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Autore: world_magic    13/12/2015    2 recensioni
Un anno dopo l'iniziazione di Quattro ed Eric, una piccola ragazza Pacifica, Elizabeth, compie una scelta inaspettata: decide di unirsi agli Intrepidi. Lasciando tutti a bocca aperta, Elizabeth si impegna al massimo per diventare una vera Intrepida conservando tuttavia la dolcezza dei Pacifici. Ma cosa succederà quando gli occhi verdi e caldi di Elizabeth incroceranno gli occhi grigi e freddi come il ghiaccio del più giovane Capofazione degli Intrepidi?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO 24
Final test
 
(ERIC p.o.v.)
Sono sul tetto da almeno mezz’ora, ma di Liz non c’è traccia: le ho detto di raggiungermi qui dopo pranzo, e lei aveva annuito prima di tornare a occuparsi del caricatore, ne sono sicuro. Beh … quasi sicuro. Ho parlato a voce molto bassa per non farmi sentire nelle registrazioni delle telecamere, e se neanche lei mi avesse sentito?
Sono troppo nervoso per restare fermo, quindi inizio a camminare avanti e indietro e a prendere calci la ghiaia del tetto, anche se la metà delle volte non centro neanche un sassolino.
Passa di sicuro un'altra mezz’ora prima che la porta si apra e Liz arrivi sul tetto.
-Che fine avevi fatto? – dico con tono più scorbutico di quanto volessi.
-Scusa, Bree ha avuto una crisi di panico per il test finale e non ho potuto lasciarla finché non si è calmata. – mi spiega tranquilla.
Tutta l’agitazione è sparita ora che lei è finalmente arrivata, quindi mi avvicino e faccio quello che avrei voluto fare appena l’ho vista al poligono: la bacio.
Vorrei rimanere così con lei tra le mie braccia per sempre, ma non abbiamo molto tempo, come al solito: tra poco devo andare nell’ufficio di Max a verbalizzare quello che è successo alla recinzione e Liz ha la simulazione, quindi dobbiamo approfittare di ogni minuto che abbiamo insieme.
La lascio un attimo ma solo per prenderla per mano e la porto in un punto del tetto dove nessuno può vederci.
-Allora? Cos’era successo alla recinzione? –
-Niente di particolare. Alcuni soldati avevano deciso di disertare e scappare oltre i campi dei pacifici, ma le altre guardie di turno li hanno beccati e, non sapendo chi era, hanno sparato. Un paio sono rimasti feriti, uno sembrava in pericolo di vita ma alla fine si è salvato. Max mi ha mandato là a sistemare le cose, ma non è che ci fosse poi tanto da fare. –
-E adesso cos’è successo a quei soldati? Sono finiti tra gli Esclusi? –
-Non so, li ho dovuti consegnare ai Candidi. Dato che hanno violato una delle regole più importanti della nostra società, non oltrepassare la recinzione, devono essere processati in un tribunale. Sinceramente non ho idea di cosa succederà loro. –
La vedo annuire con aria pensierosa: la conosco abbastanza bene da sapere che in questo momento si sta domandando cosa succederà ai quei ragazzi, preoccupata che qualcuno possa fare loro del male per quello che lei definirebbe “un semplice errore”.
Purtroppo imparerà che nella nostra città, e soprattutto nella nostra fazione, un semplice errore può costarti la vita.
-Non vuoi chiedermi qualcos’altro? – dico alzando un sopracciglio e facendo un lieve sorriso, sperando di distoglierla dai suoi pensieri.
Lei mi fissa con sguardo interrogativo, probabilmente non capendo a cosa mi stia riferendo.
-Magari … qualcosa sulla lista? – le do’ un altro suggerimento.
Vedo il suo sguardo illuminarsi quando capisce di cosa sto parlando.
-Giusto! Quindi è veramente finita? La lista è stata bocciata? – mi chiede agitata come un coniglietto impazzito.
-Sì, per fortuna Max ha votato no, altrimenti sarebbe stata approvata. Ma è meglio non abbassare la guardia, Jeanine non sembrava molto contenta quando se n’è andata e potrebbe trovare un altro modo per ottenere quello che vuole. –
-Jeanine? –
Incredibile ma vero, esiste qualcuno in tutta Chicago che non conosce Jeanine Matthews.
-Il capo degli Eruditi. Probabilmente l’hai vista: è una donna bionda, con i capelli un po’ corti, che gira sempre con una cartellina sotto il braccio per sentirsi importante … -
-Ho capito chi è! – dice all’improvviso. – Non l’ho mai sopportata, l’ho sempre ritenuta una con la puzza sotto il naso. –
Non posso trattenermi dal ridacchiare quando vedo che anche Liz, come me, non sopporta quella so-tutto-io.
-Comunque, come ti stavo dicendo, mantenete un profilo basso, tutti voi. Jeanine non ha ottenuto il nostro appoggio ma potrebbe usare i dati delle vostre simulazioni per capire chi è divergente o meno e trovare un modo tutto suo per “arginare la minaccia dei divergenti”, come dice lei. –
Guardo l’orologio e noto che è più tardi di quanto pensassi. Ci precipitiamo giù e, dopo aver sceso le scale, prendiamo strade diverse per essere sicuri che nessuno ci veda insieme. Sinceramente non ne posso più di dover stare attento a ogni mossa che faccio, a dover nascondere i miei sentimenti, a fingere che non m’importa niente di Liz. Voglio solo stare con lei, senza dover nasconderci per avere qualche momento insieme.
Solo qualche altro giorno, mi dico: dopo il test finale non dovremo più nascondere la nostra storia. Non vedo l’ora.
                                       
(LIZ p.o.v.)
È arrivato il giorno del test finale: sono entusiasta e al tempo stesso terrorizzata. E se non dovessi passare? Sono tra i migliori e sono quella che ha il minor numero di paure, ma non posso evitare di andare in ansia al pensiero di fallire e finire tra gli Esclusi.
I test inizieranno dopo pranzo: avrei voluto passare la mattinata con Eric, ma era impegnato a preparare la stanza per la nostra prova, quindi i miei amici ed io decidiamo di andare allo Strapiombo e chiacchierare senza però accennare neanche una volta al test. Vogliamo passare una mattinata normale, come se fossimo già membri degli Intrepidi e non iniziati che rischiano di finire tra gli Esclusi se non affrontano il loro scenario della paura in poco tempo.
Stiamo facendo un dibattito molto acceso su quale sia la torta migliore della fazione quando Quattro sbuca fuori da un corridoio e si avvicina.
-Che ci fate qui? – chiede sedendosi di fianco a me.
-Stavamo discutendo sulle torte della mensa. – spiega Diego ridendo.
-Ah sì? – chiede Quattro senza riuscire a trattenere un sorriso divertito.
-Già. Per me la torta al cioccolato è la migliore, ma Joshua preferisce quella alle mele, e non riusciamo a stabilire quale sia la migliore. –
Restiamo un secondo in silenzio, poi iniziamo a ridere come dei pazzi: sappiamo benissimo che questa discussione non ha senso, ma abbiamo bisogno di distrarci e al momento le torte sono l’argomento migliore che abbiamo.
-Mi dispiace interrompere questo dibattito così importante e vitale, ma è ora di andare. I test inizieranno tra poco e avete bisogno di mangiare. – dice Quattro tornando serio.
Torniamo improvvisamente con i piedi per terra: è già ora di andare a pranzo. E se questi fossero i nostri ultimi momenti insieme?
Cala un silenzio pesante mentre ci dirigiamo verso la mensa: non riusciamo più a parlare o a scherzare, siamo tutti concentrati sul test e sulle paure che dovremo affrontare.
Tobias mi afferra per un braccio e mi fa cenno di rallentare e di lasciare che gli altri vadano avanti; lui ed io continuiamo a camminare un po’ più indietro, uno di fianco all’altro.
-Sei pronta? – mi chiede quando è sicuro che gli altri non ci sentano.
-Sono terrorizzata, ma cerco di mantenere la calma. L’ansia peggiorerebbe solo la situazione ed io devo essere al massimo se voglio passare. –
-Bene. Devo dirti una cosa, e avvisa anche Diego quando potrai, ma non dirlo a nessun altro. –
Il suo sguardo mi dice che è qualcosa di serio, quindi sono tutta orecchi.
-Stamattina sono andato da Max, dovevo consegnare gli ultimi rapporti, e l’ho sentito parlare con un altro Capofazione … non Eric – si affretta ad aggiungere quando mi vede stringere i pugni. – Stavano parlando del test di oggi e li ho sentiti dire che ci saranno anche gli Eruditi a osservarvi. –
-Cosa?! – esclamo senza potermi trattenere. – La lista non è stata approvata! Eric me l’ha detto un paio di giorni fa! Che cosa vengono a fare gli Eruditi qui? –
-Probabilmente vogliono convincere Max che la fazione pullula di Divergenti e che le loro misure sono necessarie. Mi raccomando, state attenti. –
Non posso resistere e lo abbraccio: se veramente gli Eruditi stanno cercando di convincere Max del pericolo dei Divergenti, significa che anche Tobias è in pericolo, eppure lui si sta preoccupando prima di noi che di se stesso. È troppo buono.
-Forza, è ora di andare. – dice sciogliendo l’abbraccio e affrettandosi per raggiungere gli altri.
Ops, mi ero scordata che gli Abneganti non vanno pazzi per il contatto fisico.
 
Arriva il mio turno prima di quanto sperassi. Bree è stata la prima tra noi, seguita da Joshua e Jason, e tutti e tre sono stati bravi (anche se Joshua a un certo punto si è bloccato e sembrava non voler andare avanti). Purtroppo non sappiamo ancora se ce l’hanno fatta: la classifica uscirà una volta terminati i test e quelli con i tempi peggiori saranno eliminati dalla fazione.
Il ragazzo prima di me, un iniziato interno, riesce a uscire dallo scenario solo dopo venti minuti e, dallo sguardo di Max e Lauren, non sembra aver fatto un bel lavoro.
Quando chiamano il mio nome, sono tentata di scappare e di non tornare mai più, ma cerco di farmi forza ed entro nella sala: vedo Max parlare con Quattro e Lauren, una ragazza – Tori, se non sbaglio – con una siringa in mano e una fila di Eruditi, tra cui Jeanine Matthews, davanti a un paio di monitor. Cerco Eric con lo sguardo, ma non riesco a trovarlo: probabilmente è in una qualche sala a coordinare tutto.
Vado sulla poltrona a testa alta, evitando di pensare a qualsiasi cosa possa distrarmi e concentrandomi sui consigli che Quattro mi ha dato ieri per uscire dallo scenario in fretta e “con stile”. Cerco di non sussultare quando sento l’ago con il siero entrarmi nel collo: chiudo gli occhi, aspettando che il liquido ambrato faccia effetto e, quando li riapro, sono nella mia vecchia stanza.
Come mi aspettavo, la paura di Axel è stata la prima a presentarsi, e la supero velocemente, come ho ormai imparato a fare, spaccando il setto nasale a quell’idiota e correndo fuori dalla stanza.
Appena esco dalla mia camera, mi ritrovo in un luogo buio in cui riesco a distinguere solo una manciata di persone: mia madre, mio padre, Tobias, Eric, Bree, Jason, Diego e Joshua. Faccio per avvicinarmi, ma quando sto per toccarli, spariscono, lasciandomi da sola nel buio. Questa è una paura che ho da sempre: temo di restare sola, di essere abbandonata dalle persone che amo. Cerco di non farmi prendere dal panico e faccio come mi ha detto Quattro: immagino che una porta compaia in mezzo a quello spazio nero e, quando appare in lontananza, corro a più non posso per raggiungerla.
Quando esco da quell’orribile vuoto nero, mi trovo in un campo di lattuga, come quelli che c’erano vicino a casa mia tra i Pacifici: non c’è nessuno, intorno a me sento solo un silenzio inquietante. So già cosa mi aspetta, conosco troppo bene questo paesaggio dopo tutte le ore di simulazioni: l’invasione delle cavallette. Deglutisco a vuoto e poco dopo vedo il primo di quegli insetti schifosi saltare verso di me: lo scaccio con una mano, mentre mi guardo introno alla ricerca di qualcosa per difendermi da quelle bestiacce. Vedo una piccola casetta non lontano da dove mi trovo, ma appena mi muovo per raggiungerla arrivano migliaia di cavallette e mi si attaccano addosso. Mi agito come una matta nel tentativo di scacciarle ma non c’è modo, sembrano essersi attaccate con la colla. Ignoro il disgusto e le stacco una per una mentre corro verso la casa; quando entro, chiudo la porta con un colpo secco, impedendo alle bestiacce di raggiungermi, stacco le poche cavallette che mi erano rimaste addosso e le schiaccio con lo scarpone. 
Quando mi volto, noto che la casa è completamente vuota: non solo non c’è nessuno, ma non c’è neanche niente, né un mobile, né un letto. Non c’è assolutamente niente. Faccio un passo verso la porta finestra dall’altro lato della stanza, ma le pareti iniziano a stingersi intorno a me. Claustrofobia. Devo riuscire a uscire da qui o morirò schiacciata come quelle cavallette che ho ucciso poco fa: provo a rallentare le pareti spingendole a più non posso, ma non serve a niente. Noto un pezzo di legno a terra, sottile da un lato e più spesso dall’altro. Dato che è l’unica cosa disponibile al momento, cerco di capire come potrebbe aiutarmi, ma non ho molto tempo per pensare: le pareti si stanno avvicinando troppo velocemente. L’istinto di sopravvivenza ha la meglio sulla ragione e infilo il bastone sotto una delle pareti senza pensarci troppo. Funziona: le pareti si fermano.
Sentendo che potrei impazzire se restassi anche solo un altro minuto in quella trappola, corro verso la porta finestra, il mio obiettivo iniziale, e la apro. Speravo di trovare un giardino o un campo uscita da lì, invece mi ritrovo in una casa diroccata e malconcia. Non ci sono finestre, e anche la porta che ho appena varcato è sparita: la mia unica possibilità è salire le scale che sono sulla destra. Sono di legno e, a giudicare dall’aspetto, marce e invase dai tarli, ma cerco di non pensarci e vado avanti, pregando che non si rompano sotto il mio peso. Appena arrivo al piano superiore, le scale crollano, non lasciandomi altra scelta se non andare avanti. Continuo a camminare e sento una risata inquietante dietro di me: mi volto ma non vedo nessuno. Solo adesso mi rendo conto che questa è la mia ultima paura: i fantasmi. Come a voler confermare la mia intuizione, lo spettro dalla risata malvagia si materializza – per modo di dire – davanti a me e inizia a inseguirmi. Non posso evitarlo: inizio a correre come una pazza, ma ovunque vado trovo solo porte chiuse o vicoli ciechi, e non c’è neanche una finestra da cui possa saltare. Non so perché mi ritrovo a pensare a Quattro che spiega a Diego che le simulazioni non sono reali, ma il siero le fa sembrare assolutamente vere, per questo gli iniziati fanno così fatica ad affrontare le loro paure: loro credono che tutto sia reale, che siano veramente in pericolo.
Realizzo che tutto questo non è reale, che devo solo affrontare quest’ultima paura per uscire dallo scenario e tornare alla realtà. Ma ricordo anche gli avvertimenti del mio migliore amico: anche se sai che la simulazione non è reale, non devi lasciarlo vedere, comportati come se per te tutta la situazione fosse assolutamente e completamente reale. Quando giungo all’ennesimo vicolo cieco, spingo contro la parete, come se volessi tentare di sfondarla, e lascio che lo spettro mi raggiunga. Lo sento ridacchiare malefico dietro di me e mi volto. So benissimo che sono stata io a lasciare che mi raggiungesse, ma adesso me ne pento, perché non ho via di fuga. Mi faccio coraggio e gli grido contro: -Non ho paura di te! – prima di correre e passargli attraverso. Davanti a me vedo materializzarsi una porta: quando la apro, mi risveglio sulla poltrona.
Ho finito il test, sono uscita dalla simulazione.
Sento una voce, che poi riconosco appartenere a Eric, annunciare: -Cinque minuti e dodici secondi. –
È uno dei miei tempi migliori.
Vedo Max annuire e Jeanine serrare le labbra mentre esco dalla stanza. Raggiungo i miei amici e aspetto con ansia la classifica, pregando che tutti noi ce l’abbiamo fatta.
 
 
 
 
 
 
Spazio autrice
Eccomi qua! Che ne dite del capitolo? Mi sono impegnata e l’ho scritto un po’ più lungo per farmi perdonare il capitolo della settimana scorsa, un po’ più corto (di cui mi scuso ma lo studio non mi ha permesso di scriverlo più lungo).
Questo è il penultimo capitolo, la settimana prossima posterò l’ultimo: preparatevi a un sacco di ringraziamenti sdolcinati ahahah J
Ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito la storia finora.
A domenica prossima con il finale!
Un bacio a tutti!
  
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