotto le coperte.
“Dovremmo dormire ancora un po’. Sbaglio o domani è il primo giorno di lavoro di qualcuno?” sussurrò, piegando la testa per cercare i suoi occhi, già nascosti nell’incavo del suo collo. Lei fremette appena, in parte per l’idea del lavoro e in parte per il lieve massaggio alla base del collo.
Per quanto si vergognasse ad ammetterlo, di tanto in tanto offrirgli in pasto libri su massaggi tradizionali cinesi o composizione di infusi floreali non era solo un generoso tentativo di accrescere ulteriormente la sua conoscenza.
“Sì. Primo giorno nella gabbia dei leoni. Non ho ancora ben capito se i leoni siete voi o quelli a cui date la caccia.” Sospirò contro il suo collo “Oh Spence. Sono così nervosa. Il fatto che tu sia quello della squadra che per natura sarebbe più portato a dubitare delle mie…capacità non mi incoraggia.”
Lui passò fluido ad un massaggio rilassante, attivando un piacevole flusso tiepido dalla base del suo collo.
“Io ho piena fiducia nelle tue capacità, Desdemona.” Sussurò, utilizzando il suo nome completo come faceva sempre per apparire solenne. Cercò il suo sguardo, e posò la fronte contro quella di lei, scostandole appena una ciocca morbida di capelli per poterla guardare negli occhi.
“Le tue capacità mi hanno stregato, a dire il vero…se mi passi il termine.”
Sorrisero insieme.
“E sarà un onore e un piacere accogliere il tuo incredibile talento nella BAU.”
Il profumo del caffè, programmato dalla moka elettrica, iniziò a diffondersi nell’aria. Fuori aveva iniziato a piovere, e il ticchettio delle gocce contro il vetro, ritmico e regolare, accompagnava i loro respiri. C’era davvero altro da aggiungere?
Forse, concordarono silenziosamente mentre il loro bacio si faceva appena più profondo, stavano davvero parlando troppo, 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Criminal Minds / Vai alla pagina dell'autore: Florence89