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Autore: coffee girl    14/12/2015    0 recensioni
Makoto è innamorato di Haruka da sempre, ma la paura di perderlo ha fatto sì che tenesse per sè i propri sentimenti e si accontentasse di stargli accanto solo come amico. Un giorno però Rin torna improvvisamente dall'Australia e quando inizia con Haruka un burrascoso rapporto di coppia tutto il mondo di Makoto si capovolge...
Dal secondo capitolo:
«Haru» Soffiò sulle sue labbra «credo che dovremmo fermarci.»
Sapeva di avere fatto la scelta giusta sebbene pronunciare quelle poche parole, gli fosse costato moltissimo. Perchè la cosa giusta finiva sempre con il coincidere anche con quella più dolorosa?
«Scusa io...» Balbettò Haruka, socchiudendo gli occhi.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando Haruka vide Makoto varcare la soglia della propria camera non disse nulla, non voltò il capo, non gli diede l'impressione di essersi accorto della sua presenza, si limitò a continuare a fissare il soffitto. Lasciò che si avvicinasse e prendesse posto accanto a lui sul letto. Il primo pensiero di Makoto fu che Haruka avesse litigato ancora una volta con Rin, almeno a giudicare dallo stato in cui versava quel pomeriggio. Oltre a tutto era raro che Haru facesse uso del cellulare che, il più delle volte, giaceva dimenticato sul fondo di qualche cassetto.
Se l'aveva acceso e l'aveva usato per chiedergli di raggiungerlo al più presto, significava che era successo qualcosa di grave. Per questo motivo Makoto aveva percorso tutta la strada di corsa con il cuore che gli batteva forte. Se non altro si era accertato che Haru stesse bene, almeno da un punto di vista fisico e, questa prima constatazione, lo fece sospirare di sollievo. Non aveva bisogno di chiedere per capire come invece si sentisse dal punto di vista emotivo, glielo leggeva in volto che stava male, era sempre stato in grado di leggere anche la più piccola sfumatura su quel viso che per il resto delle persone era impenetrabile, ma non per lui, non per Makoto. Lui solo aveva la chiave per svelare quel bellissimo mistero che era il suo più caro amico: Haruka Nanase. Senza parlare gli accarezzò lentamente i capelli, il viso, indugiò sulla fronte, percorse la linea del naso, sottile e all'insù. Si ritrovò a pensare che Haru avesse dei bei lineamenti, così delicati e arrossì come ogni volta che si scopriva fare di questi pensieri, cosa che, suo malgrado, gli accadeva sempre con maggiore frequenza. Con la punta dell'indice gli sfiorò con riverenza le labbra e provò il desiderio di baciarle. Durante tutti quegli anni di conoscenza reciproca non era la prima volta che sentiva il desiderio di baciare il suo migliore amico, ma a frenarlo era sempre stato il timore che Haru non avrebbe ricambiato i suoi sentimenti con la conseguenza di perderlo per sempre. Si rese conto che aveva finito con il perderlo comunque e, alla senzazione di vuoto che gli spaccava il cuore, si era aggiunto il rimpianto di non avere neppurene azzardato un tentativo.
«Makoto» Gli disse Haruka guardandolo negli occhi «grazie per essere venuto»
Haruka non era mai stato un ragazzo di molte parole, ma a Makoto era sempre bastato che il suo essere lì per lui lo facesse stare bene. Makoto al contrario era da sempre una persona estroversa e piena di amici, per lui era facile sorridere alle persone, ma ad Haruka aveva sempre destinato un sorriso speciale, uno solo per lui, come quello che gli stava regalando in quell'istante. Sentiva la necessità di inventarsi qualcosa per trascinarlo fuori di casa, perche vederlo in quello stato gli faceva stringere il cuore quindi, tese una mano perchè l’amico l'afferrasse e si alzasse dal letto. Le loro mani che si stringevano erano il gesto più naturale che Makoto riuscisse ad immaginare. Haruka afferrò sì la sua mano, ma invece di assecondare il movimento e issarsi a sedere strattonò verso di sè Makoto che, pur essendo più robusto e muscoloso di lui, fu colto alla sprovvista e gli rovinò addosso arrossendo vistosamente mentre cercava di districarsi da quell'intreccio di braccia e di gambe. Haruka per tutta risposta gli rivolse uno di quei suoi rari sorrisi e questo bastò a fargli perdere un battito e lo fece arrossire fino alla punta delle orecchie. Era riuscito a issarsi sui gomiti, ma non ce la faceva a smettere di guardare Haru steso sotto di lui. Sapeva che avrebbe dovuto racimolare ogni brandello della forza di volontà che gli era rimasta e alzarsi da quel letto perchè, se avessero mantenuto ancora per un po' la stessa posizione, avrebbe finito con lo sprofondare in quelle pozze azzurre che erano gli occhi del suo migliore amico e avrebbe fatto qualcosa di cui passare il resto della vita a pentirsi non sarebbe stato abbastanza per rimediare. Nonostante sentisse le proprie membra pesanti come fossero di marmo iniziò a sollevarsi lentamente. Era così difficile allontanarsi da lui che a Makoto sembrò che al dolore emotivo si aggiungesse anche quello fisico.

«Non andare» Gli sussurrò Haruka trattenendolo per il polso, quasi gli avesse letto la mente «per favore»
«Stai tranquillo, non me ne vado» Gli rispose con il tono che Haruka gli aveva sentito usare tante volte in passato per tranquillizzare i fratellini quando erano più piccoli e correvano da lui dopo avere fatto un brutto sogno.
«Non me ne vado» Lo rassicurò, sdraiandosi di nuovo questa volta accanto a lui.
Il letto era troppo stretto perchè ci potessero stare comodamente entrambi, ma in quel frangente non importava. Makoto passò un braccio intorno alla vita di Haruka e lo strinse a sè in un abbraccio. Lo sentì muoversi appena e si rese subito conto che si era sistemato in modo che i loro corpi, se possibile, fossero ancora più vicini l'uno all'altro. Chiuse gli occhi mentre la mano sottile di Haruka copriva la sua. Sentì un brivido percorregli la schiena.
Cosa stava succedendo? No, non stava succedendo nulla di strano, lui e Haru nello stesso letto erano un qualcosa che era accaduto talmente tante volte da essere considerato normale come il sorgere del sole o l'infrangersi delle onde dell'oceano sulla spiaggia. Da bambini accadeva spesso che dormissero l'uno a casa dell'altro. Ma adesso non erano più bambini, erano ragazzi ed era inutile che continuasse a mentire a sè stessi perché era ormai da un bel po' che Haru non era più solo il suo migliore amico, e Makoto aveva cominciato a prendere coscienza del fatto che era innamorato di lui da sempre. Nonostante tutto continuava a ripetersi che non stava succedendo nulla di diverso dal solito, ma allora, perchè il cuore gli batteva così forte che non si sarebbe stupito segli fosse scoppiato nel petto? Poi la sua mente volò a Rin e Haru insieme e Makoto si domandò quante volte si fossero addormentati abbracciati stretti dopo che Rin l'aveva preso su quello stesso letto. Quel pensiero gli provocò un dolore al petto tale da mozzargli il fiato. Era talmente geloso di Rin, lo era sempre stato, anche quando erano più piccoli perchè in fondo, in una parte recondita del suo cuore, aveva sempre avuto paura che sarebbe venuto in giorno in cui l'altro ragazzo gli avrebbe portato via il suo Haru. Istintivamente serrò l'abbraccio. Haruka si divincolò nella stretta, Makoto pensò che volesse allontanarsi da lui e si sentì ancora una volta uno stupido per avere pensato una volta di più ad Haruka come "suo", non lo era, non lo era mai stato, ma quando l'amico riuscì a liberarsi, non solo non si allontanò, ma si mise a cavalcioni sopra di lui lasciandolo pietrificato da quel gesto inatteso. Si fissarono in silenzio per una manciata di secondi prima che Haruka gli prendesse entrambe le mani tra le sue e si chinasse su di lui unendo le loro labbra in un contatto delicato. Era tutto così sbagliato, Haru che stava facendo qualcosa che non era da lui, qualcosa di cui si sarebbe pentito una volta che fosse tornato in sè. Ma le sue labbra erano così morbide e invitanti e sapevano di acqua e di cloro e quelle lunghe dita intrecciate alle sue sapevano di casa. Ma era tutto sbagliato, se fossero andati oltre Makoto non se lo sarebbe perdonato e forse neppure Haruka gli avrebbe perdonato il fatto di non averlo fermato in tempo. Haruka era la persona a cui Makoto teneva di più al mondo: non avrebbe approfittato di un suo momento di debolezza.
«Haru» Soffiò sulle sue labbra «credo che dovremmo fermarci.»
Sapeva di avere fatto la scelta giusta sebbene pronunciare quelle poche parole, gli fosse costato moltissimo. Perchè la cosa giusta finiva sempre con il coincidere anche con quella più dolorosa?«Scusa io...» Balbettò Haruka, socchiudendo gli occhi.«E' tutto a posto, non devi scusarti è solo che...»
E’ solo cosa?
«Resta.»
«D'accordo»
Makoto si scoprì per l’ennesima volta incapace di negargli la realizzazione di un desiderio. Haruka si accovacciò su un fianco contro il cuscino e Makoto lo abbracciò da dietro, il petto premuto contro la sua schiena. Stargli tanto vicino, mettendo da parte i pensieri che avevano a che fare con l'attrazione fisica, stava diventando ogni secondo più difficile, ma Haru gli aveva chiesto di restare e Makoto non l'avrebbe lasciato solo per nulla al mondo.
   
   
 
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