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Autore: Lux_daisy    14/12/2015    3 recensioni
"Ohi, Bakagami, alla tua età non sai ancora vestirti da solo?"
Il rosso si bloccò e si voltò verso il proprietario della voce –e della frecciatina: alto quanto lui, capelli scuri corti, pelle bronzea, penetranti occhi blu, le mani in tasca, la borsa sulla spalla e un ghigno da schiaffi.
Aomine Daiki.
Vicino di casa, migliore amico e fastidio giornaliero.
"Ahomine, quante volte ti ho detto di non entrare dalla finestra?" sbottò il rosso.
(coppie: Aokaga, Aokise, Kagakuro)
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daiki Aomine, Ryouta Kise, Taiga Kagami, Tetsuya Kuroko
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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We are... what we are






 

<< Oh, Kagami, mi dispiace tanto per Nigou. Non so davvero come abbia fatto ad aprire la porta: l’avevamo lasciato nella stanza degli ospiti, ma… e dire che Tetsuya ci aveva avvertito della tua paura dei cani >>, la madre di Kuroko si scusò ancora, accompagnando le parole con diversi inchini.

Kagami, imbarazzato per non essere riuscito a trattenere le sue reazioni davanti all’improvvisa comparsa del cane dell’amico, scosse la testa ripetutamente e si sforzò di sorridere nel modo più convincente possibile. << È tutto a posto, signora, davvero. Mi sono solo sorpreso >>.

Beh, forse, gridare all’improvviso alla vista di Nigou che gli annusava i piedi non rientrava esattamente nella definizione di “sorpresa”, ma il rosso si sentiva come se volesse sprofondare in una buca nel terreno e desiderava soltanto porre fine a quel momento imbarazzante.

La cena a casa di Kuroko si era svolta in modo tranquillo e sereno: i genitori del ragazzo erano simpatici e gentili, per quanto Kagami si rese conto che l’amico aveva preso decisamente tutto dal padre; ma appena Nigou aveva –non si sa come- aperto la porta della stanza degli ospiti e raggiunto il soggiorno dove loro avevano appena finito di cenare, il rosso si era fatto prendere dalla sua paura dei cani e Tetsuya aveva dovuto prendere in braccio Nigou e riportarlo nell’altra stanza.

<< Tetsu, perché non andate nella tua stanza? >> suggerì la madre con un sorriso, notando il disagio del rosso. Vedere un ragazzo grande e grosso come lui spaventarsi per un cucciolo come Nigou l’aveva fatta sorridere internamente: era stata una scena buffa e adorabile, nonostante tutto.
Il figlio annuì e Kagami lo seguì in camera sua.
<< Ti va un film? >> propose il piccoletto una volta dentro.

<< Mh certo >> rispose l’ospite, sedendosi sul bordo del letto. Era la prima volta che metteva piede nella stanza di Kuroko e dovette convenire che quel luogo sapeva di lui: pulito, semplice e ordinato. Libri e manga perfettamente allineati sulle mensole, scrivania senza una penna fuori posto, lenzuola azzurro cielo e solo qualche poster di famosi giocatori di basket a decorare una parete bianca.

<< Mi dispiace per Nigou >> se ne uscì Tetsuya mentre si sedeva accanto all’altro e faceva partire il film.
<< Non fa niente, non è colpa di nessuno >>.
<< Sono contento che hai accettato il mio invito, Kagami-kun >>.
Taiga si voltò verso di lui e si ritrovò gli occhi di Kuroko piantati nei suoi. << Ah beh, mi ha fatto piacere. Grazie per avermi invitato >>. Lo vide sorridere in quel suo modo quasi impercettibile e si sentì d’un tratto strano.

Quando l’aveva invitato a cena a casa sua, Taiga non era stato sicuro fin da subito, ma poi aveva ripensato a tutta la situazione con Aomine e il desiderio di allontanarsi si era fatto strada in lui e così aveva accettato, ma si era in parte sentito in colpa per l’egoismo che l’aveva spinto a scegliere.

Per di più quella era la prima volta che loro due si trovavano da soli in una stanza e appena Kagami ne divenne consapevole provò un diverso tipo d’imbarazzo. Nonostante cercasse di non pensarci, non aveva dimenticato la confessione di Kuroko e adesso gli sembrò tutto troppo reale e concreto: seduti sul letto, seduti vicini, nella sua stanza.

Si impose di concentrarsi sul film scelto dall’amico, Crows Explode, durante il quale entrambi scivolarono sempre di più nella loro seduta fino a poggiare le schiene alla parete.

D’un tratto Tetsuya posò la testa sulla spalla di Taiga e questi sgranò gli occhi, irrigidendosi di colpo.
“… okay, questo è imbarazzante…”. Kagami deglutì a vuoto e sentì il volto surriscaldarsi; guardò l’altro con la coda dell’occhio e notò il suo sguardo fisso sullo schermo del televisore. “Forse mi sto solo suggestionando da solo…”.
<< Tutto bene, Kagami-kun? >>.

Giusto il tempo di sbattere le ciglia e Taiga si ritrovò gli occhi azzurri di Kuroko addosso. “Quando cazzo si è mosso?”.
<< Ah… s-sì, sì >> farfugliò il rosso, << tutto okay… >>.
L’altro afferrò il telecomando e mise il film in pausa. << Sicuro? >> continuò, per niente convinto di quella risposta.
Taiga lo fissò con aria perplessa. << Sì, perché? >>.

Kuroko rimase qualche secondo in silenzio a riflettere. Aveva notato lo strano comportamento di Kagami, ma aveva inizialmente deciso di non parlarne. Per quanto desiderasse conoscere ogni cosa che lo riguardava, non si sentiva neanche in diritto di immischiarsi nei suoi affari, se lui non voleva confidarsi. Ma siccome c’era l’amore di mezzo, il piccoletto mandò all’aria i suoi propositi.

<< Non lo so… mi sei sembrato strano in questi ultimi giorni: distante, con la testa tra le nuvole, con la faccia di uno tormentato da qualcosa… per caso hai di nuovo litigato con Aomine-kun? >>.

Colpito sul vivo, Kagami non poté trattenere un sussulto; si morse il labbro inferiore e a malincuore Tetsuya capì di aver indovinato. << Quindi non hai fatto altro che pensare ad Aomine-kun per tutto il tempo? >>.

Il rosso schiuse la bocca, ma non riuscì a dire niente. Sentendosi improvvisamente imbarazzato, abbassò lo sguardo e sospirò. Come faceva Kuroko ad essere così dannatamente perspicace?

<< Allora stanno così le cose… >> disse l’altro in un sussurro e Taiga alzò gli occhi, confuso. Non fece in tempo a dire niente che Tetsuya gli prese il viso tra le mani e lo baciò senza preavviso.

Taiga sgranò gli occhi mentre le labbra dell’altro, soffici e tiepide, si poggiavano con dolcezza sulle sue; sentì i muscoli irrigidirsi e la mente annaspare in cerca di qualcosa a cui aggrapparsi.

Quando, pochi secondi dopo, Kuroko spostò le mani dal suo volto al petto e le usò per spingerlo sul letto, Kagami era troppo scioccato per resistere o fare qualsiasi altra cosa e nonostante la differenza di stazza e forza fisica, si lasciò spingere come un oggetto inanimato, senza però rispondere al bacio.

Dal canto suo, Kuroko sapeva di star facendo la più grossa stupidaggine della sua vita, di star mettendo in pericolo il suo rapporto con Taiga, che se ne sarebbe pentito di sicuro, ma qualcosa dentro di lui si era rotta all’improvviso, come una diga che crolla sotto la troppa pressione dell’acqua.

I suoi sentimenti per Taiga erano stati l’acqua che aveva distrutto la diga che lui stesso aveva costruito nel suo cuore; il desiderio di baciarlo era stato così intenso che lui non aveva potuto far altro che assecondarlo e lasciarsi andare, pur nella consapevolezza di un tale sbaglio.

Dopo averlo spinto sul letto, staccò per un attimo le labbra dalle sue, rimaste immobili tutto il tempo, ma non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi. Provò a baciarlo di nuovo, ma questa volta Kagami reagì: gli mise le mani sulle spalle e con delicatezza lo spinse via, facendolo rialzare.

Entrambi imbarazzati e con le guance arrossate, rimasero in silenzio per quasi un minuto finché Tetsuya trovò il coraggio di prendere la parola.
<< Mi dispiace, Kagami-kun… non so cosa mi è preso… >>.
Il rosso si accarezzò la nuca e sospirò. << Anch’io devo chiederti scusa >> disse, lasciando l’altro spiazzato e con gli occhi sbarrati.
<< Sono stato uno stupido e un egoista >> riprese, lo sguardo fisso sulla parete davanti a sé e le mani intrecciate tra loro, << ho voluto esserti amico anche se sapevo dei tuoi sentimenti per me: li ho ignorati e ti ho fatto soffrire >>.

<< Ma sono stato io a chiederti di restare amici: non volevo perderti >>.
<< Ma sei comunque innamorato di me, no? >> replicò Taiga, l’imbarazzo che cresceva nel dire certe parole, ma consapevole che quella conversazione non poteva più essere rimandata, << mi sei rimasto accanto come amico anche se volevi di più e io ne ho approfittato perché non sapevo come comportarmi. Mi dicevo che se andava bene a te, allora era tutto apposto, ma era una cazzata >>.

Kuroko fece un sorriso amaro e si decise a confessare l’ultimo segreto. << Sei davvero troppo gentile, Kagami-kun >>.
Il rosso voltò la testa e lo fissò scettico. << Che vuoi dire? >>.

<< Sono felice che hai sempre pensato bene di me, ma non sono stato così innocente e onesto come credi. C’è un motivo se ti ho chiesto di rimanere amici dopo essermi confessato: sapevo che se avessi lasciato le cose come stavano, ci saremmo soltanto allontanati e basta, così ho pensato che se fossi rimasto tuo amico, avrei avuto modo di conquistarti. È un’idea stupida, me ne rendo conto ma per un po’ ci ho sperato… che magari, prima o poi, col tempo, anche tu avresti ricambiato i miei sentimenti… >>, un altro breve sorriso amaro gli increspò le labbra e Taiga non seppe cosa rispondere.
<< Ricordi quando Aomine-kun mi ha minacciato? >> continuò il piccoletto.

Kagami annuì e si disse che non avrebbe mai potuto scordare un simile litigio.
<< L’ha fatto perché lui aveva capito le mie intenzione e mi aveva avvertito di starti lontano e di non farti soffrire con il mio inganno. Diceva che eri troppo buono e che io me ne stavo approfittando. Voleva proteggerti, a modo suo… non so perché poi non ti ha mai detto niente. Di sicuro non l’ha fatto per me, anche se gli sono stato grato: avevo troppa paura di dirti la verità e poi averti visto prendere le mie difese in quel modo mi aveva reso davvero felice e così sono rimasto zitto. Mi dispiace, Kagami-kun. Ti ho mentito anche se tu sei stato il miglior amico che abbia mai avuto >>.

Taiga rimase in silenzio per un po’: aveva bisogno di qualche momento per assimilare tutto quanto. “Quindi le cose stavano così…”. Sospirò e si passò una mano tra i capelli. << Direi che abbiamo entrambi le nostre colpe >> dichiarò alla fine con voce calma
<< Allora non ce l’hai con me? >> gli chiese Tetsuya sorpreso.

L’altro abbozzò un piccolo sorriso. << Certo che no. Capisco perché l’hai fatto e sinceramente non credo di avere il diritto di prendermela. Io sapevo che non era giusto far finta di niente, fingere che fosse tutto come prima, quindi direi di metterci una pietra sopra >>.
<< E con Aomine-kun? Perché avete litigato sta volta? >>.
Fu il turno di Kagami di fare un sorriso triste. << È un po’ complicato… >>.

<< Sai, Kagami-kun, ti confesso che ho sempre invidiato il rapporto che c’è tra voi. Non avevo mai conosciuto due persone con un legame così profondo come il vostro: credo che sia più speciale di quanto voi stessi vi rendiate conto. Dovresti averlo caro >>, sollevò gli occhi al cielo e sorrise per un momento, << voi due siete… beh, siete voi. Non penso che si possa dare una definizione a questo >>.

Il rosso sgranò gli occhi e per l’ennesima volta si chiese come Kuroko riuscisse ad essere… beh, Kuroko, in grado di capire le persone e di dire la cosa giusta al momento giusto. Di sicuro la mancanza di presenza non era la sua unica caratteristica unica.
“Mi sa che ha un dono… e anche ragione”.

Scappare da Aomine e dai propri sentimenti non era la risposta giusta.
<< Io… >> iniziò Taiga ma venne anticipato da Tetsuya.
<< Devi andare, lo so >>.

Kagami si alzò in piedi e lo fissò. << Mi dispiace. Per tutto >> gli disse e dispiaciuto lo era davvero, anche per non aver potuto ricambiare i suoi sentimenti. Kuroko era un ragazzo più straordinario di quanto potesse sembrare all’apparenza e Taiga era sempre stato felice di averlo conosciuto e di averlo come amico.
Ma non poteva essere più di quello.

Il piccoletto gli sorrise e Kagami sentì stringersi il cuore, ma uscì comunque dalla stanza e non vide gli occhi di Kuroko farsi subito lucidi e due lacrime silenziose bagnargli il volto.
 
 
 
 





Per quanto Momoi avesse desiderato rimanere ancora con Aomine, era dovuta andar via, con la promessa però di chiamarlo il giorno dopo. Il ragazzo aveva sbuffato, lamentandosi di non essere un bambino e di non aver bisogno delle sue attenzioni.

Lei aveva sorriso e se n’era andata, lasciando l’amico alle cure di Kise. Questi l’aveva tranquillizzata, ma gli bastò il tempo di una doccia per pentirsi del suo ottimismo, dato che, una volta finito, trovò il moro seduto in soggiorno a bere birra.

<< Aominecchi… >> sussurrò il biondo e si sentì male per più di un motivo: perché non sopportava di vedere il ragazzo che amava con quell’aria disperata, perché era geloso che soffrisse per un altro ragazzo e perché si sentiva in colpa per aver alimentato la bugia sulla ragazza di Daiki.
Avendo fra l’altro conosciuto proprio Momoi, il senso di colpa era pure aumentato.

Gli si sedette accanto e gli poggiò una mano sulla spalla. << Aominecchi, non ti sembra di aver tirato fuori un po’ troppe birre? >>.
Il moro bevve un lungo sorso dalla lattina e sospirò. << Voglio scoprire quante ne dovrò bere prima di dimenticare tutto e addormentarmi >>.
Kise scosse la testa e si prese una lattina; la aprì e bevve. << Perché non lo scopriamo insieme? >>.
Aomine gli lanciò un’occhiata e fece spallucce. << Fa’ come vuoi >>.
Non che il biondo avesse davvero intenzione di lasciare che l’altro si ubriacasse fino a perdere i sensi: proprio per questo non poteva lasciarlo bere da solo.
“È meglio tenerlo d’occhio”.

Peccato che i suoi buoni propositi iniziali si trasformarono molto presto in una bevuta intrisa di autocommiserazione e pentimento al pari di quella di Daiki.
Entrambi con i loro spettri da affogare nell’alcol, finirono per scolarsi tutte le birre presenti in casa e quando il moro propose di aprire una bottiglia di sakè –che chissà come era rimasta intoccata fino a quel momento- il biondo non lo fermò in alcun modo, anzi, accolse la proposta con un sorrisetto da ebete e un “evviva” strascicato.

Al terzo bicchierino di sakè si ritrovarono tutti e due molto vicini all’ubriacatura completa.
<< Perché… >> iniziò Daiki con voce triste, gli occhi fissi sulla sua mano, << perché… >>.
Kise risollevò la testa che giaceva sul tavolinetto. << Perché cosa? >>.
<< Taiga… perché… è… da Kuroko >> sbiascicò lentamente, << mi manca >>.

Ryota fece un profondo sospiro e si versò un altro bicchiere di sakè che scolò in un solo sorso. Sentì il suo sapore forte e deciso scendergli giù per la gola e riscaldargli lo stomaco. << Dovresti… dirglielo… >>.
“Ma che sto dicendo?”.
Aomine scosse la testa. << Lui mi… mi evita… non vuole più avere a che fare… con me… >>.
Il biondo strinse le dita attorno alla bottiglia e sentì il senso di colpa e la gelosia invaderlo allo stesso tempo. << E allora lascialo perdere… se non ti vuole, non ti merita… >>.

Nonostante l’alcol Daiki fu preso dalla voglia di picchiarlo e se non lo fece, fu solo perché sentiva i suoi arti incredibilmente mollicci e flaccidi. << Cazzate! Taiga è… >>.
Cosa? Tutto il suo mondo? La sua àncora? La sua oasi nel deserto? L’amico di una vita? Molto di più? Neanche lui era in grado di dare una definizione a tutto quel casino che c’era tra loro due e nella sua testa.
<< Forse sono io a non meritarlo… >> disse alla fine, un sorriso amaro sulle labbra.

<< Non è vero… tu sei eccezionale, Aominecchi >> replicò Kise, gli occhi lucidi fissi sul volto del moro, << sei il ragazzo migliore… il migliore che abbia mai conosciuto. Sembri strafottente e arrogante, ma io so che… che in realtà tu hai un cuore d’oro. Sei gentile, ma non ti piace darlo a vedere perché vuoi sempre avere quest’aria da figo e da duro >>, le lacrime iniziarono a colare sulle sue guance e la voce si incrinò, mentre le parole continuarono a venir fuori senza che lui riuscisse a bloccarle, << sei sempre disposto ad aiutare gli amici, anche se lo fai sembrare come una gigantesca seccatura; ti piace stuzzicare gli altri ma non lo fai mai con cattiveria e… e sei bellissimo. Semplicemente perfetto >>.

Con il volto bagnato e il corpo che tremava Ryota si allungò verso Daiki, gli prese il volto tra le mani e lo baciò con trasporto e disperazione.
Il moro si paralizzò completamente, gli occhi sbarrati fissi sulle palpebre chiuse dell’altro a pochissimi centimetri da lui e la mente che cercava di sconfiggere l’alcol per provare a recuperare lucidità e spiegare cosa cavolo stesse succedendo.

Dopo alcuni secondi Kise si separò da Aomine ma lasciò le mani sulle sue guance e appoggiò la fronte alla sua. << Perché non posso essere io? >> gli chiese tra i singhiozzi, << perché non posso essere io quello che occupa i tuoi pensieri? >>.
<< Kise, di che diavolo… >> provò il moro ma si bloccò nell’udire le parole dell’altro.

<< Io ti amo, Aominecchi. Da quando ci siamo conosciuti non ho fatto altro che amarti in silenzio. Avevo troppa paura che se l’avessi scoperto, mi avresti odiato, così sono rimasto zitto, ma ora, a vederti così, mentre ti disperi per Kagamicchi… >>.

Non terminò la frase, ma fece combaciare nuovamente le labbra con quelle di Daiki e questi per la seconda volta rimase immobile e non rispose al bacio. Poteva sentire quanto fossero morbide e calde quelle labbra, ma non provò niente se non sorpresa e incredulità.

Quando Kise si separò per la seconda volta, gli lasciò andare il viso e lo guardò dritto negli occhi. << Se al mio posto ci fosse stato Kagamicchi, avresti risposto al bacio, non è così? >>.
Aomine rimase in silenzio, incapace di rispondere in alcun modo, ma dentro di sé, attraverso l’annebbiamento causato dall’alcol, si fece strada la risposta a quella domanda con tutte le conseguenze che ne derivavano.

Dopo un po’ Ryota si passò un braccio sul volto per asciugarsi il viso alla bell’e meglio e con uno sbuffo di fatica si alzò in piedi. << Per favore, dimentica tutto quello che è successo >>, si allontanò sulle sue gambe traballanti e incerte, deciso a rintanarsi sotto le coperte, ma si fermò per un attimo prima di salire le scale, << è meglio se vai a dormire anche tu, Aominecchi >>.
Poi tutto ciò che il moro udì furono il suono dei suoi passi e il rumore di una porta che si chiudeva.
 
 
 
 




Quando Kagami arrivò davanti casa di Aomine, suonò il campanello ripetutamente ma nessuno venne ad aprire. Provò a chiamare il moro al cellulare, ma gli rispose il servizio di segreteria telefonica. Si fiondò nella sua stanza e una volta spalancata la finestra, si preparò al salto, ringraziando mentalmente il caldo estivo che spingeva Daiki a lasciare sempre la sua finestra aperta.

Saltò dall’altro lato e prima di poter fare qualsiasi cosa, vide la porta della camera aprirsi: Aomine entrò, accese la luce e sbarrò gli occhi alla vista di Kagami nella sua stanza.

<< Taiga… >> sussurrò il moro, mentre una parte di lui si chiedeva se non fosse un’allucinazione derivante dall’alcol. Eppure si era fatto una lunga doccia e si sentiva leggermente meglio rispetto a prima: dedusse perciò che non poteva essere l’alcol. << Sei davvero tu? >> chiese e si sentì un perfetto stupido.

<< Beh… direi proprio di sì… >> rispose il rosso sentendosi altrettanto stupido. E si sentì pure uno stupido imbarazzato quando si accorse che l’altro indossava solo un paio di pantaloncini neri e un asciugamano attorno al collo.

Daiki chiuse la porta dietro di sé e fece qualche passo verso il rosso. << Che ci fai qua? Non eri da Kuroko? >>.
<< Ah, sì, ma ecco… me ne sono andato… >> rispose Kagami e all’improvviso si rese conto di aver perso tutto il coraggio di parlare. Era corso fin là con l’intenzione di chiarire definitivamente tutta quella situazione, ma ora che si ritrovava davanti a lui, gli sembrava di avere la gola chiusa e la bocca impastata.

Aomine gli lanciò una lunga occhiata, le mani strette attorno ai lembi dell’asciugamano. << Come mai? >>.
<< Ehm, ecco, io… io volevo… beh, stavo pensando di… >> iniziò a farfugliare il rosso, la mente inceppata.
L’altro sospirò e andò a sedersi sul bordo del letto. << È successo qualcosa con Kuroko? >> gli domandò, pur temendo profondamente la risposta.

Il cervello di Kagami gli ricordò subito il bacio e lui si imbarazzò al ricordo, ma Daiki interpretò male quel rossore sul suo viso e si rabbuiò. << Se sei venuto qua per raccontarmelo, fallo domani, ora sono stanco. Anzi, non farlo proprio: non mi interessano le tue avventure con Kuroko >>.
Taiga aggrottò le sopracciglia. << Di che stai parlando? >>.
<< Niente. Lascia stare >> replicò lapidario.

<< Perché diavolo fai così?! >> esclamò Kagami, il nervosismo che cresceva, << sono io quello che dovrebbe essere arrabbiato >>.
A quelle parole Aomine scattò in piedi e si liberò dell’asciugamano con un gesto scazzato, facendola finire sul letto. << Tu? Tu sei quello arrabbiato? Mi prendi forse per il culo? Prima mi cacci via mentre ci baciamo, poi mi eviti, te la fai con Kuroko e ti incazzi pure? >>.

<< Io me la faccio con… cosa?! Ma di che cazzo parlando? Ti è dato di volta il cervello?! Numero uno, non me la faccio proprio con nessuno e numero due, con che coraggio mi fai la predica? Proprio tu tra tutti mi accusi… >>.
Gli occhi del moro si assottigliarono pericolosamente. << Proprio io?! Sì, proprio io ti sto accusando. Qualche problema? >>.

Taiga fece scocciare la lingua e lo fissò in cagnesco. << Sì che ce l’ho un problema. Il problema è che non solo tu mi hai baciato, ma l’hai pure fatto quando avevi già una ragazza! Che cazzo ti è saltato in testa? >>.
Daiki sgranò gli occhi e schiuse la bocca, mentre la sua parte razionale cercava di elaborare quelle parole per lui assurde. << Ragazza? Quale ragazza? >>.
<< Non fare il finto tonto. Sto parlando di Momoi >>.
D’improvviso i pezzi mancanti del puzzle andarono al loro posto e Aomine capì che i suoi sospetti erano veri: Kagami era convinto che lui e Satsuki fossero una coppia.

Non seppe se scoppiare a ridere, incazzarsi ancora di più o mollare un calcio all’altro. Si passò una mano sul volto e prese un bel respiro.
Non poteva permettersi passi falsi. << Non so chi te l’ha detto, ma io non ho nessuna ragazza e anche se ce l’avessi non sarebbe Satsuki. Io e lei siamo solo amici. Sì, è vero, è appiccicosa e si avvinghia al mio braccio come un koala ma è tutto qui. Non c’è niente tra di noi, credimi >>.

Questa volta fu il turno di Taiga di sgranare gli occhi e schiudere la bocca. << M-ma… l’altro giorno, all’università… quando lei mi ha preso a braccetto… tu ti sei incavolato… >>.

Le labbra di Daiki si curvarono all’insù. << Ero geloso di te, Bakagami. Non di lei. E per tua informazione, Satsuki si è comportata in quel modo solo per provocarmi e vedere la mia reazione. Sembra una ragazza tanto dolce e angelica, ma in realtà è una subdola manipolatrice >>.
Il rosso rimase in silenzio, mentre sentiva tutto il nervosismo di prima scemare fino a spegnersi del tutto.

<< E tu e Kuroko? >> riprese subito dopo il moro, << c’è qualcosa tra di voi? >>. Si avvicinò di alcuni passi e osservò il volto dell’altro.
<< Cosa?! No, no, non c’è niente. Cioè, lo sai, lui è ancora innamorato di me, ma io… >> si fermò e si morse un labbro. Abbassò lo sguardo, imbarazzato: quel tipo di discussioni non facevano proprio per lui.

Aomine fece qualche altro passo fino a trovarsi vicinissimo a Kagami, così tanto che gli sarebbe bastato chinarsi un po’ in avanti per baciarlo. Sorrise all’idea e sentì il cuore battere più rapidamente.
<< Perché mi hai evitato in questi giorni? >> gli chiese il moro con una voce che Taiga trovò sensuale e dolce allo stesso tempo e che gli provocò una fitta allo stomaco.
<< Non lo so… ero… ero confuso e spaventato, lo ammetto. Non sapevo cosa fare e non riuscivo a capire… era tutto… >>.
<< Un gran casino >> completò per lui Daiki, abbozzando un sorriso.

L’altro annuì e si passò una mano tra i capelli; gesto che provocò nel moro il desiderio di saltargli immediatamente addosso.
“Merda, sono proprio cotto…” pensò con imbarazzo, paura e felicità allo stesso tempo.
<< Per un po’ ho continuato a ripetermi che era stato uno sbaglio >> riprese Taiga, << solo… solo uno stupido momento di debolezza senza significato… >>.
<< E lo pensi ancora? >>.

Il rosso lo guardò e sospirò. << Non lo so… davvero… >>. Era così difficile mettere ordine nei suoi stessi pensieri e dare loro forma di parole.
Loro due erano sempre stati insieme, uniti come e più di due fratelli: poteva quell’amicizia di tutta una vita trasformarsi in amore romantico? Senza contare il fatto che erano due ragazzi: che futuro avrebbero mai potuto avere?

Vedendo l’espressione di Taiga farsi sempre più preoccupata, Daiki fece un ultimo passo in avanti e gli prese il volto tra le mani. << Sto per baciarti, Tai, perché è quello che voglio e perché sento che è la cosa giusta da fare, ma se tu non vuoi, ti darò il tempo di respingermi. Basta solo che ti tiri indietro e io capirò… >>.

Anche se dentro di sé pregò con tutto il cuore che l’altro non lo respingesse, si disse che non voleva forzarlo in alcun modo e che avrebbe accettato qualsiasi sua scelta, per quanto dolorosa.

Nel frattempo Kagami sbarrò gli occhi e sentì il panico invaderlo e annebbiargli la mente. Pensare divenne troppo complesso e tutto quello che lui riuscì a fare fu fissare Daiki negli occhi, quegli occhi così familiari che aveva guardato per tutta la vita, ma che adesso erano anche così diversi, intensi e che sembravano vedere solo lui e nient’altro.

Come se non esistesse nessun’altro in tutto il pianeta e Taiga non poté fare a meno di pensare che sarebbe stato bello essere guardati in quel modo per il resto della propria vita.

Deglutì a vuoto e seppe di essere arrossito: gli sembrava di avere le guance in fiamme e il cuore batteva come impazzito, quasi fino a fargli male, ma era un dolore piacevole.
Aomine si avvicinò lentamente, socchiudendo gli occhi, senza togliere le mani dal viso di Kagami: la sua pelle era morbida e incredibilmente calda sotto i polpastrelli e lui sperò che quel calore fosse un buon segno.

L’istante prima di baciarlo aprì gli occhi per un attimo e vide che Taiga aveva chiuso i suoi. Sorrise e fece combaciare le loro labbra.
All’inizio fu un lento e casto assaggiarsi e assaporarsi, come se entrambi volessero godersi ogni singolo istante e sensazione, ma non ci volle molto perché quel desiderio da dolce e sensuale diventasse famelico e smanioso e il bacio si trasformò così in un intreccio di lingue, saliva e gemiti soffocati nel contatto delle loro bocche.

I corpi si strinsero come se volessero fondersi: Daiki strinse le ciocche rosse tra le dita di una mano mentre l’altra scese a circondare la schiena di Taiga e il rosso gli cinse il collo con un braccio, l’altro stretto sul fianco nudo del moro.

Non seppero per quanti minuti andarono avanti in quel modo; del resto non riuscivano a pensare a nulla se non alle sensazioni che stavano provando in quel momento. Sensazioni che portarono Aomine ad afferrare l’altro per i polsi e spingerlo verso il letto: lo fece sedere e usò il peso del proprio corpo per farlo distendere sul materasso.

Vi si stese sopra, i gomiti ai lati del volto arrossato di Kagami; si staccò da quelle labbra morbide e invitanti e fece scorrere le sue sul collo dell’altro, lasciando baci e succhiotti.
<< …Daiki… >> sospirò il rosso e strinse ancora di più le braccia attorno al busto del moro.

Aomine sorrise a pochi millimetri dalla pelle di Taiga e spostò una mano per sollevargli la maglietta, scoprendo l’addome muscoloso e trovandolo incredibilmente sexy. Fino a pochissimo tempo prima non avrebbe mai creduto possibile eccitarsi guardando il corpo di un altro ragazzo, eppure, proprio in quel momento, sentiva il desiderio crescere con potenza e la consapevolezza di non volersi fermare per nessun motivo al mondo.

Intanto Taiga si sollevò quanto bastava per togliersi la maglietta e dopo essersi allungato verso l’altro, lo cinse in un abbraccio e fece nuovamente unire le loro labbra. Senza smettere di baciarsi con frenesia, si ritrovarono seduti sul letto, le gambe le une sulle altre e i bacini sempre più vicini.

Mentre le mani accarezzavano il petto e le braccia e le lingue si cercavano senza sosta, entrambi si resero conto di avere un’erezione pulsante nei pantaloni.

Quando Daiki si staccò dalla sua bocca per dedicare attenzioni al suo orecchio, Taiga ebbe un fremito lungo tutta la schiena al sentire la lingua dell’altro scorrere con studiata lentezza.

Non volendo rimanere fermo a subire, il rosso si allontanò leggermente da Aomine solo per ringraziarlo con lo stesso trattamento: fece scorrere le labbra sul suo collo e prese a baciare e succhiarne la pelle tenera.

Il moro piegò la testa all’indietro per godersi meglio il momento, ma sentì la sua erezione fremere, come in una muta richiesta di essere soddisfatta. Appena, riaperti gli occhi, si accorse che anche Kagami era nelle sue stesse condizioni, un ghignò gli affiorò spontaneo.
Non volendo più rimandare oltre, trafficò con i pantaloni del rosso e infilò una mano nei suoi boxer. A quell’intrusione Taiga sussultò e interruppe ciò che stava facendo.

<< Dai… aspetta, la luce… >> gli disse, sottintendendo la richiesta di spegnerla. Era troppo imbarazzante fare certe cose con la luce accesa.
Aomine sollevò lo sguardo e ghignò in un modo che Taiga trovò odioso e sensuale allo stesso tempo. << Spiacente, Tai, ma voglio guardarti mentre vieni >>.
Kagami sgranò gli occhi e arrossì fino alle orecchie. << Dannato Ahomine… >> sbottò a bassa voce, ma decise che non gli avrebbe lasciato condurre il gioco a modo suo. Nonostante il profondo imbarazzo, infilò una mano nei pantaloncini neri dell’altro solo per accorgersi che il moro non indossava l’intimo.
Lo fissò con un sopracciglio inarcato. << Non hai i boxer… >>.
Daiki fece spallucce e continuò a ghignare. << Ti facilito il compito, no? >>.

Il rosso gli riservò un’occhiataccia ma non replicò. Si fiondò sulle sue labbra e il moro sentì togliersi il respiro da quel bacio. Kagami, quando ci si metteva, sapeva essere una tigre affamata.
E lui non aveva certo intenzione di essere da meno.

Rispose al bacio con altrettanta fame e passione, mentre le mani di entrambi si dedicavano alle opposte erezioni. Il sudore prese a formare una patina sulla loro pelle e la stanza si riempì dei loro gemiti mal trattenuti e delle imprecazioni strascicate che venivano fuori appena le loro labbra non erano più in contatto.

Le mani si fecero poco a poco più rapide, mentre i corpi tremavano di quel piacere sempre più intenso che attraversava ogni loro cellula, mandava scariche elettriche ad ogni nervo e offuscava la realtà circostante.

Esistevano solo loro due in quel momento. C’era spazio solo per Daiki e Taiga e per quei sentimenti nuovi e spaventosi che, dopo averli separati, li avevano fatti riunire e avevano dato loro qualcosa di più intenso e profondo dell’amicizia.

Ad un certo punto Aomine decise di cambiare posizione e spinse Kagami sul letto, distendendosi sopra di lui quanto bastava per avvicinare i loro membri: li avvolse in parte con una mano e prese a toccarli entrambi. Dopo pochi secondi fu raggiunto dal rosso e mentre le loro mani continuavano ad accarezzarsi con desiderio e impazienza, i movimenti dei bacini aumentavano lo sfregamento delle loro erezioni, raddoppiando il piacere.

Non ci volle molto perché tutto quello li portasse al limite e quando Daiki sentì di esserci vicinissimo, riaprì gli occhi e si beò dell’espressione di Taiga in preda all’orgasmo. Il moro venne quasi in contemporanea ed entrambi sussurrarono il nome dell’altro, mentre sentivano i confini della realtà sgretolarsi.

Una volta finito lo sconvolgimento iniziale, il moro si lasciò cadere sul letto accanto all’altro e per un po’ i due rimasero in silenzio a riprendere fiato.
<< Sai, Bakagami >> iniziò all’improvviso Aomine, << non avrei mai immaginato che la tua voce fosse così sexy e carina mentre gemi >>.

Taiga dovette venir fuori dall’annebbiamento mentale post-orgasmo per capire quello che l’altro aveva detto e quando lo fece, la sua faccia si fece imbarazzata e furiosa allo stesso tempo.
<< Ahomine, bastardo! >> sbottò, scattando a sedere.

L’altro si sollevò su un gomito e lo guardò sfoggiando un ghigno pienamente soddisfatto.
<< Non fare il timido adesso. Sbaglio o prima eri molto preso anche tu? >> continuò a punzecchiarlo, troppo divertito dalle sue reazioni per fermarsi.
Lo vide infatti arrossire fino alle orecchie, gli occhi che probabilmente cercavano di fargli esplodere il cervello con la forza del pensiero e alla fine si beccò anche una gomitata sulla spalla.

<< Falla finita, cazzone! >> aggiunse Taiga, giusto per rimarcare il concetto. Era già tutto fottutamente imbarazzante senza che Daiki si mettesse pure a fare le sue stupide battutine.
Per tutta risposta il moro gli fece l’occhiolino e dopo aver allungato una mano verso il comodino, ne tirò fuori una scatola di fazzoletti.
Si ripulirono alla bell’è meglio e dopo essersi rivestiti, Aomine propose che andassero a dormire nella stanza del rosso.

<< Perché da me? >>.
<< Non so tu, ma io preferirei dormire su lenzuola che non fossero sporche di sperma >>.
Taiga lanciò una breve occhiata al corpo del reato e fu costretto ad annuire. Il moro sorrise e si alzò in piedi, afferrò l’altro per un polso e lo portò verso la finestra. Saltarono nella stanza di Kagami uno dietro l’altro e una volta dentro, Aomine si gettò sul letto.

<< Ah, mi è mancata questa stanza >> esclamò con tono allegro.
Taiga gli si sedette vicino, gli lanciò una breve occhiataccia e si distese su un fianco, dandogli le spalle. << Il futon è nell’armadio: prenditelo tu >>.
Daiki si sollevò un gomito e lo guardò, mentre un ghigno compiaciuto gli curvava le labbra.

“È così carino quando fa l’offeso”. Allungò un braccio e gli cinse il fianco, avvicinandosi tanto che il suo petto aderì alla schiena del rosso; fece intrecciare una gamba con la sua e gli diede un leggero morso sulla nuca.
<< Che cazzo fai? >> sbottò Taiga, ma non si mosse e non fece nulla per allontanarlo.
<< La stanza non è l’unica cosa che mi è mancata >> gli sussurrò con tono suadente, le labbra vicino il suo orecchio. Un lungo brivido attraversò il corpo di Kagami e lui sentì il cuore schizzargli in gola.

<< Anche la cucina di tua madre mi è mancata >> scherzò il moro dopo diversi secondi di programmato silenzio. Rise di gusto, ma si beccò un’altra gomitata da Taiga, questa volta al fianco. Soffocò un gemito di dolore sotto le risate e provò a dare un bacio sul collo del rosso, ma questi si voltò di scatto e invece del collo, le labbra di Aomine incontrarono la bocca di Kagami.

Dopo un breve attimo di sorpresa, presero a baciarsi con passione, annullando se stessi in quel contatto umido e delizioso. Quando si ritrovarono a corto di fiato e si staccarono, avevano entrambi i volti arrossati e gli occhi lucidi e si ritrovarono a pensare a quanto l’altro fosse sexy.
Si fissarono in silenzio per alcuni secondi, i volti vicinissimi finché Daiki parlò di nuovo, un sorrisetto sul volto. << Che mi prepari domani per colazione? >>.

Taiga sgranò occhi e bocca per poi aggrottare le sopracciglia. << Fanculo >> sibilò a denti stretti, girandosi poi dall’altro lato.
Il moro ridacchiò, conscio di non riuscire a trattenersi. << Sai, Bakagami, se tu non reagissi in modo così carino alle mie provocazioni, io non mi divertirei così tanto a punzecchiarti >>.
Il rosso sbuffò, rimanendo fisso nella sua posizione. << Ti diverti tanto perché sei un bastardo, Ahomine >>.

Senza smettere di sorridere, Daiki lo abbracciò nuovamente da dietro e poggiò la testa sulla sua spalla. << Ma ti piaccio lo stesso, anche se sono un bastardo >>.
<< Non hai sempre detto che sono troppo buono e ingenuo? Mi sono lasciato ingannare >>.
Il moro allungò un braccio e trovata la mano di Taiga, intrecciò le dita alle sue e strinse forte.

Non avrebbe mai più lasciato andare quella mano. Non importa cosa sarebbe accaduto nel loro futuro, cosa avrebbero dovuto affrontare, perché sarebbero stati insieme: non avrebbe permesso a niente e nessuno di separarli.
<< Quello che vuoi >> disse d’un tratto Kagami, rompendo il silenzio.
<< Eh? >>.
<< Domani, per colazione. Ti preparo quello che vuoi >>.
Il moro sorrise con dolcezza. << Voglio i pancake >>.
<< Mmh okay >>.
<< Sei il migliore, Bakagami >>.
Il rosso ridacchiò. << Perché ti preparo i pancake? >>.
<< Perché sei tu, Tai >> disse Daiki con voce seria, << perché sei rimasto accanto a un’idiota come me. Fin dall’inizio, per me, ci sei sempre e stato solo tu >>.
Kagami seppe di avere il volto in fiamme e ringraziò che l’altro non poteva vederlo. << Come cavolo fai a dire cose così imbarazzanti? >>.
<< Beh, imprimetele in testa perché non le dirò mai più >> replicò il moro con un tono tra l’imbarazzato e il finto offeso.

L’altro ridacchiò e pensò che, nonostante l’imbarazzo, non si era mai sentito così felice in tutta la sua vita.
Non riusciva ancora a credere che le cose tra di loro fossero cambiate così tanto e ad essere sincero, non sapeva come sarebbe andato avanti il loro rapporto d’ora in avanti, ma sentiva che finché sarebbero stati insieme, avrebbero potuto affrontare qualsiasi cosa il futuro avesse avuto in serbo per loro.

Erano loro due, senza più segreti, erano insieme ed erano felici.
 



There’s no place for me in a world without you.







Uuuuh, rieccomi qua e questa volta prima del solito ^^ sperando che a qualcuno ancora interessi questa storia, siamo arrivati alla fine... cavolo, ho iniziato questa storia a novembre 2014, ne è passato davvero tanto di tempo X) resta soltanto un capitoletto, un epilogo per mettere davvero il punto definivo a questa long... epilogo che al 99% vedrete entro la fine dell'anno...
spero che questa conclusione vi sia piaciuta -e finalmente il rating arancione spiega qualcosa XD mi dicevo sempre di toglierlo, ma poi lo scordavo ogni volta...
ringrazio tutti quelli che nonostante tutto hanno letto, seguito e commentato la storia <3 e come sempre vi ricordo che un piccolo commento, anche solo due righe, fa tanto piacere a noi poveri scrittori u.u a Natale siamo tutti più buoni, no?
baci e a presto

 
  
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