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Autore: venusmarion    12/12/2015    3 recensioni
Il momento del trucco per Effie era come un rituale. Aveva determinate cadenze, certi passaggi obbligati, e sempre una melodia da canticchiare a fior di labbra. Con le parole sbagliate, ovviamente. Effie non prestava mai troppa attenzione alle parole delle canzoni.
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I Say A LiTTLE PrAYER
o r c h i d e e

 

Sento una maggiore affinità con la tribù delle orchidee: sovversive del mondo vegetale, piante aggrappate alla vita ovunque possano, penetranti e insidiose. - Joanne Harris

 

Il pervinca era stato una scelta davvero azzeccata. Anche l’acconciatura, con qualche riccio appuntato e una frangia tagliata corta, non era affatto male. Effie provò un sorriso davanti allo specchio, ammirando la sua nuova parrucca. Per quanto l’aveva pagata, sarebbe dovuta rimanere a rimirarsi come minimo per un’intera giornata - o forse anche due - solo per ammortizzare la spesa. Ma non le sembrava carino restarsene chiusa nel bagno di Haymitch per tutto il week end. E Haymitch aveva lo specchio solo in bagno. E l’aveva perché ce lo aveva messo lei, quando aveva scelto gli arredamenti per le case dei vincitori del 12. Tanto di quel tempo addietro che adesso sembravano secoli. Se avesse potuto immaginare che un giorno sarebbe finita dentro una di quelle case per più di un paio d’ore, Effie avrebbe di certo innalzato il numero delle superfici riflettenti. 

Si sistemò le spalline del vestito - color ametista, quel violaceo leggero dei quarzi tanto in voga a Capitol - e prese a frugare nella trousse. Si sporcò subito un unghia con un kajal che aveva deciso di perdersi il tappo sotto il fondotinta in crema, e lasciò andare uno sbuffo scocciato, mentre si mise d’impegno per ripulire lo smalto in gel magenta che aveva su solo dal giorno prima. Ad operazione conclusa, procedette con il fondotinta. Non che la sua carnagione ne avesse troppo bisogno. Ma il momento del trucco per Effie era come un rituale. Aveva determinate cadenze, certi passaggi obbligati, e sempre una melodia da canticchiare a fior di labbra. Con le parole sbagliate, ovviamente. Effie non prestava mai troppa attenzione alle parole delle canzoni. E canticchiava sempre e solo quelle con le melodie più orecchiabili. The moment I wake up… before I put on my make up…

Così passò poi all’eye-liner. La scelta del giorno ricadeva su un colore a metà tra il porpora e il rosa - nome tecnico: eliotropo - perché doveva richiamare i toni del vestito così come quelli della parrucca. Il trucco doveva essere proprio questo trait d’union magico, che armonizzava il tutto. Per questo anche le sopracciglia bionde vennero ripassate con un rosa deciso, all’altezza dell’insieme. I say a little prayer for you…

Effie poi perse almeno dieci minuti a spulciare tra i suoi set di ciglia finte. Sì, quello era sempre un momento molto delicato. Dalle ciglia che sceglieva di applicare poteva dipendere l’esito dell’intera giornata. Niente scherzi, l’aveva provato sulla pelle. Con grande attenzione, alla fine optò per quelle che la confezione chiamava natural false, con un ossimoro non indifferente. Effie le applicò sugli occhi tenendo la faccia a pochi millimetri dallo specchio, la bocca dischiusa e il fiato che si condensava ogni due secondi davanti a lei appannando tutto. Si rese conto di aver saltato il fondamentale passaggio dell’ombretto. Ma dove aveva la testa? Si picchiettò la parrucca pervinca con due dita, come a volersi rimproverare da sola. Poi si perdonò. Con la maestria che aveva nell’arte del trucco, mettere un po’ di ombretto evitando ciglia finte ed eye-liner era un gioco da ragazzi. Stavolta scelse proprio un tono pervinca. Riuscì nell’impresa. Arrivò al momento del rossetto, e qui preferì richiamare lo smalto magenta. Ma si disegnò la bocca per metà, lasciando gli angoli vuoti. Ormai arrivata alla fase finale, quella del blush, saltò su se stessa quando la porta del bagno si spalancò. “Ciao,” disse Haymitch, imitando il suo accento capitolino, “sono Effie Trinket!”

Indossava una parrucca, quella che Effie aveva lasciato sul comodino la sera prima. Tanto bastò per farle serrare gli occhi. “Ti credi divertente?”

Haymitch se la rise come se sì, credeva di essere molto divertente. “Ma come fai ad andartene in giro con questa cosa rosa in testa? Pesa un accidente.”

“Non è rosa,” puntualizzò Effie, “è orchidea.”

“Orchidea non è un colore,” ribatté Haymitch. Si allungò su di lei per rubarle un bacio, ed Effie ne approfittò per tirargli via la parrucca dai capelli biondi e incolti. Fece per prendere fiato e lanciarsi in un accorato monologo sulle differenze intrinseche tra il rosa comune e l’orchidea, ma guardando Haymitch negli occhi decise proprio di lasciar perdere. A lui non importava un accidente dei colori. Non gli importava un accidente di quelle parrucche. Effie provò comunque a iniziare l’impresa. “Allora, il rosa comune, a differenza dell’orchidea...” Haymitch si prese un altro bacio, chiudendole la bocca. Ad Effie scappò un sorriso, ma fece finta di arrabbiarsi, spingendolo via. “Oh, ma che ci parlo a fare ancora con te?”

  
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