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Autore: Taiyou_no_shita    15/12/2015    4 recensioni
[University!AU] [NaLu]
L'ereditiera Lucy Heartfilia, abituata a una vita solitaria e principesca, contro tutte le aspettative del severo padre si trasferisce a Tokyo per studiare Lettere all'università, ma la sua vita nel dormitorio Fairy Tail sarà ancora più movimentata di quello che si aspettava.
~
«Eri NUDO nel mio bagno!»
«Tu ti fai per caso la doccia vestita?» replicò serafico il ragazzo, passandosi una mano tra le umide ciocche rosa dritte sulla testa.
«Io mi faccio la doccia nel MIO bagno, a differenza tua» lo rimbeccai acida, incrociando le braccia sotto il seno.
«Beh, l'acqua è ancora calda, se vuoi entrare». Il sorriso malizioso che mi rivolse mi fece tremare le gambe e considerare per un millisecondo di accettare la sua proposta.

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Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lucy Heartphilia, Natsu, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Troublemaker


Il ragazzo nella stanza
 

C'era un ragazzo nella mia stanza.
Sollevai lo sguardo verso il numero dipinto sulla porta: 777, secondo piano, esattamente corrispondente a quello che mi ero segnata nel bigliettino che tenevo stretto nervosamente in un pugno.
Eppure il mio primo pensiero fu che mi ero sbagliata, che probabilmente dovevo essermi persa in uno di quei corridoi tutti uguali. Trasferendomi alla Waseda Daigaku di Tokyo dalla città di Kobe, avevo scelto il dormitorio Fairy Tail perché era il più economico (venivo da una famiglia ricca, ma odiavo pesare sulle spalle di mio padre) ma, a dispetto del nome allegro, i corridoi erano talmente fatti con lo stampo che perdersi era facile come bere un bicchier d'acqua; erano più spersonalizzati delle corsie d'ospedale, e dire che io, con il discorso della mamma e tutto, me ne intendevo parecchio di corsie d'ospedale.
«Tu devi essere Luigi» esclamò raggiante il ragazzo dai capelli rosa sulla porta.
«Lucy» lo corressi alzando un sopracciglio. Lui mi aveva teso la mano, ma io reggevo tra le braccia uno degli enormi scatoloni del trasloco e non potei ricambiare. Non che mi aspettassi che venisse in mio soccorso togliendomi quel fardello dalle mani come un principe azzurro, ma almeno un po' di intelligenza, accidenti.
Comunque doveva proprio trattarsi di un errore. D'accordo che il Fairy Tail era un dormitorio misto, ma nessuno mi aveva parlato delle stanze miste. Avrei fatto meglio a farmi assegnare al dormitorio esclusivamente femminile Mermaid Heel, cosa su cui mio padre aveva tanto insistito. Forse alla fine mi ero decisa per il Fairy Tail proprio per fargli un dispetto, mi venne in mente in quell'istante.
«Perché, cosa ho detto io?» ridacchiò il ragazzo, che in quel momento mi sembrò un po' tonto. Gli lanciai una veloce occhiata dalla testa ai piedi. A parte quella ridicola tinta rosa-petali di ciliegio, non era niente male: piuttosto alto, ragionevolmente muscoloso, con profondi occhi scuri e un sorriso ampio e luminoso, seminascosto però dalla morbida sciarpa bianca che teneva avvolta intorno al collo e gli copriva anche un po' la bocca.
In quanto a educazione, però, decisamente non c'eravamo.
Senza neanche presentarsi, il ragazzo misterioso se ne uscì con: «Entra, entra pure. Anche l'altra nuova matricola è arrivata da poco, ma è già uscita».
Ma proprio quando il fatto che quel tipo sarebbe stato uno dei miei compagni di tripla per il resto dell'anno scolastico si stava trasformando da dubbio in certezza nella mia mente, il ragazzo si allontanò dalla soglia per lasciarmi entrare e si girò verso un punto imprecisato dentro la camera, urlando: «Erza! C'è qui la tua seconda compagna di stanza!».
Capii che allora quello che mi era venuto ad aprire doveva semplicemente essere un amico o il ragazzo della mia coinquilina e tirai un sospiro di sollievo, che mi si strozzò in gola alla vista della ragazza in questione.
Erza era straordinariamente alta per essere una ragazza, con occhi neri affilati e penetranti e una cascata di capelli lisci e scarlatti spioventi sulle spalle ampie: tutto in lei trasmetteva serietà e imponenza, il che mi spaventò un poco. Sapevo già dal foglio informativo speditomi dall'università che la stanza che mi era stata assegnata era grande e davvero ariosa, e mi accorsi che le foto e la metratura indicate corrispondevano alla realtà, ma con quella ragazzona dentro mi diede la sensazione di starmi più stretta che una cabina notte di un traghetto. Erza occupava un sacco di spazio, anche figurativamente.
«Lei è Luigi» mi presentò il ragazzo.
«LUCY» lo corressi di nuovo, stavolta a voce leggermente più alta e leggermente più scocciata della prima.
«Ehi. Io sono Erza. Io mi sono presa questo lato della stanza e l'altra ragazza che è passata prima il letto vicino alla finestra. Se non ti va bene quello rimasto, puoi benissimo spostare la mia roba».
Sebbene le sue parole fossero gentili, il tono di Erza era freddo e distaccato; corrispondeva perfettamente all'immagine che mi ero fatta di lei a prima vista.
«No, va benissimo» sorrisi appena.
«Ok» lei alzò le spalle. «Noi ce ne stavamo andando a cena alla mensa» tagliò corto lei. «Sei pronto?» domandò poi, rivolgendosi a quello che ormai ero sicura fosse il suo ragazzo.
Il tipo dai capelli rosa rispose: «Prontissimo. Tu vieni?» mi chiese con un sorriso luminoso.
Sorpresa - e anche messa a disagio - da tanta spontaneità, feci marcia indietro, allontanandomi da lui di un paio di passi. «No, devo recuperare la mia.. ehm, roba rimasta fuori e... sistemarmi» riuscii finalmente a concludere la frase, quasi ansimando per l'imbarazzo.
«Capito. Ci becchiamo in giro!».
Erza nemmeno mi salutò quando la porta si richiuse alle loro spalle.
Ci ero rimasta un po' male, a dire la verità. È vero che ero sempre stata circondata da domestici amorevoli e adoranti per i quali ero la principessina Heartphilia, il centro del mondo, e niente era più importante di come stavo, cosa facevo, cosa mangiavo e come andavano le cose in generale, ma quella ragazza non si era mostrata nemmeno un filino interessata a conoscermi. Solo il suo ragazzo mi aveva mostrato un briciolo di considerazione, ma mi sembrava granché venendo da uno con i capelli tinti di rosa e la faccia stupida.
Guardai la sistemazione della stanza, pensando già a come e dove poter sistemare le mie cose. Ora, senza Erza, sembrava davvero tanto grande quanto era stato pubblicizzato dal sito internet dell'università. Il letto di Erza e il mio erano uno accanto all'altro, ognuno attaccato a una parete e separati da una vasta scrivania, mentre quello della terza ragazza si trovava all'angolo opposto, proprio ai piedi del finestrone che dava sul cortile. Una delle pareti era completamente occupata da un enorme armadio che avremmo condiviso: questo avrebbe incoraggiato la maggior parte delle ragazze a fare comunella e scambiarsi allegramente i vestiti, ma supponevo che la taglia di Erza mi sarebbe stata larga e riposi le mie speranze nell'altra ragazza.
C'era anche un'altra scrivania a fianco del terzo letto; mi aspettavo che in teoria ce ne dovesse essere una a testa, il che significava che una delle mie compagne aveva eliminato la sua per ottenere più spazio. Nel posto che immaginai era stato previsto per la terza scrivania campeggiava ora una grossa poltrona di pelle marrone.
Notai poi che in alto sulle pareti c'erano un sacco di mensole libere, e il fatto che fossero vuote mi mise una gran tristezza.
Quando ebbi portato dentro il resto dei miei bagagli, decisi che ero troppo stanca per esplorare il bagno o la cucina, che era in condivisione con le altre camere di quel piano, e mi lanciai sul letto a pancia in su a soppesare la questione. Una città sconosciuta, un'università sconosciuta, delle persone nuove e sconosciute con cui condividere i miei spazi: quella situazione era partita come un'avventura, ma più il tempo passava e più la vivevo come una tortura.
Ero stata abituata sin dalla nascita a vivere nella grande Villa Heartphilia, la residenza di campagna della mia famiglia: finché c'era stata mia madre, era un luogo caldo e accogliente, ma dopo la sua morte mio padre passava tutti i giorni rinchiuso nel suo studio e io mi ero abituata ad avere l'intera villa per me.
Fatta eccezione per il tempo che passavo con i domestici più amichevoli, mi ero abituata a stare da sola, a entrare nelle stanze della casa e non trovarvi nessuno, a non dover adattare alle esigenze di nessuno i miei orari del buongiorno e della buonanotte, per cui mi sentivo la persona meno adatta alla convivenza con ben due ragazze suppergiù della mia età.
Eppure, nonostante questo, avevo deciso di imbarcarmi nella vita della studentessa fuorisede in un dormitorio. Tutto questo per un sogno: diventare una grande scrittrice.
Nessuno mi avrebbe impedito di continuare ad abitare insieme a mio padre a Villa Heartphilia, frequentare l'università a Kobe iscrivendomi magari a una facoltà come Economia che mi avrebbe consentito di ereditare l'Heartphilia Konzern una volta laureata. Anzi, mio padre aveva addirittura cercato di costringermi a fare così.
Ma io ero stanca di fare sempre quello che diceva lui: volevo scrivere il mio romanzo, e volevo allontanarmi da quell'ambiente soffocante. Poi, un giorno, andai ad assistere presso il mio liceo di Kobe a una conferenza sulla scrittura creativa tenuta dalla professoressa Kagi Aquarius, ed ebbi un'illuminazione. Affascinata dalla personalità, dal modo di parlare e dal bagaglio di conoscenze di quella donna, mi informai su di lei e scoprii che era insegnante di scrittura creativa presso la Facoltà di Lettere della Waseda Daigaku di Tokyo. Finalmente avevo un sogno: diventare come lei e scrivere il mio romanzo.
E se per perseguire questo obiettivo avrei dovuto adattarmi a tutte queste novità, l'avrei fatto con gioia.
Improvvisamente, un rumore di chiavi che giravano nella serratura mi riportò alla realtà.
... Ok, forse non così tanto con gioia. Quella che provavo era ansia allo stato puro.
Una figura femminile fece capolino sulla soglia. Era più bassa ed esile di Erza, quindi doveva per forza essere la seconda compagna di stanza. Quando arrivò a essere colpita dalla luce dei lampioni che entrava dal finestrone, potei distinguerla bene: aveva boccoli azzurri e lunghi fino alle scapole, pelle diafana e lo sguardo perso delle matricole, quindi doveva avere la mia età.
«Oh» si lasciò scappare un versetto di sorpresa nel vedermi lì distesa sul letto.
«Ehilà» la salutai sfoggiando il mio miglior sorriso. «Sono Lucy Heartphilia! Sono del primo anno e sono iscritta a Lettere».
Tie', Erza. È così che ci si accoglie tra compagne di stanza, pensai.
«Ah, sei solo tu. Juvia pensava di incontrare Gray-sama, il ragazzo che c'era qui prima. Sai dov'è andato?» mi chiese con aria profondamente delusa.
Ero talmente presa in contropiede che mi dimenticai di registrare la sua scortesia e mi limitai a rispondere confusa alla sua domanda. «Gray-sama? Il ragazzo con i capelli rosa?».
«No. Gray-sama ha i capelli neri ed è a petto nudo. Era qui con Erza-san prima» ribatté.
Un sopracciglio mi si sollevò automaticamente al pensiero di quanto ricambio di ragazzi dovesse avere questa Erza. Ragazzi che giravano per la stanza addirittura senza maglietta, poi. Eppure quello dai capelli rosa mi sembrava abbastanza carino da bastarle.
«Beh, non c'è più» risposi secca.
«Juvia crede che tu stia mentendo, Lucy-san. Probabilmente hai visto Gray-sama e te ne sei innamorata a prima vista e adesso non vuoi dire a Juvia dov'è andato!».
L'espressione sbalordita che dovevo avere in quel momento non aveva prezzo. Perfetto. Benissimo. Ero capitata in stanza con una squilibrata di primissima categoria che parlava in terza persona e una valchiria severa come un giudice penale. Rimaneva solo da stabilire quale delle due mi avrebbe fatto a pezzi per prima.
Per evitare spiacevoli incidenti, decisi di calmare quella Juvia.
«No, sai... Io ho un fidanzato. Si chiama Loke».
Era una bugia, ma pensai che servisse a calmarla. Io e Loke, un mio amico d'infanzia, eravamo stati fidanzati fino a pochi mesi prima, quando io l'avevo lasciato perché lui non voleva che io mi trasferissi a Tokyo. Non eravamo più nelle condizioni di stare insieme, ma eravamo rimasti amici e continuavo a volergli molto bene. Mi aveva persino promesso che sarebbe venuto a trovarmi una volta che mi fossi ambientata.
«Ah». Come avevo sperato, Juvia si tranquillizzò di colpo. «Va bene allora! Juvia Lockser. Anche Juvia è del primo anno e studierà Biologia marina» si presentò. Pareva diventata un'altra persona, solare e amichevole. Ero sempre più stupita, ma decisi di assecondarla.
«Sembra interessante» commentai con un sorrisino.
«Non ti dispiace, vero, se Juvia ha preso il letto vicino alla finestra? A Juvia piace guardare fuori. Le persone che sono fuori» aggiunse, con una strana luce da stalker negli occhi e un involontario ghigno inquietante.
Ooook. Mi feci un appunto mentale di non lasciare mai troppi effetti personali incustoditi quando uscivo per andare a lezione. Quella aveva l'aria di una in grado di risalire ai miei bisnonni paterni a partire da un calzino.
Fu in quel momento che rientrò Erza.
Era da sola, senza il ragazzo dai capelli rosa né qualcuno che potesse assomigliare al fantomatico Gray-sama che Juvia stava cercando.
«Ehi» si limitò a dire, accompagnando la parola con un cenno, quando ci vide entrambe lì a chiacchierare.
«Ehi». Io e Juvia ricambiammo in coro quella specie di saluto, anche se la ragazza dai capelli azzurri suonava decisamente più delusa di me.
«Stasera c'è una festa al dormitorio Crime Sorcière. Venite?». L'invito di Erza, seppure cordiali, suonava terribilmente secco, e mi fece passare qualsiasi voglia di uscire che potessi avere.
«Ci sarà anche Gray-sama?!» saltò su Juvia, con gli occhi azzurri che le scintillavano, praticamente.
«Suppongo di sì».
«Allora Juvia viene!» decretò entusiasta.
Poi si volsero a guardare me con aria interrogativa, in attesa di una risposta. «Scusate, stasera passo. Sono molto stanca dopo il trasloco, e... Sarà per la prossima volta» replicai, alzando le spalle.
Quando Erza e Juvia furono uscite, la prima con passo marziale, la seconda che le saltellava dietro, rimasi sola nella stanza. Cenai con una barretta proteica, mi misi il pigiama - canottiera e pantaloncini rosa, orlati di pizzo un po' vezzoso - sciolsi la coda di cavallo che fino a quel momento aveva tenuto legata la mia chioma color dell'oro e mi infilai sotto le coperte.
Non avevo chiamato mio padre; sarebbe stato sicuramente molto impegnato e comunque molto poco preoccupato. Tuttavia inviai un sms alla mia cameriera preferita, Virgo-san, rassicurandola sul fatto che stesse andando tutto bene e augurandole la buonanotte.
Le facce delle persone che avevo conosciuto durante quelle poche ore si presentarono come flash nella mia mente: Juvia Lockser, dal faccino dolce e dalla personalità di certo squilibrata; Erza, imponente, autoritaria e in un certo senso spaventosa; e il ragazzo con i capelli rosa e il sorriso luminoso che mi aveva chiamata Luigi, ma di cui non sapevo nemmeno il nome.
Quei primi minuti della prima notte al dormitorio Fairy Tail furono accompagnati dal sottofondo di urletti femminili, parolacce urlate da voci maschili, canzoni sparate a tutto volume e i chiacchiericcio della televisione del salotto comune; poi caddi in un sonno pesante e senza sogni.

 



 

  Angolo autrice:

Helloooo ~
Era da un po' che mi frullava nella testa l'idea di scrivere un'AU NaLu su Fairy Tail, e quale ambientazione migliore di quella universitaria in cui posso inserire quanti personaggi mi pare? *^*
Lo so, lo so, all'inizio non sembra una NaLu, ma lo diventerà molto presto (e per la precisione, né Natsu né Gray sono fidanzati di Erza nella storia, è solo la nostra Lucy che da brava romanziera corre troppo con la fantasia :P).
Qualche precisazione:
- la Waseda Daigaku è un'università realmente esistente a Tokyo ("daigaku" in giapponese vuol dire "università", "Waseda" è il suo nome).
- documentandomi sulla Waseda, ho visto che alcuni dei corsi che i personaggi frequenteranno nella storia (per esempio, Biologia marina, la facoltà di Juvia) non esistono nel programma di studi di questa università,  ma pazienza - è un'AU, è la mia storia e mi concedo qualche licenza poetica :P
- chiaramente, alla Waseda Daigaku esistono i dormitori, ma non hanno i nomi delle gilde
- la situazione iniziale (Lucy che scambia Natsu per il suo nuovo compagno di stanza) è ripresa dal romanzo Fangirl di Rainbow Rowell in cui c'è un episodio simile, che coinvolge la protagonista matricola del college e il "fidanzato" della sua coinquilina :)
 Fatte le dovute comunicazioni, spero che questo inizio vi sia piaciuto! Gli aggiornamenti saranno un po' saltuari ma ci metterò impegno :D
Alla prossima e grazie in anticipo,
 
Taiyou

   
 
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