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Autore: momoko89    09/12/2015    3 recensioni
"Non aveva programmato di arrivare fino a quel punto. E sicuramente, non aveva idea di come ci fosse arrivato. Forse era stato un abbaglio, un attimo di distrazione, una mancanza di riflessi. Fatto sta che era stato un momento, un attimo cruciale perché avvenisse quello sbalzo di ruoli. Ed ora, la persona che aveva in mano la situazione non era più lui, ma la shinigami bionda che gli stava davanti."
Per chi ama le GinxRangiku. Primo tentativo di scrittura su questo affascinante e mai decadente pairing.
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gin Ichimaru, Rangiku Matsumoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Troppo lontano

 
Non aveva programmato di arrivare fino a quel punto. E sicuramente, non aveva idea di come ci fosse arrivato. Forse era stato un abbaglio, un attimo di distrazione, una mancanza di riflessi. Fatto sta che era stato un momento, un attimo cruciale perché avvenisse quello sbalzo di ruoli. Ed ora, la persona che aveva in mano la situazione non era più lui, ma la shinigami bionda che gli stava davanti.

Lei, così forte e determinata, vantava una figura snella ma curva nei punti giusti, con una folta criniera bionda e un viso delicato. Ma c'era qualcosa di strano in lei che Ichimaru aveva notato da molto tempo, e che oramai non gli era più possibile ignorare. Il suo volto non accoglieva più i sorrisi serafici e spensierati di una volta, e lo sguardo truce che lei gli indirizzava in quel momento glielo confermavano. Quelli erano gli occhi di una sopravvissuta a nottate strazianti e colme di dubbi che non trovavano risposte. Erano gli occhi di una donna che aveva lasciato la delusione per far spazio a sentimenti di rabbia e frustrazione. Erano gli occhi dell'ereditiera di un potere che nemmeno lei sapeva di avere, nata dalla morte della speranza di ritrovare qualcuno che aveva perduto.
Uno sguardo, quello di Matsumoto, che Ichimaru aveva previsto un giorno sarebbe comparso, ma che sperava non di non vedere mai. Perché sapeva in fondo di esserne lui, la causa primaria.

Non aveva idea di come fosse arrivato fino a quel punto, ma era certo che oramai non poteva sfuggire allo scenario che quegli occhi color nocciola gli stavano mostrando. E di certo non poteva sfuggire all'attacco echeggiante di quella zanpakuto che conosceva fin troppo bene.
Matsumoto fece avanzare Haineko, obbligando lo shinigami dai capelli argentati ad indietreggiare e incrociare l'arma con la sua. Improvvisamente si rese conto di aver toccato la parete del soggiorno con il tallone. Lo stava mettendo alle strette. Non si ricordava che fosse così forte, quella donna. Chiaramente, aveva fatto male a sottovalutare la potenza della sua ira. Concentrò la forza in uno scatto che la fece tornare indietro. La determinazione e la fermezza nelle linee del suo viso erano quasi tangibili, tutti segnali che lo incitavano a una battaglia ardente. La attaccò con uno scatto arguto, senza darle nemmeno il tempo di realizzare una qualsiasi mossa. Le loro zanpakuto si ritrovarono di nuovo incrociate, vicine come non lo erano mai state. Ichimaru poteva sentire il respiro mozzato di Matsumoto, avido di qualsiasi molecola d'ossigeno che riuscisse a trovare nell'aria.

“Non va bene, Ran. Sei ancora troppo lenta per me.”

La shinigami non se lo fece ripetere due volte. Presa da un impeto di collera, si slacciò dalla morsa serpentina dello shinigami dai capelli argentati, spingendo la zanpakuto in avanti e roteandola con una mossa rapida degna di un capitano.

“Scusa, cosa stavi dicendo?” A Ichimaru venne difficile nascondere la sorpresa nei suoi occhi. Matsumoto era riuscita a disarmarlo in una mossa che non era riuscito a prevedere. Non sapeva se essere infastidito o se lasciarsi andare al sentore di fierezza che stava provando per quella donna. Lei, sempre più forte, sempre più incredibilmente bella. L'unica che riuscisse a destabilizzarlo con un solo passo, un solo sguardo. O un solo gesto.

“E brava, sei riuscita a togliermi Shinshou dalle mani. Non me l'aspettavo, sinceramente. Quel nanerottolo di Hitsugaya ti sta addestrando ben..”

Matsumoto non gli diede nemmeno il tempo di finire. Gettò la sua Haineko per terra e sbatté lo shinigami alla parete, tenendolo al collo con una presa cingente.

“Cosa vuoi da me, Gin?” il suo tono era basso, memore di notti lugubri e solitarie. Una nota minacciosa era l'unica cosa che rendeva quel sussurro udibile. Per quello shinigami in trappola, era anche troppo udibile.

“Sai, Rangiku, non ti fa bene tutta questa rabbia. Potrebbe rovinare quel tuo bel visino prima del tempo.”

“Credi che non mi sia accorta del fatto che mi stai seguendo? E' da settimane che mi stai tenendo d'occhio!” il ghigno irriverente di Ichimaru vacillò leggermente, e Matsumoto non si lasciò sfuggire questo particolare.

“Puoi nascondere il tuo reiatsu quanto vuoi, ma io lo conosco fin troppo bene per non percepirne anche solo una minima scia.”

“E' per osservarti meglio.”

“Smettila di giocare e dimmi la verità!”

Sempre più furiosa, sempre più affascinante, quella shinigami bionda. Era difficile resisterle, costretto in quella posizione. Ma Ichimaru si stava stancando, era il momento di metterla al tappeto. Con uno scatto repentino, le afferrò il polso come diversivo per poi tirarle una ginocchiata al ventre. Appena riuscì a liberarsi dalla morsa, le sferrò un colpo al petto che la obbligò a terra. Prima che Matsumoto se ne rendesse conto era già immobilizzata sul pavimento, intrappolata nella presa solida di quello shinigami che un tempo era suo amico d'infanzia.

“Maledetto” un ringhio si fece strada in mezzo agli attacchi di tosse. Ichimaru poteva distinguerlo bene, il rancore impregnato in quella imprecazione.

“A giocare troppo ci si fa male, Ran. Vedo che non hai imparato, fai gli stessi errori di quando eri bambina.”

La shinigami si agitava intrepida, in cerca di un punto debole per liberarsi da quelle catene di serpente “Lasciami andare!”

“Ah! Non ci penso nemmeno, sto troppo comodo.”


Quante volte si era ritrovata in quella posizione da piccoli? Per quanto ci provasse, non riusciva a ricordare. Sembrava un'altra vita, quella dove lei e Gin trascorrevano il tempo assieme mossi solo dal piacere della compagnia che provavano uno per l'altra. In quell'altra vita, ogni volta che facevano la lotta, Gin era sempre quello ad avere la meglio. Non importava quanto lei si agitasse, non riusciva mai a liberarsi dalla morsa di quelle braccia fini, eppure incredibilmente ferme. Utilizzare la forza, in quel caso, era inutile. Però l'ingegno, forse, le avrebbe fatto comodo. Memore dei vecchi tempi, sferrò un morso felino al polso di Gin, e con il braccio ora libero gli tirò un pugno, scaraventandolo dall'altra parte. Ben conscia della rapidità dei movimenti dello shinigami, gli si sedette sopra senza perdere tempo, tenendogli strette gambe e braccia.

“Neanche tu hai imparato dai tuoi errori, a quanto pare” la nota soddisfatta nella voce della donna fomentò il fastidio di lui, ancora troppo leggero, tuttavia, per rompere quella maschera intaccabile, “Ancora non riesci a sopportare la saliva sulla pelle.”

“Solo la tua, in realtà.” la sua voce era calma, il suo tono non saliva né scendeva di una nota nella scala nemmeno quando scherzava. Proprio come quando erano piccoli. In un'altra situazione la shinigami avrebbe riso, ma troppo rancore e dubbi irrisolti riempivano quelle giornate solitarie degli anni passati. Matsumoto gli tirò uno schiaffo che sapeva di tutte quelle lacrime che aveva versato nello sconforto delle notti più buie. Ichimaru stava per rispondere con una battuta, ma la shinigami lo intimò ancor prima di sprecare un solo fiato.

“Non ti azzardare a dire una parola, Gin! Non provarci neanche!”


Davanti a lui c'era una donna incredibile sotto ogni aspetto. Forte, determinata, esteticamente splendida. Una shinigami unica nel suo genere, in grado di abbattere chiunque con un solo passo, un solo sguardo. O un solo gesto. Una donna forte che però in un attimo si era lasciata tradire dalla sua voce. Quello che prima era un tono fermo, aveva in quel momento assunto note alte mosse dal rumore di emozioni rotte, dal gusto amaro di dolori repressi, e dalla vista sbiadita di ricordi infantili. I suoi occhi erano asciutti ma Ichimaru poteva sentirlo, il pianto strozzato nella voce di quell'incredibile donna. Dovette fare uno sforzo immane, stavolta, per non lasciare che la sua maschera intaccabile si spezzasse.

“Gin, dimmi perché. Perché hai seguito Aizen?” suonavano come lame affilate, quelle parole, così taglienti da poter recidere senza pietà i battiti del suo cuore. Ma lo shinigami argentato non poteva mollare. Non ora, che era arrivato così vicino alla conclusione del suo piano. Non avrebbe lasciato che nessuno ostacolasse la sua vittoria. Tanto meno la ragione che lo aveva spinto a sacrificare fino a quel punto la sua reputazione. Lei, quell'incredibile, splendida donna che gli stava davanti. La sua shinigami, unica nel suo genere.

Quel gioco era durato anche troppo. Ichimaru decise che era ora di finirla. Approfittò dell'attimo di distrazione di Matsumoto per liberarsi dalla presa ferma delle sue cosce, così da voltarsi verso la finestra ed uscire. Ma lei non era decisa a lasciarlo andare. Non senza una risposta.

“Ehi, no! Non puoi lasciarmi così, Gin!” lo afferrò per lo shihakusho, impedendogli così di saltare nell'oscurità della notte. In un attimo si ritrovarono faccia a faccia, privi sia di spade che di spirito belligerante. Ed è in quell'attimo che Ichimaru le vide, illuminate da un raggio di luna che entrava dalla finestra. Lacrime silenziose solcavano feroci le guance di Matsumoto. Quelle lacrime che, aveva giurato, non sarebbero mai più comparse sul suo viso.

“Gin, perché non hai scelto me?” persino mentre piangeva, le sue parole erano troppo forti per venir rotte dai singhiozzi. Vedere quell'incredibile donna, la sua splendida donna, in lacrime era troppo anche per la sua maschera intaccabile. Mosso dall'istinto, trovò l'unica soluzione che gli era possibile per porre fine a quella vista crudele. Con la mano sul suo viso accompagnò le labbra della shinigami bionda alle sue, stringendole in un bacio ingenuo e delicato, rovinato solo dal sapore di amarezza e delusione delle lacrime.


Matsumoto si lasciò andare a quel gesto improvviso, al calore del corpo di Gin che premeva sul suo. Aveva immaginato diverse volte che una cosa simile potesse accadere. E ogni volta si era chiesta quali emozioni l'avrebbero colta vivere veramente quell'attimo. In tutti quei scenari, le era impossibile non pensare a quanto sarebbe stato strano, terrorizzante, se non addirittura disorientante, percepire Gin in un gesto così incisivo, anche troppo incisivo perché non provocasse un ribaltamento del loro legame. Eppure, ora che entrambi erano lì, a condividere quel momento, si rese conto che non c'era nulla al mondo di più naturale, di più genuino di lei e Gin, insieme. Al culmine di quel bacio, Matsumoto si rese conto di essere stanca di quella vita. Era ora di dire basta alla caccia. Niente più inseguimenti, niente più notti senza risposte, niente più delusioni. Niente più vita senza Gin.

Ma dentro di sé lei sapeva che non era quello l'universo in cui loro due avrebbero potuto stare assieme. Da qualche parte dentro di sé lei lo sapeva, che era chiedere troppo.


Ichimaru incrociò il suo sguardo. Quel color nocciola era offuscato da lacrime ancora troppo calde per poterlo sopportare, “Non piangere, Rangiku. Le lacrime non ti donano.”


Matsumoto poteva leggerla bene, la dolce cura che comunicava il suo sguardo. Ma nella voce non sentiva nemmeno una nota di comprensione, nemmeno il sentore di una minima speranza che sarebbe riuscita a vincere quella lotta con la forza. Proprio come quando erano piccoli.
La lasciò con una carezza sul viso, prima di saltare giù dalla finestra. La shinigami non aveva idea di dove si stesse dirigendo e forse, pensò, non era più il caso di chiederselo. L'unica cosa che sapeva con certezza era che, ovunque fosse andato, sarebbe stato sempre e comunque troppo lontano da lei.


 


Ehilà! Prima di tutto, ringrazio tutte le persone che sono arrivate fin quaggiù. Premetto che era da tanto che non scrivevo qualcosa, ed ora che ho ricominciato ho voluto cimentarmi nel fandom di Bleach perché, beh...è il mio manga preferito :) Comunque, sebbene io impazzisca per questo manga, sono un po' indietro con i capitoli (ho appena finito la saga di Aizen) quindi cercate di capirmi, anche se sono un po' indietro con la storia e forse questo pairing non ha più ragione di esistere, ho sempre voluto scrivere qualcosa su Ichimaru e Matsumoto, perciò ho pensato bene di non perdere altro tempo e di buttare giù qualcosa. La personalità forte di Matsumoto mi ha sempre affascinato, e beh, Ichimaru è uno di quei personaggi che ti sta simpatico/antipatico al primo sguardo, non conosce vie di mezzo xD Era inevitabile innamorarmi di questa coppia. Spero che questi brevi momenti tra loro due non vi abbiano annoiato. Grazie ancora! A presto :)

 

  
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