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Autore: EmilyW14A    13/12/2015    1 recensioni
Akira è sempre stata una persona paziente. Taciturna e silenziosa fin da piccolo. Ha sempre aspettato il proprio turno e non si è mai lamentato di quello che gli spettasse e della posizione raggiunta. Non a caso, Akira Suzuki, ha deciso di diventare il bassista di una delle più famose band jrock in tutto il mondo. Il ruolo del bassista è così. Non sei in prima fila come il vocalist, non hai tra le mani il filo conduttore della melodia come i chitarristi, non devi fornire il ritmo a tutti gli altri membri. Se sei il bassista devi solo accontentarti di una modesta posizione scenica, in cui il ruolo di accompagnamento alternato rare volte a qualche assolo è ciò di cui devi occuparti. Akira si è sempre accontentato di suonare il basso, di stare in una posizione sul palco più velata agli occhi dei fan, di non mostrare mai completamente sé stesso. Akira si è sempre accontentato di non sbilanciarsi, di non prendere mai la parola per primo, di non discutere, di non prendere mai l'iniziativa. Ma questo essere umano non è Akira Suzuki. Questo è solo Reita.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Reita, Ruki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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BY YOUR SIDE

 

 

 









Akira è sempre stata una persona paziente. Taciturna e silenziosa fin da piccolo. Ha sempre aspettato il proprio turno e non si è mai lamentato di quello che gli spettasse e della posizione raggiunta. Non a caso, Akira Suzuki, ha deciso di diventare il bassista di una delle più famose band jrock in tutto il mondo. Il ruolo del bassista è così. Non sei in prima fila come il vocalist, non hai tra le mani il filo conduttore della melodia come i chitarristi, non devi fornire il ritmo a tutti gli altri membri. Se sei il bassista devi solo accontentarti di una modesta posizione scenica, in cui il ruolo di accompagnamento alternato rare volte a qualche assolo è ciò di cui devi occuparti. Akira si è sempre accontentato di suonare il basso, di stare in una posizione sul palco più velata agli occhi dei fan, di non mostrare mai completamente sé stesso. Akira si è sempre accontentato di non sbilanciarsi, di non prendere mai la parola per primo, di non discutere, di non prendere mai l'iniziativa. Ma questo essere umano non è Akira Suzuki. Questo è solo Reita. Akira non è così. Akira è un uomo di 35 anni che sa quello vuole, sa come gira il mondo e sa in che posizione stare per non lasciarsi travolgere da esso. Sa quali decisioni prendere. Sa come farsi rispettare. E soprattutto sa di non doversi accontentare nella vita. Mai. Chi si accontenta è perchè ha esaurito tutti i sogni, o forse non ne ha mai avuti. Ma Akira non è Reita. Se Reita si accontenta di suonare il basso, di stare nella penombra del palcoscenico, Akira pretende di suonare lo strumento principale nelle melodie della sua vita, di vivere sotto la luce del sole. Akira è un uomo forte, capace di rialzarsi dopo essere caduto numerose volte, capace di sorridere anche quando affronta il peggio, capace di dare tutto agli altri anche rischiando di rimanere senza più nulla. Nemmeno se stesso. Ed è quello che ha fatto. Lo ha fatto quando ha realizzato di aver trovato qualcosa nella sua vita che

tutti gli esseri umani cercano per anni interi rompendosi in piccoli pezzetti pur di raggiungere il loro obbiettivo: l'amore. Akira lo aveva trovato, un po' per caso, un po' per destino. Si chiama Takanori Matsumoto ed è suo collega, nonché migliore amico e fidanzato. Ma Takanori è molto più di tutto questo. E' la luce in fondo al tunnel, è l'arcobaleno dopo un lungo acquazzone, è il camino acceso in una casa fredda di montagna. Akira ha bisogno di Takanori nella sua vita perchè è la piccola fiammella che riscalda la sua anima costantemente. Akira ama Takanori più di ogni altra cosa. E' la prima cosa che pensa quando si alza, e l'ultima quando va a dormire. Ed è proprio a Takanori che Akira ha scelto di donare tutto se stesso. Ogni minima cosa che lo riguarda appartiene a Takanori.
Akira si considera un uomo fortunato. E' contento della sua vita sentimentale. Ama e si sente amato da quel ragazzo così taciturno e timido. Egli sa, anzi, ne è certo, che Takanori lo ama nello stesso identico modo in cui lo ama lui. Takanori ha bisogno di lui come un seme ha bisogno dell'acqua per crescere. Akira si fida ciecamente del suo dolce amante: è disposto a tutto per il piccolo cantante e sa che anche Takanori farebbe di tutto per lui. Questo è Amore. Non quello dei film romantici, nè quello delle canzoni. È Amore perchè è qualcosa di così grande da non poter essere contenuto all'interno di un solo corpo. Infatti Takanori e Akira condividono l'Amore. Trasportano insieme il dolce peso dei loro sentimenti. Akira non è mai stato così felice in vita sua.

Ma ora non riesce più a sopportare quella situazione. E' stanco di doversi sempre nascondere. Di fingere, di mentire, di far passare tutto in secondo piano. E' stanco di essere Reita anche nelle sue vicende private. Vuole uscire allo scoperto, dire a tutti la verità. Urlare al mondo che ama quel piccolo ragazzo che tutti conoscono con il nome di Ruki. Akira vuole dimostrare ad ogni singolo essere umano che egli sta vivendo la storia d'amore più bella della sua intera esistenza. Vuole uscire in strada e baciare il suo Takanori davanti a tutti presenti, scrivergli ti amo su un social network e camminare ogni secondo mano nella mano con il suo fidanzato.
Tutto questo gli è altamente proibito, dalla società, dal lavoro; da tanti, troppi, fattori.

Perchè è tutto così difficile?

Le riflessioni di Akira vengono interrotte dal suo amico e collega Kouyou che, con un cenno della mano, gli annuncia la fine delle prove.

“Akira hai una brutta cera, tutto bene?”

“Sì...tutto bene” risponde Akira sovrappensiero.

“Mh. Se lo dici tu.”

Kouyou è l'ultimo a lasciare la stanza. Con un colpo secco la porta della sala prove si chiude, lasciando il ragazzo biondo in un silenzio quasi innaturale.
Akira è fermo immobile, gli occhi fissi in terra, le mani ancora ferme e salde sul basso.

Takanori.

Akira ripete infinite volte quel nome nella sua testa, fino a quando una mano colpisce forte sul vetro

della parete. Una voce ovattata gli urla di darsi una mossa e di lasciare la stanza. Akira distoglie finalmente lo sguardo da un punto preciso del pavimento che ha preso a fissare per i passati venti minuti senza interrompere il contatto. Lascia il basso nella sua custodia e spegne le luci della sala, lasciandola nella completa oscurità

 

 

 







*

 

 

 





La canzone è appena finita. La melodia è stata perfetta, il pubblico ha reagito caldamente e tutte i fan si sono scatenati. Kai alla batteria ha dato il meglio di sé, Uruha ha condotto perfettamente il suo assolo e l'accompagnamento di Aoi ha reso l'esibizione perfetta. E che dire di quel piccolo delicato ragazzo al centro del palco che ha urlato le sue emozioni al microfono, cantando con voce bassa e morbida quelle parole poetiche di un amore perduto e di una persona cara persa per sempre. La voce di Ruki ha cullato le orecchie di Reita per tutto il tempo dello show, incantando come sempre la sua mente e offuscando i suoi pensieri. L'ultima canzone prima dell'encore è finalmente terminata e gli altri ragazzi si stanno concedendo una piccola pausa mentre Ruki parla al microfono ringraziando i presenti per la calorosa accoglienza; Aoi beve un bicchiere di acqua, Uruha si asciuga il sudore e Kai si stiracchia lentamente le gambe. Reita sembra confuso. Gira intorno agli strumenti, si toglie il basso appoggiandolo accuratamente sul pavimento e corre in cerca di un asciugamano per rinfrescarsi. Indossare quella maschera nera che gli copre parzialmente il volto è una vera tortura, Akira deve ammetterlo. Non solo lo fa sudare moltissimo, ma non permette di respirare perfettamente e spesso, durante le canzoni e i momenti più impegnativi, il bassista è costretto a respirare dalla bocca. A volte si è ritrovato a fine concerto con un forte mal di testa e con il fiatone, per non parlare degli affanni e del senso di svenimento che percepiva una volta messo piede nel backstage. Ma il suo piccolo cantante gli ha sempre riservato un attenzione speciale. Si è sempre preoccupato che stesse bene: un gesto, uno sguardo, un sorriso.

 

Ti amo Takanori.
 

 

Ti amo Akira
 

 

 

Le luci si affievoliscono leggermente, le fan iniziano a rilassarsi sui loro sedili e lo staff si prepara a sistemare il palco per la seconda parte dello show.

Akira sente che è giunta l'ora di farlo. Non pensa a nulla in quel preciso momento. Non si ricorda nemmeno dove si trova, perchè e quale sia il suo ruolo. Non ricorda come si chiama e nemmeno che è il bassista dei the GazettE. Ha solo una cosa in mente: Takanori. Corre da lui, mentre il piccolo parla timidamente al microfono. Lui gli sorride dolcemente tornando poi a voltarsi verso il pubblico.
“Rei-chan sembra che voglia intervenire. Su dì qualcosa!” esclama Takanori porgendo il microfono al bassista.
“Penso che sia giunto il momento” la voce arriva in maniera distorta in quanto Akira spinge via il microfono involontariamente non permettendo ai fan di capire completamente la sua sentenza.
“Non abbiamo capito Rei, cosa hai detto? Ti piace questo show? Dì qualcosa al pubblico!” il piccoletto lo incita sorridendogli gentilmente.

“Non ce la faccio più Taka, ti prego. E' inutile nascondersi” sussurra Akira, questa volta avvicinando il microfono, permettendo a tutti di ascoltare.
“Cosa? Di cosa stai parlando?” il moro sembra confuso, guarda la persona davanti a sé con un'espressione sorpresa.
“Ti prego, smettiamola con tutta questa messinscena. Diciamo la verità una volta per tutte. Io e te Takanori.” La voce di Akira risulta più seria e fredda di quanto volesse apparire e un silenzio di

tomba cala nella sala. Persino il fotografo ufficiale e gli uomini della security si fermano increduli domandandosi perchè in quel momento spuntasse un intervento fuori programma.

Il piccolo vocalist ride guardando il pubblico imbarazzato e riprendendo in mano il microfono.
“Il bassista dei the GazettE è sempre il solito sbruffone. Dice sempre così tante battute che a volte non riesce proprio a essere serio. Ma sono sicuro che anche lui si sta divertendo quest'oggi qui con voi ragazzi e ragazze, non è vero Rei-chan?”
Takanori si volta verso il ragazzo biondo, il quale lo guarda con un'espressione tremendamente seria e pericolosa in volto da spaventarlo così tanto che in pochi secondi il microfono cade in terra con un tonfo sordo.
Akira non si rende conto di quello che sta facendo eppure sente di non essere mai stato così sicuro e orgoglioso di se stesso in tutta la sua vita. Non è mai stato una persona troppo insicura, nemmeno nelle situazioni più difficili. E in quel momento sente che non sa nemmeno cosa sia l'insicurezza. Vuole solo smettere di nascondersi, di indossare una maschera, di dire sempre bugie. Perchè nascondere una cosa così bella?
Akira non risponde, non permette nemmeno al piccolo ragazzo di scansarsi o di replicare. Lo stringe forte tra le braccia avvicinandolo al suo petto e avvicina i rispettivi volti sussurrando sulla bocca carnosa del cantante.
“Ti amo da impazzire Takanori. Non voglio più nascondermi. Ti amo. Ti amo.”

Conclude la sua dichiarazione poggiando delicatamente le sue labbra su quelle morbide del suo fidanzato. Il bacio, dapprima delicato e timido, diventa sempre più intenso, così coma la presa forte e salda delle mani grandi di Akira sul corpo dell'altro. Stringe forte Takanori perchè è piccolo e indifeso, lo stringe forte perchè ha paura che possa volare via come una piuma in una giornata di vento. Stringe forte il suo piccolo uomo perchè vuole dire a tutti che quel ragazzo dal viso efebico e il corpo minuto è la sua unica ragione di vita e lo ama più di ogni altra cosa. Le loro bocche si intrecciano come due fili d'erba scossi violentemente dal vento. Le piccole mani di Takanori si posano incerte sul petto ampio di Akira mentre le loro lingue e le loro anime diventano una cosa sola. Il piccolo ragazzo, dapprima teso e rigido, non può che rilassarsi e lasciarsi andare tra le braccia del suo forte uomo.
Gli occhi di Akira sono ben chiusi, ma riesce a percepire un movimento dietro di sé. I suoi compagni di band, i membri dello staff e il personale della security iniziano piano ad applaudire. L'applauso si propaga coinvolgendo poi il pubblico. Le fan saltano e urlano, acclamano quel bacio autentico che lascia trasparire un sentimento tanto forte quanto delicato. Il sottofondo di quell'unione diviene uno scrosciare di mani che sbattono l'una sull'altra e numerose urla di felicità.

Akira si stacca, con un gemito di diniego, dal più piccolo. Non riesce a trattenere uno splendido sorriso che splende radioso sul suo volto. I suoi occhi luccicano di una luce particolare, un fuoco caldo, un'emozione intensa tenuta nascosta per troppo tempo e ora finalmente libera. Akira non si è mai sentito così libero come in quel momento. In quei piccoli attimi aspetta che il ragazzo che stringe tra le braccia apra dolcemente gli occhi. Aspetta di ammirare le iridi lucide di Takanori, ma, una volta aperte, esse si rivelano essere spente, vuote e fredde. Lo sguardo del piccolo cantante è vacuo e assente. Takanori ha paura.

“Ehi Taka” sussurra dolcemente il bassista.
Le luci del palco diminuiscono ancora di più lasciando la sala in una lieve penombra.

“A-Akira io– non...”
“Tutto bene? Stai bene Taka?”
“Akira cosa hai fatto....” la voce di Takanori risulta più gelida e distaccata di quanto Akira si aspettasse.

Una coltellata profonda e acuta all'altezza del petto. Un dolore acuto e lancinante. Lo sguardo del bassista è rivolto verso il pavimento del palco. Ciò che prima era gioia ora è solo nero e oscurità. Il calore è sparito per lasciare spazio al freddo degli spifferi che entrano dalle porte di emergenza.

Un forte senso di nausea cresce dentro Akira, il quale si allontana verso gli spogliatoi con la bocca impastata e la testa piena di pensieri.

 

 

*

 

 


Nel camerino la situazione non è delle migliori. I cinque membri dei the GazettE sono tutti stanchi e sudati per la grandiosa performance appena realizzata. Kouyou si attacca alla bottiglia d'acqua trangugiandola fino all'ultimo sorso. Yuu si asciuga il viso, mentre Kai si distende su un divano. Akira si siede togliendosi la pesante maschera che porta sul viso e appoggiandola su un tavolino. Solo una persona non sembra voler cercare di rilassarsi nemmeno un po'.

“Ehilà Akira! Allora a quando le nozze?” chiede il chitarrista moro tirando una pacca sulla spalla al

diretto interessato.

“Yuu non mi sembra il caso...” borbotta Yutaka in tutta risposta, biascicando le parole.

“Lasciateci da soli per favore” una voce severa e acuta taglia l'aria all'interno della stanza.

I tre ragazzi si girano verso Takanori.

“Ho detto. Lasciateci. Soli.”

Nè Kouyou, né Yuu, né tantomeno Yutaka riescono a reggere lo sguardo gelido del piccolo morettino e così abbandonano la stanza velocemente.

Una volta soli, Akira si alza dalla sedia e si volta verso il più piccolo, cerca di aprire bocca per dire qualcosa ma viene immediatamente interrotto. Il vocalist si avvicina al bassista biondo spingendolo con tutta la forza che possiede.

“Cosa ti è saltato in mente? Eh? Dimmelo!”

“Ma dai Taka...è solo un bacio”

“Un bacio? Ma cosa ti è preso? Sei impazzito Akira, non c'è altra spiegazione!”

“Ma hai sentito che tutti applaudivano? Sei tu l'unico a reagire così”

“Non me ne frega niente.”

“Taka calmati ti prego, davvero–” il bassista si avvicina al suo fidanzato cercando di consolarlo e abbracciarlo dolcemente.

“Akira non mi toccare! Sei un disastro! Hai rovinato tutto. TUTTO! Non voglio più vederti”

 

 

 

 

 



~

 

 

 





Akira è furioso. Con se stesso, con i suoi sentimenti e con il mondo. Anche quel quadro che ha appeso in camera che è sempre stato leggermente storto e mai perpendicolare al muro, in quel momento lo stava infastidendo più del normale. Perchè tutto doveva essere storto? Perchè non c'è mai qualcosa che va per il verso giusto? Ogni volta che Akira ha provato a raddrizzare quel quadro, puntualmente la mattina lo trovava storto. E' come se quel quadro non avesse voglia di posizionarsi

correttamente. Ha sempre pensato che quell'oggetto è lì per ricordargli costantemente che le cose non possono essere sempre diritte e precise, e anche quando cerchiamo di aggiustarle, esse si scompongono, come un castello di sabbia che crolla se non si fa attenzione mentre lo si costruisce. Si sente sconfitto, abbandonato e senza forze. Ma dove aveva sbagliato? Cosa aveva sbagliato? Forse non c'è mai stato nulla di giusto in tutto quello che lui e Takanori hanno costruito nel corso degli anni. Forse avevano ragione gli altri.

I pensieri si affollano nella testa del bassista ed egli, preso da un forte impulso di rabbia e tristezza, sferra un sonoro cazzotto alla parete, accompagnato dallo scrocchiare delle ossa delle proprie falangi.

Cazzo.

Un urlo scuote la quiete della stanza. Akira urla e scalcia. La punta del suo stivale raggiunge violentemente il muro creando una profonda e lunga crepa.

Takanori non si è fatto sentire da giorni. Lo aveva evitato come si evita una buca sul marciapiede per evitare di caderci dentro. Non gli aveva rivolto parola se non per questioni di lavoro. Gli occhi del cantante erano rossi e colmi di rabbia ma Akira non poteva fare nulla per lui. Avrebbe voluto averlo accanto in quel momento. Chiedergli perchè aveva reagito così. Non è contento anche lui di sentirsi finalmente libero di amare? Non è bellissimo l'amore? Forse ha davvero fatto l'errore più grande della sua vita.

È tutta colpa mia.

Akira pensa e si distrugge nei suoi pensieri. Perchè lo aveva fatto? Cosa lo aveva spinto ad un gesto del genere? E perchè Takanori lo aveva trattato così? Tutto è tremendamente sbagliato in quel momento. L' amore è sbagliato. La crepa sul muro è sbagliata. La mano gonfia e dolorante pure. Anche la cena raffreddata sul tavolo della cucina è sbagliata.

Io sono sbagliato.

Akira sente una fitta dolorosa al cuore e allo stomaco. Sbatte forte gli occhi cercando di respirare lentamente; cercando di riprendere il controllo su se stesso.

Ho perso Takanori per sempre.

 

 

 




*

 

 

 






4.38 PM

 

Il divano dello studio di registrazione non è sicuramente il luogo più comodo per schiacciare un pisolino pomeridiano, ma Akira non ha minimamente voglia di chiudersi in casa o in una stanza d'albergo. Non ha voglia di rimanere da solo con se stesso. Indossa una t-shirt bianca con uno scollo a V e dei jeans consumati. Gli anfibi ai piedi e il telefono ormai scarico nella mano destra. Il braccio penzola dal divano, mentre il resto del corpo è adagiato disordinatamente su quel mobile di pelle lucida.

Non è una camera di un albergo di lusso, ma almeno ha le pareti insonorizzate.

Ormai sono due giorni che Akira si è chiuso lì dentro per cercare di prendere il controllo su se stesso. Strimpella ogni tanto il suo basso e compone qualche stupida melodia per ingannare il tempo. Kuoyou, Yuu e Yutaka lo avevano confortato, gli avevano detto di non autoflagellarsi in quel modo e avevano cercato di tenerlo su di morale. Ma niente poteva guarirlo se non quel piccolo ragazzo moro.

Con il piede cerca una rivista tra i vari magazine appoggiati casualmente sul tavolino di vetro vicino al divano. Pesca dal mucchio una rivista di moto e auto, è il numero del mese scorso e sembra contenere modelli interessanti. Akira apre la rivista e inizia la sua attenta lettura.

Dopo pochi minuti il piacevole silenzio viene interrotto da un cigolio della porta, la quale si apre incerta e lascia entrare all'interno un luminoso fascio di luce che si staglia sulla parete.

“Scusate stavo cercando un....”

Quella voce.

L'avrebbe riconosciuta anche se fosse stato completamente sordo.

“Taka....” un sussurro a fior di labbra.

“Akira.” la voce del più piccolo è nervosa e trema.

Senza lasciare il tempo al bassista di esprimere una sola singola sillaba, il moro scappa via nel corridoio correndo. Akira lascia cadere il magazine sul parquet della stanza e si precipita verso di lui.

Lo afferra per un polso, stringendolo saldamente con una sola mano, la quale è sufficiente per fermare l'andatura frettolosa di Takanori. Quest'ultimo si dimena cercando di evitare il minimo contatto con l'uomo biondo accanto a lui.

“Vattene!” urla il cantante.

Akira lo osserva con sguardo severo e, senza pensarci su, prende quel piccolo ragazzo in braccio e lo trascina nella stanza in cui stava riposando fino a pochi minuti prima.

“Akira lasciami o non so cosa faccio!”

“Takanori calmati, ti prego”

“No che non mi calmo! Lasciami in pace. Hai fatto abbastanza” dice spingendo via Akira.

“Cosa ho fatto?” chiede il biondo innocentemente.

“Hai rovinato tutto” sussurra il più piccolo con voce tremante.

Takanori scoppia a piangere, le piccole mani portate a coprirsi il volto. I singhiozzi diventano sempre più acuti.

Akira si avvicina e d'istinto lo stringe a sé, accarezzandogli dolcemente i capelli morbidi.

Il pianto di Takanori è lungo e rumoroso e Akira lo conosce bene. Conosce ogni singola lacrima a memoria, ogni singolo singhiozzo e sussurro.

Averlo vicino in quel momento dona al suo cuore un'energia positiva, come una sorta di aurea magica che si diffonde all'interno del suo corpo.

Il ragazzo più basso alza il volto in sua direzione: è ancora più furioso di prima.

“Hai rovinato tutto quello che ho faticosamente costruito in 13 anni. Hai rovinato la band. Hai rovinato la mia vita.”
Akira lo osserva con sguardo incredulo.

“Taka, ma cosa....non potrei mai–”

“INVECE LO HAI FATTO!” Takanori sbraita, urla e un altro singhiozzo sfugge dalla sua bocca. “Mi avevi promesso che avresti sempre tenuto nascosta la nostra relazione, e invece mi hai baciato sul palco, davanti a migliaia di persone, tra cui fotografi e giornalisti. Sei un mostro. Ti odio.”

“Non capisco Takanori, pensavo mi amassi...” la gola del bassista diventa sempre più secca ogni secondo che passa. Diventa difficile persino deglutire e respirare.

“Tu non capisci mai nulla! Cosa pensi di aver ottenuto dopo avermi infilato la lingua in bocca davanti a tutta quella gente? Hai rovinato tutto ciò in cui credevo. Ho dato la mia vita per i the Gazette. Sono tutto quello che ho e sono insostituibili per me. I the Gazette sono la mia vita e tu hai distrutto la band. Ho sprecato così tante energie e ore di lavoro dietro al nostro gruppo e tu lo sai benissimo. Ho messo tutto da parte pur di portare avanti questo progetto insieme a voi quattro e ho sempre cercato di dare tutto me stesso. I the GazettE per me sono sacrificio e passione. Tu lo sai; lo hai sempre saputo. Sai che oltre alla band io non ho niente...non mi è rimasto più nulla Akira. E invece tu hai compiuto quel gesto. Come pensi che reagisca il mondo là fuori? Applaudendo e festeggiando? Akira questo non è un film. E' la realtà. E nella sporca realtà non c'è posto per noi due. La società non ci accetta per come siamo, figurati se facciamo parte di una delle più famose band jrock. Ora tutti parleranno di noi, la nostra band diventerà solo gossip e saremo la causa delle risate delle persone. I fan ci abbandoneranno e la stampa dirà che siamo dei buffoni. E tutto questo perchè? Perchè come sempre Akira hai fatto di testa tua e hai rovinato ciò a cui tenevo di più al mondo.”

La voce di Takanori è quasi un sussurro, una melodia suonata leggera al pianoforte, un alito di vento quasi impercettibile. Il suo corpo è scosso dagli spasmi e dalla paura.

Invece Akira è fermo immobile. Guarda in terra, le braccia sono incrociate al petto. Giocherella distratto con i piedi aspettando il suo turno per parlare. Non ha il coraggio di guardare Takanori negli occhi ma allo stesso tempo vorrebbe urlargli in faccia tutto quello che sente dentro in quel preciso istante.

“Pensavo mi amassi, Takanori...” dice il biondo, la voce più fredda e distaccata del normale.

Se non fosse per la sua presenza fisica in quel momento, si sarebbe potuto scambiare quel suono per una voce meccanica, un rumore gelido emanato da un robot.

Takanori alza il viso d'istinto.

“Pensavo che tu ci credessi...a noi. Pensavo persino che ti fregasse qualcosa di me. Invece mi sbagliavo”

“No Akira non ho detto questo, io–”

“E ALLORA COSA?” il bassista urla, ruggisce e rigetta quelle parole con una violenza inaudita. Egli stesso percepisce il tavolo di vetro vicino al divano tremare sotto l'aggressività della sua reazione. “Mi hai detto che mi odi, che tutto quello che ho fatto è stato un errore e che ti ho rovinato la vita. Direi che è abbastanza. Pensavo che tu fossi più maturo Taka. Pensavo che il ragazzino che ho conosciuto 15 anni fa fosse cresciuto per lasciare spazio ad un uomo intelligente e sicuro di se

stesso e delle sue scelte. Non mi sarei mai aspettato la tua reazione. Quando ti ho stretto tra le mie braccia sul palco cercavo il tuo sguardo e mi aspettavo di trovare due raggi di luna nelle tue iridi. Invece ho scorto solo due stelle vuote, spente, morte.”

Akira si dirige verso il ragazzo più piccolo con due grandi falcate. Prende il suo viso paffuto tra le dita e lo inclina leggermente obbligando Takanori a guardarlo negli occhi. Nonostante le lacrime e gli occhi gonfi e arrossati, rimane sempre bellissimo e dolce.

“Spiegami perchè è andata così”

Gli occhi del cantante vagano dentro quelli di Akira; sono tristi e spaventati.

“Spiegami Takanori. Ti prego. Non capisco perchè tu abbia reagito così. Se solo tu mi avessi sorriso in quel momento sarebbe stato tutto diverso. Perchè sei sempre così negativo? Perchè credi che ti ho rovinato la vita? Io ho sempre creduto nella forza del nostro amore. Siamo stati così forti insieme e abbiamo superato tantissime situazioni spiacevoli. Perchè questa volta dovrebbe essere diverso? Sono certo che la gente là fuori è contenta per noi e ci rispetterà profondamente. Hai sentito che tutti ci hanno applaudito? E' tutto così dannatamente semplice. Noi ci amiamo e lo comunichiamo al mondo. Cosa c'è di sbagliato? E anche se fosse, non dovremmo prestarci alcuna attenzione. Tu per me sei la cosa più importante e non ce la facevo più a tenere tutto nascosto. Mi conosci, sai come sono fatto...non sopporto dover mantener a lungo un segreto così grande. Ho voluto dire al mondo che ti amo e che sei l'uomo della mia vita. Non ho distrutto i the GazettE né tantomeno il tuo duro lavoro. Voglio solo condividere con gli altri una cosa che è entrata a far parte di me.”

Takanori non riesce a reggere lo sguardo pesante del ragazzo più alto e così abbassa il volto allontanandosi da lui quel che basta per non sentirsi in soggezione.

“Taka ti prego guardami. Non scappare. Ti rendi conto di tutto quello che hai detto? Hai detto che oltre i the GazettE non hai più nulla. Sei solo un bugiardo e se dici ciò menti solo a te stesso.”

“Akira...”
“Takanori, tu hai me. E Kouyou, e Yuu e Yutaka. Tutti ti vogliono bene e io ti amo e mi sono sempre preso cura di te. Dire che tu non hai niente è una grande mancanza di rispetto verso chi ti è sempre stato vicino.”

“Ti prego Aki, lasciami da solo...” la voce del più piccolo esce flebile e senza energia dal suo corpo.

“Noi possiamo farcela. Possiamo andare avanti e costruire qualcosa senza doverci più nascondere. Ma solo se tu lo vuoi veramente” Akira continua a parlare imperterrito.

Vorrebbe cercare di far uscire la nuvola amara che gli divora le interiora, vorrebbe distruggere i demoni che lo stanno allontanando rovinosamente da Takanori, il suo Takanori.

Non gli è mai capitato di sentirsi così distante nonostante il suo piccolo ometto fosse a pochi centimetri di distanza da lui. Si sente perso in una tormenta, trascinato via da un uragano, scaraventato da uno tsunami nel nulla assoluto.

Si avvicina al più piccolo, azzerando la distanza tra i loro corpi e appoggiando i palmi delle mani sulle guance di Takanori. Si osservano per minuti interminabili senza dire una parola e senza muovere un muscolo, fino a quando il moro si stacca e si allontana. La sua esile figura scivola via dalla porta e scompare al di là di essa, lasciando Akira nel freddo pungente di quella stanza.

 

 












1.51 AM






“Allora signore, la compra o no?”

La voce del proprietario del piccolo konbini riporta Akira alla realtà. In mano stringe una Kirin Ichiban appena uscita dal frigo mentre nell'altra regge il casco nero della sua moto. Forse dire che la birra è 'appena' uscita dal frigo non è il termine più adatto considerando che Akira è rimasto fisso a osservare con sguardo fisso l'etichetta per ben 10 minuti. Sulla superficie della bottiglia di vetro si formano a mano a mano delle goccioline d'acqua che scorrono rapide sulla sua superficie. Il konbini a quest'ora è quasi vuoto, tranne per qualche giovane che vaga per gli scaffali in cerca di qualche ramen istantaneo da mangiare da lì a breve.

“Signore. Mi ha sentito?”

“Come?” chiede Akira guardando il signore con i capelli brizzolati come se fosse un alieno.

“La birra. Ha intenzione di pagarla? E' rimasto lì a fissarla per quasi un quarto d'ora. Forse non le piace la marca?”

Akira guarda il signore davanti a lui come se avesse appena espresso una difficilissima formula matematica per spiegare la gravità dei pianeti: il suo sguardo è stralunato, confuso e quasi spaventato.

“F-Forse dovrei cambiare birra” sussurra Akira con tono sempre più confuso.

Cosa ci fa in un konbini alle due di notte? E perchè è così confuso e sembra non capire cosa gli succede intorno?

Takanori.

“Senti biondino, io non ho tempo da perdere. Torno a guardarmi la partita se permetti. Quando hai finito mi chiami”

Akira nemmeno si volta verso l'uomo, ma gira la testa verso il frigo delle bevande convinto a cambiare birra. Si dirige verso quella direzione quando sente il telefono nella tasca destra dei pantaloni vibrare numerose volte.

Nemmeno si ricorda il momento in cui ha preso il telefono con sé prima di uscire di casa. Non si ricorda nemmeno come ci è arrivato in quel konbini e perchè. Tutto di quella giornata è solo un ricordo sbiadito e annebbiato.

Recupera il telefono dalla tasca con fare annoiato. Nemmeno legge cosa c'è scritto sul display, ma appoggia direttamente l'iPhone all'orecchio.
«Pronto?»
«A-Akira? T-Ti prego, s-sono io Ta- Taka-nori, t-ti prego vieni qui, h-ho paura» una voce rotta e distrutta dal pianto.

«P-Pronto?» ripete Akira.

«V-Vieni qui...»

Akira schiaccia il pulsante di fine chiamata e, come se si fosse appena svegliato da un sonno profondo, si dirige a grandi falcate verso la cassa. Tira un calcio al bancone per farsi sentire dall'uomo brizzolato il quale, dopo pochi secondi, sbuca da un piccolo stanzino dietro ad alcuni scaffali.

“Allora?”

“Ti lascio qui 1000yen. Tieni pure il resto”

Akira pronuncia la fine della frase sulla porta del minimarket che si apre veloce al suo passaggio. Non capisce in che modo, ma le sue gambe si muovono in fretta come fossero spinte da una forza sovrannaturale. I piedi corrono e lo portano velocemente davanti alla sua moto parcheggiata disordinatamente vicino ad un piccolo vicolo cieco. Abbandona in terra la bottiglia di Kirin, si sistema ben saldo il casco sulla testa e accende la moto con un colpo secco. Dopo un paio di sgasate, il motore parte velocissimo e le ruote sgommano sull'asfalto liscio.

Akira sfreccia in una Tokyo notturna ma per niente addormentata. Le luci della città accarezzano la sua figura che si muove agile tra le macchine, superando gli autobus, scendendo nelle discese e attraversando le gallerie buie.

Dopo pochi minuti la moto rallenta e gli occhi di Akira riconoscono un palazzo alto e familiare. Parcheggia la moto in un posto stretto e scomodo senza nemmeno farci caso. Corre verso il portone di ingresso aprendolo con un tasto posto vicino al citofono. Sale le scale correndo e saltando uno scalino ogni tanto. Nonostante il condominio vanti quattordici piani e il suo obbiettivo si trovasse all'ottavo, non gli passa nemmeno per la testa di aspettare e chiamare l'ascensore. Non avrebbe sopportato di dover aspettare ulteriormente. Dopo sei piani saliti a corsa, gli ultimi due risultano i più faticosi, ma anche i più emozionanti. Il bassista sente il fiato tremare, e non a causa della fatica appena provata.

In pochi attimi, senza nemmeno rendersene conto, si ritrova davanti alla porta di ingresso di casa Matsumoto. La porta è aperta, Akira spinge la maniglia e entra, trovando un'atmosfera famigliare ad accoglierlo. Appoggia il casco e la giacca di pelle sull'attaccapanni vicino l'entrata e si dirige in soggiorno. Solo in quel preciso istante, mentre sta varcando la porta che dà sulla sala della casa di Takanori, si rende conto che non sa cosa potrebbe attenderlo di là.

E se fosse successo qualcosa a Takanori?

Akira non ci aveva minimamente pensato. È successo spesso, per non dire sempre, che il piccolo cantante lo chiamasse nel mezzo della notte per raggiungerlo a casa perchè voleva passare del tempo con lui. Perchè non ci aveva pensato prima? Magari Takanori è in pericolo?

Tanto vale scoprirlo subito e fare il passo più importante. Un leggero brivido percorre la schiena del ragazzo biondo.

Ma quando posa lo sguardo su un piccolo ragazzo con gli occhi socchiusi adagiato sul divano che stringe tra le braccia un cagnolino addormentato, sente il proprio cuore tornare a battere normalmente.

“Takanori io–”

“Oh Akira!” il più piccolo si alza dal divano buttandosi letteralmente tra le braccia del più grande.

Indossa un pigiama largo e sgualcito, ha gli occhi gonfi e rossi e i capelli disordinati. È straordinariamente bellissimo.

“Akira io.....mi dispiace” Takanori inizia a piangere silenziosamente, stringendosi tra le spalle con le proprie mani. “Io...sono tornato a casa e ho sentito un grande vuoto. Come se tu fossi sparito dal mondo e ho provato.....paura. Non mi sono mai sentito così solo in vita mia. Io...io..non lo so, ho sbagliato tutto, perdonami. Ma ti prego non lasciarmi qui da solo in questo vuoto. Non lasciarmi A-Akira” la frase crolla alla fine, a causa del pianto del cantante che riprende più scosso e struggente di prima.

Akira guarda la scena sentendo un milione di coltelli trapassare il suo corpo. Si avvicina al moro e lo stringe a sé. Takanori appoggia la testa sul petto ampio e accogliente di Akira e il suo piccolo corpo stanco si rilassa sotto quel contatto.

“Takanori. Sono qui. Non ho la minima intenzione di andarmene o lasciarti da solo.”

“Akira io...” il vocalist alza il viso per guardare l'altro negli occhi. Il suo sguardo è lucido e trema, così come le sue labbra color delle rose. “Io...e-ero spaventato, capiscimi. Non so cosa mi è preso. Pensavo che andasse tutto a monte. Noi, la band, gli altri, i fan. Non so davvero come ho potuto reagire così. Ho provato una grande paura. Ma niente in confronto a ciò che ho sentito oggi quando ho realizzato che avrei potuto perderti per sempre”

“Taka, piccolo mio...calmati. Lo so che hai avuto paura. E lo comprendo. Anche io mi rendo conto di averti risposto male e di averti aggredito. Ma non temere nulla te ne prego. Ci sono qui io accanto a te. E se ora tutti sanno della nostra relazione, beh...che ben venga. Significa che tutti sanno che io

e te ci amiamo e credo che questa sia la cosa più bella del mondo, non credi?” Akira sorride radioso, nonostante la stanchezza e il dolore sofferto durante quelle giornate.

I loro occhi si incontrano, si scrutano e si perdono, l'uno nell'altro. La distanza tra i loro volti si azzera per dare vita ad un bacio leggero e casto, ma allo stesso tempo profondo e dolce.

Takanori si stacca dal suo fidanzato, guardandolo con aria interrogativa e confusa.

“Davvero non mi lascerai Akira?”

“Ovvio che no Taka-chan. Sarò vicino a te ogni volta che vorrai. Anzi, sono sicuro che dopo un po' ti verrò a noia, visto che ho intenzione di rimanere al tuo fianco per sempre.”

Il più piccolo scoppia a ridere trascinando con sé, in quella risata serena e delicata, anche Akira. Si guardano negli occhi ridendo e abbracciandosi. La stanza si riempie dei loro sorrisi e dei loro sussurri mentre una Tokyo notturna e rumorosa li osserva dalla finestra.

Ti amo Takanori

 

Ti amo Akira

















ringrazio te lettore che sei arrivato fino a qui~ 
grazie a chi legge, recensisce e a chi aggiunge le mie storie ai preferiti <3

   
 
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