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Autore: Anonimadelirante    15/12/2015    1 recensioni
“Prima di rientrare, Stiles lo guarda ancora una volta. Rimani?, pare domandare. «Bentornato.» sussurra invece, il sorriso di prima – malinconico, dolce, appena un po' spento – sempre lì, sulle sue labbra morbide. Derek annuisce.”
Di Stiles che è il solito ragazzino petulante di sempre, anche dopo che si è sposato con Malia, che Lydia si è trasferita a New York e Kira e Scott hanno chiamato il loro fruguletto Allison, in nome di ciò che il branco ha perso, ma non lascerà mai il loro cuore. Di Derek che torna una sera che sembra tutto tranquillo, invariato da un tempo e insieme diversissimo.
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Il branco, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pairing/Characters: Stiles, Derek; Scott, Kira; Lydia; Malia; Jordan; Melissa, lo Sceriffo – il branco al gran completo, insomma. Più o meno.
(Mention Allison, Isaac, Chris, Jackson and Breaden) accenni Scallison, Jydia, Marrish, Scira e Stalia. Sterek.
John è il nome OC che ho dato allo Sceriffo, perché sì, ha una faccia assolutamente da John.
Warnings: angst e rapporti strani e po' malati, ecco. E poi Derek che torna, torna ed è tutto uguale a come l'aveva lasciato eppure irrimediabilmente diverso. E fluff, se lo cercate molto – molto – bene.
Non ci sono spoiler, per quanto riguarda la 5A, ma si sappia che è tutta colpa della visione di quest'ultima.
Word Count: 1977w – sono logorroica, I know.
Discalimer: ovviamente, nessuno di loro mi appartiene. Ovviamente, l'unico scopo per cui scrivo cose del genere è puro piacere (masochistico) personale. Ovviamente, non è in mio potere far accadere veramente queste cose. Purtroppo, altrimenti Derek sarebbe appollaiato sul divano del suo loft, circondato dal branco e da piccoli cuccioli di licantropo.
N/A: Potrei anche essere scaduta nell'OOC, non ne ho idea. È che l'ho scritta in un tempo troppo dilatato, questa OS, ed è un po' l'ultimo grido di morte della cosa che più mi piace di Teen Wolf – ovvero il cameratismo, l'amicizia che sfocia in amore e questo affetto infinito che lega i membri del branco l'uno all'altro con un filo rosso che li stringe tutti insieme, indifferentemente; altro che coppiette. Ed è un po' anche il rimpianto di ciò che avrebbe potuto essere, se Derek – Ty – non se ne fosse andato – non avesse lasciato la serie. Non che sia colpa sua, per carità.
— Nulla di meglio (si fa per dire) che una OS del genere, per tornare a stressare il fandom con queste robe plottate.
[Piccola premessa: questo non è il proprio-proprio mio hc sul futuro del pack, diamo che è parte del mio hc: nel mio fluffy!hc sono tutti felici e contenti e incasinati. Questo, tuttalpiù, è il mio angst!hc. Vabbè. L'ho scritto in un periodo-- in un periodo.]

 

 

 

 

 

 

Al Tempo Perduto
e alle Occasioni Sprecate.
Sarà per la prossima vita.

 

Return
(Rimani?)
Il destino, quando apre un porta, ne chiude un'altra.
Dati certi passi avanti, non è possibile tornare indietro.
(L'uomo che ride, V. Hugo)

 

 

 

 

 

Derek torna una sera d'estate in cui sembra tutto tranquillo e le cose non vanno poi così male – certo, magari rincollandole insieme qualche pezzo è rimasto inclinato, qualcun altro è scomparso, ma tutto sommato va persino bene, per i canoni di Beacon Hills.
Torna senza Breaden – ennesima scheggia della sua vita ch'è finita chissà dove, nel limbo del passato – e le lucciole gli svolazzano intorno non sono oni (grazie al cielo!).
Torna e tentenna appena, sulla soglia di casa McCall, mentre ascolta il vociare tranquillo di una cena in famiglia. Ma, alla fine, proprio mentre decide che sì, è decisamente meglio andarsene e pensarci il giorno dopo, ai convenevoli, qualcuno apre la porta.
Stiles non è cambiato particolarmente. È più alto e ha le spalle più robuste, i lineamenti leggermente più adulti, ma il resto – il resto è così Stiles da far male. Ha l'espressione così genuinamente sconvolta, che Derek spalanca gli occhi per semplice spirito d'imitazione – o forse no, non è solo quello, forse è che neppure lui si aspettava di vederlo così, di colpo, confusamente uguale e diverso ad un tempo.
La mano con cui Stiles tiene la porta aperta e l'altra, in cui regge una sigaretta, fremono più violentemente di quanto dovrebbero, ma questo è l'unico segno che dimostra che Stiles sia veramente Stiles e non una statua di cera. E per un istante che ha del folle, a Derek non importa. Non gli importa assolutamente nulla di starsi dondolando nel vialetto di una casa non sua, nella sua vecchia città. Rimane lì, inebriato dell'odore assurdo di Stiles, che sa di cose che aveva dimenticato e di cose che ancora non conosce; per quell'istante in cui Derek quasi sorride potrebbe starsene in quella posizione per sempre, a cercare di indovinare cosa ne ha fatto il giovane umano della sua vita.
Sa di erba tagliata e di Malia – abitano insieme, in periferia – di sapone di Marsiglia e deodorante – s'è fatto una doccia prima di andare a trovare Scott, ma questo non vuol dire molto, visto che fa un caldo assurdo – e ha un retrogusto un po' amaro, di fumo. È questo a riscuoterlo più dell'effettiva prova visiva che Stiles stringe nella sinistra: «Tu fumi
E in effetti probabilmente non è stata una delle sue uscite più felici, ma almeno Stiles ha una qualche reazione – se così di può chiamare – e sbatte le palpebre.
«Ehi, Stiles, che c'è?», Scott fa la sua comparsa così, da infondo al corridoio, il tono leggero sfumato da una vena di preoccupazione. Poi, lo vede.
Derek barcolla sotto il suo abbraccio e boccheggia stordito: «S-Scott...»
«È da una vita che non ti fai vedere! Come stai, stai bene, sì?»
«È da un sacco di tempo che non si sente parlare del vostro branco, tutto qua», ribatte Derek, automaticamente, come se questa fosse una risposta. E in effetti lo è, ma non alla domanda che gli ha posto Scott – è ciò che si aspettava di dover dire ad un esagitato Stiles: “perché sei tornato, perché ora? Perché proprio ora e non prima, non dopo? Cosa succede?!”
Scott ride un: «È tutto molto tranquillo, ultimamente» e lo trascina dentro insieme al suo migliore amico.
Dopodiché, è tutto un vociare confuso e abbracciarsi e ridere di tutto e nulla e Derek si lascia versare della birra fredda da una Melissa dagli occhi lucidi, mentre turbinano domande e battute a cui non riesce a stare dietro.
L'unico che tace è Stiles.

 


A ben pensarci, non sa cosa si aspettasse veramente. Sicuramente, non questo. Stiles continua a fare battute caustiche smorzate dai suoi sorrisi tiepidi rivolti a nessuno in particolare – non a lui, comunque – eppure...
È un cambiamento millesimale e, davvero, fa fatica a rendersi conto di cosa non vada.
È il suo sguardo.
I suoi occhi color miele, che Derek ricorda bruciare come mozziconi di sigaretta sulla pelle, che non si soffermano su nulla per più di un paio di secondi – e fuggono, fuggono. Fuggono.
Derek lo fissa, e sa per certo che c'è qualcosa che non va, perché Stiles non raccoglie e non lo guarda di rimando, né con il solito scintillio di sfida, né con nient'altro.
Da cosa stai scappando, Stiles?
Derek lo vede scrollare le spalle in direzione di Malia, che scuote impercettibilmente la testa come in una muta conversazione. Stiles, di nuovo, non fa una piega.
Continua a ciarlare – «Che buono, questo pudding, Melissa!» – perfettamente in tono con tutti gli altri, come se fossero un gruppo di amici normali, in una rimpatriata di ex-liceali.


(Stiles si lascia scivolare dentro lo sguardo di Derek, bollente fino a fargli stridere lo stomaco, e sorride piano un sorriso amaro, che sa di tutto quello che hanno perduto. Malia alza gli occhi al cielo perché, volontariamente, non ha un gran senso del tempo passato e di ciò che non potrà mai più accadere. Malia è il tipo di persona che crede fermamente nelle utopie, e forse è proprio quello che più la lega a Stiles, che un tempo delle utopie aveva fatto il suo castello delle fiabe.
Sorride al piatto, lentamente, mentre lo sguardo dei due Hale della stanza gli scivola addosso, lasciandogli una scia ustionata e bruciante al posto dei sogni.
Da chi stai scappando, Stiles?)

 


Lydia è lì in visita, a quanto Derek ha capito, ché da quando ha finito il college si è trasferita a New York e pare sia fidanzata ufficialmente con Jackson – di nuovo. Stiles non è l'unico ad evitare sguardi, comunque. La presto-Wittermore, ad esempio, è fermamente decisa a non guardare Jordan, in nessun modo e per nessun motivo, forse per non ammettere di aver lasciato ogni possibile felicità a Beacon Hills, nel distintivo di una polizia che non ha saputo –potuto – né spiegare, né vendicare la morte della sua migliore amica. O forse, semplicemente, Derek dovrebbe piantarla di chiedersi il motivo di ogni gesto.
Entrambe le cose, probabilmente.
Allison non è l'unica grande assente della serata e Derek si stupisce a pensare che anche Chris, in fondo e con tutti i contro sensi del caso, dovrebbe essere lì. Per non parlare di «Isaac?» chiede.
Lydia scuote la testa e nessuno si prende la briga di fingere con convinzione di non aver sentito la domanda. Kira sorride e acchiappa la mano di John, seduto accanto a lei: «Senti», ridacchia, «La senti?»
Scott rivolge a Derek uno sguardo per metà colpevole e tremendamente felice ad un tempo: «È una femmina», gli mormora, «La chiamiamo Allison – è Kira che ha scelto il nome.»
(È una precisazione doverosa, a quanto pare. Derek non s'è mai trovato tanto d'accordo con quello scemo. E non gli ha mai fatto tanta tenerezza e pena insieme.
Scott ha lo sguardo buono di sempre ed è difficile notarla, quella scintilla di dolore rantolante che fa capolino nei suoi occhi caldi, ma Derek lo conosce bene – conosce bene entrambi: sia il dolore che Scott – e storce le labbra in quello che sarebbe un sorriso, se si ricordasse ancora come si fa.)

 


Melissa porta in tavola quello che ha tutta l'aria di essere grappa fatta in casa, o qualcosa così. Liam si produce in verso nauseato – «Sei così piccolo che ancora non ti piace il liquore. Stiles ha ragione: fai quasi tenerezza» lo prende in giro lo sceriffo, mentre Mason ride di gusto, e Derek riconosce il sarcasmo graffiante del figlio nell'arricciarsi del naso di John e nello sguardo pacatamente divertito che Stiles riserva al padre.
Lydia sospira e si alza per portare via i piatti. Jordan la guarda, ma non si muove.
Stiles lo fissa e si umetta le labbra come se sentisse il bisogno di dire qualcosa, ma non fosse convinto di averne il diritto, poi scrolla le spalle: «Be’, prima che il lupo cattivo di Cappuccetto Rosso ci facesse una sorpresa...», inarca le sopracciglia, ridacchia senza ridere davvero, raccatta il pacchetto di sigarette e lo sventola davanti a sé. Poi, imbocca il corridoio.
Scott sbuffa: «Fumare non è salutare.»
«Neanche vivere a Beacon Hills lo è!» lo sentono urlare dal corridoio, prima che apra la porta.
Mason gonfia le guance.


(Derek scivola fuori con una scusa che ha dell'insensato, ma l'unica che lo considera è Malia che gli fa segno di sbrigarsi con la mano. Si ripromette di conoscerla meglio, questa cugina perduta, prima o poi.)

 

 

 

 


«Cosa siamo- cosa siamo stati, noi, Derek?» domanda Stiles. È di spalle e Derek s'irrigidisce, perché soltanto tendendo i sensi allo spasimo un umano avrebbe potuto sentirlo arrivare. Hai paura, Stiles?,vorrebbe chiedergli. Di cosa (chi) hai paura? Invece, si limita a rispondergli, in tono più amaro di quello che dovrebbe: «Niente», perché è vero: non sono mai stati nulla, loro due. Anche se- (avrebbero potuto essere...)
«Sbagliato. Eravamo un branco, Derek. Poi te ne sei andato. Ora non siamo più niente.»
Il sorriso di Stiles – adesso lo vede, al buio di una notte senza luna – è bagnato di malinconia.
Sorride anche Derek – è un po' più facile ricordare come si fa, col il cielo scuro sulle loro teste e la voce di Stiles che ha perso quella nota sbagliata, tirata, per farsi bassa come il pizzicare di un re su una chitarra scordata. Vorrebbe contraddirlo, e lo farebbe, se non sapesse di fumo ed altre cose sconosciute che gli mozzano il respiro: «È un modo di vederla», rivolge gli occhi alla notte e alle strade asfaltate della sua infanzia.
«È l'unico modo di vederla» scocca la lingua e, anche se non lo sta guardando direttamente, Derek sa che sta continuando a sorridere in quel modo dolce e disarmante che conosce solo lui.
«È tutto così-» diverso? Uguale? SbagliatoÈ Stiles a cercare il suo sguardo, questa volta, a pretendere i suoi occhi su di sé come faceva un tempo. Ci sono cose, Derek, ci sono cose che avremmo potuto risolvere, nodi che avremmo potuto sciogliere, solo se ci fossi stato anche tu,sembra dire, la cenere della sigaretta che si perde nel prato umido e le lucciole che ballano la loro danza d'amore tutt'intono. «Niente» conclude per lui. «Non è niente
Ed è così, così per davvero, si trova a pensare Derek. Non c'è niente, oltre alla maglietta bianca di Stiles e la piega morbida – stridente – delle sue labbra.
«Quand'è successo?» quando è andato tutto in pezzi? (Quando siete – siamo – andati in frantumi?)
«Chi lo sa. Un po' alla volta. O magari tutto insieme. Non ho segnato date speciali, sul calendario» inarca le sopracciglia e Derek vorrebbe ridere, perché, Dio, quell'ironia è così-fuori luogo. Lo è sempre stata – questa è una delle cose, immagina, che non sono cambiate, e magari sono poche, magari si contano sulla punta delle dita, ma- «È un miracolo» si sente sussurrare, invece, «che siate ancora quasi tutti qui.»
(Quel quasi suona come un urlo straziato.)
«Tu non c'eri» ribatte Stiles, stringendosi nelle spalle, col tono semplice delle cose ovvie. Tu non c'eri ed è questa l'unica cosa importante. (È davvero un miracolo.)
Derek sta per aggiungere qualcosa, ma Stiles cambia discorso bruscamente, battendo le palpebre: «Malia dice che finché si è vivi c'è tempo di recuperare il tempo perduto. Tu ci credi, Derek?»
Tentenna, prima di rispondere con un soffio spezzato: «No.»
Stiles annuisce, come se avesse ricevuto soltanto la conferma d'un pensiero taciuto e cicca sul vialetto un'ultima volta, prima di voltarsi verso la casa: «Neanch'io.»
Gli sfiora la mano mentre muove i primi passi, sorride, come a dire che è tutto okay, davvero, tutto risolto. Derek vorrebbe afferralo per un braccio e stringerlo – e piangere, forse, come non ha più fatto da quando Laura non ha più potuto consolarlo.
Lo guarda scivolare via e ricaccia in gola un ringhio rantolante.
Prima di rientrare, Stiles lo guarda ancora una volta. Rimani?, pare domandare. «Bentornato», sussurra invece, il sorriso di prima – malinconico, dolce, appena un po' spento – sempre lì, sulle sue labbra morbide.
Derek annuisce.

 
  
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