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Autore: lunettaop    14/12/2015    8 recensioni
Ciel Phantomhive non ha mai avuto molto fortuna per il suo compleanno. Oggi è il suo quindicesimo compleanno e non fa eccezione... o almeno così crede. Ma può Sebastian Michaelis, il suo maggiordomo sempre fedele, cambiare le cose?
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ciel Phantomhive, Sebastian Michaelis
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il mio Bocchan... Il mio Ciel.

 
 

Oggi è il 14 Dicembre 1890. E’ il mio compleanno… Di nuovo: il mio quindicesimo compleanno, per la precisione.
 
Tradizionalmente non ho mai avuto molta fortuna con i compleanni, li ho sempre odiati. Come ogni tradizione o festa, del resto.

Quando compì dieci anni la mia casa venne bruciata, i miei genitori vennero uccisi ed io fui marchiato a fuoco come uno schiavo: torturato, stuprato, umiliato e usato come sacrificio per un rituale satanico. Esattamente due anni fa mi ero preso la briga di festeggiarlo, ma tutti i sorrisi falsi e le allegre risate erano troppo dolorosi da sopportare; così avevo giurato a me stesso che non avrei mai più festeggiato. Da allora, ho sempre lasciato correre il mio compleanno come un giorno qualsiasi.
 
E oggi non fa eccezione.
 
Un colpo secco alla porta mi destò dai documenti che stavo leggendo; un sospiro sfuggì dalle mie labbra prima che potessi contenerlo. Non mi piaceva essere interrotto, soprattutto quando leggevo qualcosa di importante. Ma il mio stomaco brontolava, ricordandomi che avevo fame e probabilmente era Sebastian con il tè.
 
“Avanti” - dissi irritato.

Ma non era stato Sebastian ad entrare. Meyrin, Bard e Finny, come un tornado, si erano precipitati nella stanza.
 
“S-siamo spiacenti B-B-Bocchan!” – urlò la cameriera.
 
“E’ stato un incidente!" - piagnucolò Finny, mentre i suoi occhi azzurri si rigavano di lacrime.
 
Bard si grattò la testa guardandomi con disagio: “Uhm... Beh…”- tentennò.
 
“Cosa c’è adesso?” – chiesi chiudendo gli occhi mentre mi massaggiavo le tempie.

Già sentivo un mal di testa in arrivo e non avevano ancora iniziato a raccontarmi quello che avevano combinato.
 
“Uhm, Uhm... - Bard alzò la voce mentre cercava di controllare la sua isteria - Volevo fare una magnifica cena, visto che oggi è il suo compleanno, ma ho…”
 
“Che cosa?!”- grugnii interrompendolo. 

Non ero in vena delle loro patetiche scenate. Quante volte gli avevo detto di non fare nessuno sforzo speciale per il mio compleanno?
 
Proprio in quel momento la porta si spalancò, mentre le carte della mia scrivania svolazzavano sul pavimento, attirando la nostra attenzione. Sospirai scuotendo il capo, guardando di fronte a me: Sebastian era in piedi con un vassoio di tè, fissando i servi con uno sguardo terrificante.
 
“Che sta succedendo?”-  chiese gelido. I suoi occhi scarlatti lampeggiavano tra le facce colpevoli dei mie servi mentre Finny cominciò a piangere.
 
“Ci d-dispiace, Sebastian-san!”- singhiozzò.
 
Patetico.
 
Sebastian entrò nella stanza e ripose sul tavolo il vassoio. “Mi scuso per l’inconveniente Bocchan.” – mi disse mettendo una tazza di tè fumante e piatto con una fetta di torta di fronte a me.

Per un istante, i nostri occhi si incrociarono, provocandomi una scarica elettrica lungo la spina dorsale. Non mi stancavo mai di ammirare le sfumature vermiglie di quegli occhi, provenienti dall'inferno. Era una continua sfida, anche il solo guardarci; quel demone sembrava provocarmi in continuazione, anche con un semplice sguardo. Sebastian poco dopo interruppe il contatto visivo, voltandosi verso la servitù.
 
“Sebastian-san noi...” - tentennò Bard.
 
“Bard, vai in cucina e inizia a preparare la cena. E non usare il tuo lanciafiamme. Meyrin, aiuta Finny a risolvere qualunque cosa abbia fatto in giardino" – ordinò il mio maggiordomo fissando i servi.

Un po’ mi sentivo dispiaciuto. Essere l’oggetto dell’ira di un demone non era una cosa piacevole.

“Adesso.” - scandì con un tono che li fece tremare.
 
I servi cominciarono ad inciampare l'uno sull'altro, nella fretta di chiedere scusa e farla franca; era quasi comico. Se non avessi dimenticato come si fa a ridere probabilmente lo avrei fatto.
Dopo che i servi si precipitarono fuori dalla stanza Sebastian chiuse la porta, sospirando.
 
Abbassai lo sguardo sorseggiando il tè ed esaminando la torta. Era cioccolato, pan di spagna guarnito in glassa bianca, condita con bacche fresche in sciroppo di amarena e panna montata. Presi delicatamente un boccone e lasciai che i ricchi sapori dolci si sciogliessero sulla mia lingua. Come al solito, la cucina di Sebastian non mancava mai di stupirmi.
Perché quel maggiordomo deve essere sempre così perfetto?
Poteva essere divertente per una volta vederlo insicuro in un compito, ma riusciva sempre in qualche modo a gestire tutto senza problemi.
Solo Pluto e Grell riuscivano ad innervosirlo. Forse avrei dovuto chiedere a Grell di farmi una visita, solo per divertirmi un po'. Era sempre divertente vedere Sebastian respingere le dichiarazioni di quello shinigami pervertito.
 
Come se avesse sentito i miei pensieri Sebastian si voltò verso di me. Sorrideva con una luce divertita negli occhi: “Bocchan, non ci sono impegni per oggi. Che cosa le piacerebbe fare? Potreste invitare lady Elizabeth e giocare a scacchi…”
 
“Certo che no!" – sbottai, inorridito al pensiero della mia fidanzata. L'unica cosa che potrebbe peggiorare questa giornata è vedere Lizzy strillare su come avrei dovuto essere carino per il mio compleanno.

"Non ho tempo, né per Lizzy né per gli scacchi - feci un cenno alla mia pila di carte sulla scrivania - Sono occupato.”
 
“E’ sempre occupato in questi giorni - mi fece notare il maggiordomo – questa scusa sta diventando banale, non crede?” - sorrise mellifluo sfiorandosi il mento con due dita.
 
Presi un paio di documenti nascondendo il mio viso per evitare di rispondere a quella pungente domanda.
 
“Bocchan, oggi è il suo compleanno.”
 
“Dimmi qualcosa che non so già”- dissi buttando i documenti per terra mentre guardavo Sebastian chino per raccoglierli. In due secondi erano di nuovo riposti dritti sulla scrivania, nel giusto ordine; esattamente com’erano prima.
 
Esibizionista.
 
Sebastian si avvicinò con passo felpato e in quel momento sentii il mio cuore accelerare. Il battito era così forte che avevo paura che lo sentisse. Era così vicino da permettermi di vedere le sue lunghe ciglia scure e ogni piega sul suo frac, mentre quelle labbra sottili si contorcevano nel più piccolo dei suoi sorrisi inquietanti.
 
“Dovreste essere più prudente Bocchan. – mormorò – Anche se sono qui per ripulire i vostri pasticci, non dovreste essere così sbadato”- un'altra battuta pungente.
 
Ma tu sei qui, quindi non credo che io abbia bisogno di preoccuparmi" – dissi guardandolo negli occhi, sentendo i palmi delle mani diventare umidi; grazie a Dio erano nascosti sotto la scrivania, ma il mio viso era a pochi centimetri dal suo.
"Sarai sempre pronto a proteggermi, il contratto prevede questo”- gli ricordai con sicurezza.
 
Sebastian sorrise – “Certo mio signore" – disse inclinando la testa. Poi si allontanò rompendo il legame che si era creato e solo in quel momento presi di nuovo a respirare.

"Come dicevo oggi è il suo compleanno, se non vuole invitare lady Elizabeth, cose vuole fare?”
 
Ignorando nuovamente quella domanda, mi alzai dirigendomi verso la finestra: stava nevicando. Londra era davvero gelida in pieno inverno, eppure ai miei occhi era così calda e accogliente rispetto al mio studio, con le sue montagne di carte da leggere.
 
“Bocchan?” - mi sentii chiamare trovandomi un istante dopo Sebastian accanto a me; non avevo nemmeno sentito i suoi passi. Il polsino della manica sfiorò il mio braccio, inviando una sensazione di formicolio fino alla spalla.
 
“Ho delle cose da fare – dissi senza guardarlo – inoltre non vedo cosa ci sia di speciale oggi, sono solo un anno più grande, questo è tutto. Accade a tutti nel mondo e poi… questo giorno è… triste.”- smisi di parlare, la mia voce stava iniziando a diventare soffocata e non volevo mostrare a Sebastian quanto fossi debole in quel momento. Sentivo il suo sguardo fisso su di me: mi bruciava la pelle, non riuscivo proprio a guardarlo. Non quando ero in questo stato.
 
Non riuscivo a smettere di pensare a quella notte e le notti che vennero dopo: il calore intenso, le fiamme luminose, il pungente fumo negli occhi, la mia voce soffocata mentre gridavo aiuto e poi... il dolore del marchio che mi segnò come schiavo mentre la mia carne veniva bruciata, l’umiliazione di essere torturato e utilizzato come sacrificio, prima che la forza del mio dolore riuscisse a invocare Sebastian. Avevo ancora gli incubi, nonostante fossero passati anni.
 
No, oggi non è un giorno da festeggiare.
 
“Bocchan”- la voce di Sebastian era sorprendentemente dolce. La sua mano toccò la mia spalla in un gesto di conforto. Sentivo la sua compassione e la cosa mi infastidì parecchio. Non volevo essere compatito, volevo solo dimenticare tutto.
Presi coraggio voltandomi e quando guardai i suoi occhi, sentii qualcosa dentro di me andare in frantumi.
 
“Questo non doveva succedere – sussurrai con voce roca - Mi hanno umiliato, reso la mia vita un inferno e meritano di morire. Ma a volte penso che non dovrei essere qui, visto che tanti altri non hanno avuto questa seconda possibilità. I miei genitori... Avrebbero potuto essere qui al mio posto. Io sono colui che è inutile. Lizzy, Madam Red, Tanaka, Finny e tutti gli altri, sono così devoti a me ma io non merito niente. So quello che la città pensa di me: che sono un ricco, cinico e viziato, ed è vero. Nessuno dovrebbe preoccuparsi di me. Io... Non sono niente."

Le lacrime iniziarono ad inondarmi le guance, offuscandomi la vista. Non pensavo che mi sarei sentito di nuovo così. Dal giorno in cui strinsi il patto con Sebastian, sono sempre stato freddo e distaccato, costruendo un muro di pietre intorno al mio cuore. Sebastian è l'unico che sia mai stato in grado di vedere oltre quel muro e sapere come mi sento davvero, nonostante fosse un demone, sapeva capirmi meglio degli esseri umani.
Ma ora quel muro, che tanto ritenevo indistruttibile, si era incrinato e come una diga spezzata, tutto era stato inondato.
 
Singhiozzavo con la guancia premuta contro un materiale grezzo. Solo dopo mi resi conto che la mia testa era sepolta nel petto di Sebastian e avevo gettato le braccia attorno alla sua vita. Lui non mi respinse, anzi, mi tirò a sé portandomi in camera da letto. Fui contento che i servi non erano in giro, non volevo che mi vedessero in quello stato.
 
In camera da letto, Sebastian mi distese gentilmente sul letto sistemandosi sopra di me puntellandosi sulle ginocchia per non pesarmi troppo. Dopo un po’ alzai la testa e vidi che mi guardava. Il suo viso era vuoto, non rivelava nulla, ma sapevo che era sorpreso per quella mia reazione.
 
“Tu – sussurrai reggendo il suo sguardo – Tu sai come sono fatto, ed  è impossibile prendersi cura di me. Sai che sono inutile. Mi hai appena tollerato perché alla fine, divorerai la mia anima e poi me ne andrò come se non fossi- "
 
"Shh." - Sebastian mi interruppe, mettendo un dito guantato sulle mie labbra per farmi tacere.

“Basta così” – il suo viso era ancora inespressivo ma i suoi occhi scarlatti erano dolci. "Sì, ho intenzione di mangiare la vostra anima. Voglio divorarvi, con tutto me stesso. La vostra anima è la più seducente di tutte quelle che ho incontrato in mille anni di vita. Avete visto tante cose terribili eppure continuate a rimanere incontaminato e puro. Il vostro profumo è dolce e nel corso di questi quattro anni vi ho coltivato con cura e preparato per il momento finale. Ma vi ho visto anche visto crescere. E non è solo della vostra anima che mi preoccupo, Bocchan."

Il suo dito si mosse e asciugò la lacrima sulla mia guancia. "Voi, siete una persona coraggiosa e fiera... Sono orgoglioso di essere il vostro maggiordomo."
 
Rimasi in silenzio per un po’ aggrottando la fronte.

“Sebastian... Stai cercando di dire che tieni a me?” - chiesi riprendendo un pò di lucidità.
 
I lineamenti di Sebastian si ammorbidirono e il suo dito tracciava la sua strada giù per la guancia, fermandosi di nuovo sulle mie labbra. “Lei che ne pensa?” - domandò guardandole per poi regalarmi uno dei suoi sguardi ammaliatori.
 
"Non farlo" dissi inarcando un sopracciglio, leggermente irritato.
 
“Fare cosa?” – chiese con un leggero ghigno.
 
“Non rispondere alla mia domanda con un’altra domanda, come fai sempre. E’ molto irritante, soprattutto quando sto cercando una risposta diretta. Rispondi, è un ordine.
 
“Questo è il mio giovane padrone.” - sussurrò Sebastian con un sorriso soddisfatto.

Finalmente avevo smesso di piangere ed ero tornato il solito arrogante di sempre.

“E’ vero." – proruppe all'improvviso mentre i suoi occhi mostravano la sua vera natura demoniaca, natura che amavo particolarmente - "Io mi preoccupo per voi, Bocchan. Più di quanto dovrei. Sono un demone e voi la mia anima. Ci doveva essere un legame tra di noi, ma non il tipo di legame che abbiamo. Il nostro è... personale: intimo." - sussurrò sulle mie labbra.
 
Persi il fiato, cominciai a sentire la testa leggera. Non potevo credere a quello che aveva appena sentito dire.
 
“Bocchan?” – mi chiamò preoccupato.
 
Lo guardai domandandogli qualcosa che mi aveva sempre dato fastidio. 

“Perché mi chiami sempre così? Perché non mi chiami Ciel?” - osai chiedere per la prima volta.
 
“Sono semplicemente un diavolo di maggiordomo. Niente di più. Non è adatto per me chiamarvi col vostro nome, a meno che non me lo ordiniate mio signore.”- risposta degna di lui, come sempre.
 
“Ci tieni a me?” – chiesi vedendo Sebastian annuire – “Allora chiamami Ciel”- affermai con voce profonda.
 
Gli occhi di Sebastian si spalancarono per la sorpresa. “Ma Bocchan...”
 
“Dillo” – dissi piano, quasi come una supplica. Volevo sentire il mio nome uscire dalla sua bocca, anche se questo poteva sembrare ai suoi occhi uno stupido capriccio di un ragazzino; ma ne avevo bisogno.
 
Sebastian sorrise e i suoi occhi scarlatti iniziarono a brillare. Chinò il capo verso il mio e sussurrò: “Ciel.” Il mio nome ha lasciato le sue labbra come un soffio di vento, la C un sibilo che si sciolse in un mormorio alla fine. Improvvisamente, il mio nome suonava squisito, quasi come una canzone.
 
“Sebastian...” – sussurrai abbracciandolo, mandando al diavolo per qualche attimo, orgoglio e vendetta.
 
"Ciel, io..." - scosse la testa senza finire la frase.

Per la prima volta nella mia vita  il mio maggiordomo, onnipotente com'era, era a corto di parole. Lo guardai con aria interrogativa, cercando di capire cosa volesse dire. Improvvisamente sembrò decidere che le azioni erano meglio delle parole. Inarcò la schiena verso di me, mi prese la testa fra le mani e mi baciò. Ero così scioccato che non riuscivo a muovermi, ma anche se avessi potuto farlo, non avrei voluto. Era un bacio tenero e dolce che mi tolse il respiro.
Dio... Sebastian era davvero la perfezione.
 
“Sebastian...” – ansimai aggrovigliando le dita tra i suoi capelli proprio come avevo sempre desiderato fare. Erano lunghi e setosi e per la prima volta, capii la sua ossessione idiota per i gatti. Se la loro pelliccia era morbida come quei capelli, ora capisco perché li amava così tanto.
 
I guanti di Sebastian erano scomparsi e le sue mani erano nude, rivelando il segno del nostro contratto faustiano sulla mano sinistra, mentre accarezzava la mia pelle e mi tentava tra le sue braccia come solo lui sapeva fare. Le sue dita intrecciate intorno alla mia testa, scioglievano i nodi della benda in modo che il mio occhio destro mostrasse il pentagramma viola abbinato al marchio sulla sua mano.
 
Devo aver accidentalmente detto ad alta voce, qualche frase sconnessa, perché sentivo il petto di Sebastian tremante mentre ridacchiava.

"Come maggiordomo dei Phantomhive, se non riuscissi a fare queste cose, cosa accadrebbe?" - mormorò uno dei suoi slogan preferiti tra i miei capelli. 

"Ma questa volta, non è il dovere che mi sta guidando. Questa volta, sei tu." - le sue braccia si strinsero intorno a me, mentre io affondai il viso sul suo collo.

Accidenti che buon odore.

Ma stavo perdendo la mia lucidità e dimenticando la realtà, e questo non doveva accadere. Il mio muro si era incrinato, non volevo che lo diventasse anche il mio cuore, ormai congelato da anni.

“Aspetta Sebastian, noi...” - lo allontanai a malavoglia sedendomi sul letto.

“Ciel qualcosa non va?” – il mio nome adesso sembrava così naturale sulle sue labbra, molto di più di Bocchan o Signore.

“Tu sei il mio maggiordomo.” - dissi sospirando.

“Sì” - Sebastian concordò.

“E... un demone...” tentennai.

“Esatto” annuì con un lieve sorriso, in grado di farmi perdere la testa.

 “Non dovremo lasciarci andare così. Tu divorerai la mia anima, questa relazione non è destinata a durare” – dissi ingoiando a vuoto.

“Se non posso averti per sempre" – sibilai a bassa voce - "Preferirei non averti affatto.”

Sebastian per la prima volta rimase in silenzio.

“Per favore non essere arrabbiato” – sussurrai chiudendo gli occhi.
Avevo paura di guardarlo, non volevo deluderlo ma preferivo soffrire adesso che in futuro.

“Non lo sono” – le sue parole erano rigide e fredde.

"Mio signore, siete stanco. Dovreste dormire. Mi assicurerò che quei tre non brucino la villa... di nuovo." – disse alzandosi dal letto, tornando quello di sempre.

Si era avvicinato a me dopo anni e per una frase stavo rovinando tutto: lo stavo perdendo.

“Sebastian!” – lo afferrai per la giacca, bloccandolo – “Non andartene.Tu sei una delle poche persone che davvero mi conosce e si prende cura di me per quello che sono... io ti voglio... ma non dovremo o non sarò mai in grado di lasciarti andare. E una volta che la mia vendetta sarà compiuta, dovrò farlo" - ringhiai mostrando il mio dissenso.

Sebastian a quel punto tornò verso di me e mi prese tra le braccia. Gesto che mi sorprese non poco.

"Ciel, non devi fare nulla che non desideri. Nonostante quello che sento per te, tu sei ancora il mio Bocchan, il mio giovane padrone, ed io vivo per seguire i tuoi ordini. Io sono il vostro maggiordomo: il tuo pedone e la tua spada."

Quelle parole mi fecero fremere come non mai; mi ricordarono il giorno del contratto.

"Ma più di tutto, voi non dovete temere che me ne andrò. Non posso, non voglio lasciarvi. Il contratto ci lega e ormai anche i miei sentimenti" - confessò accarezzandomi i capelli.

Sapevo che non poteva mentire e ciò mi provocava una gioia infinita.

Rassicurato da quelle splendide parole lasciai che mi accarezzasse – “Sono contento” – dissi a bassa voce - "Anche se questo finirà un giorno, almeno posso dire di averti conosciuto. Forse... adesso possiamo lasciarci andare" - proferì titubante.

“Certo che possiamo” -  mi sorrise.

"Non sarò in grado di chiamarti per nome in pubblico, davanti Tanaka o ai servi. Potrò farlo solo quando saremo da soli. E poi, una volta che avrai avuto la tua vendetta... io divorerò la tua anima. Ma anche allora sarai sempre con me. Saremo un unico essere e nessuno sarà mai in grado di distruggerci né tanto meno di separarci” – sussurrò sulle mie labbra.

Mi aggrappai a lui abbracciandolo nuovamente. Solo lui era in grado di far apparire quelle parole così dure, tanto dolci ai miei occhi. 

“Dovresti riposare ora Ciel. Io resterò al tuo fianco fino alla fine, come il vostro maggiordomo fedele e forse anche di più. E anche dopo la fine, saremo insieme." - mi sussurrò come una dolce ninna nanna.

“Me lo prometti?” – non volevo chiudere gli occhi, volevo vedere il suo viso, i suoi occhi, le sue labbra, tutto di lui. Sentivo le palpebre pesanti mentre mi copriva con la coperta.

Il respiro di Sebastian solleticava il mio orecchio – “Sì, mio signore” – sussurrò saudente.

“Il mio Ciel… te lo prometto" sancì con sicurezza come se avessi stipulato un secondo contratto.

Poco dopo scivolai nel sonno, ancora rannicchiato tra le braccia di Sebastian.

Quella promessa era la mia ragione di vita: andava più che bene. Ottenere la mia vendetta e restare al fianco dell'unica persona che sia mai riuscita a capirmi nella mia vita... era quello che volevo.

Pensandoci bene: alle fine non tutti i compleanni sono così terribili, dopotutto.

 
 
 
 
Angolo dell’autrice
 
Salve amici!
Che dire, sono sempre qui ^^
Oggi è il 14 dicembre, il compleanno di Ciel Phantomhive. 

Scusate l’orrore ma volevo fare gli auguri al nostro amatissimo Ciel ed ho scritto questa one shot fluffosa in suo onore.
Il nostro caro Sebastian non ha rinunciato ugualmente all'anima del suo padrone u.u che birbante >.<
Niente di zozzo stavolta :P gomen!
Mi farò perdonare più avanti non temete ;) ogni tanto è bello vederli anche così *^*

Tanti auguri a questo splendido e misterioso personaggio ancora avvolto in parte nel mistero.

A PRESTO MIEI CARIIII
             BACIII <3




 

   
 
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