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Autore: alaskha    11/12/2015    4 recensioni
“No, aspetta – fui lui a fermarmi, quella volta – non ti va un caffè?”
“Io non bevo caffè”
“Sei davvero newyorkese o bluffi? Non mi piace la gente che bluffa”
Avevamo usato lo stesso verbo, quindi probabilmente Luke Hemmings non era un bugiardo bluffatore.
“Sono newyorkese e non bluffo, semplicemente non mi piace il caffè ed io e te non ci dobbiamo piacere, non dobbiamo neanche mai più rivederci, quindi non importa”
“Giusto”
Rimanemmo a guardarci per qualche istante.
Istanti nei quali lui non si tolse mai dalle labbra quel sorrisino sfacciato.
“Quindi?” mi riscosse lui, dal mio stato pietoso di trance.
“Quindi addio, Luke Hemmings”
“Mi dici addio perché New York è grande ed è facile sbagliarsi?”
Annuii.
“Esatto”
“Speriamo non sia così grande come dicono, allora”.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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chapter ten

everyone leaves


 

 
Erano le 03:01 PM, il sole splendeva, il cielo era azzurro e Cherrie mi aveva portato in un piccolo bar che non avevo mai visto in vita mia, a Brooklyn, dove abitava lei. Ed il resto dei ragazzi, avevo imparato.
“Qui fanno il miglior cappuccino di entrambe le Americhe!” esclamò la mia nuova amica.
“Sei stata in Sud America?” le chiesi, avvicinando il bicchiere di the freddo alla mia bocca.
“No – fece lei, versando la seconda bustina di zucchero nella sua tazza – era per dire”
Ridacchiai, davanti all’espressione pensierosa di Cherrie: quel giorno indossava un grazioso abitino bianco, accompagnato a delle Dr. Martens verdi. Aveva anche legato i capelli in uno chignon ordinato, era stupenda, rock, e stupenda.
“Beh, allora – introdusse lei una conversazione – adesso che siamo in confidenza, io e te, puoi raccontarmi tutto di Hemmings”
Lessi la curiosità nei suoi occhi, e sussultai, al solo pensiero del “quasi bacio” con Luke della scorsa sera.
“In effetti ci sarebbe una cosa..”
“Sì, finalmente! – esultò lei, alzando teatralmente le braccia al cielo – uno dei due che si lascia andare al confessionale di Cherrie, quanto sono contenta!”
Inarcai scettica un sopracciglio, cercando di nascondere un sorriso, davanti a tutta quella gioia. Cherrie Williams era un vulcano, con una scia di lentiggini sul bel viso ed il rossetto rosso a marcarle le labbra piene. Un vero spettacolo.
“Calma i tuoi spiriti, Cher – frenai il suo entusiasmo, che mi aveva anche un po’ spaventata, a dirla tutta – io e Luke siamo solo amici”
“Certo, se solo non fosse per il bel fidanzato..” vagò lei, con la fantasia.
“Saremmo comunque solo amici” sostenni io, giocando con le bustine di zucchero, nel loro apposito contenitore.
Fu Cherrie ad inarcare un sopracciglio, quella volta.
“Sì, come no”
“T’ignoro – dissi io, velocemente – comunque – passai oltre la sua mania di sposare persone – come ti dicevo prima, ci sarebbe una cosa di cui vorrei parlarti”
“Dimmi tutto, Jen”
Cher non avrebbe potuto essere più contenta di così, era al settimo cielo, di potermi dare qualche consiglio su Hemmings.
“Ieri sera Luke mi ha portata sul terrazzo di casa dei suoi..” iniziai, ma lei mi interruppe subito.
“Davvero? Luke adora quel posto! Dice di andare sempre lì, quando ha bisogno di ispirazione per scrivere i suoi testi!”
“Ah sì?”
Cherrie annuì, senza togliersi quel sorrisino dalle labbra.
“E deve tenerci molto, se ti ha portata proprio lì”
Guardai in basso, senza trattenere un sorriso compiaciuto.
“Jen, guardami – e così feci – sei arrossita di almeno venti tonalità!”
Cherrie scoppiò a ridere, di me, ed io la mandai al diavolo.
“Mi fai passare tutta la poca voglia che ho di raccontarti questa cosa”
“Ohmmioddio! No! – si rattristò subito – mi tappo la bocca, giuro!”
“Sarà meglio” commentai io.
“Allora?” mi esortò ad andare avanti, bevendo un po’ del suo cappuccino.
“Beh, mi ha chiesto di andare al ballo con lui” la accontentai.
“Che cosa? – domandò Cherrie, retorica – questo è davvero troppo, per il Luke Hemmings che conosco io!”
“Dici?”
“Lo so” sostenne, convinta.
Rimasi a pensare a quella sua affermazione, che voleva dire che “era troppo” per il Luke Hemmings che conosceva lei? Non riuscivo a capire.
“E tu che gli hai detto?”
Avrei voluto nascondermi per l’imbarazzo.
“Gli ho detto che era una grande idea..” confessai.
Cherrie si dovette trattenere, per non esplodere in grida di gioia ed improvvisare una danza là davanti a tutti.
“Sono così contenta, Jen!”
“Già, fin troppo” scherzai io.
“No, davvero – mi disse lei, improvvisamente seria – Luke ha avuto molte donne, è un tipo che non ama impegnarsi, ma non perché sia una testa di cazzo o altro, lui è uno molto esigente, anche con le ragazze”
Quelle parole mi colpirono, e Cherrie se ne accorse.
“Se con te si comporta così, evidentemente, vuol dire che ci tiene, te l’ho detto”
Annuii, recependo i colpi, mentre pensavo a ciò che mi ripeteva sempre Zayn. Ma Luke non era uno così, non mi avrebbe mai lasciata da sola, non dopo quel suo: “Resto, te lo giuro”.
“Non è finita qui” proseguii.
“Altri attacchi di cuore? – mi domandò, ed io annuii – okay, sono pronta”
Mi sporsi un po’, appoggiando le braccia al tavolo a cui eravamo sedute, e iniziai a gesticolare, un po’ troppo animatamente forse.
“Eravamo così vicini, Cher – iniziai a spiegare – riuscivo proprio a sentire.. beh.. io.. oddio, perché è così difficile?”
Cherrie rise, sinceramente divertita, e felice.
“Con Hemmings è sempre difficile”
Annuii, più che d’accordo.
“Io non lo so, cosa sarebbe successo, se il mio telefono non fosse squillato”
Quello era il dubbio che mi perseguitava da 24 ore, e sapevo che Cherrie Williams sarebbe stata in grado di chiarirmelo.
“Lo sappiamo entrambe, Jen”
E dopo quella sua frase emblematica, sentii il rumore di una sedia che strisciava per terra.
“Buongiorno, fanciulle! – ci salutò allegro Calum – di che parlate?”
Io e Cherrie ci guardammo, pietrificate.
“Beh, noi..”
“Ah, ma guarda un po’, la piccola Stratford e la Williams – salvata in corner da Ashton Irwin – non ti hanno insegnato a non fare le amicizie sbagliate, Jen?”
Si sedette affianco a me, scoccandomi un bacio sulla guancia, a cui io risposi con un sorriso. Quando Cherrie ed Ash si lanciavano questo tipo di frecciatine, nessuno di noi sapeva mai che fare, che dire, se intervenire, o meno. Soprattutto Calum.
“In effetti no, Ash – esordii io, guardandolo negli occhi – se no perché sarei qui con te, ora?”
Cal e Cherrie scoppiarono a ridere, ed Ashton fece schioccare la lingua sul palato.
“Touché – disse poi – è per questo che ti adoro”
“È per questo che ricambio”
Cal sorrise, ordinando due birre medie, per lui ed il suo amico.
“Beh? – riprese proprio lui – dov’è Hemmings?”
Mi strinsi nelle spalle, chiedendomi lo stesso.
“Non saprei – dissi, infatti – non risponde ai miei messaggi”
“Oh, povera piccola Jenny!” mi prese in giro Ash.
“Fottiti, Irwin” gli dissi, con un sorriso ironico.
Il nostro rapporto era un po’ così, ma adoravo Ashton Irwin, anche se finalmente capivo cosa intendesse Luke con “Il più coglione che incontrerai mai”.
“Stavate parlando di me?”
La voleva piantare di sbucare dal nulla?
“Hemmings! – urlettò Cherrie – in effetti sì, ci domandavamo dove fosse il tuo bel faccino”
“Sempre qui – si pavoneggiò Luke – non temete, amici”
Ashton scosse la testa, come arreso alla stupidità del suo amico.
“La nostra Jenny invece si lamentava del fatto che non le rispondessi al cellulare, insomma, amico, è questo il modo di comportarsi?”
Fulminai Calum, e poi anche Cherrie, dato che scoppiò a ridere, praticamente arpionata al suo braccio. Erano la coppia più bella ed innamorata che avessi mai incontrato, in tutta la mia vita. Avevo immaginato come sarebbe potuto essere un appuntamento a quattro, con loro due: Cal e Cherrie, belli e colorati, avrebbero riso tutto il tempo e lui avrebbe tenuto il braccio sulle spalle, lungo tutta la cena. Dall’altro lato, ci saremmo stati io e Dan, grigi, con un sorriso finto e 50 cm di distanza.
Avevo immaginato anche un altro, appuntamento a quattro. Ed era totalmente diverso, era divertente, giusto, coinvolgente e bello da morire.
“No, sono imperdonabile” sentii poi dire alla voce di Luke.
Incontrai il suo sguardo, e forse, avrei perdonato tutto, a quegli occhi.
“Forse, Luke Hemmings”
Rimanemmo a guardarci: i nostri sguardi incatenati, e le nostre labbra sorridenti.
“Che noia – intervenne poi Ashton – cos’è, la stagione degli amori? Io me ne vado”
“No, resta, depresso che non sei altro – feci, alzandomi dalla sedia – sono in ritardo, devo andare a prendere Jai a scuola”
Cal spostò le gambe per farmi passare, ed io mi chinai per lasciare un bacio sulle guance di Cherrie.
“E io?” si lamentò Ashton.
“E tu vai a farti fottere, Irwin” rispose Luke, prima che potessi farlo io.
Lanciai un bacio volante ai miei due nuovi amici, e mi voltai verso Luke, lì, a pochi passi da me, con una maglietta a mezze maniche nere ed uno snapback portato al contrario.
“Vuoi che ti accompagni?” mi chiese, sottovoce, lontano dagli schiamazzi di quei tre.
“Hai lo skate?”
“Che domande sono?” chiese, retorico.
“Meglio così, vedrai come sarà contento Jai!”.
 
 
 
 
In sella a quello che non era esattamente un nobile destriero, ma solo lo skate di Luke, eravamo arrivati alla scuola elementare di Jai in anticipo di un quarto d’ora buono.
“Tu e Cherrie siete amiche, adesso?” mi domandò lui, fermando lo skate con una vans.
Io mi strinsi nelle spalle, camminando un po’ lungo la fontana del giardino scolastico.
“Direi di sì – dissi poi – lei è fantastica”
Luke annuì, affiancandomi. Il suo braccio sinistro ogni tanto sfiorava il mio destro, ma a nessuno dei due sembrava infastidire molto, quel contatto.
“Non tutti la pensano come te”
“Già, Ashton”
Mi sedetti sul bordo della fontana, e lui mi seguì.
“Ma perché la odia? – gli chiesi, come una bambina, accettando la sigaretta che mi stava offrendo – a me sembra così innaturale, odiare Cherrie”
Luke rise leggermente, prendendo la prima boccata di fumo.
“Lui non la odia, Jen – mi fece presente, voltando il viso nella mia direzione – Ash ha semplicemente paura”
“Di che cosa?” domandai, curiosa.
“Del fatto che Cherrie possa in qualche modo distogliere Calum dai nostri progetti”
Mi piaceva ascoltarlo mentre parlava, aveva una voce piacevole e me ne ero accorta fin da subito.
“Ehi, a che pensi?” mi chiese, con un sorriso dolce ad increspargli le labbra.
Forse doveva essersi accorto della mia espressione da ebete imbambolata.
“A niente”
“Non è possibile” sostenne convinto, facendomi sbuffare.
“Odio quando fai così”
“Così come?” mi chiese, ridacchiando, con la sigaretta ben stretta tra le labbra.
“Così! - esclamai, facendolo letteralmente scoppiare a ridere – tu credi di sapere tutto, e non mi permetti di nasconderti neanche il fatto che stessi pensando a quanto mi piaccia la tua voce, prima”
Lo guardai intensamente negli occhi, e lui fece lo stesso.
“Quindi non mi ascolti, quando parlo, in realtà ti incanti ad ascoltare il suono idilliaco della mia voce” mi prese in giro, meritandosi uno schiaffo sul braccio.
“Sei un idiota, Luke Hemmings”
“E tu anche, se stai con me”
Ancora occhi negli occhi, con i suoi denti che giocano nervosamente con il piercing ed una manina che tira insistente la manica della mia maglietta.
“Jenny!”
Fui costretta a scuotere la testa, per riprendermi dalla sensazione paradisiaca che era guardare negli occhi Luke.
“Ehi, scimmietta! – lo salutai, scompigliandogli i capelli – com’è andata oggi?”
Jai esibì uno dei suoi migliori sorrisi, quando notò la figura che mi stava accanto.
“Luke!”
Guardai il mio fratellino corrergli incontro, e Luke alzarlo di peso, per prenderlo in braccio.
“Ehi, ometto! – lo salutò, sorridente – come andiamo?”
“Alla grande!” rispose entusiasta lui.
Luke rise, ed io anche: era una gioia vedere Jai così felice.  E tutto per merito suo.
“Ehi, Jen?” mi richiamò il mio fratellino, incerto.
“Che c’è, scimmietta?”
“Posso chiederlo adesso a Luke?”
Luke aggrottò le sopracciglia.
“Certo che puoi, avanti..” lo incitai io.
Jai si nascose nell’incavo del collo di Luke, vergognandosi.
“Puoi chiedermi tutto, Jai” lo rassicurò, poi.
Non scioglierti, non scioglierti, non scioglierti.
“Posso usare il tuo skateboard?”
Luke esplose in una risata e posò Jai a terra, recuperando poi il suo skate abbandonato affianco alla fontana.
“È tutto tuo” glielo consegnò, con un sorriso.
Jai gli porse la manina, per farsi aiutare da lui a salirci sopra. E così Luke fece, reggendolo poi per i fianchi.
“Quando sei pronto, ti lascio”
Jai si morse il labbro inferiore, concentrato.
“Sono pronto!” urlò poi.
Luke lo lasciò, ed io non riuscii a nascondere un sorriso.
“Grazie” gli dissi, senza smettere di guardare Jai, però.
“Non dirlo neanche”
Mi voltai verso di lui, e sentii le sue dita intrecciarsi alle mie. Eravamo vicini esattamente come quella sera del terrazzo.
“Per Jai significa tanto”
“Anche per me” ribadì, annuendo convinto.
“Guardatemi! Jen! Luke!”
Ci voltammo all’unisono, senza smettere di stringerci la mano. Ogni tanto pensavo a cos’avrebbe potuto fare Dan, se solo fosse passato di lì in quel momento.
“Fa’ attenzione, Jai!”
Ma non in quel momento. In quel momento, non stavo pensando a nulla.
“Anche a me piace la tua voce, comunque” fece poi Luke.
“Ah, ti ringrazio”
“Per così poco”
Ridemmo insieme, dopodiché Luke mi alzò il mento con l’indice ed il pollice, avvicinando le mie labbra alle sue. Vidi la sua lingua giocherellare con il lip piercing, e mi accorsi come il nostro sguardo oscillasse dagli occhi, alla bocca.
“Adoro lo skateboard! Ne voglio uno!”
Ma la voce squillante di quel nanetto, interruppe qualunque cosa stesse accadendo tra di noi.
“Jen, credi che papà me ne lascerebbe prendere uno?”
Lo guardai intensamente, pensando che probabilmente no, Steve non avrebbe mai acconsentito a quella sciocchezza. Perché Jai non se lo meritava uno skateboard, dal momento che doveva frequentare i corsi estivi. E poi uno skateboard era per i poco di buono, che nella vita non avrebbero combinato nulla. Era così che avrebbe giudicato Luke, sbagliando su tutta la linea, però.
“Io credo di sì” intervenne proprio lui, vedendomi in palese difficoltà.
Eravamo ancora molto vicini, io e Luke, e me ne accorsi da come Jai stava sorridendo, nel vedere le nostre mani ancora l’una stretta dall’altra.
“Stasera ci vieni anche tu a cena da noi?”
Sbiancai, tutto d’un colpo. Avevo più volte detto a Jai che non avrebbe dovuto neanche pensare, ad una cosa del genere. Ma avrei dovuto immaginarlo, faceva sempre tutto di testa sua: era uno Stratford, d’altronde, a tutti gli effetti.
“No, Jai – dissi subito io – ti ho già detto che Luke non ci può venire, stasera”
“Già – disse poi Luke – non vorrei mai rovinare la vostra splendida armonia”
Aggrottai le sopracciglia, alzando immediatamente lo sguardo nei suoi occhi. Ma non li trovai, perché Luke aveva già afferrato il suo skate e si stava allontanando dal giardino della scuola.
Si stava allontanando da me.
“Jenny, dove va Luke?”
 “Luke! – urlai, prendendo per mano Jai e raggiungendolo a grandi passi – ma dove vai? Fermati!”
Lo guardai voltarsi, svogliato.
“Cosa vuoi?”
Non mi aveva mai parlato così, faceva male, non mi piaceva, la sua voce non era più bella come gli avevo detto solo qualche minuto prima.
“Che ti prende?”
Luke sospirò, guardandomi dritto negli occhi, ed avvicinandosi di molto a me. Posò una mano sulla mia guancia, delicatamente. Sentii il suo pollice tracciare il contorno della mia mascella, e mi trattenni, per non inclinare il viso e lasciargli un bacio sul dorso della mano.
“Tu mi piaci, Jen – cominciò, soffiando le parole sulle mie labbra – ed io ci sto provando, davvero, ad avvicinarti solo un po’ di più di quello che tu mi permetti, ma finché ti importerà così tanto di che cosa pensa la gente, e soprattutto tuo padre, sarà tutto inutile”
“A me non importa di che cosa pensa mio padre” risposi, piccata.
Forse un po’ troppo.
Luke si scostò immediatamente da me, scuotendo la testa, con un cipiglio incazzato.
“Non te ne rendi neanche conto – sbottò – scommetto che il signor Stratford non è nemmeno al corrente della mia esistenza, scommetto che speri che quelle poche volte che lui è in casa, Jai non faccia il mio nome, per nessuna ragione al mondo”
Non risposi.
“È così, non è vero? – mi domandò, retorico, ed io continuai a non rispondere, con gli occhi velati da lacrime amare – come immaginavo” fece allora lui, ridendo amaramente e massaggiandosi le tempie, mentre guardava in basso.
Aprii la bocca per dire qualcosa, ma lui fu più veloce, riportando i suoi occhi nei miei.
“Sai una cosa, Jenelle Stratford? – continuò – mi dispiace di non essere alla tua altezza, mi dispiace che tu debba vergognarti di me, anzi, mi stupisco del fatto che tu ti faccia vedere qui con me”
“Adesso smettila, Luke! – sbottai a mia volta – cosa dovrei fare? Invitarti a cena a casa mia? Con Daniel? Beh, scusami se non posso farlo!”
“E perché mai? Noi siamo solo amici, no?”
Mi spiazzò, e mi tolse tutte le parole di bocca.
“Perché urlate?” fece poi Jai, ed io strinsi la sua mano, in un riflesso incondizionato.
Ma non riuscivo a staccare gli occhi da Luke, sconvolta.
Lo guardai scuotere la testa, arreso, ed in pochi passi avvicinarsi a Jai, per poi accovacciarsi proprio davanti a lui.
“Ci vediamo, ometto, d’accordo?”
Jai annuì, e Luke alzò una mano chiusa a pugno davanti al suo piccolo viso. Il mio fratellino fece lo stesso, facendo scontrare la piccola manina, con la sua.
Luke si alzò ancora in piedi, non mi guardò neanche e sparì, con il suo skate.
Avrei voluto lasciarmi cadere a terra, perché ancora una volta una persona della mia vita mi stava lasciando. Mentre il suo: “Resto, te lo giuro”, risuonava nella mia testa.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
sounds good feels good!
ciao bimbe
sapete quando siete innamorate di qualcuno che non potrete avere mai nella vita? ecco, benvenute nel mio modd
è la sensazione più brutta del mondo anyway come state? io sempre sempre bene
il decimo capitolo porta la prima discussione dei nostri Juke, come li avete definiti voi ahahah JUKE OTP
GIULIA E BEN OTP IO E GENNI OTP okay basta, momento degenero finito.
chiariranno? e come lo faranno?
comunque cioè boh io Jai e Luke li amo un sacco
lascio i commenti a voi, vi amo
Simona

 
 
 
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