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Autore: Symphonia    14/12/2015    6 recensioni
Shun sgattaiola nella stanza di June per vedere come sta. Dorme, il suo volto è scoperto e al ragazzo torna in mente un ricordo. Il perché portare una maschera (forse) non è la peggiore delle maledizioni.
"Avevo ragione io... I tuoi occhi sono blu."
[Shun x June] [Post-Sanctuary] [Missing Moment] [Fluff?/Angst] [Mangaverse]
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Shun, Chameleon June
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
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maschera



    Entrò silenziosamente nella stanza. Fece attenzione nel chiudere la porta e rimase fermo a fissarla. Era addormentata, ma non aveva uno sguardo sereno. Sembrava che fosse crollata dalla stanchezza e dalla preoccupazione.
    Tirò un sospiro e abbandonò la schiena al muro. Le ferite gli facevano ancora male. Era esausto, distrutto, ma volle lo stesso andare a farle visita. In qualche modo, provò sollievo nel vederla, o meglio, nel vedere il suo volto.
    Sorrise, pensando ancora a quel giorno.


***


    Era notte e non riusciva a dormire, quindi decise di andare a fare una passeggiata. Arrivato alla scogliera, trovò la sua amica seduta su un masso. Si salutarono soltanto, poi lei tornò ad osservare il paesaggio davanti a sé.
    Per lui, non vedere il suo volto la rendeva una persona indecifrabile. Inoltre, c’era qualcosa di cui era desideroso di sapere. Perché doveva parlare a quello sguardo piatto, vuoto, inespressivo?
    “June, posso farti una domanda?” chiese finalmente il ragazzino dai capelli castani.
    La bionda smise di guardare il firmamento e si voltò.
    “Cosa c’è?”
    Sobbalzò al suono della sua voce. Non aveva ancora imparato a reagire all’innaturalezza della maschera bianca. La trovava spaventosa, per qualche ragione. Forse era colpa dei segni rosa dipinti sopra.
    Si fece coraggio e si sedette vicino a lei. Prese un bel respiro e cercò di rivolgere lo sguardo a quella faccia marmorea.
    “Perché devi indossare… quella?” domandò, indicando la maschera.
    La ragazza non rispose e Shun non seppe cosa pensare. Non poteva decifrarle il volto e non udendo alcuna risposta, iniziò a credere d’averla infastidita. Allora si girò e fissò un punto indistinto nel cielo buio, rimanendo in silenzio.
    Lei invece, continuò ad osservarlo. Era una domanda molto difficile a cui rispondere; sarebbe riuscito a capire? Cercò le parole adatte per esprimersi, ma non ne trovò nessuna abbastanza convincente.
    “È così e basta. Se le donne vogliono servire Atena, devono indossare la maschera e nascondere la propria femminilità.” affermò con tono solenne, ma tutt’altro che convinto.
    Il castano si voltò sorpreso e aggrottò le sopracciglia. Quella risposta gli suonò vaga e falsa. Perché dovevano indossare una maschera per apparire come degli uomini?
    “Lo trovo abbastanza ingiusto.” borbottò.
    Sentì una lieve risata in sottofondo. Effettivamente, June stava ridendo. Lui arrossì e pensò d’aver detto una sciocchezza. Quando lei si voltò verso di lui, percepì su di sé qualcosa che definì come uno sguardo dolce. Tuttavia, era impossibile accertarsene.
    “Lo pensavo anch’io. Però…” June smise di ridacchiare e osservò il riflesso della luna nel mare. “Credo che ci sia una motivazione a tutto questo. Forse gli occhi delle donne svelano molto più di quanto non facciano quegli degli uomini. Chissà… Però poteva andarci peggio, no?”
    “Che intendi dire?”
    Il tono nella sua domanda era ingenuo. Ovviamente, per June era complesso fargli capire il suo punto di vista.
    “Beh… Potevamo essere costrette a qualcosa di più doloroso che al semplice utilizzo di una maschera per nascondere il viso. In fondo, noi non sopprimiamo completamente il nostro essere donne.”
    Squadrò Shun, ma la sua espressione le parve molto confusa. Tirò un sospiro, rassegnata. E per qualche ragione trovava quella conversazione divertente. “Forse è un argomento troppo adulto per te…”
    “E-ehi! Guarda che io e te abbiamo solo un anno di differenza!” esclamò lui, diventando tutto rosso. Lei rise ancora.
    “Allora vediamo se riesco a spiegarmi meglio… Noi Amazzoni non siamo costrette a impedire al nostro corpo di essere femminile. Possiamo permettere al nostro seno di crescere, non dobbiamo circonciderci o sottoporci a chissà quali torture fisiche… So che può sembrare frivolo, ma lasciarmi crescere i capelli e prendermi cura delle mie unghie mi fa sentire molto più femminile di quanto dovrei!”
    L'espressione di Shun mutò in qualcosa di incomprensibile. Sembrava un miscuglio di stupito, amareggiato e imbarazzato allo stesso tempo.
    June scoppiò nuovamente a ridere e nascose il suo volto nelle ginocchia. Sapeva perfettamente che il suo viso era già nascosto, che il ragazzo non poteva vederla oltre la maschera, ma lei sentì le guance infiammarsi. Probabilmente era arrossita. Non aveva mai espresso a nessuno i suoi pensieri riguardo la femminilità delle Amazzoni.
    “Per questo credo sia una fortuna, più che una limitazione. Certo, quando viene infranta la regola della maschera può essere molto grave… Ma credo sia un modo, anche se molto contorto, di prendersi cura del nostro destino di donne, più che di guerriere. O almeno mi piace pensarla così.” continuò in un sussurro, quasi penoso.
    Il ragazzo la scrutò con occhi interrogativi. “Cosa succede se perdete la maschera?”
    Lei pronunciò un mormorio amaro, voltandosi leggermente verso di lui.
    “Si uccide o si ama la persona che ha causato la perdita.”
    Shun deglutì, spaventato alla sola idea di compiere un gesto tanto crudele. Un omicidio… Non sapeva né ci fosse un prezzo da pagare, né fosse tanto alto.
    “Ma d’altro canto…”
    June rialzò la testa e proseguì il suo discorso. Questo limitò il fluire del fiume di pensieri che si stava formando nella testa del ragazzino.
    “Capisci perché dico che è un modo contorto di prendersi cura di sé? Se mi togliessi la maschera, di mia spontanea volontà, potrebbe significare solo una cosa per me…”
    I due rimasero ammutoliti ad osservare lo scenario notturno circostante. Non si poteva scorgere l’orizzonte: il mare e il cielo sembravano uniti nella notte. E c’era quell’innaturale silenzio che Shun non sopportava. Lo metteva a disagio. Così come quell’insistente pensiero. Nei momenti in cui non pensava all’allenamento o a suo fratello, si tormentava con quella domanda. Non sapeva da quanto, né il perché, sapeva solo che era diventata una specie di curiosità - ossessione - segreta che aveva iniziato a nutrire dentro di sé.
    Infine, realizzò una cosa.
    “Quindi non potrò mai sapere di che colore sono i tuoi occhi…” mormorò tristemente.
    June lo fissò e lui nuovamente avvertì il suo sguardo addosso. Era paralizzato dal terrore. L’aveva veramente detto a voce alta?
    “Perché lo vuoi sapere?” domandò lei. Lui riuscì a scorgere della confusione nella sua voce.
    “P-perché secondo me sono blu...” balbettò lui. In preda all’ansia e all’imbarazzo, si rifiutò di dirglielo a tu per tu.
    Poi sentì di nuovo quel suono, che riuscì a calmarlo. Era la risata di June ed era piuttosto femminile. Anche la sua voce non subiva la limitazione della maschera.
    “Sei veramente strano a volte… Comunque mi dispiace, ma non mi vedo da così tanto tempo allo specchio, che non saprei proprio dirti se hai ragione.”


***


    La fissò intensamente per un tempo che sembrò lungo un’eternità. I raggi della luna illuminavano il suo viso tormentato, ma lui la trovò bella lo stesso.
    Già, la trovò bella. Non doveva più preoccuparsi del colore dei suoi occhi, né di ciò che sarebbe accaduto dopo averle visto il volto.
    “La maschera l’ha tolta di sua volontà…”
    Cercò di richiamare a sé il ricordo dei suoi occhi. Nella confusione, prima della partenza al Santuario, credeva di non aver prestato sufficiente attenzione. Tuttavia, si sentì sicuro.
    A fatica, si staccò dal muro e si sedette sul letto, proprio vicino a lei. Si inclinò leggermente sul suo viso e le sussurrò dolcemente qualcosa.
    “Avevo ragione io... i tuoi occhi sono blu.”





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N. A.: Salve, è benvenuti in questo mio parto fluff/angst(?). Sì! Personaggi e situazioni sono riferiti alla versione manga di Saint Seiya (Shun castano, June che si toglie la maschera da sé...).
    Era da tanto che volevo scrivere qualcosa su ste cavolo di maschere! All'inizio, il discorso doveva essere tra June e Shaina (che nella mia testa sono tipo sisOTP, ma so che è un accoppiamento strano). Ho voluto semplificarmi la vita mettendo Shun al posto di Shaina (anche perché il discorso tra due Amazzoni sarebbe decisamente più diverso e complicato...). Mi piaceva l'idea di creare un confronto. Stranamente, quella che sostiene sta strana usanza di Atena è proprio June. In passato, l'avevo concepita diversamente, più tragica e fragile, ma poi mi sono ricreduta: sulla questione della maschera, per me lei è quella che cerca di comportarsi in maniera più matura possibile (anche se lo trova una specie di mezzo schifo pure lei).
    Insomma, l'idea è che la maschera, nonostante abbia del "tragico", non limita completamente la possibilità di essere femminili.
    Ma basta con questo lungo monologo! Spero che la storia vi sia piaciuta. :)
    Bye, bye^^
   
 
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