Cap.18 La sconfitta del mostro
“Noooo!”
gridò.
Sgranò gli occhi e le sue iridi azzurre si tinsero di
riflessi blu scuro.
Scosse il capo, avvertì delle fitte al petto e corse verso
di lui. Il demone
balzò e cercò di atterrarle addosso,
schiacciandola con la zampa. Crilin saltò
e la spinse, venne travolto dalla zampa del gigante, rotolò
a terra e perse i
sensi. Il demone cercò di dilaniare il suo corpo con un
morso. Junior scattò,
lo afferrò stringendolo al petto e scattò di
lato, evitando il muso del
bestione. Mary Jane raggiunse C17, s’inginocchiò
accanto a lui ed appoggiò la
gemma sul terreno. Accarezzò il corpo di C17, sentendolo
gelido sotto la mano.
Saltò all’indietro evitando uno sprizzo di
scintille da una serie di circuiti
saltati. Mary strinse al petto il crocefisso e digrignò i
denti, voltandosi di
scatto.
“Me la pagherai”
ruggì. Socchiuse gli occhi e corse verso di
lui. La sua aura s’incrementò e tirò un
pugno al muso del bestione, la sua mano
fu avvolta dalle fiamme. Il demone volò
all’indietro, si abbatté sul terreno
strisciando e creò un solco. Mary atterrò, si
guardò la mano ed ansimò
sbattendo le palpebre.
“Cos … come ho
fatto?” si domandò. Il bestione si
rizzò,
facendo tremare la terra. Mary Jane si voltò verso di lui, i
capelli le
ondeggiavano intorno al viso.
“La verità era
che ti avrei preso a calci in cu**?” domandò.
Ghignò e si mise a correre verso il demone. La creature
cercò di colpirla con
una serie di artigliate, la giovane fece lo slalom schivandole.
Saltò facendo
una caprioa all’indietro per evitare una sua dentata e le
atterrò sulla zampa.
Si mise a correre risalendola. Schivò
un’artigliata della bestia e le saltò
sulla testa, saltò nuovamente e lo raggiunse al collo con un
pugno facendolo
precipitare in avanti. La creatura atterrò con il muso
rivolto verso il basso,
aprendo un solco in cui affondò.
“Mi piace,
bastar**!” gridò. Piegò un ginocchio,
il piede le
venne ricoperto di fiamme e tirò un calcio al collo della
bestia, spezzandole l’osso.
Saltò giù dalla gigantesca carcassa ed
avanzò, raggiungendo la pietra.
Mary Jane prese la pietra a goccia e
se la strinse al petto,
era grande quanto tre pugni. Le lacrime iniziarono a rigarle il viso e
singhiozzò. Raggiunse il corpo del cyborg e si stese su di
lui, socchiudendo
gli occhi.
“Non avresti
dovuto” farfugliò. Singhiozzò
più forte e le
lacrime caddero sul viso ingrigito di lui.
“Non per me,
idiota!” ululò. Alcune lacrime caddero sopra la
gemma che iniziò a brillare. La giovane sentì un
calore al petto, chiuse gli
occhi e sentì l’energia diminuire. Vegeta
socchiuse gli occhi, mugolando e alzò
lo sguardo.
Mary Jane avvertì il
battito cardiaco del cyborg ripartire
ed impallidì.
“Cos
…” farfugliò. 17 aprì la
bocca e ricominciò a
respirare, gemette e tossì un paio di volte.
“Co-come …
è possibile?” balbettò Mary Jane. La
voce le
tremò e sgranò gli occhi. 17 tossì
più forte e mugolò. Vegeta li raggiunse,
strisciando la gamba ricoperta di sangue con l’osso spezzato.
Cadde in
ginocchio e le mise la mano sulla spalla, un guanto candido gli si era
strappato lasciando vedere la mano graffiata.
“Al contrario della copia
creata con la tecnologia che hai
portato sulla Terra, questa gemma era veramente magica. Resuscita le
persone”
spiegò gentilmente. Mary Jane si passò una mano
sugli occhi arrossati,
asciugandosi le lacrime.
“Non può
essere” balbettò. 17 aprì gli occhi e
la guardò in
viso.
“Mary?” chiese.
La mora gli sorrise ed iniziò a baciarlo
sulle labbra, lasciando cadere la pietra. Vegeta la prese al volo e la
guardò.
“A quanto pare, se si
uccide qualcuno con questa, assume la
capacità di riportare qualcun altro che si ama in
vita” bisbigliò. Mary Jane
strinse il capo di 17 tra le braccia e lo baciò. Il moro
chiuse gli occhi con
un mugolio di piacere e ricambiò il bacio. Vegeta mise la
gemma dentro ciò che
rimaneva dell’armatura e strisciò
all’indietro.
“Probabilmente il limite
è che lo può fare solo chi ha un
po’ di sangue demoniaco nelle vene, senza essere un demone o
un namecciano
purosangue” bisbigliò. Guardò Mary Jane
e 17 approfondire i loro baci e roteò
gli occhi. Si girò e gattonò nella direzione di
Junior, frugò in una tasca dei
pantaloni e ne tirò fuori un sacchetto di senzu.
“Aveva ragione la donna, ho
fatto bene a portarli” bisbigliò
con voce inudibile.